Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Castelletto Molina

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Castelletto MolinaBasta qualche raggio di sole per restituire un po' di azzurro e dare un senso al grigio che ancora resta in questa mattinata autunnale. Come il cielo diventa un affresco da ammirare, inizia il mio viaggio nell'astigiano. La strada non è molta e mi gusto anche l'arietta fresca e spumeggiante che mi sembra di sorseggiarlo. Il mio obiettivo è un piccolo borgo incastonato sopra i colli tra il rio Cervino e il rio Casalasco. I panorami sono splendidi, i colli monferrini si distendono come una coperta arruffata dopo una calda notte.
Distese di vigne, ormai prive delle sue uve corrono in filari dritti. I suoi frutti staranno già bollendo dentro le botti per creare il nettare di Bacco. Ma anche boschetti di nocciole e prati ancora verdi accompagnano il mio vagolare. Castelletto Molina deve il suo Il toponimo per la prima parte, dal latino "castelletum", ossia piccolo castello, mentre Molina potrebbe essere un riferimento al cognome maggiormente diffuso in paese. Di certo, grazie al ritrovamento di reperti archeologici, le sue origini le origini risalgono all'epoca romana. Il borgo fu poi possesso dei longobardi e successivamente dei franchi. Con l'Imperatore Ottone I, le terre passarono al Marchese del Monferrato nel 967.
Castelletto Molina o meglio Castelletus, diventa Comune tra il XII e il XIII secolo però con un'amministrazione parallela al feudatario che erano marchesi d'Incisa. Nella seconda metà del XV secolo cambiano diversi feudatari del luogo fino a tutto il XVI secolo. Nel 1537 il borgo passo sotto la giurisdizione della duchessa Margherita di Mantova e Monferrato e si susseguirono nei secoli XVII e XVIII oltre a patrizi mantovani anche i Porta di Acqui Terme, Marchesi Agnelli, i conti Veggi e i Thea nel 1664, cognome ancora oggi molto diffuso nel paese.
Grazie alla sua posizione geografica, Castelletto è sempre stato un importante crocevia di commerci, ciò ha favorito gli scambi con genti di altre zone, ma non favorì un aumento di popolazione. Infatti Castelletto è sempre stato un comune con pochi abitanti, la massima popolazione documentata fu, secondo il censimento del 1921, di 549 persone. Il vero motore economico della zona è l'attività agricola, in particolar modo quella vitivinicola, che ne caratterizza anche il paesaggio collinare. Raggiunto il borgo, sosto con l'auto nei pressi del palazzo municipale.
Si tratta di un bel e nobile edificio posto sotto le mura del castello. Inizio con il mio girovagare e dapprima non posso non sostare ad ammirare il Castello con le sue alte mura. Il castello dei conti Veggi è di origine medievale ed è circondato oltreché da imponenti muraglioni di cinta, anticamente ancor più alti e con merlature ghibelline anche da cinque torri. La torre principale è a base rotonda ed è mozzata nella parte superiore; la "torre dei prigionieri" che è composta da una base con pronunciata scarpa e un corpo cilindrico culminante con un tetto che copre una merlatura ghibellina, il suo nome deriva dalle antiche carceri e una prigione sotterranea che ospitava.
Un'altra torre è denominata "la torre di guardia" ed è a pianta quadrangolare; ancora la "torre del Belvedere" anch'essa a base quadrata e infine la "torre di vedetta" posta a sbalzo da uno sperone delle mura. Ricordo che questo castello è riportato in un affresco del XVI secolo, convenzionalmente accanto a quello di Riccaldone, posto nella Galleria del Vaticano detta "delle Carte Geografiche". All'interno del complesso del castello, avevo letto, si trovano due edifici: uno civile denominato il Palazzo forse ricostruito intorno al 1670 dalla contessa Ottavia Thea Porta, e l'altro chiamato la Casa Rustica.
