Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il cambiamento di stagione dopo l'8 agosto 1991

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Nave VloraEra proprio l'8 agosto, un giorno come oggi ma di vent'anni fa, quando la nave Vlora, proveniente da Durazzo, attraccava di primo mattino al porto di Bari sbarazzandosi del suo carico di migliaia di disperati.
Si trattava della prima imbarcazione arrivata dalle coste albanesi con un carico consistente di migranti, segnando l'inizio di una tragica epopea e anche un passaggio epocale per l'Italia che da nazione di emigranti passa ad essere una terra d'immigrazione.
L'arrivo della motonave ricordava vagamente i piroscafi carichi di siciliani, calabresi, campani, veneti, marchigiani, piemontesi ecc. che già da fine ‘800, con borse di cartone si avventuravano in terre lontane e straniere, senza conoscere né lingua né usi e costumi, alla ricerca di un pezzo di pane e di un futuro migliore.
L'Australia, gli Stati Uniti, l'Argentina erano le terre prescelte dagli emigranti Italiani così come L'Italia lo è stata ieri per gli albanesi e le popolazioni dell'est europeo ed oggi lo è per i nord africani.
Allora prevalse per lo più lo spirito dell'accoglienza, come fu anni prima per una manciata di vietnamiti che sui famosi boat-people scappavano da una guerra infinita. Gli albanesi erano attratti dalle luci e dai lustrini di un paese votato al consumismo dove Raffaella Carrà elargiva milioni di lire nei più seguiti talk show televisivi e ci faceva apparire come il paese dei balocchi.
Qualcuno li definì "un popolo di straccioni", ma la maggioranza di queste persone cercava un futuro migliore e scappava da una dittatura comunista estremista, anche se tra loro una buona parte era formata da delinquenti comuni "fuggiti" dalle patrie galere. Era l'inevitabile conseguenza del crollo del muro di Berlino che nel 1989 aveva iniziato il processo di dissoluzione dell'U.R.S.S.
In quegli anni pareva che tutto andasse per il meglio, che il mondo stesse finalmente entrando in un periodo di benessere globale, un periodo o meglio un epoca di miracoli, ma ciò fu subito facilmente smentito da una serie di conflitti armati che iniziarono a insanguinare i paesi dell'ex blocco sovietico, fino a spostarsi in Medio-Oriente con la prima guerra del Golfo Persico e il cambiamento degli attori nell'interminabile conflitto in Afghanistan.
La fine della contrapposizione tra i due blocchi EST-OVEST produsse una infinita serie di micro-conflitti, non sempre armati ma anche sociali ed economici, creando soprattutto uno squilibrio tra i paesi più ricchi e i più poveri, e ciò in un crescendo esponenziale.
La nascita di nuove potenze economiche e militari come Cina ed India ed oggi il Brasile spinge la creazione di nuovi mercati e nuove alleanze militari, ma anche di manodopera a basso prezzo e territori da sfruttare e a farne le spese per primo è proprio il continente africano, dove nuove dittature prendono il posto di quelle vecchie, e dove non ci sono grandi masse di migranti che si spostano assistiamo quasi impotenti a stermini di massa ( il Ruanda per esempio).
Il vecchio continente si trova ad essere in prima linea, con il Mediterraneo che diventa un grande cimitero, il più grande cimitero del mondo che ingoia i cadaveri di migliaia di disperati che fuggono da miserie, guerre e malattie endemiche. L'Italia si trova ad essere una banchina nel mare "nostrum" e le borse di tutto il mondo iniziano a barcollare come un grattacielo senza fondamenta.
E mentre i migranti premono per entrare nel vecchio continente, ripercorrendo la strada degli albanesi che furono i primi, le nazioni europee che idealmente si sono unite nell'Unione europea, dimostrano nei fatti di rinchiudersi a riccio ritrovando le vecchie reminiscenze nazionalistiche dei tempi più bui.
Il nostro Paese che da sempre è vista solo come nazione di transito dai nuovi migranti è però divenuta una trincea naturale per gli altri paesi europei ed un ostacolo da superare per i migranti.
L'Italia dell'epoca degli sbarchi albanesi si trovò nella bufera, con il crollo della prima Repubblica e la dissoluzione dei maggiori partiti ai quali seguì il trionfo del qualunquismo e dell'antipolitica che ne determinò un mutamento radicale.
In quel periodo, come oggi senza molte differenze, la fa da padrone chi sa sfruttare i periodi di "non governo".
Se dopo lo sbarco albanese si trovava manodopera a basso costo e nella maggior parte dei casi reclutata in nero per lavori che i nostri connazionali rifiutavano soprattutto nell'edilizia e nell'agricoltura, oggi lo si fa con l'immigrazione africana.
I migranti diventano presto i nuovi italiani, anche se non per la legge, salvando in pochi anni le nostre scuole avviate alla chiusura per la scarsa natalità italiana, riempiendo le classi di piccoli musetti, gialli, neri, caffellatte o dai capelli biondi provenienti dall'est.
La politica iniziale dell'accoglienza è diventata populisticamente una politica del rifiuto o del respingimento da quando qualcuno paventò l'idea che la nuova classe dirigente italiana potesse diventare multicolore. Siamo tornati nuovamente ad essere regionalisti, coloriamo con diverse terminologie i luoghi di detenzione dei nuovi migranti definiti irregolari, chiamandoli centri di permanenza temporanea o centri di identificazione ed espulsione; luoghi dove solo dopo 18 mesi di "fermata obbligata" vieni rispedito come un pacco al mittente nel paese di origine nonostante che la gran parte di loro non avrebbe comunque voluto fermarsi in Italia ma raggiungere altri paesi e non solo europei.
Oggi ricordando l'8 agosto 2011 celebriamo lo sbarco della Vlora, di quell'8 agosto del 1991 e lo facciamo con grande retorica ma il termine accoglienza utilizzato è divenuto per lo più una parola grottesca, ove in questa Europa del rigore morale si mescola disprezzo, paura e negazione spesso di diritti fondamentali come la libertà, dove il migrante diventa business se trattenuto nei C.I.E. per il quale mantenimento lo stato italiano, con contribuzione europea versa 34 euro al giorno a persona a chi gestisce questi Centri di "accoglienza", senza contare il business dei trasporti ecc., tutto a favore di società ed associazioni di volontariato che sono onlus o che comunque si dichiarano senza scopo di lucro sia pubbliche che private.
Il tutto sotto il vigile controllo e coordinamento di una Protezione Civile che in questi anni ha trasformato le sue competenze specifiche in quelle di una organizzazione tuttofare.
Ma cercherò di ricordare in un altro post, anche momenti edificanti in questa gestione di cose che ormai non hanno evidenza giornalistica, rivivendo il valore e l'umanità di tanti volontari che dallo sbarco degli albanesi del 1991 continuano a mettere l'umanità davanti a tutto.