Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Il mio Piemonte: Ponzano Monferrato

E-mail Stampa PDF
Ponzano MonferratoLa giornata primaverile si annuncia luminosa e la mia meta stamattina saprà dare il meglio di sé perché il borgo sulle colline del Monferrato casalese che visiterò è un "comune fiorito" e "paese del giardino diffuso".
Supero i binari della linea ferroviaria Castagnole-Asti-Mortara a binario unico con la vicina sua Stazione abbandonata di Ponzano Monferrato che era una semplice fermata. La linea purtroppo fu soppressa nel 2003. La fermata fu inaugurata il 12 luglio 1870 contestualmente all'apertura della linea ferrovia. La linea era gestita Società per le Ferrovie dell'Alta Italia il cui esercizio fu ceduto dallo Stato nel 1905 dopo diversi passaggi di proprietà. La linea fu soppressa nel 2010 a causa di cedimenti strutturali della galleria presso Ozzano Monferrato. L‘origine del borgo di Ponzano risale all'epoca tardo-romana, quando si insediarono i legionari premiati con la concessione di terre. Successivamente divenne insediamento longobardo come lo testimonia il toponimo frazione Salabue di chiara derivazione longobarda, ossia"Sala" da magazzino fortificato per gli uomini e bestiame. Entrata poi in possedimento al marchese di Monferrato Guglielmo V "Il Vecchio" da parte di Federico I Barbarossa. Nel 1390 il borgo di Ponzano è tra I possedimenti di Bernardo Saliceto. Passa poi in diversi mani.
Il piccolo feudo di Salabue fu invece dei Natta e dei Cozio Nel periodo del dominio dei Gonzaga, ducato del Monferrato dal 1500 al 1708, nelle terre di Salabue ebbe sede il "dazio" per le riscossione delle gabelle. Fu con legge del 1928 che il Comune di Salabue fu aggregato con a Ponzano Monferrato. Raggiungo l'edificio comunale dove ad attendermi c'è Paolo, un amico con cui ho convissuto tante vicende in un sodalizio in cui militavamo entrambi. Sotto l'edificio del municipio si erge una installazione raffigurante la ballerina del Monferrato, la cui veste e costituita da bellissimi vasi di fiori che cambiano secondo la stagione. Dopo esserci scambiati alcuni convenevoli, raggiungiamo Armandina, moglie di Paolo presso il vicino edificio della Pro Loco.
Questo edificio era della Società agricola e operaia di "Mutuo soccorso" fondata nell'anno 1883 detta casa della "Società"; si tratta infatti di un bell'edificio ottocentesco. Armandima mi illustra cosa potrò vedere a Ponzano e Salabue e insieme iniziamo il nostro girovagare. Molti spostamenti dovremo farli in auto in quanto i borghi benché raccolti sono distribuiti lungo la cresta delle colline. Raggiungiamo subito la Parrocchiale di San Giovanni Battista. La chiesa è sita sotto il colle su cui si erge il castello. L'edificio risulta già esistente a fine XIII secolo. Subì diversi rimaneggiamenti e fu riedificata tra il 1660 circa e il 1670. Presenta una facciata neoclassica a due ordini ed è interamente in laterizio. Nel timpano vi è una nicchia dove è posta la statuetta di San Giovanni Battista. Il campanile ha una parte inferiore più antica, infatti presenta una tessitura mista di mattoni e conci di pietra, mentre la parte superiore è in stile barocco. Solo la facciata è intonacata. Accedo in chiesa che si presenta a navata unica con presbiterio e abside semicircolare.