Nell'edificio seicentesco è situata la Cappella Gentilizia che conserva pregevoli dipinti coevi. Il resto del castello è oggi abitato da diverse famiglie comproprietarie. L'antico fossato, oggi piazza del pallone mi ricorda tanti avvenimenti sportivi, tipici del Monferrato soprattutto il gioco del pallone elastico, oggi conosciuto come palla pugno. Questo è uno sport praticato principalmente nel basso Piemonte e nella riviera ligure di ponente. Uno sport che fece assurgere Castelletto Molina nelle cronache sportive all'inizio degli anni '80, quando la locale squadra ingaggio un campione come Massimo Berruti, richiamando centinaia di spettatori alle partite.
Questo sport era anche amato non solo dagli abitanti del luogo ma seguito da diversi scrittori come Giovanni Arpino che scrisse: "È uno sport globale, da lauro olimpico, perché chi "sa" di pallone elastico è un atleta che ha scienza di corsa, di pesi, di scatti, di belluinità agonistica. È questo il vero, unico Balon..." Ma anche il giornalista sportivo Gian Paolo Ormezzano scrisse: "Uno sport di grandi tradizioni, forte, virile, aristocratico e popolare".
In un angolo della piazza è presente un cartello che indica la distanza chilometrica da Castelletto Molina agli altri comuni piemontesi con cui condivide il toponimo Castelletto: Castelletto Stura (CN), Castelletto Cervo (BI), Castelletto Merli (AL), Castelletto d'Erro (AL), Castelletto Sopra Ticino (NO), Castelletto Uzzone (CN), Castelletto Monferrato (AL) e Castelletto d'Orba (AL) che poco per volta visiterò e di cui mi sono ripromesso di scrivere. Sotto le mura le castello, poco distante dal palazzo comunale si erge la bella chiesa parrocchiale. La chiesa è intitolata a San Bartolomeo Apostolo e anticamente era chiusa tra le mura del castello, poi nel verso la metà del Seicento la chiesa risultante assai danneggiata venne ricostruita e inaugurata il 20 novembre del 1688.
Ancora danneggiata nel XIX secolo venne nuovamente ricostruita con le forme e l'aspetto attuale completamente all'esterno delle mura. La facciata si presenta in due ordini, nel primo ordine vi è l'accesso alla chiesa con un bel portale in marmo. Nella lunetta sopra l'architrave è posta una scultura con un angelo a mezzo busto che distende un cartiglio con iscritto "Posuerunt ma custodem" e sull'architrave vi è la scritta "Il ricordo dei suoi figli caduti nella grande guerra Castelletto volle contribuisse al maggior decoro del suo tempio come armonica espressione del sentimento di religione di Patria 1915- 1918". Il portale si conclude con un timpano spezzato alla base.
Ai lati del portale in due tondi con cornice a festoni sono incisi i nomi dei militari caduti nella prima e seconda guerra mondiale. Nel secondo ordine sopra il portale si erge in una pseudo nicchia la stata di Cristo a braccia aperte in segno di accoglimento, ai sui lati due ampi finestre rettangolari ad arco tutto sesto e cornice liscia. Il secondo ordine è tripartito da lesene con capitelli corinzi che sembrano sostenere un marcapiano con festoni.
Benché il tetto sia a capanna la facciata si chiude con una pseudo balconata che corre lungo la stessa con ai lati alcune fiammelle decorative in ampi vasi, mentre al centro della stessa si erge il campanile con i quadranti dell'orologio sopra alla cella campanaria. Sotto questa in asse con la pseudo balconata vi è una finestra a serliana che s'affaccia sul sagrato della chiesa. Accedo alla chiesa che è in stile barocco a navata unica, ben illuminata e dai ricchi arredi liturgici con diversi affreschi alle pareti.
Dopo aver visto una lapide all'ingresso della chiesa parrocchiale che ricorda un altro insigne castellettese, ossia l'architetto cav. Don Alessandro Thea che disegno la facciata della chiesa, lascio questa bell'edificio religioso che tra l'altro è posto in una fantastica posizione panoramica dominante la sottostante vallata. Inizio a salire verso l'ingresso del castello e lungo la strada che percorro vi è la casa parrocchiale ove in facciata è affrescato il ritratto dell'arciprete Don Amilcare Ruella, definito pastore zelante, educatore rigoroso e sensibile ai problemi del mondo del lavoro agricolo e che fu Parroco di questa comunità dal 1953 al 2004.
