Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Fresonara

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FresonaraLa giornata si presenta luminosa e tiepidina nonostante sia ancora inverno. Oggi non vado tanto lontana da casa. Mi reco in un borgo piccolino ma interessante per la sua storia. Parcheggio l'auto nel centro del paese per meglio girovagare nelle sue strade. Fresonara ha una storia assai antica infatti nel 951 fu parte della dote di Adelaide di Susa, sposa in seconde nozze dell'imperatore Ottone I. Il borgo era considerato una "corte" e ciò indica la presenza di un castello e di una chiesa. Ma la vicinanza dell'antica Via Emilia Scauri sicuramente avalla la tesi dello storico locale Pietro Vernetti che sostiene l'esistenza di primi insediamenti in epoca romana, attribuendo il toponimo alla famiglia romana dei Fresus, rifugiatasi in questi luoghi durante la persecuzione di Nerone. Ma è solo una tesi in quanto altri ipotizzano il suo toponimo derivato da Frisinaria come corruzione di Frassinaria da bosco di frassini, alberi che anticamente occupavano il territorio. Infatti il territorio era ricco di boschi e acquitrini citata come facente parte della Silva Urbe dal narratore Paolo Diacono che lo definiva come luogo preferito dagli imperatori longobardi che vi svolgevano l'attività venatoria.
Intorno al 1100 gli abati del monastero di San Salvatore di Pavia cedettero il territorio ad Oberto da Rovereto ed ai suoi eredi. Nel 1404 Facino Cane, impadronitosi dell' alessandrino, consegnò Fresonara a Domenico Rotti e Rizzo dal Pozzo, capi di parte guelfa. Costro abbandonarono il borgo ritornando nei loro castelli, lasciando la popolazione ribellarsi e costringendo Facino Cane a rientrare su Fresonara; espugnato il paese fu raso al suolo e poi riedificato.
Nel 1482 gli allora feudatari Matteo Anfossi e i suoi fratelli cedettero il feudo allo zio Bernardino Guasco, signore di Bisio, il quale alienò ai Trotti la maggioranza dei beni posseduti.
Su piazza Italia, oltre all'edificio comunale di fattezze ottocentesche con balcone e orologio centrale composto da due piani e mezzanino ospitante anche l'ufficio postale, vi si affaccia l'oratorio della Confraternita di San Rocco. Non si conosce, almeno io non lo scoperta, la data di costruzione dell'edificio e si pensa che sia stato edificato durate la pestilenza ben descritta dal Manzoni nei "Promessi Sposi". L'alta facciata si conclude con un frontone triangolare, sotto il quale vi è un grande affresco con la Vergine e il santo titolare. La porta d'accesso è anticipata da un porticato a forma semicircolare con muretto.
La chiesa ha una sola navata e presenta l'altare maggiore in marmo di Carrara, vi è un altro altare in muratura usato un tempo per intercedere la buona morte rappresentata da un quadro con la morte di San Giuseppe. Altri beni presenti in chiesa furono confiscati e venduti nel 1796 dal Governo Francese che aveva occupato il territorio. Inoltre l'edificio fu trasformato in ospedale per i feriti dopo la Battaglia di Novi del 15 agosto 1799. Un piccolo campanile in laterizio si erge sulla piazza a guardia dell'intero isolato.
Percorro via Torino e poi via Castello, strade costeggiate da antiche case, molte abbandonate e necessarie di urgenti restauri. Diverse anche le serrande chiuse di negozi che raccontano la storia di un paese assai più vivace. Le mura scrostate evidenziano come le costruzioni fossero realizzate con sassi prelevati dal vicino torrente Orba, mattoni e pareti in terra cruda. Dopo una breve salita raggiungo la Chiesa Parrocchiale. Questa era anticamente una semplice cappella racchiusa entro le mura del castello. L'edificio nel tempo fu ingrandito ripetutamente. Questa Chiesa è intitolata alla Natività di Maria Vergine.
Le forme attuali la vedono con tre porte, quella centrale più grande, sormontate da lunette. La facciata di fine Ottocento è pentapartita da finte lesene con capitelli corinzi. Avendo il tetto a spioventi solo la navata centrale è più alta e sotto il timpano semicircolare vi è un ampia finestra strombata. Un ampio marcapiano corre su tutta la facciata. Il campanile è cinquecentesco con cupola a bulbo o cipolla. Il suo interno con tre navate, conserva preziose ed interessanti opere d'arte, come il pulpito che sono seicenteschi con interventi dei primi del XVIII secolo. L'altare maggiore, della seconda metà del settecento è in marmo di Carrara, interessante anche l'ottocentesco crocefisso ligneo, mentre nella navata centrale e nell'abside, gli affreschi sono degli anni Quaranta del XX secolo.