Molto ben conservata, presenta una volta a botte lunettata divisa da archi trasversali sorretti dalle lesene con capitelli ionici. Sono presenti affreschi raffiguranti la Nascita di San Giovanni Battista, le tre Marie, la Decollazione del Battista, i quattro Evangelisti, le Virtù teologali. Molto bello l'altare maggiore che fu rifatto in marmo nel 1746 quale segno di ringraziamento per la liberazione del borgo dalle truppe franco-ispane. Nell'abside è posta una tela d'inizio sec. XIX raffigurante il Battesimo di Cristo. Vi sono due altari laterali, dedicati a San Francesco e alla Madonna del Rosario, inoltre sono presenti delle tele raffiguranti rispettivamente Sant'Antonio Antonio da Padova con Gesù Bambino e un santo che secondo la tradizione locale dovrebbe essere Sant'Edvino, questa tela è firmata da "Guala". Armandima mi spiega che dovrebbe trattarsi di Lorenzo Guala, padre di Pier Francesco. L'altra tela raffigura la Madonna del Rosario col Bambino e i SS. Domenico e Caterina che Armandina pensa sia dello stesso autore. Un'altra tela raffigura i Santi. Sebastiano e Rocco, con l'Addolorata e angeli reggenti la Sindone. Bello anche l'ottocentesco pulpito ligneo decorato in oro.
Vicino alla chiesa vi è il parco della rimembranza con tanti cippi quanti sono stati i caduti ponzanesi. Uno è dedicato alla memoria del Maresciallo d'Italia conte Ugo Cavallero. Costui nacque a Casale Monferrato, il 20 settembre 1880, la sua famiglia era originaria di Ponzano e morì a Frascati il 14 settembre 1943. Costui fu partecipò alla guerra di Libia, alla prima guerra mondiale in qualità di Capo ufficio operazioni del Comando supremo. La battaglia del solstizio e della battaglia di Vittorio Veneto gli valsero anche la Croce di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. Nel 1919 rappresentò l'Italia presso il Comitato Interalleato di Versailles. Nel 1920 lasciò il Regio Esercito e fu collocato in posizione ausiliaria speciale. In quel periodo fu direttore generale della Pirelli. Dal maggio 1925 al novembre 1928 fu chiamato da Benito Mussolini a ricoprire la carica di Sottosegretario al Ministero della Guerra e nel 1926 fu nominato Senatore del Regno e nel 1927 fu promosso generale di divisione.
Si racconta che i rapporti con Badoglio, che allora ricopriva la carica di Capo di stato maggiore generale non erano sicuramente idilliaci, tanto che alla fine del 1928 fu rimosso dall'incarico, su iniziativa del re Vittorio Emanuele III, dopo un increscioso spiacevole episodio d'intolleranza pubblico avvenuto tra lui e Badoglio. Lasciato l'incarico, ricevette il titolo di conte, assumendo poi la presidenza della società Ansaldo di Genova-Cornigliano. Qui lavorò nell'ammodernamento della produzione bellica, fino al 1933 quando fu coinvolto nel cosiddetto scandalo delle corazze e dovette lasciare l'incarico. Nel 1936 fu promosso generale di corpo d'armata e dal novembre 1937 venne richiamato in servizio e nominato comandante delle truppe dell'Africa Orientale Italiana. Decorato con Medaglia d'argento al valor militare assunse la Vice presidenza della Commissione economica e militare per l'applicazione del Patto d'Acciaio con la Germania.
Dal 5 dicembre 1940 all'inizio del 1943 ricoprì l'incarico di Capo di Stato maggiore generale in sostituzione del dimissionario Badoglio. Accondiscendente ai desideri bellici di Mussolini organizzò l'invio truppe a combattere sul fronte russo avendo comunque ancora aperto il fronte libico e quello greco. Fu Promosso Maresciallo d'Italia nel 1942 e dopo la caduta del fascismo del luglio 1943, il nuovo Capo del governo Badoglio lo fece arrestare, accusandolo di preparare un colpo di Stato fascista e fu imprigionato a Forte Boccea. Si narra che stese un memoriale, con il quale affermava di aver partecipato a preparare un colpo di Stato contro Mussolini, ciò non lo fece comunque uscire dal carcere. A seguito dell'armistizio di Cassibile e dell'occupazione di Roma da parte dei tedeschi fu liberato dai tedeschi e trasferito presso il comando tedesco dove il Feldmaresciallo Albert Kesselring gli propose di guidare le forze armate italiane che avessero desiderato continuare la guerra a fianco della Germania; tuttavia egli rifiutò di assumere tale incarico.
