Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Casasco

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CasascoStamani non ho fatto molta strada per raggiungere il borgo, obiettivo del mio girovagare. Ho lasciato da poco la strada provinciale 100 della Val Curone per percorrere un breve tratto della provinciale 118 che unisce la Val Curone con la Val Grue, attraversando piccoli borghi, in su e giù dalle propaggini appenniniche. Raggiungo così il piccolo comune di Casasco che già da in lontananza sembra arricciato su un cucuzzolo. Il Comune di Casasco è situato su di un'altura che fa da spartiacque tra la Val Curone e la Val Grue, da dove l'occhio spazia sulle due valli.
Il borgo ha una storia assai antica, testimoniata da ritrovamenti di reperti attribuibili con verosimiglianza all'epoca romana. Compare in epoca longobarda fra i possedimenti dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio assieme ad Avolasca. Ma le prime notizie certe risalgono a documenti del IX – X secolo, dove il paese risulta "domusculta" del Monastero di Bobbio. Nel Medioevo appartenne prima al comitato e poi all'episcopato di Tortona. Casasco entrato insieme a Magrassi, tra i possedimenti controllati dal vescovo di Tortona, ne affidò la giurisdizione ai tortonesi Opizzoni. Questi ultimi furono tra coloro che parteciparono alla difesa di Tortona, assediata nel 1155 da Federico Barbarossa.
Caduta Tortona nell'aprile di quello stesso anno, gli Opizzoni furono confinati a Casasco e Magrassi, dove era il loro castello, di cui oggi non rimane però alcuna traccia. Il borgo rimase nell'orbita del Comune di Tortona, per poi passare alla famiglia Guidobono Cavalchini, che ne mantenne il possesso fino alla fine del Seicento. Nel 1698 il territorio venne infatti acquisito dai Busseti, anch'essi tortonesi, titolari di un vasto marchesato che comprendeva Avolasca, Cerreto Grue e Montegioco.
Nel periodo fascista Casasco fu tra quei pochi Comuni che non furono smembrati o accorpati ad altri, vicini, più grandi ad eccezion fatta per la frazione Tassare, unita ad Avolasca per ragioni logistiche. Raggiungo così il piccolo borgo e non ho difficoltà a parcheggiare nella piccola piazza antistante il Municipio. Si tratta di un modesto ma aggraziato edificio che ospita anche l'ufficio postale. Sul Municipio è affissa una lapide marmorea che ricorda i suoi caduti delle due guerre mondiali. Le poche strade corrono intorno alla collina sulle quali si affacciano le poche case del borgo.
Sul culmine del colle si erge la chiesa parrocchiale intitolata a Santo Stefano. L'edificio fu edificato tra il 1925 e il 1928 su parte del vecchio cimitero e in sostituzione della vecchia chiesa, ormai pericolante. Della antica chiesa, databile XV secolo, rimangono tratti di mura che recano ancora infisso una croce di stile romanico. La facciata della chiesa è intonacata e tinteggiata, presenta una scalinata di accesso in lastre di marmo bianco, ha un portone ligneo a due ante ed è sormontato da un alto architrave modanato in stucco. Sopra ad esso vi è un affresco raffigurante Santo Stefano Protomartire. Agli angoli si trovano due paraste terminanti in capitelli modanati, cui si appoggiano le falde del tetto a capanna. Sotto il culmine del tetto vi è un bel rosone centrale. Il campanile, realizzato nel 1920 si eleva sul lato sinistro della chiesa, presso l'abside. La chiesa si presenta a una sola navata scandita dagli intervalli regolari delle paraste laterali, dalle quali partono gli archi a tutto sesto delle volte a botte della copertura, terminanti in lunette laterali. L'area presbiteriale, rialzata rispetto al piano dell'aula, termina con abside rettilineo.
