Il territorio è delimitato dall'Elvo e dalle colline di Sordevolo e di Pollone e lo sguardo si perde sui contrafforti del Monte Mucrone e del Monte Muanda. Dubbia l'etimologia del toponimo che potrebbe derivare dal nome romano Octavius, collegato a sua volta a Aucus e Aucius secondo alcuni, mentre per altri potrebbe essere un nome composto da Aucus e clapus mucchio di pietre, e a clapos che designa un moto a luogo. Ciò avvalorerebbe la tradizione locale che vuole che il borgo sia di origine romana e che ospitasse i locali in cui risiedevano gli schiavi e i prigionieri che lavoravano nelle cave della Bessa. Infatti Plinio il Vecchio e Strabone scrissero che in epoca romana esistevano delle cave d'oro, che veniva estratto anche dai fiumi. Altre versioni sul toponimo sono legate alla tradizione locale sull'esistenza di carceri romane nel territorio di Occhieppo Superiore, il cui nome potrebbe derivare dal latino cippus (ceppo), con cui veniva impedita la fuga dei prigionieri. Invece Goffredo Casalis nel suo Dizionario geografico afferma che il nome Occhieppo potrebbe essere derivato dall'espressione "occhio, vigilanza ai ceppi".
Il territorio in epoca medioevale, fu proprietà dei Vescovi di Vercelli e come tale i suoi abitanti dovettero subire le angherie del Vescovo Giovanni Fieschi. Fu munita di due fortilizi a scopo difensivo nel XII secolo costruiti per difesa contro le scorrerie dei Canavesi. I castelli ebbero anche scopo difensivo per difendere Vercelli da forze fedeli all'imperatore Federico Barbarossa. Le strutture difensive furono distrutte nel 1527 durante la guerra della Lega di Cognac. Dei castelli è rimasta solo una torre quadrangolare di un castello, che modificata ancora oggi funge da campanile alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano in località Villa. Occhieppo Superiore subì diverse devastazione da parte delle truppe di Facino Cane sul finire del XIV secolo.
Poi passò di proprietà a diversi signori locali, tra cui i Bondonni, i Dal Pozzo e gli Avogadro di Cerrione. Dopo alterne vicende ed invasioni, nel 1619 Carlo Emanuele I concesse il paese a Giovanni Aurelio Arborio di Gattinara; nel 1722 venne venduto a Lorenzo Lodovico Rombelli. Occhieppo Superiore seguì storicamente le sorti di Biella, del Regno e poi dell'Italia repubblicana. Parcheggio l'auto nei pressi della chiesa parrocchiale di Santo Stefano, in piazza Borsetti ed inizio ad aggirarmi per il borgo. Sulla piazza s'affaccia la costruzione del vecchio asilo con i suo lungo balcone in legno, curioso anche l'angolo della casa tra la piazza e via Roma con la sua caratteristica colonnina squadrata con incisi disegni e intagli di una particolare e preziosa architettura. Dapprima vado a vedere il bellissimo Rondò, un ampio spazio verde con annesso parco giochi e con la ricostruzione di una parte delle antiche mura di cinta, questo luogo è definito la porta della Valle Elvo. Poco prima del rondò, entrando in auto ad Occhieppo avevo notato un piccolo giardino con un monumento dedicato agli Alpini.
Seguendo via Don Quinto Mino, trovo il settecentesco e tardo barocco oratorio di San Sebastiano. Questo edificio è in mattoni a vista, necessitante di urgenti cure, visto l'erba presenta sui marcapiani, tetto e frontone. L'edificio si presenta alta e slanciata con piccolo campanile posto sul tetto in lato destro che pare un dito indicante il cielo e il bel sole di oggi. La facciata è divisa in due ordini con copie di lese in ogni ordine ed un importante marcapiano. La porta deve aver subito lavori in quanto non sono presenti portali tipici dell'epoca barocca se non un timpano semicircolare sovraporta. Nel secondo ordine al centro è posta un ampia finestra poligonale sagomata come il frontone di forma semicircolare. Gli angoli frontali dell'oratorio sono concavi e vi sono nicchie privi di statue in ogni ordine. Proseguo la mia passeggiata fino ad arrivare a Villa Mossa.
