Gli eventi principali si svolgono tra Gennaio e l'inizio di Marzo e le più note località per vivere questi giorni di festa e di allegria sono certamente Venezia e Viareggio. Eppure non tutti sanno che in Italia sono tantissime le città, ma anche località minori che si animano di carri, folclore e musica. Venezia è sicuramente una delle mete più ambite. Ho avuto il piacere ormai qualche lustro fa di parteciparvi e posso francamente affermare che è splendido passeggiare per le calli per vedere sfilare splendide maschere in stupendi costume. Fortunato è chi riesce a partecipare alle feste di ballo che si svolgono nei cortili e nelle belle residenze nobiliari di Venezia. Cosa dire poi di quei costumi settecenteschi che vedi trasportate da gondole che sembrano volare sul filo d'acqua dei canali.
I costumi del carnevale veneziano sono all'insegna dello sfarzo e dell'eleganza con l'intento di ricostruire l'epoca sfarzosa ed aristocratica di Venezia. Momenti culmine del Carnevale di Venezia sono: Festa delle Marie, dove dodici giovani ragazze sfilano per la città e ricevono premi in ricordo del rapimento e della liberazione di dodici promesse spose ai tempi del doge Pietro Candiano III nel 1039; Il Volo dell'Angelo, quando la vincitrice del concorso di bellezza delle 'Marie' del Carnevale dell'anno precedente si lancia dal Campanile di San Marco attaccata ad una fune per raggiungere Palazzo Ducale e lo Svolo del Leon, che conclude il Carnevale con un tributo al Leone Alato simbolo della città.
Viareggio invece ha un carnevale che trova il suo culmine con la sfilata sul lungomare di mastodontici carri allegorici. Quello di realizzare questi carri con figure in cartapesta e un arte che si tramandano gli artigiani da padre in figlio. Le maschere rappresentate, spesso si rifanno a temi d'attualità e riproducono personaggi famosi della politica, dello spettacolo e dello sport che spesso vengono anche simpaticamente dileggiati. Ma credo che molti conoscano anche il carnevale che ha luogo a Putignano, cittadina pugliese in provincia di Bari che ha una bella sfilata di carri allegorici in cartapesta con moltissime persone mascherate intente ad animare questa simpatica carovana. La figura più importante e caratteristica è Farinella di cui ha preso il nome anche un piatto tipico della cucina tradizionale locale, fatto con farina di ceci e orzo.
Non meno importante e noto è il Carnevale sardo che si svolge a Mamoiada in provincia di Nuoro. In questo paese al centro della Barbagia a farla da protagoniste sono i Mamuthones e gli Issohhadores maschere della tradizione e folclore locale. I primi indossano vestiti fatti di pelliccia, portano una maschera in legno scuro e hanno addosso pesanti e grandi campanacci, mentre al collo portano campanellini più piccoli. Gli Issohhadores sono invece abbigliati con camicia e pantaloni bianchi, una giubba rossa e un scialle colorato femminile. Costoro si muovono lanciando una corda per catturare gli spettatori che una volta catturati devono offrire da bere per essere liberati. Sempre in Sardegna a Ottana, un piccolo paese nell'entroterra di Nuoro la maschera tradizionale del Carnevale è la Filonzana, personaggio femminile; vestita con una lunga veste, copricapo e maschera nera. Costei impugna un fuso e porta al collo una forbice. Un personaggio che rappresenta la tradizione, la protezione del gregge. Infatti le altri personaggi mascherati sono i boes e i merdules, ossia i buoi e i pastori che percorrono le strette strade del paese. I boes personaggi vestiti pelo con lunghe corna si sfidano a cornate mentre i merdules cercano di radunarli schioccando la voette, una sorta di frustino.