Raggiunto il portone d'accesso del castello, vi trovo sul fianco la chiesetta o oratorio dell'Annunziata detta del Castello. In realtà era la Cappella della Confraternita dei Disciplinati, intitolata all'Annunciazione della Vergine Maria. Edificio sicuramente antecedente al XV che nel XVI secolo fu talvolta usata come luogo di riunione del "Magnifico Consiglio" ossia quello che era il consiglio Comunale del paese. Nell'arco della sua storia fu ripetutamente danneggiata sia da incursioni militari che da terremoti. La trovo chiusa ma vengo a sapere che è ad aula unica con soffitto a botte. Interno è stato decorato o ridecorato negli anni 50 del secolo scorso e il terremoto del 2000 ha danneggiato assai la chiesetta ivi compreso l'altare in mattoni e stucco affrescato a finto marmo.
Degno di nota potrebbe essere il tabernacolo ligneo del XVII secolo, necessitante comunque di restauri. La facciata della chiesa è semplice, in mattoni intonacato con una porta d'accesso priva d'ornamenti e di finestre poste anteriormente. Unico decoro, una affresco assai danneggiato posto sopra la porta d'accesso. Un campani letto a vela è posto in facciata sul tetto a capanna. Continuo ad aggirami per il borgo e mentre osservo le belle case con ampi cortili, percorrendo via Mazzini vi trovo l'Ufficio Postale che è collocato dentro ad un edificio che doveva essere un antica chiesa o oratorio ma di cui non trovo traccia.
La facciata però indica la sua primitiva destinazione: due lesene delimitano la facciata e pare sorreggere un ampio frontone triangolare sporgente con al culmine dello stesso una croce in ferro ne ricorda l'uso. Il portone d'accesso è sostituito da una metallica saracinesca e un rosone centrale ne completa la facciata. Quasi di fronte a questa ex chiesa vi è una lapide marmorea che mi fa sorridere in quanto vieta ai ragazzi il gioco del pallone.
Proseguendo la passeggiata trovo un edificio religioso, ossia la chiesetta di San Rocco, posta all'inizio di un bel viale alberato che poi scopro essere il viale della Rimembranza, infatti riporta ogni albero la targhetta di un militare caduto nella grande guerra. Ciò evidenzia come la popolazione e la sua Amministrazione comunale sia attaccata ai valori della Patria e al ricordo dei suoi concittadini periti nella sua difesa. Questa chiesetta è adiacente ad un edificio che era adibito ad asilo e una targa marmorea posta sull'accesso edificio riporta: asilo infantile Donna Maria Thea Parma.
La chiesetta intitolata a san Rocco come l'intero edificio è in mattoni a vista con fattezze semplici e con tetto a capanna. Ritorno a prendere l'auto e poi ripercorro il viale delle rimembranza fino a raggiungere il bivio per Mombaruzzo e Acqui Terme, dove si erge la chiesa del Santuario Madonna della Neve. Questo edificio è del 1905 e sostituì un omologo edificio, assai più antico che era situato e che edificato sulla destra del rio Casalasco sulla strada che conduce ad Alice e che nel 1756 già risultava diroccato. Quest'ultimo fu restaurato a fine XVIII secolo ma andò poi nuovamente in rovina.
L'attuale edificio fu edificato in località "Croce" ossia ove era stata collocata la croce delle Missioni popolari ancora oggi esistente. Le croci erano poste a ricordo delle missioni di predicazione fatte allo scopo di evangelizzare e riavviare un processo di impegno spirituale pastorale, oppure potenziare il cammino spirituale e apostolico delle singole parrocchie. L'edificio si presenta assai alto, interamente in mattoni a vista, munito di campanile con una sola porta d'accesso.
Lascio così Castelletto Molina, situato in un paesaggio naturale, ottimo per chi cerca quiete e relax e nonostante il suo territorio sia solo di circa 3 km quadrati è ricco di storia e tradizioni. Un territorio caratterizzato da dolci colline coltivate per lo più a vigneti con ottime produzioni di vini quali Barbera, Moscato, Brachetto d'Acqui, Dolcetto e Cortese.