Questo edificio è del XVIII secolo, dall'anno della sua costruzione è appartenuta alla famiglia Mossa fino agli anni Venti del XX secolo che per mancanza di eredi passo ad altre famiglie legate ai Mossa. Nel 1975 fu lasciata dapprima alla Provincia di Vercelli e poi al Comune di Occhieppo. La Villa era dotata di scuderia, e si presenta con un ampio giardino con un ingresso trionfale con un portale sormontato da un mascherone e da festoni in stucco. Dal cortile interno posso ammirare il colonnato, la facciata con arcate dipinte e begli affreschi ottocenteschi e una elegante torretta circolare, decorata con colonne e terminante con una balaustra in pietra. Oggi ospita la biblioteca ed alcune Associazioni locali. La famiglia Mossa gestiva delle proprietà agricole e delle attività commerciali, che avevano sede al pian terreno nella villa. La Villa è situata nel centro storico e a poca distanza dalla chiesa parrocchiale di Santo Stefano. Esco dall'ingresso principale che s'affaccia sull'antica Via Maestra, oggi via Martiri della Libertà.
Prima di visitare la chiesa parrocchiale mi soffermo ad osservare l'Oratorio di Santa Elisabetta che si affaccia sull'ex via Maestra. Questo oratorio, ottimamente conservato e recentemente restaurato ed è il più antico di Occhieppo Superiore, infatti risale al XVI sec. Presenta un bel campanile barocco considerato il più elegante del Biellese. Pur piccola ha una facciata imponente interamente intonacata con ampia porta d'accesso e finestra a serliana al centro. Un frontone triangolare evidenzia una chiesa con tetto a capanna a navata unica. Mentre torno verso la piazza per vedere la chiesa parrocchiale osservo con attenzione le belle case del borgo e le sue diverse attività commerciali che indicano la vitalità del paese. Inoltre molte strade sono in porfido e tenute assai pulite. Raggiungo la piazza dove si erge la bella chiesa parrocchiale di Santo Stefano protomartire costruita, tra il 1600 e il 1700 e ristrutturata nel secolo successivo.
La parrocchia di Occhieppo Superiore è nominata in una bolla di Papa Innocenzo III del 2 maggio 1208 e assegnata alle cure dei monaci benedettini, ciò indica la presenza di un altro edificio religioso che poi ampliandolo incorporò la base di una delle torri del castello, o comunque ubicata in prossimità della attuale chiesa. La facciata interamente intonacata si presenta divisa in due ordini e tripartita da colonne e lesene con capitelli corinzi. Il portone presenta un bel portale che lo incornicia e nel secondo ordine al centro vi è un grande rosone. I tetto è a falde con frontone triangolare. L'interno è a tre navate e della vecchia chiesa restano ancora l'abside laterale sinistra tutta affrescata. Presenta diverse importanti opere come l'altare di San Giuseppe XVII sec., l'altare del Rosario XIX sec.
Tra le diverse tele presenti raffiguranti vari santi, vi è una raffigurazione ottocentesca di Santo Stefano dipinta da Paolo Morgari. Notevole la "Via Crucis", pregevole opera settecentesca di Antonio Serpentiero di Sagliano. Tra le migliori opere di scultura lignea, conservate nella chiesa, vi sono le quattordici stazioni della Via Crucis, scolpite da Pietro Antonio Serpentiero, uno degli ultimi lavori, eseguito nella maturità artistica di questo scultore. Una leggenda vuole che nei dintorni del cimitero si aggirasse di notte un gattaccio feroce, che in realtà era il prete che «faceva la fisica»,ossia praticasse la magia. Mentre prendo l'auto per recarmi verso i palazzo municipale, ripercorro la storia di uno degli uomini illustri di Occhieppo Superiore. Mosca Carlo Bernardo nacque nel 1792 e fu ingegnere e senatore. Costui studiò a Biella, a Casale Monferrato e li terminò al Politecnico di Parigi laureandosi in Ingegneria.
Dopo aver lavorato per diversi anni a Parigi divenne nel 1818, ingegnere capo della provincia di Torino, poi primo architetto di Re Carlo Alberto e quindi ispettore del genio civile. Suoi sono i progetti di diversi ponti a Torino, Losanna e Roma. Insegnò arte della fortificazione militare a Torino e fu nominato senatore per meriti scientifici. Raggiungo così piazza Vittorio Veneto, parcheggio vicino all'ufficio postale ed inizio il mio girovagare. Qui si erge il bel palazzo municipale già residenza signorile con un bel giardino anteriore e con una fontana con bella colonna con capitello terminante con lanterna in ferro. Anche l'edificio che ospita le scuole elementari che s'affaccia sulla piazza è un bel palazzo già residenza signorile.
