Denice è un piccolo borgo, uno dei paesi di confine, dove l'Alto Monferrato si sposa con la Langa astigiana. Mi ha particolarmente attratto il suo centro storico che risulta tra i meglio conservati, con la sua caratteristica di essere di forma pressoché circolare. Infatti le case creano un recinto chiuso che all'epoca delle incursioni saracene ma le anche per continue guerre feudali, fungeva da protezione della popolazione. Per raggiungere questa borgata di poche centinaia di abitanti sono salito da Montechiaro d'Acqui e mi sono fermato un attimo in località Piani ad ammirare la chiesa Madonna delle Grazie. Si tratta di un semplice edificio, interamente intonacato e tinteggiato di giallino.
La sua caratteristica è di avere un portale a capanna come il tetto della costruzione. In facciata nessuna finestra se non un piccolo oculo posto sotto il culmine del tetto. Strano è il campanile posto sul latro sinistro dell'abside, con le sue caratteristiche lunghe aperture a punta. La chiesa ha la porta chiusa, ma non è difficile ipotizzare che sia a navata unica. Proseguo in auto lungo la SP 211, salendo verso il culmine del colle. La strada è costeggiata da belle case, boschi, vigneti e noccioleti che si alternano a prati stabili. Supero così l'abitato di Piani superiore e poco dopo raggiungo Denice. Parcheggio in piazza Castello, realizzato in un bel lastricato in pietra. Se da un lato le antiche case danno pressoché la forma circolare al borgo, al centro di esso, su un alto rilevato si erge l'antica torre.
Il borgo sorge sul culmine di uno sperone collinare sulla riva sinistra del fiume Bormida di Spigno. I primi abitanti del luogo furono sicuramente le tribù dei Liguri Stazielli, il territorio fu poi occupato dai Romani e nei primi decenni del 900 subì le scorrerie dei Saraceni. Nel 967 divenne parte della Marca Aleramica. Questa Marca si estendeva tra il fiume Tanaro, il fiume Orba ed il mare Ligure. Successivamente i possedimenti di Aleramo furono poi divisi tra i suoi numerosi eredi che per quanto riguarda il territorio acquese, Denice compreso, furono i Marchesi del Carretto con capostipite il Marchese Enrico I. Nel 1337 Denice fu venduta ai marchesi Scarampi che resteranno Signori del luogo per alcuni secoli. In realtà a esercitare il loro potere feudale per conto dei marchesi del Carretto ed i marchesi Scarampi furono i
Marchesi di Ponzone. Nel 1531 con Carlo V Imperatore del Sacro Romano Impero, Denice passò sotto i Savoia.
M'avvio subito verso la torre, e lungo la stradina che mi ci conduce trovo il bel monumento ai caduti di tutte le guerre. Sul selciato trovo una pietra d'inciampo su cui è inciso il ricordo del Capitano Gabriele Monti, nato a Denice il 24 ottobre 1888, deportato in Polonia stalag 327 e morto a Hammerstein il 2 agosto 1944. Raggiungo così la torre, alta 36 metri a pianta quadrata. La torre è totalmente costruita in pietra locale detta “Pietra di Langa” e la sua sommità è ornata da tre file d'archetti alternati a tutto sesto. La sua costruzione risale al XII secolo e fu voluta dai marchesi del Carretto, primi feudatari del luogo.
Grazie all'amministrazione comunale posso accedere al suo interno. L'attuale porta è al piano di campagna, ma l'originale ingresso era in posizione assai più elevata ed è riconoscibile in un apertura con arco a tutto sesto. Dotata di una scala in metallo con un centinaio di gradini, inizio la mia salita verso la sua cima. Raggiuntala, ammiro lo splendido paesaggio che mi circonda; ai piedi l'antico borgo, dove riconosco le mie prossime mete, ossia le chiese di San Lorenzo, e di San Sebastiano, tutt'intorno i borghi che costellano l'appennino acquese ed il corso del fiume Bormida. Il coronamento della torre è un accenno di merlatura ghibellina.
Tornato ai piedi della Torre comincio ad aggirarmi tra le case che circondano la torre. Sono tutte case in pietra con bei balconi abbelliti da splendidi vasi di fiori. Un gatto, da un balcone scruta I miei passi e con lo sguardo pare controllare i miei movimenti, quasi fosse la guardia del paese. Il paese è costellato di splendide opere d'arte che ben si affiancano con le più antiche sculture, creando un museo a cielo aperto, come l'antica formella in arenaria, trovata in frazione Chiazza e che raffigura un soldato con cotta e calzari, sicuramente di epoca medioevale, ma anche la lapide funeraria posta sopra il portale di un signorile edificio. Questa lapide rinvenuta nel fondovalle, lungo l'antica strada romana Æmila Scauri.
