Da bambino mi ricordo che a scuola vi erano dei concorsi di disegno per i più piccoli, temi per i più grandi, sulla liberazione e sul sacrificio di tanti partigiani: erano definiti patrioti e martiri della libertà. Si arrivava al fatidico giorno, dopo aver sentito racconti e letto pagine di storia. Addirittura ci portarono a vedere la casa dei fratelli Cervi e alla Benedicta dove i martiri della libertà si immolarono in un sacrificio estremo.
Poi la mattina del 25 aprile, davanti al monumento dedicato ai partigiani del mio paese, ci si ritrovava in tanti. Gli anziani con il foulard tricolore insieme ai tanti bambini con i genitori ascoltavamo un oratore che ripercorreva quei tragici fatti dal 1943 al 1945. Non capivamo la differenza tra partigiani bianchi o rossi, ma sapevamo che il nazismo e il fascismo erano il male.
Anche a casa se ne parlava e l'occasione erano anche i tanti film che in quei giorni venivano trasmessi per televisione. I racconti dei parenti più anziani a partire dai nonni consolidavano la certezza che queste atrocità causate dal nazifascismo fossero state cacciate per sempre.
Sono passati un po di anni da allora, la ricorrenza fortunatamente c'è sempre ma sono cambiate le persone, il negazionismo celato da revisionismo lentamente sta disgregando quei valori. Lentamente ci stanno portando a vedere il fascismo come il male minore.
Certamente la lotta partigiana ha avuto i suoi chiaro-scuri, non fu tutto oro quello che luccicava. Pero non ci sono più le madri di quei giovani che persero la vita combattendo quella dittatura. Loro potrebbero raccontare come i loro figlioli, spesso male armati, fronteggiavano forze soverchianti. Solo il sogno della libertà era più forte del loro dolore.
Io ho goduto di questa libertà, donatami da chi ha spento la sua vita per consegnarla alla mia generazione.
Purtroppo la memoria è corta, l'opportunismo e il qualunquismo è il patrimonio di tante ideologie che si rifanno alla "pancia" e non al cervello e al cuore.
Ieri come oggi la propaganda e la mistificazione sono l'oppio per il popolino.
Credo ancora nel 25 aprile, festa della liberazione, e spero che le giovani generazioni non si facciano infatuare dalle sirene che con il loro canto le conducono nell'abisso.