L'abitato, pare essere stato un antico insediamento già abitato durante il paleolitico superiore. Il primo insediamento romano assume un generico nome di Villaro, divenne poi Pontianum dal patronimico Pontius di una famiglia latina insediatasi in loco. L'attuale toponimo deriva dal latino Mons castrum, ossia monte fortificato e compare nei documenti ufficiali tra il 1190 e il 1200 con varie dizioni: Castello di Ponziano, Montecastello di Ponzano, Villaforte di Montecastello. Per raggiungerlo devo costeggiare il corso del fiume Tanaro fino alla sua confluenza con il fiume Bormida. Il borgo, edificato nel corso dei secoli, sembra un lungo biscione che dalle rive del fiume sale verso la cima del colle ove si erge il castello. Infatti, sulla collina anticamente si ergeva un'antica torre saracena adibita a colombaia.
Il borgo e il suo incastellanto ebbe fin da epoca medioevale grande importanza, sia per la posizione strategica, sia per l'importante e frequentata "Strada della Serra" che rappresentava un percorso preferenziale e più sicuro. Infatti la zona era maggiormente coltivate ed abitata come la borgata Madonna di San Zeno. Montecastello nel 967 venne infeudato da Ottone I ad Aleramo dei Marchesi del Bosco. Da questi il borgo passò ai Belingeri di Pavia, ai quali venne concessa facoltà di fortificarlo. Seguirono periodi di lunghe controversie tra i Marchesi di Monferrato, il Comune di Alessandria, quello di Pavia ed i Visconti di Milano in cui Montecastello ne pagò spesso le conseguenze con ripetuti cambi di feudatari. È in questo periodo che all'antica torre saracena vengono aggiunte, in tempi diversi, mura e barbacani, due torri bertesche e torrioni angolari con merlatura ghibellina. Montecastello venne infeudato nel 1535, con il titolo comitale agli Stampa di Milano per passare nel 1707 sotto il governo sabaudo. Con gli Stampa il castello di Montecastello venne restaurato, abbellito e ne rimarranno titolari per circa quattro secoli. Nel 1739 al castello fu aggiunta la cappella dedicata a San Carlo.
Lascio la strada provinciale 80 ed inizio a salire verso il castello, attraversando l'intero borgo che si snoda lungo la strada come un lungo serpente. Via XX settembre è costeggiata da belle case, anche assai antiche. Sono molto curate, infatti tanti alessandrini hanno scelto di abitare in collina, lontani dal traffico cittadino in un luogo in cui si gode di un atmosfera sicuramente serena. Supero una curva a gomito che prende il nome di piazza Giovanni Inverardi; costui nacque a Montecastello il 1854 e si laureo in Medicina e Chirurgia nel 1877, nella Regia Università di Torino, fu docente in ostetricia e ginecologia e professore ordinario prima a Messina e poi a Padova. Inverardi fu anche autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Subito dopo si prospetta il piccolo edificio municipale con la piccola piazzetta Ernesto Tartara. Anche costui, nacque in questo borgo nel 1916, era un caporale della 4° artiglieria alpina "val Tanaro" che perì a Mali Topojanit (fronte greco) il 30 dicembre 1940, distinguendosi nella estrema difesa della postazione del materiale. L'edificio comunale è un bel palazzetto di due piani in cui vi è posto anche l'ufficio postale.
Durante il periodo fascista Montecastello perse la sua autonomia amministrativa e venne aggregato al vicino comune di Pietra Marazzi, da cui divenne indipendente solo nel 1956. Lascio l'auto nella piccola piazzetta e continuo a salire a piedi lungo via Umberto I, fino a raggiungere piazza Milite Ignoto. La strada è ben conservata e le case che si affacciano, anche lungo I suoi tornanti hanno tutte bei giardini. Sicuramente da queste case partiva la prima linea difensiva del borgo con il suo robusto torrione con doppio ponte levatoio per il controllo e l'accesso al ricetto. In questa piazza si erge il monumento ai caduti di tutte le guerre e un piccolo monumento agli alpini. Il borgo è molto pulito e le sue case, belle e adorne di fiori e bei giardini s'affacciano sulle strette strade e le lunghe scalinate. Raggiungo così la chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria di Ponzano. La prima sede parrocchiale fu la chiesetta campestre di San Giorgio, la parrocchia venne trasferita nel 1398 nell'attuale Chiesa.