Faccio un giro intorno alla chiesa per poter ammirare le antiche case realizzate in pietra e laterizio. Purtroppo in paese molte case sono disabitate e meriterebbero un accurato restauro e soprattutto di essere vissute, vista anche la tranquillità del luogo. Riprendo l'auto e dopo pochi chilometri mi ritrovo all'osservatorio astronomico naturalistico di Casasco. L'Osservatorio Astronomico Naturalistico fu realizzato nel 1997 ad opera di privati. La sua collocazione sulla costa di Magrassi è data dalla sua facile accessibilità in una zona ad inquinamento luminoso moderato. La struttura è diventata rapidamente non solo un richiamo turistico ma soprattutto un luogo di ricerca e studio per le scuole.
Nei suoi pressi vi è la "big bench" la grande panchina che s'affaccia direttamente sull'antico borgo di Casasco e sulle splendide colline circostanti. La zona è paesaggisticamente e naturalisticamente molto accattivante ed è stata scelta come area di osservazione della pernice rossa che ha trovato il suo habitat ideale. Infatti le sue colline conservano ampi spazi di coltivo a frumento e vigneti, inframmezzate da siepi e boschetti di roverella ed aree incolte.
Raggiungo così la frazione Magrassi. Ad accogliermi è la chiesa intitolata Santa Maria del Rosario con la sua abside semicircolare. La chiesa di Magrassi era parrocchia già prima del 1523 e per vie di pestilenze e guerre la popolazione di Magrassi diminuì notevolmente tanto che pur mantenendone la titolarità fu officiata dal parroco di Casasco, nonostante diversi tentativi di poter disporre un proprio parroco. In precedenza la chiesa era intitolata a Santa Maria fino alla seconda metà del XVIII secolo. L'edificio subì diverse ricostruzioni e restauri a partire dal XVI secolo, gli ultimi rimaneggiamenti e ampliamenti sono avvenuti tra il 1918 e il 1930.
L'ultimo parroco di Magrassi, fu Don Giacomo Motta, morto nel 1953, sempre a lui si devono gli ultimi restauri e la costruzione dell'edificio scolastico. Fu sempre Don Motta a far dichiarare patrona della chiesa e della borgata Sant'Anna, a cui oggi ne confondono l'intitolazione della chiesa. L'edificio è realizzato interamente in pietra e solo la facciata si presenta intonacata. Ha un tetto a capanna con un frontone curvilineo. Non presenta in facciata nessuna finestra se non una finestra tamponata sotto il culmine del frontone, con al centro un piccolo altorilievo, credo della Madonna. Il campanile, intonacato si eleva sulla destra della chiesa in posizione posteriore, presenta un orologio sotto la cella campanaria. Quest'ultima è sormontata da una lanterna tondeggiante. Sul lato della chiesa vi è una lapide marmorea in cui sono incisi i nomi dei caduti nelle due guerre mondiali di Magrassi. Dietro la chiesa, ove ora insiste un prato, un tempo vi era il vecchio cimitero. Il borgo è assai piccolo e le case abitate, soprattutto cascinali sono poche, ma certamente è un luogo appartato e serafico.
Mentre torno sulla strada provinciale 100, unico modo per raggiungere un altra borgata di Casasco senza fare strade sterrate, ricordo che il toponimo di Casasco, considerato che ha terminazione in "asco" è verosimilmente dovuta ad un influsso del dialetto ligure, oppure un prediale dal gentilizio latino ma di origine celtico-ligure Camarius con suffisso "anus". Infatti nel 1168 è documentata come Cassascus. L'economia del borgo è sicuramente basata sull'agricoltura e i prodotti maggiori vanno dal vino alla frutta di alta qualità, ma anche frumento e mais.
er raggiungere la località Poggio, devo percorrere una lunga, stretta e tortuosa strada che comunque essendo immersa nel verde offre spettacolari panorami. La borgata è piccolissima, alcune cascinali con maneggi, residenze estive e soprattutto vi è l'unica presenza ricettiva dell'intero territorio comunale. Si tratta di un agriturismo con cucina tipica piemontese e la possibilità di soggiornare in un luogo con paesaggi incredibili, godibili anche dalla piscina della struttura ricettiva.
Non posso che tornare a casa, soddisfatto di aver potuto girovagare per gli Appennini alessandrini.