A Fano in provincia di Pesaro e Urbino, invece a essere protagonisti sono i carri allegorici sempre in cartapesta. Dai carri vengono lanciate enormi quantità di dolciumi. Il carnevale si chiude con il rogo o abbruciamento del Pupo; una maschera con le sembianze caricaturali del più famoso personaggio del momento. Il personaggio caratteristico di questo Carnevale che ostenta manie di grandezze alla francese e che nella piazza principale dava le "grida"degli editti napoleonici, è el Voulòn detta comunemente el Pup, simbolo del Carnevale, che, come capro espiatorio, ogni martedì grasso viene arso in quella stessa piazza in cui aveva annunciato leggi e decreti. El Voulòn è una sorta di menestrello spavaldo, rutilante e buffone. A Cento in provincia di Ferrara la sfilata si svolge in corso Guercino, con colorati carri con splendide opere in cartapesta e circondati dai balli sfrenati dei figuranti. Questo carnevale è gemellato da diversi anni con il famoso Carnevale di Rio de Janeiro. Tasi è il Re del Carnevale ed è la maschera tipica di Cento. Tasi, Re si contraddistingue dal cilindro e dalla sua inseparabile volpe bianca, riporta nei tempi moderni le radici della cultura popolare centese e rappresenta la coscienza degli abitanti di Cento. La leggenda narra che Tasi, essendo costretto a scegliere tra la moglie e un buon bicchiere di vino, scelse di andare all'osteria. Al termine dell'ultima giornata di sfilate si svolge il tradizionale rito propiziatorio, e così un enorme Tasi di cartapesta viene messo al rogo, dopo aver recitato il suo testamento, in cui mette alla berlina i vizi dei personaggi centesi famosi.
Mentre tra i miei preferiti c'è il carnevale di Ivrea in provincia di Torino, soprattutto famosa per la battaglia delle arance. La battaglia avviene tra arancieri che lanciano una incredibile quantità di questi frutti non edibili contro a cavalieri mascherati che rispondono al lancio di arance con altre arance gettate da carri trainati da cavalli. La battaglia delle arance che si svolge tra le strade e piazze della bella cittadina rimanda alle lotte che i cittadini hanno affrontato contro i feudatari per difendersi delle angherie e ingiustizie da questi compiute. La figura principale del Carnevale eporediese è Violetta, la figlia di un mugnaio. Costei indossando un capello frigio rosso si ribello al tiranno che la voleva applicare lo ius primae noctis. Il cappello rosso è assolutamente indispensabile averlo durante la battaglia della arance per non essere oggetto di diventare bersaglio del tiro di arance.
Invece a Ronciglione in provincia di Viterbo, un Carnevale tra i più antichi d'Italia è composto da diversi spettacoli che va dalla cavalcata degli Ussari ai "Nasi Rossi" fino al Corso di Gala che racconta la voglia di lasciarsi tutto alle spalle: lavoro, fatiche, problemi di famiglia e lanciarsi in uno sfrenato divertimento che non ha età, il tutto per dimenticare ogni sorta di traversia quotidiana. Sono migliaia le persone divise in gruppi mascherati che accompagnati da bande folcloristiche e carri allegorici, affollano le antiche strade rinascimentali e barocche della cittadina. È il suono del "campanone" che annuncia la festa, ne segue la consegna delle chiavi del paese a Re Carnevale e con la Cavalcata degli Ussari si avvia ufficialmente il carnevale con i suoi divertimenti. La maschera ronciglionese di Nasorosso, ubriacone che viene dal mondo sotterraneo delle cantine per portare, con il suo vaso da notte ricolmo di maccheroni, abbondanza e fecondità.
Il Carnevale più antico del Piemonte è quello di Santhià in provincia di Vercelli. Il momento più importante del Carnevale di Santhià sono i Giri di Gala della sfilata di carri allegorici con centinaia di maschere che scherzano e ballano al suon di musica. Le maschere ufficiali del Carnevale Santiatese sono Stevulin 'dla Plisera e Majutin dal Pampardù, due luoghi effettivamente esistenti, cascine dei dintorni di Santhià. Le maschere impersonano le figure di due contadini, sposi novelli, che sarebbero arrivati in città durante il periodo di Carnevale mentre vi era al potere era un signorotto locale. Per volontà popolare e come dimostrazione di magnanimità, il signorotto acconsentì a consegnare le chiavi della città ai due giovani e gli permise di governare e amministrare la giustizia per tre giorni. Il Carnevale si chiude con in Rogo del Babaciu, il Re del carnevale, nella piazza centrale, fra il suono delle campane a lutto e le note di una marcia funebre, che si tramuta dopo poche note nella danza popolare della "monferrina".