Di sicura epoca augustea raffigura due uomini e una donna ritratte a mezzo busto. Raggiungo così il retro della Chiesa Parrocchiale da dove, godo di un ulteriore sguardo sulla vallata sottostante da una bella balconata. Mi ritrovo davanti alla chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo. Non si conosce con certezza la data di edificazione, mi si racconta che nel 1577 il Marchese Ambrogio Antonio Scarampi signore di Denice, donò alla Comunità di Denice la sua cappella gentilizia. Infatti fino a tale data gli abitanti del luogo dovevano uscire dal concentrico per
andare a messa e recarsi alla chiesa di San Massimo. Da ciò si evince che sul piazzale antistante la chiesa fosse edificato il castello. La chiesa ha una facciata semplice con tetto a capanna, un piccolo portico d'accesso e una finestra rettangolare sotto il timpano. La chiesa non ha uno stile architettonico definito perché fu ampliata e modificata diverse volte.
Internamente l'edificio si presenta ad aula unica con copertura voltata. Al suo interno posso osservare diverse preziose opere d'arte, come alcuni meravigliosi affreschi quattrocenteschi. recentemente venuti alla luce dopo alcune opere di restauro conservativo.
Interessante è l'affresco sulla parete dell'abside che rappresenta la Crocefissione di Gesù con Madonna in lacrime e a sinistra San Giovanni. Tra le altre figure emerse vi è Sant'Agata ed alcuni attributi con figure di animali come maialini, che indicherebbero la presenza di un affresco di Sant'Antonio Abate. Altri affreschi rappresentano le sante Apollonia, Lucia e Caterina. Ovviamente sono presenti affreschi e la statua raffiguranti San Lorenzo. L'altare maggiore è settecentesco in marmo policromo e proviene dalla chiesa gentilizia del castello Del Carretto di Ponti. Uscito dalla chiesa, proseguo la mia passeggiata intorno al concentrico, tra le antica case con ampie volte che ne permettevano il passaggio anche ai carri.
Ritrovo il gatto che all'inizio del mio girovagare controllava I miei movimenti che mi accompagna fino al ristorante Belvedere in cui sosto per un lauto pranzo. Appena fuori dal ristorante su una parete in pietra sono presenti le insegne della corporazione dei Caligari; una corporazione di arte e mestieri tipica delle Langhe e del savonese. Si tratta di un altorilievo in arenaria che riproducono forbici da sarto e martelletti da calzolaio. Dopo un gustoso pranzo con piatti tipici, faccio ancora una passeggiata, fuori dal concentrico del borgo e raggiungo l'Oratorio di San Sebastiano che risale all'incirca all'inizio del XIV secolo. La chiesa è anticipata da un piccolo sagrato protetta da un muretto e cancellata.
La facciata richiama lo stile barocco ed è tripartita da lesene. Il tetto a capanna presenta un frontone con ampie volute. Sia la porta che le due piccole finestre laterali presentano cornici con belle modanature. L'edificio al suo interno è a navata unica e al suo interno presenta una lapide in marmo che ricorda, la pestilenza manzoniana del 1630 che colpì anche Denice. Anche in questo oratorio sono presenti alcuni affreschi. Proseguo la mia passeggiata fino a raggiungere sul colle prospiciente l'abitato di Denice, il cimitero. All'interno del camposanto vado a vedere cosa rimane dell'antica chiesa parrocchiale dedicata a San Massimo. L'edificio è stato pesantemente rimaneggiato; al suo interno sono state collocati dei loculi e dell'antica facciata rimane ahimè ben poco. Intorno alla chiesa sono ancora presenti delle antiche lapidi murate sull'edificio.
Rientro verso l'auto e prima di lasciare Denice voglio ancora andare a vedere la chiesetta di San Rocco. Mi inoltro tra I verdi campi sino a raggiungere la cresta di un colle, ove si erge isolata la piccola chiesetta. Purtroppo è tutta protetta da impalcature, ciò per evitare il crollo definitivo dell'edificio. L'edificio, pur mantenendo le antiche fattezze barocche è stato negli anni appesantito da consolidamenti strutturali in cemento. La chiesetta di San Rocco è dedicata anche al Bambin di Praga è di sicura costruzione seicentesca è ha sempre raccolto un importante devozione popolare.
Lascio queste lande, appagato per aver trovato un luogo ricco di fascino dove storia, tradizione e cultura si coniugano perfettamente.