La mattina del 14 settembre 1943 fu trovato il cadavere nel giardino dell'Albergo Belvedere di Frascati, ove era rimasto "ospite" di Kesselring, ucciso da un colpo di pistola alla tempia destra egli però era mancino. Vicino alla chiesa vi è anche la bellissima Villa il Cedro. Esternamente, dalla strada si presenta come un bell'edificio in laterizio e pietra con bei portali. Il proprietario di casa ci apre i suoi giardini, ubicati nella corte interna della villa ed assolutamente non vedibili dall'esterno. Il giardino mi suscita stupore e ammirazione. L'impianto del giardino risale al 1877, anno in cui la contessa Adele Roggeri Sannazzaro affidò all'ingegner Brocchi il progetto di ampliamento della Casa di campagna. Inoltre dal giardino stesso si gode scenografia spettacolare sulla sottostante vallata, un paesaggio di notevole bellezza. Le aiuole dalle sinuose forme perimetrali sono occupate da fioriture colorate.
Mi colpisce anche la facciata a loggiati sovrapposti della villa che fu valorizzata mediante l'inserimento sull'asse centrale del prospetto di una aiuola ovale utilizzata come una sorta di grande vaso all'interno del quale erano coltivate piante da fiore che impreziosivano la vista dalla residenza. Il progetto non specifica il tipo di specie arboree e arbustive previste, tuttavia si può supporre che certamente faccia parte dell'impianto originario il maestoso cedro del Libano che dà il nome alla residenza e che domina sull'intero giardino. Il sinuoso correre delle siepi di bosso, le aiuole con i fiori colorate fanno del piccolo belvedere un angolo romantico. Ringrazio il proprietario della villa della possibilità offertami di godere di questo spettacolo e uscendo e dirigendomi verso la chiesa di San Sebastiano alzo gli occhi per ammirare il castello Cavallero.
Il Castello di Ponzano, è documentato per la prima volta in un diploma del 1014 in cui fu dono insieme al territorio alla chiesa di Vercelli. Mentre da alcune fonti storiche datate 1431 si può comprendere come fosse il castello, ossia un edificio residenziale detto palazzo, una torre ed un fossato. Furono diversi I nobili che vi risiedettero e dalla fine del XVI secolo si avvicendarono i signori Marcello Donato, investiti del titolo di conti nel 1635, i Cattaneo, i Tizzoni che lo trasmisero ai Dalla Chiesa marchesi di Cinzano ecc... Il complesso verso l'inizio dell'Ottocento fu modificato per rispondere alle nuove esigenze residenziali. Il castello è circondato da un grande e bellissimo giardino, già presente nel 1588 ma che fu poi ampliato e modificato ripetutamente. Paolo mi racconta che il giardino è ricco di piante ornamentali con sinuosi sentieri delimitati da siepi di bosso. Mi si racconta che vialetti presentano bordure di rose e di rosmarino, ma vi crescono alberi e arbusti imponenti come l'ippocastano, un cipresso di Lawson e uno Pterocarya e molti altri.
All'ingresso del castello vi è la chiesetta di San Sebastiano la cui costruzione iniziò nel 1725 ed ebbe termine nel 1847, come mi racconta Armandina. La chiesetta fu sede della omonima confraternita. L'edificio presenta una facciata divisa da quattro paraste e l'ingresso è preceduto da dei ripidi gradini. Sopra la porta è affissa una lapide marmorea con l'elenco dei caduti della guerra 1915-18 che sormontano la scritta "Flores salvete martyres". La lapide è sormontata da un'aquila in cemento e stucco. Curioso il campanile che ha sezione triangolare. Riprendiamo l'auto per andare in regione Sottoripa dove si trova la chiesetta intitolata a San Bernardo che è di proprietà privata. Questa chiesetta fu consacrata a fine del XVIII secolo e si presenta in buone condizioni.