Quest'edificio è il frutto di ristrutturazioni, restauri settecenteschi su un impianto strutturale del XV secolo. La facciata, realizzata in mattoni a vista è suddivisa in cinque parti, segno dei diversi ampliamenti. Il tetto è a spioventi e la chiesa ha un solo accesso con un bel portale in laterizio e un frontone a lunetta. Nella lunetta del timpano vi è l'affresco del Cristo benedicente, sicuramente molto antico e riscoperto solo nel 1935 a seguito dei restauri alla facciata. Sopra il portale vi sono due finestre rettangolari strombate con una cornice in laterizio ad arco gotico. Al centro in una nicchia vi è la statua di san Giorgio e il drago. Una ampio frontone triangolare pare essere sorretto dai due capitelli posti sulle lesene centrali. Nelle ali laterali vi sono finestre che sembrano di forma quadrata con sopra due nicchie con le statue di San Giuseppe e Sant'Antonio da Padova. All'interno, la chiesa è a tre navate con le volte a crociera affrescate.
Caratteristici sono i pilastri che presentano capitelli, molto semplici, invece le cappelle laterali sono in stile barocco. Poco distante dalla chiesa parrocchiale si erge, quasi seminascosta la chiesa di Sant'Antonio abate. Questo settecentesco oratorio è relativamente grande e presenta una facciata assai semplice con tetto a capanna. Nei suoi pressi vi è una lapide che ricorda che l'adiacente giardino, donato dalla famiglia Alignani, è dedicato alla memoria dei caduti di tutte le guerre. Dopo essermi goduto uno splendido paesaggio sui tetti delle case di Montecastello rientro verso l'auto e vi risalgo il borgo fino a raggiungere il castello. Mentre scendo, accompagnato per un breve tratto da un cagnolino scodinzolante, ricordo alcuni personaggi famosi che ebbero I natali in questo borgo. Tra questi vi è Gian Giacomo Bottazzo natovi nel 1507 che fu uno dei fondatori dell'Accademia degli Argonauti, costui aderì all'Accademia degli Illustrati. Fra ii suoi scritti ricordo "Dialoghi Marittimi" del 1547 oltreché I "Dialoghi nativi" dove nella lettera di dedica, ricorda la sua infanzia nel borgo nativo e I suoi trascorsi giovanile con le infelici vicende amorose. Un altro personaggio famoso fu Giovanni Battista Inverardi natovi nel XVIII secolo. Costui fu un sacerdote e dottore in Scienze Teologiche e notaio di Curia in Pavia che nel 1707, scrisse "Lumi poetici sparsi".
Non voglio dimenticare Costantino Luca, nato nel XVI secolo che fu un Emerito professore in Medicina nella Regia Università di Pavia nel 1565. Costui morì nel 1600 a Montecastello e dovrebbe essere sepolto nella chiesa parrocchiale. Tra le sue opere vi è "Trattato sulle acque minerali di Retorbido", "Commentario su Avicenna" e "Aforismi su Ippocrate". Passando dinnanzi all'edificio comunale ricordo anche Domenico Brezzi nato nel 1870 che fu Sindaco di Montecastello, Principe del Foro alessandrino, Deputato per tre legislature e Sottosegretario alle Poste e Telegrafi. In auto raggiungo così il cancello del castello. Riesco ad accedere al cortile interno del castello grazie ad amici, ma ricordo che diversi anni or sono potei salire anche sull'alta torre del castello, in occasione di un evento di beneficenza che i proprietari del castello vollero ospitare a favore di un sodalizio alessandrino. Per quanto riguarda il castello, dopo gli Stampa, famiglia milanese che ne furono gli abitanti per oltre Quattrocento anni, passo di mano in mano, fino ad oggi che è proprietà di una famiglia bergamasca.
