Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Feriolo

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FerioloLa giornata, di per sé già soleggiata, è diventata più luminosa appena ho raggiungo Feriolo, frazione di Baveno che conserva un patrimonio storico-culturale incredibile. È uno dei luoghi che ho sempre ritenuto tra i più incantevoli del lago Maggiore. Percorrendo la strada litoranea che da Baveno conduce a Feriolo, sul Golfo Borromeo, subito mi attraggono i colori vivaci delle case allineate lungo la riva, con le piccole imbarcazioni ormeggiate sul lago.
Parcheggiata l'auto inizio il mio girovagare sul lungolago di Feriolo, forse anche questo uno dei più caratteristici del Lago Maggiore. Vi sono spiaggette su cui si affacciano sia rurali abitazioni con bei balconcini, ma anche tante piccole attività commerciali e di ristorazione. Il turismo, in particolare quello straniero ha da sempre scelto questo tranquillo luogo di villeggiatura, complice uno scenario particolarmente suggestivo che durante la sera, quando le acque del lago riflettono la luce dei tanti lampioni che lo costeggiano deve essere magnifico.
Se oggi Feriolo è un importante centro turistico, soprattutto per gli amanti del campeggio, lo deve anche alla sua origine molto antica. Infatti esisteva un castello, risalente al XII-XIII secolo, oggi non rimane altro che un breve tratto del recinto interno e i resti della torre centrale. La sua felice posizione d'importanza strategica già durante l'epoca romana ne ha sempre fatto un luogo di passaggio e di commerci, proprio per essere all'imbocco di una valle e di un'importante via di comunicazione che conduce sul lago d'Orta e in valle Strona. Infatti a Forum Iulii, la Feriolo romana, Giulio Cesare ricorda di aver fatto costruire una strada lungo la quale transitò Sergio Galba con la XII legione.
Il suo castello aveva così sia una funzione difensiva che di controllo. In origine il Castello, raggiungibile solo attraverso un sentiero, posto in posizione elevata dal lago, su un promontorio, presentava due giri di mura realizzate in granito locale ben squadrato. La torre, ancora parzialmente visibile, si elevava un tempo per nove metri, su una pianta quadrata di granito; in posizione strategica e privilegiata. La sua posizione era stata scelta per poter comunicare con quella di Mergozzo a nord e con quella dell'Isolino di San Giovanni a sud.
Ma il primo documento che cita realmente il castello di Feriolo o Ferreolum Castrum è dei primo anni del 1200 in una lettera del Vescovo di Novara, Tornielli, all'arcivescovo di Milano Enrico da Settala. Nel tratto di strada che da Baveno giunge alla frazione di Feriolo infatti sono numerose le cave che si susseguono, caratterizzandone l'intero contesto ambientale. Dalle cave si estrae, oltre al prezioso granito rosa, ma si possono trovare tante altre specie di minerali diversi, come ad esempio la "Bavenite", la "Bazzite" e la "Flourite".
L'estrazione del granito, già a partire dal XVI secolo ha segnato profondamente la vita del borgo. Il suo granito, venne utilizzato soprattutto nell'architettura lombarda, ma fu esportata anche all'estero. Nel 1356 quando gli Estensi, Gonzaga e marchese di Monferrato si allearono contro i Visconti per il dominio del Verbano, negli scontri il castello di Feriolo avrà parte importante, nei combattimenti in cui prevalsero i Visconti. Costoro ne rimarranno signori fino al primo ventennio del XV sec. Infatti poi dal 1439 al 1447 fu infeudato Vitalino Borromeo come molti altri luoghi del Vergante.
Gli Sforza rinnoveranno ai Borromeo le prerogative feudali sul Verbano fino alla Rivoluzione Francese. Feriolo come tutto il Vergante e il Verbano fu colpito dalla peste di manzoniana memoria del 1630. Feriolo fu purtroppo anche scenario della battaglia del 1798 tra patrioti cisalpini e napoleonici contro i Savoia. I patrioti furono sconfitti ma poco dopo, Carlo Emanuele IV abdicava e il Piemonte venne annesso alla Francia. L'evento più drammatico che vide Feriolo, purtroppo protagonista accadde nel 1867, quando una frana travolse una parte del paese, che sprofondò nel lago.
Il paesino sommerso come è ricordato giace a 18 metri di profondità e si possono ancora vedere i resti delle case inghiottite dalla voragine. Quel 15 marzo si stava costruendo il nuovo porticciolo e insieme all'abitato sprofondò un tratto della strada del Sempione, la tragedia provocò la morte di 17 persone, mentre il giornale il "Gazzettino" del 1955, nel ricostruire la tragedia scrive di 14 vittime di cui 5 bambini, insieme a 18 bovini, 3 cavalli con i relativi carri e 8 fabbricati.