Sotto il portico di questo edificio sono collocate due targhe marmoree. La prima ricorda il senatore Mosca Carlo Bernardo, l'altra i caduti della Grande Guerra. Percorrendo le strade di questo borgo antico dalle strette strade raggiungo l'oratorio di San Giovanni Battista anch'esso risalente al XVII-XVIII secolo ma che ha subito diverse modifiche. Anche questo oratorio lo trovo chiuso e fu sede dell'omonima Confraternita. Ha una facciata intonacata, tripartita da lesene e suddiviso in due ordini. Nel primo la porta d'accesso è affiancata da due finestre a lunetta, nel secondo al centro vi è una finestra a rettangolare con cornice in stucco, decorazioni barocche e timpano semicircolare. Ai lati della finestra due nicchie vuote con cornice in stucco e timpano semicircolare. Devo prendere l'auto per raggiungere la frazione di Galfione. Prima di Galfione trovo la borgata di Fiario con le sue caratteristiche strette strade e dalle alte case.
Sulla piazza principale della borgata si affaccia l'Oratorio della beata Vergine delle Grazie che fu retto nel XVII sec., poi successivamente ampliato. Anche questo edificio è chiuso. Una targa mi dice che conserva un organo del 1784 di Giuseppe e Pietro Clemente Ramasco Fagnani. La chiesa è assai alta, la facciata è intonacata con un ampia porta centrale e una finestra posta al centro dell'edificio con cornice in stucco e timpano a lunetta. L'edificio suddiviso in due ordini presenta copie di leggere lesene agli angoli. Sotto il frontone triangolare è dipinta la data 1778, ma ciò che mi colpisce è la bellezza assoluta del portone d'accesso realizzato in legno con tavolette finemente scolpite.
La porta è protetta da un cancello in ferro battuto assai bello. Mentre salgo verso Galfione ripercorro la storia di un altro personaggio illustre di Occhieppo Superiore, ossia Canova Pietro Antonio che nel XVIII secolo fu dottore in legge, uomo politico, segretario del Ministro Bogino e ispettore generale delle Gabelle. Raggiungo così la piazza Sant'Antonio, dopo essere transitato nei pressi della Casa di Riposo che si erge su un altura con vista sulla vallata. Su questa piazza ove ho parcheggiato si erge una statua della Madonna che ricorda l'anno mariano 1954 e la Chiesa parrocchiale di Galfione dedicata a Sant'Antonio Abate. L'edificio è in mattoni a vista con ampio portico e due alberi di ulivi ai lati. Presenta una facciata con bell'ingresso e una coppia di lesena ai fianchi con capitello. Al centro dell'edificio vi è un ampio ovale che doveva un tempo conservare un affresco.
Una bella cornice in cotto con volute ne rende armonico l'aspetto. Uno sporgente marcapiano in cotto pare sorreggere l'imponente frontone triangolare nel cui timpano mi pare vi sia la sagoma di un aquila. L'edificio è aperto e vi accedo trovando una aula unica a forma quasi circolare con belle colonne e diverse interessanti tele nelle cappelle. Voglio raggiungere a piedi, salendo lungo le strette stradine, alcune in ciottolato fino all'oratorio di San Marco. È quasi ora di pranzo e dalle finestre delle abitazioni si sente lo sferragliare di pentole ed in altri posso sentire i profumi dei soffritti.
Un bel gattone bianco e nero mi accompagna per un tratto. Un altro personaggio illustre di Occhieppo fu Berizzi Pier Giuseppe che vi nacque nel 1824, fu sacerdote, educatore, dottore in teologia e filosofia. Costui fin dai primi anni dopo la laurea in teologia acquisita a Torino collaborò con diversi giornali cattolici, come il "Conciliatore torinese" e "Istruttore del popolo". Fu direttore di alcune scuole e collegi cattolici e scrisse diversi libri tra cui: Collana storica per la gioventù italiana, poi Storia di Giovanna d'Arco e ancora Storia di Cristoforo Colombo. Fu canonico parroco della cattedrale i Biella ed in questa città realizzò una biblioteca circolante e un laboratorio femminile. Per raggiungere l'oratorio trovo su alcune antiche case anche antichi affreschi votivi come in via San Marco, purtroppo necessitanti di restauri. Ormai il bel gattone mi ha abbandonato, raggiungo agevolmente l'oratorio di San Marco in Galfione.