Il Carnevale in Val di Fassa, in provincia di Trento è il carnevale ladino per eccellenza. Anche qui i carri allegorici percorrono le strade e si organizzano eventi e teatro in piazza. Tipici del carnevale sono i nastri colorati del Bufon, del Laché e le Facères, le tipiche maschere in legno realizzate dagli artigiani della zona. Il Bufòn ha un grande naso da cui pende una bottiglietta o un fiaschetto di vino e il cappello a cono ed è un racconta storie, il Laché apre il corteo mentre i Marascòns agitano i campanacci in bronzo annunciando il loro arrivo.
Definito "il più bel Carnevale di Sicilia", è quello di Acireale in provincia di Catania. Qui i carri che sfilano per le vie della città sono allegorico-grotteschi ed in cartapesta, sono bellissimi perché lavorati e decorati nei minimi dettagli. Le tradizionali maschere locali sono gli Abbattazzu, vestiti in maniera stravagante, usavano portare grandi parrucche bianche in testa, indossando abiti di damasco ricchi di fronzoli e portando in giro grossi libri. Secondo alcuni storici, la maschera ironizzava sulla classe clericale del XVII secolo. Carnevale, quello di Acireale che ha comunque molte altre maschere tradizionali. Ma il Carnevale che ritengo più caratteristico, benché molto piccolo e famoso solo nel basso alessandrino è la Lachera di Rocca Grimalda. La Lachera è un rito carnevalesco che consiste sostanzialmente in una danza con accenni di teatro ove i personaggi fissati dalla tradizione si confrontano e interagiscono tra loro con maschere e costumi differenti che richiamano diversi ruoli e significati.
I personaggi sono molti e hanno ruoli ben precisi tramandati dagli anziani della comunità. I costumi rispecchiano diversi periodi storici: dai damerini settecenteschi, spadaccini seicenteschi, personaggi della commedia dell'Arte più popolare e altri ancora. Secondo la tradizione le origini del rito risalgono ad una coppia coraggiosa di sposi, che durante il medioevo si ribellarono ad un tiranno che pretendeva di esercitare lo ius primae noctis; il feudatario mandò i suoi sgherri a reprimere la rivolta ma i soldati passarono presto dalla parte della popolazione locale che tutta partecipò alla ribellione, sfilando orgogliosamente per le strade del paese in segno di sfida. Il corteo è coloratissimo, composto dai Trapulin personaggi simili agli arlecchini, da un personaggio diabolico, il Bebè, in parte uomo, in parte donna e in parte capra, che si diverte a scherzare, a infastidire il pubblico. I Trapulin sono gli unici personaggi della rappresentazione ad avere i baffi, simbolo di prestigio e autorevolezza, e si fanno garanti come custodi della tradizione, schioccando a ritmo di musica le loro fruste infiorate.
Il feudatario è invece l'Uomo nero che segue il corteo, che è pieno di colori e di movimento, e talvolta cerca di rientrare sulla scena ma viene energicamente scacciato. La Lachera è una danza itinerante al cui centro sono collocate le figure dei due "Sposi" scortati da due Zuavi a significare i soldati del feudatario, insieme a due Damigelle o Ballerine: innanzi e dietro a questo gruppo i due lacchè ossia i servitori che danzano in una serie di sgambetti a tempo di musica, saltano di fronte a spade incrociate e dirigono il corteo delle maschere, essendo i padroni allegorici del carnevale. Si balla, sempre in corteo la Giga danzata dagli sposi e dai lacchè insieme ed ognuno effettua passi differenti al suono di violini, ghironde e organetti. Invece il Calisun è la danza più simbolica della Lachera, ove la sposa prima viene contesa da servitori del feudatario impersonati dai lacchè ma poi si ribella e li scaccia con decisione in un susseguirsi di sgambetti e salterelli al ritmo dei musicanti. Oggi il Carnevale da rito scaramantico e di auspicio è diventato soprattutto un momento di festa che unisce l'intera comunità per dimostrare la vivacità e la caparbietà dei propri abitanti.
Il Carnevale è soprattutto una festa che diverte e che permette a tanti di poter dimostrarsi quello che nel quotidiano non si è, o di canzonare, beffare, burlare, deridere, schernire, dileggiare i potenti del momento.