La mia passeggiata sul lungo lago è fantastica con vari giochi di luci e con i riflessi delle costruzioni sulle acque del lago. I bambini con le loro mamme si gustano il loro cono gelato, altri corrono e giocano tra gli alberi. I ristoratori scaricano le merci acquistate per la loro attività e qualche anziana signora chicchera con le amiche seduta sulle panchine. Uomini attempati sono invece intenti a leggere il giornale. Raggiungo così una piazzetta dove insiste l'imbarcadero, un monumento e in posizione rialzata la chiesa parrocchiale.
Il monumento in granito rappresenta un grande mulo scalciante sopra ad un gruppo di case. Infatti il mulo è l'animale simbolo di Feriolo. Sosto qualche minuto vicino al pontile per godermi questo spettacolo pittoresco che offre il pacifico lago, in lontananza piccole barchette e in traghetto che collega le due sponde di due diverse regioni. Le calme acque riflettono il cielo e le montagne circostanti creando uno scenario mozzafiato. La natura sui versanti è ricca e rigogliosa con alberi e vegetazione che aggiungono colore alla scena.
I puntiformi centri abitati sui versanti delle montagne e lungo il lago sembrano pennellate di un grande pittore. La pace e la serenità che si respirano in questo posto sono davvero uniche e permettono di rilassarsi e godere della bellezza della natura che mi circonda. Già nell'avvicinarmi alla chiesa parrocchiale intitolata a San Carlo già noto sul muretto in pietra squadrata che sorregge il sagrato e la chiesa, una grande lapide in granito rosa in cui sono scolpiti i livelli delle esondazioni del lago del 14 ottobre 1993 e 16 ottobre 2000 che tanti danni fecero a questa comunità.
Salito la lunga scala mi ritrovo sul sagrato della piccola bella chiesa. L'edificio fu edificato come oratorio della famiglia Borromeo, divenne parrocchia nel 1831 e fu ripetutamente rimaneggiata. La chiesa ha accompagnato da sempre la piccola di comunità di pescatori e scalpellini i "picasas" di ieri e quelle più turistiche di oggi. L'elegante facciata è scandita da 4 lesene che corrono nei due ordini, interrotte solo da uno ampio e sporgente marcapiano.
La facciata presenta un frontone a triangolare e nel secondo ordine vi è un affresco, necessitante di un restauro, raffigurante San Carlo Borromeo. Sempre in facciata è segnato il livello raggiunto dall'innalzamento del lago il 3 ottobre 1868 quando le acque si alzarono di sette metri dal livello ordinario, sicuramente fu una situazione tragica e disastrosa per l'intera comunità. L'interno è a navata unica con cappelle laterali; belle le lesene con capitelli corinzi in stucco con foglie di acanto ricoperte in oro.
Nell'abside affreschi raccontano le la via di cristo e di San Carlo Borromeo. Bella altresì la vetrata policroma con la rappresentazione di San Carlo Borromeo. Proseguo la mia passeggiata sul lungo lago fino a raggiungere l'ingresso di un campeggio, è incredibile pensare come dal porticciolo di questo luogo siano partiti i blocchi di granito che hanno raggiunto tutto il mondo per realizzare importanti monumenti ed edifici. Ritorno verso l'auto, anch'io gustandomi un gelato, voglio raggiungere un altro importante edificio posto fuori da Feriolo lungo la strada per Gravellona Toce.
Raggiungo così la seicentesca chiesetta della Madonna della Scarpia, un luogo molto "sentito" dai feriolesi. Questo edificio, riedificato nelle forme attuali dagli scalpellini nelle forme attuali nel XVIII secolo è posto sopra un terrazzo sopraelevato dal piano di campagna, presenta un sagrato in lastroni di pietre oggi un po' sconnesse. La sua forma è a pianta ottagonale con un piccolo campanile a vela.
Ovviamente è chiusa e quindi non posso ammirare la cinquecentesca immagine della Vergine seduta in trono con Gesù bambino seduto in braccio, ma posso ammirare l'elegante portale con stipiti in granito con un bel timpano spezzato a riccioli sopra l'architrave. La porta a due battenti è in legno massiccio e le finestre rettangolari, strombate, sono protette da grate in ferro. Dietro addossata alla roccia la piccola sagrestia. Si tratta di un bel edificio barocco addossato alla roccia della montagna.
Ormai è l'ora di recarmi a pranzo e voglio gustarmi piatti di pesce di lago e subito dopo il lauto pasto rientrerò verso casa.