Questo edificio è piccolissimo e molto bello in stile barocco in mattoni a vista. Posso girarci intorno e la sua forma è tondeggiante. Presenta una porta a due battenti con portale in cotto con volute e una finestra rotonda con cornice in laterizio. Rientro verso l'auto, il gatto pare avermi aspettato e anticipa i miei passi fino a condurmi fino all'auto. Torno verso il palazzo comunale e dopo aver superato il torrente Romignolo raggiungo la chiesetta di San Rocco posto sulla strada per Graglia e Sordevolo. Mi sovviene una storia di un altro occhieppese che lessi su qualche giornale in cui si scriveva di Pietro Secchia, il partigiano, dirigente del PCI, che morì in circostanze misteriose.
Secchia vi nacque nel 1903 e trascorse nel Biellese la giovinezza, iniziò a 14 anni, per via delle poverissime origini e condizioni della sua famiglia. Ragazzo era di intelligenza straordinaria ma oggetto di pettegolezzo in paese sulla sua sessualità e per la sua vita amorosa clandestina. Erano anni in cui l'omosessualità era condannata ed additata. Aderì al Partito Comunista nel 1921 divenendone presto membro del Comitato Centrale. Per aver manifestato pubblicamente la sua avversione verso Benito Mussolini e il suo regime, fu arrestato nell'aprile del 1931 e, nel febbraio 1932, condannato a diciassette anni e nove mesi di reclusione. Amnistiato, nel 1936 fu inviato al confino nell'isola di Ponza e poi a Ventotene.
Dopo l'arresto di Mussolini e la caduta del regime, il 19 agosto del 1943, fu liberato, insieme con gli altri detenuti e confinati politici, con un provvedimento del governo Badoglio. Tornato in libertà, partecipò alla Resistenza entrando a far parte del Comando generale delle Brigate d'assalto Garibaldi. Fu autore di molti articoli pubblicati sui giornali La nostra lotta, Il Combattente, l'Unità, raccolti successivamente, nel 1954, nel volume I comunisti e l'insurrezione. Nel febbraio del 1948, in seguito al VI Congresso Nazionale del PCI, fu eletto Vicesegretario Generale, carica che mantenne fino al 1955. Nel 1946 fu deputato all'Assemblea Costituente e nel 1948 fu eletto senatore nelle file del Fronte Democratico Popolare e tale rimase fino alla morte. Internazionalista convinto veniva usualmente indicato come uno dei maggiori esponenti della "linea dura" del PCI, che considerava la lotta armata come possibile strumento politico.
Secchia nel gennaio del 1972 volò in Cile, dove sostenne il governo di Salvador Allende: fu l'ultimo dirigente occidentale a visitare la nazione latino-americana prima dell'avvento di Augusto Pinochet. Al suo ritorno in Italia fu colto da una malattia che lo tenne tra la vita e la morte per qualche mese, morì debilitato nel luglio del 1973. Su di lui nacquero diverse fantasiose storie come fosse stato avvelenato dai servizi segreti americani, o che il suo misterioso compagno di vita fosse scappato in sud America con una valigia piena si rubli; di certo la fantasia nei bar e osterie è sempre stata florida. Raggiunto la chiesetta di San Rocco, velocemente l'osservo perché anche per me è ora di andare a pranzo.
La chiesetta in cotto e pietra di fiume ha un piccolo campanile e dall'esterno si comprende come nei secoli sia stata ripetutamente ampliata. Presenta un porticato d'accesso, costruito successivamente e tamponato dal lato strada. L'edificio non versa in buone condizioni. Ormai il borgo lo visto quasi tutto; la sua economia è sempre stato legata alle attività tessili ma anche meccanico. Oggi sicuramente il settore primario presente è l'agricoltura con la coltivazione di cereali e l'allevamento di bovini, suini, ecc… Mi piacere raggiungere un luogo di grande suggestione naturalistica, ossia il "Gorgo Nero", dove il torrente Elvo crea una bellissima cascata ma il percorso mi segnalano tutt'altro che agevole e preferisco lasciar perdere.
Un personaggio di origini di Occhieppo Superiore, benché nato a Biella è il bravo ballerino Davide Dato che dal 2016 è diventato primo ballerino del Balletto dell'Opera di Vienna. Costui è nato il 20 agosto 1990 ed ormai un ballerino noto in molte trasmissione televisive come il concerto di Capodanno della Filarmonica di Vienna. Ha vinto moltissimi premi internazionali e sicuramente questo ragazzo raggiungerà ulteriori traguardi e mi sembra doveroso inserirlo tra i personaggi illustri di Occhieppo Superiore, visto anche le sue umili origini e la fatica e sacrificio che ha dovuto affrontare per emergere nell'arte della danza classica.