Nei suoi pressi c'e Palazzo Trotti chiamato localmente "castello" la cui struttura per oltre due secoli rimase proprietà del nobile casato. Il Vernetti,storico locale afferma che in questo luogo esisteva già un fortilizio con torre quadrata a fine del '900 e che fu riedificato ampliandolo nel 1413 da Anfossi Antonio che fu investito del Feudo di Fresonara dal Duca Filippo Maria Visconti. Il castello infatti fu atterrato come tutto il borgo nel 1404 dopo un duro assedio dalle soldataglie capitanate dal condottiero Facino Cane. Ci furono diversi passaggi di proprietà alla famiglia dei Boidi-Trotti che sui ruderi dell'abitazione degli armigeri costruirono l'attuale Canonica e fecero innalzare il campanile della parrocchiale.
Ancora nel 1657 il castello è nuovamente distrutto dalla soldatesca francese che vi appiccarono anche il fuoco, ovviamente dopo averlo saccheggiato con l'intero paese. Nel 1821 i ruderi del castello e del palazzo nobiliare furono acquistati dalla famiglia Vernetti che edificarono il palazzo nobiliare. Scendo verso la piazza del municipio e inizio a vagare senza una meta precisa tra le vie del borgo. Le strade cono incorniciate da antiche e nuove case e tutte ricordano la vocazione agricola del borgo. Passo così davanti teatro comunale di Fresonara e poco dopo si erge la scuola elementare del borgo. Questo teatro fu voluto dall'amministrazione comunale dalla ristrutturazione dell'ex Sala Sociale dell'antica Società di Mutuo Soccorso. Mentre l'edificio che ospita la Scuola Primaria e la Scuola dell'Infanzia fu costruita probabilmente nella seconda decade del XX secolo e durante la seconda guerra mondiale fu utilizzata dalle armate tedesche come caserma.
Poco distante in mezzo ad un bel giardino con alti alberi frondosi si erge il Monumento ai Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Realizzato nel 1922 a ricordo dei caduti della Grande Guerra. È un alto obelisco in pietra sovrastato da un aquila. Sui lati, iscritti sul marmo bianco di Carrara vi sono i nomi dei Caduti delle due Guerre Mondiali. Intorno al Monumento sono collocate 4 bombe e 4 granate come cimeli di guerra collocatevi come ornamento. Faccio ancora un centinaio di metri lungo la strada provinciale N°180 per raggiungere la chiesa campestre di San Glicerio. Lungo questa strada un tempo vi passava la linea ferroviaria Frugarolo-Basaluzzo gestita dalla Società Ferroviaria Val d'Orba. La linea fu aperta nel 1887 e chiusa nel 1948 ed era a scartamento ordinario.
Chissà dove era collocata la stazione ferroviaria? Raggiungo così la chiesetta di San Glicerio edificata per volontà popolare nei primi anni del Seicento. Le vicissitudini storiche hanno profondamente mutato l'impianto dell'edificio. Oggi la chiesa si presenta molto semplice e priva di ogni ornamento architettonico esterno. Si presenta con un tetto a capanna, una piccola porta centrale affiancata da due finestrine. Al di sopra della modesta porta di accesso vi è un affresco riportante l'immagine del Santo patrono. Nel giugno 1657 la chiesa subì danni durante il saccheggio delle milizie francesi. Evento che sì ripeté nel 1799 quando diede asilo ad un picchetto di zappatori francesi che demolirono il tetto. La porta d'entrata, in origine, era posta ad ovest ed era riparata da un porticato.
La chiesa fu ripristinata e nel 1822 il porticato che anticipava la porta era posta ad Ovest e venne trasformato in camere mentre la porta fu spostata secondo l'attuale orientamento. In questo edificio si acquartierò per alcuni giorni la retroguardia del 2° Reggimento Volteggiatori della Guardia di Napoleone III impegnato nella guerra d'indipendenza italiana, ma questa volta senza subire danni. La chiesetta dedicata a San Glicerio, cosa poco comune nelle terre alessandrine e forse la sua dedicazione deve derivare dalla presenza per molti anni della dominazione milanese. Il Santo si festeggia il 10 maggio ed un tempo vi era abbinata la fiera.
Lascio Fresonara, piccolo borgo della piana alessandrina, in esso sono conservate tante memorie ancora da scoprire e da valorizzare.