In facciata è murata una terracotta invetriata raffigurante la Madonna col Bambino posta sopra la porta d'ingresso. L'edificio è interamente in mattoni a vista e presenta due finestre rettangolari ai lati della porta. Sono accompagnato a vedere la bellissima dimora " Il Sagittario". Questa antica dimora ha un ampio cortile con una bella fontana sorretta da putti. L'edificio è molto bello e conservato in splendide condizioni ma anche qui sono colpito dal bel giardino con alberi sempreverdi ma anche cachi, una magnolia, olivi, tigli, un faggio rosso e un cedro del Libano. Vialetti ghiaiosi sono orlati di bordure di bossi e tassi. Un pergolato di glicine e rose antiche danno vivacità e ulteriore colore al giardino. Il giardino e belvedere della dimora Al Sagittario domina la vallata che separa il paese di Ponzano dal il Sacro Monte di Crea.
Lasciamo questa bellissima residenza e insieme ci spostiamo in cima ad una collina, dove percorrendo un breve tratto di strada sterrata a piedi, raggiungiamo un fantastico belvedere dove posso ammirare sia il sacro Monte di Crea che la frazione di Salabue. La cornice dei filari delle vigne. La lontananza le montagne innevate rendono il paesaggio incredibile. Raggiungiamo la frazione di Salabue che dista a pochissimi chilometri. Il borgo ospita il castello di Salabue, storica dimora dei signori del feudo omonimo, fra cui il celebre collezionista di strumenti musicali Ignazio Alessandro Cozio. L'origine del castello di Salabue è ascrivibile verso la fine del XIII ma è documentata per la prima volta nel 1349 quando il marchese di Monferrato investì la figlia di Tommaso di Setaria del castello e dei paesi di Ponzano e Salabue. Si succedettero nel castello diversi feudatari, quali i Tizzoni, Facerio, Bossi, Natta, Nuvoloni, Striggi, Fassati, Bruschio, fino ai Cozio, investiti del titolo di conti di Salabue e di cui cui eredi sono ancora i proprietari del maniero.
Nei secoli il castello cambiò aspetto, perse il fossato, il ponte levatoio e vi fu realizzato un giardino pensile. I miei accompagnatori mi raccontano che nel giardino del castello di Salabue, Superato il portone d'ingresso vi è lungo viale di ippocastani con una siepe di bosso; il giardino conserva una moltitudine di fiori ma le vere protagoniste sono le rose che si accompagnano ai fiori di capperi, alla delicata cymbalaria e a belle cascate di glicini. La storia del castello è indissolubilmente legata però a Ignazio Alessandro Cozio, conte di Salabue nato a Casale Monferrato il 14 marzo 1755 e morto nel castello di Salabue il 15 dicembre 1840, Costui fu collezionista di strumenti ad arco italiano e grande intenditore di strumenti musicali.
Passò alla storia per le sue annotazioni precise e meticolose circa la maggior parte degli strumenti passati per le sue mani. I suoi lavori sono considerate una preziosa fonte che fornisce molto materiale storico fondamentale sulla liuteria italiana antica. La passione agli strumenti musicali fu acquisita dal padre Carlo Cozio, celebre scacchista che possedeva un violino Nicola Amati del 1668. Il Cozio avviato alla carriera militare in un reggimento di cavalleria alla morte del padre nel 1780 lasciò la carriera militare e ritornò a risiedere nel palazzo di famiglia a Casale Monferrato e nel castello di Salabue. Fu anche sindaco di Casale Monferrato due volte ed amministratore di diversi enti civici. Fu anche storiografo e ciò che non andò disperso durante l'occupazione francese andò donato alla Biblioteca e all'Archivio reale reale di Torino.
La collezione di Cozio fu una delle più preziose mai esistite, dai diversi inventari erano descritti oltre cento esemplari, tra i quali vi erano strumenti di Antonio Stradivari e dei suoi figli, degli famiglie Amati, Guarneri, Cappa, Guadagnini, degli Amati e molti altri. Tra i più pregiati strumenti posseduti da Cozio vi erano dieci degli ultimi violini di Stradivari, acquistati nel 1773-4 dal figlio del liutaio, Paolo, assieme alla collezione degli strumenti da lavoro della famiglia Stradivari. Già prima della sua morte del conte la collezione iniziò ad essere venduta. Smembramento della collezione che sarà completata dalla figlia contessa Matilde. La collezione di strumenti da lavoro di Stradivari invece, così come alcuni scritti passarono al suo erede universale, il marchese Giuseppe Rolando Dalla Valle di Pomaro. Questa fu esposta al Conservatorio di Milano nel 1881, nella sezione musicale dell'Esposizione nazionale italiana. Dopo diversi passaggi la collezione è oggi esposta presso il Museo del Violino di Cremona.