L'antica torre di segnalazione, esistente già all'inizio del X secolo, tornò nell'Ottocento alla sua antica funzione con l'installazione di un telegrafo ottico, come stazione per il collegamento di Torino con Genova e Piacenza. Nel 1745, durante la battaglia di Bassignana, Carlo Emanuele III con il figlio Vittorio Amedeo, vi fissarono il Quartier Generale nel castello. Ma vi passarono anche Vittorio Amedeo, succeduto al padre nel 1773 e Carlo Alberto nel 1842 – 1843. Il parco del castello è ampio e bellissimo, curato in ogni minima parte con i suoi alberi secolari. Sul culmine del colle si erge il castello, l'edificio compatto con la sua alta torre, cintato da un muro a pianta quadrata con quattro torrioni ai vertici. Interessante è l'antica porta e torrione d'ingresso alla rocca. La struttura odierna è settecentesca ed è formato da un edificio compatto dove la sua alta torre sembra un faro marittimo. Nella corte interna, dove il pozzo è posto in posizione dominante è presente un breve portico colonnato e una bellissima scalone d'accesso all'edificio.
Mi sporgo dalla balaustra del cortile del castello e mi godo un incredibile paesaggio su Alessandria e sulla piana di Marengo, non è difficile pensare che durante la storica battaglia del 1800 questo fosse un luogo ideale per vedere lo svolgersi dei combattimenti. Ma solo da qui, a 216 metri di altitudine sul livello del mare, si comprende di essere su una delle ultime balze del corrugamento collinare del Basso Monferrato. Inoltre, lo scorrere ai piedi della collina dei fiumi Tanaro e Bormida con la loro confluenza, la veduta della pianura fino allo scenario degli appennini tortonesi e genovesi e dall'alto lato l'alternarsi dei tondeggianti colli del basso Monferrato che hanno come sfondo le alte cime innevate delle Alpi, fanno di questo luogo un punto cardine del basso Piemonte. Chissà se Edoardo Astori nato nel 1881 e che scrisse la "Storia di Montecastello e la sua Rocca" avrà pensato le stesse cose.
Certamente fu momento di studio per un altro montecastellese come Paolo Brezzi natovi 1910 che si laureò in Storia Medievale prima di diventare docente di Storia del Cristianesimo nelle Università di Napoli, nonché di Storia Medievale alla "Sapienza" di Roma. Fu altresì Senatore e vice presidente della Giunta Centrale degli Studi Storici. Rientro verso l'auto per recarmi nella frazione di San Zeno e percorro la strada tra prati stabili e piante di ciliegio in fiori. Un altro personaggio illustre di Montecastello fu Peola Paolo natovi nel 1869. Costui fu un insegnate in diverse scuole di ogni ordine e fu ricercatore e autore di diversi testi scolastici soprattutto scientifici in botanica, zoologia, geologia, paleofitologia ma anche geografia, igiene scolastica e pedagogia. Raggiunta la frazione di San Zeno; un gruppo di case immerse in una verde valletta.
Tra belle ville padronali e antiche cascine si erge la chiesetta di Nostra Signora Assunta. Questo edificio dalle fattezze semplici è interamente intonacato. Il sagrato è un prato erboso ben curato. La chiesa presenta una sola porta d'accesso sul fronte principale. La facciata ha il tetto a capanna con frontone triangolare ed è divisa in due ordini entrambi tripartite da leggere lesene. Nel secondo ordine, nella parte centrale vi è un ampia finestra lunettata. Mentre nel primo ordine, sopra il portone vi è un timpano spezzato che ne decora il prospetto. Nelle due ali, vi sono due nicchie prive di statue, in una vi è una piccola finestrella e nell'altra una lapide ricorda che questo piccolo santuario fu restaurato per volontà di don Oreste Rangone.
L'interno è semplice e a destra dell'altare vi è un affresco che rappresenta San Zeno martire, forse cinquecentesco. Mentre su una parete vi è una tela, probabilmente anch'essa cinquecentesca, che illustra in ventitré riquadri gli episodi più vita di San Tommaso d'Aquino.
Sempre in questa borgata fu scoperta un frammento di lapide funeraria che viene fatto risalire ai tempi della Prima Repubblica di Roma. Mentre rientro verso casa ricordo un altro montecastellese illustre, il Maggiore Generale Medico, Direttore Generale della Croce Rossa Italiana dal 1910 al 1920, Giuseppe Brezzi natovi nel 1855, che si distinse in modo particolare durante la prima Guerra Mondiale nella ricerca dei militari dispersi e nello scambio di prigionieri. Ormai ho raggiunto casa, soddisfatto di aver conosciuto un altro piccolo borgo.