Raggiungiamo così la chiesa Sant'Antonio Abate edificata nella prima metà del XVIII secolo presso il castello e sul sito di una chiesa precedente, già sede di parrocchia prima del 1474. L'attuale edificio vide un ingrandimento a fine XIX secolo con l'aggiunta di due cappelle dedicate alla Beata Vergine Maria e a San Carlo. La facciata è semplice e tripartite da leggere lesene nei due ordini. Presenta un tetto a capanna con timpano e tutto il corpo dell'edificio è intonacato. Al centro del secondo ordine vi è un ampia finestra strombata mentre l'accesso alla chiesa è anticipato da una breve scalinata. L'interno a navata unica presenta un bell'altare marmoreo barocco. Nella chiesa è sepolto il conte Ignazio Alessandro Cozio e la moglie Antonia Maria dalla Valle di Pomaro. Vi sono anche lapidi che ricordano altri nobili e proprietari del castello come Giovanni Giovenale Davico Conte di Quittengo ed altri. Presenti una bella statua lignea dorata della Madonna del Rosario del XVII secolo e diversi interessanti quadri.
Tutto il borgo è interessante, realizzato con in mattoni a vista ha mantenuto le caratteristiche di un borgo medioevale con alcuni bei richiami barocchi. Raggiungo Villa Label con il suo bel giardino. La parte più antica di Villa Larbel era costituito da una modesta casa appartenente alla famiglia di Francesco Maria Sapelli edificata sul finire del XVIII secolo. Il suo ampliamento ossia l'edificazione dell'attuale residenza e dell'inizio del XIX secolo in stile neoclassico con loggiato e frontone triangolare. Il suo giardino è posto su un ampio terrazzamento antistante la residenza e presenta due cedri del Libano e una moltitudine di fiori presenti già nella seconda metà dell'Ottocento, Giuseppe Niccolini nel suo libro a Zonzo per il Monferrato la descrisse come "la casa dal superbo giardino".
Con Paolo e Armandina ci rechiamo al vecchio edificio comunale di Salabue che fu anche scuola. Per raggiungerlo transito davanti alla chiesetta di San Rocco. Non è nota la sua data di costruzione, comunque mi dicono anteriore al 1616. Risulta recentemente restaurata con facciata semplice e tetto a capanna. Interamente intonacata ha due piccole finestre, protette da grate ai lati della porta e un timpano semicircolare sul l'architrave. Il vecchio edificio comunale di salabue è in mattoni a vista e oggi ospita diverse istituzioni e nei suoi pressi vi è il Monumento ai caduti della prima Guerra Mondiale di Salabue. Nelle sue vicinanze vi è anche "al muret dal dialet" che ospita tante scritte di detti popolari incise o dipinti su pietra tutte legate alla tradizione e alla storia contadina.
Lascio Armandina e Paolo, sicuro di vederci presto, ma prima di lasciare Ponzano Monferrato vado a vedere la chiesetta del cimitero, intitolata a San Defendente. Questa presenta un aula rettangolare con abside ma è del tutto spoglia. Ancora in regione Starola la chiesetta di San Sebastiano, simile a quella di San Rocco ma con timpano sopra la porta di forma triangolare. Anche questa ha un aula rettangolare con campaniletto a vela. Lascio Ponzano ricordando che questo Borgo presenta anche diverse fonti sulfuree. Queste acque solfuree erano note come acque medicamentose fin dal medioevo. A Ponzano vi è la fontana dello zolfo mentre una sorgente fredda ricca di idrogeno solforato si trova a Salabue.