Il borgo è situato nella parte alta della Valle dell'Elvo, la più aperta e fruibile fra le vallate biellesi. Netro è immerso in un paesaggio collinare e premontano, caratterizzato da verdi prati, intervallati da boschi. Il capoluogo è circondato dalle frazioni di Colla, Castellazzo, Cerea, Trivero e Renecco. Il ridente paese ha molte seconde case inserite nel verde del territorio tra i 1.859 mt. del Bric Paglie e la diga sul torrente Ingagna a 400 mt. s.l.m. Il mio primo obiettivo è il cimitero di Netro, dove si trova Chiesa dell'Assunta.
Dopo aver fatto un bel giro per il capoluogo, mi dedicherò alle frazioni che riuscirò a visitare. Il toponimo di Netro dovrebbe derivare dal nome celtico Neostro, ultimo luogo di difesa qui infatti si rifugiarono i Celti durante l'ultima lotta coi romani e i Salassi. I primi documenti attestanti l'esistenza di Netro risalgono solo al XII secolo, quando il vescovo di Vercelli Uguccione infeudò il paese alla famiglia Recagno, per poi passare nel XIII secolo ai nobili De Netro, che lo cederanno nel 1339 al vescovo Lombardo della Torre. Con Biella entrata sotto il controllo dei Savoia nel 1379 lo segue anche Netro infeudato alla potente famiglia degli Avogadro di Cerrione.
La storia di Netro è sinonimo soprattutto di ferro, infatti fin dalla antichità il paese era conosciuto per l'abilità dei suoi abitanti nel lavorare il ferro. Nelle fucine di Netro in epoca medievale gli artigiani forgiavano e lavoravano armi, elmi, corazze, alabarde, oltre agli attrezzi agricoli. Attività che durò per secoli e si ampliò tanto da essere fornitore dell'esercito spagnolo, francese e piemontese. Nell'epopea napoleonica Netro fu considerata uno dei maggiori centri in cui venivano forgiate le armi per l'esercito imperiale. Raggiungo il piazzale del cimitero dove al suo interno trovo la Chiesa dell'Assunta, ora è adibita a cappella cimiteriale.
Fino al 1621 questa chiesa fungeva da parrocchia di Netro. L'edificio, venne edificato nel corso dell'XI-XII secolo ed inizialmente si presentava con un'unica navata e con la facciata adorna di oculo centrale ed archetti, in seguito venne ampliata a tre navate. Sono proprio gli archetti e l'oculo a far comprendere, guardando la facciata, l'immenso lavoro di ampliamento con le due porte laterali e l'elevazione dell'intera facciata. La struttura architettonica sono quelle tipiche del romanico, con facciata a forma di capanna e l'edificio realizzato con pietre.
La chiesa presenta un campaniletto a vela posto sul culmine del tetto. All'’interno sono conservati degli affreschi del XV secolo posti nell'abside raffiguranti Cristo in mandorla, i simboli degli Evangelisti e gli Apostoli. L'interno è diviso a tre navate con colonne in laterizio che sostengono arcate a tutto sesto. Con l'aumentare della popolazione, una nuova chiesa parrocchiale fu costruita nel centro del paese nel primo ventennio del XVII secolo.
Lascio il cimitero e mi inoltro in auto verso il centro del paese, parcheggiata l'auto inizio ad aggirarmi tra le strette e caratteristiche strade del borgo. Raggiungo così la chiesa parrocchiale, posta vicino al nuovo edificio comunale. L'attuale chiesa parrocchiale intitolata a Santa Maria Assunta è ottocentesca, edificata sul precedente edificio religioso intitolato ai S.S. Fabiano, Sebastiano e Rocco. La facciata con tetto a salienti, si presenta nel primo ordine tripartita da lesene e colonne, mentre il secondo ordine si eleva solo centralmente e presenta un ampia lunetta al centro.
L'accesso alla chiesa, avviene solo attraversata l'unica porta centrale, anticipata da alcuni gradini. Imponente lo sporgente marcapiano che divide i due ordini che pare essere sorretto da colonne e lesene angolari con capitelli ionici. Due finestre rettangolari con arco tutto sesto sono poste ai fianchi della porta, nelle due ali. Accedo alla chiesa che è a tre navate con colonne in laterizio intonacato e affrescato. Belli anche gli affreschi del transetto e della volta, interessante la tela posta nell'abside raffigurante l'assunzione di Maria, ma anche un seicentesca ancona di legno scolpita e dorata.
Continuo a girovagare per il borgo che presenta molte strade selciate in porfido. Sull'angolo del Municipio vi è una lapide che ricorda l'industriale Ernesto Rubino, fondatore delle officine di Netro. La storia di queste officine, inizia con le fucine di famiglia nei primi anni del 1800 con Antonio Rubin Pedrazzo e prosegue con suo figlio Giovan Battista Rubino, padre di Ernesto. La floridissima attività per la lavorazione del ferro che viene sviluppata in particolare proprio da Ernesto Rubino, nominato cavaliere del lavoro nel 1914. Figura di spicco per tutto il biellese che politicamente aveva abbracciato l'idea giolittina. Sue sono le proposte di far arrivare a Netro la linea ferroviaria.
Poco distante da questa lapide vi è un bell'altorilievo artistico in cemento armato smaltato, realizzato da Stefano De Chirico che rappresenta "i furgiarun" intenti a battere il ferro sull'incudine, con alle spalle una rappresentazioni delle montagne, corsi d'acqua e fabbriche di Netro. Percorrendo via IV Novembre raggiungo un altura ove si erge la Chiesa di San Rocco. Questo edificio fu costruito nel 1604 sui ruderi del Castello antico dei Recagno, distrutto prima del 1339 durante il conflitto tra Vercelli ed Ivrea.
A fianco sorge la Torre campanaria eretta nel 1688, sul troncone della torre del castello. La costruzione è di piccole dimensioni e fu edificata dagli abitanti di Netro che ne iniziarono la costruzione nel 1599 in seguito ad un voto fatto a San Rocco durante un'epidemia di peste. L'edificio in stile barocco è in mattoni a vista, provenienti dai ruderi del vecchio castello dei Recagno. Una lunga scalinata in pietra conduce all'ingresso della chiesetta, con tetto a capanna e frontone con coronamento a volute e nicchia centrale vuota. Una grande finestra incorniciata da una una ricca cornice in stucco dona imponenza all'edificio.
Proseguo nel mio girovagare e raggiungo ciò che un tempo era il Teatro della Società operaio. Un grande edificio con una imponente facciata con colonne e ampio frontone triangolare. Fu voluto dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso ed istruzione e venne inaugurato nel 1871. L'edificio oltre alle aree di rappresentazione teatrale e poi cinematografiche, ospitò anche cantine con spaccio di vino e alimentari e persino un forno. Il "Boc", come lo chiamavano i netresi funse anche da sala prove della locale filarmonica. Il paese presenta belle case con balconi fioriti e il centro ha mantenuto la sua caratteristica medioevale.
Nel mio vagolare raggiungo largo Maresciallo Capo dei reali carabinieri Aldo Fiorina, ove vi è anche un monumento a ricordare quell'eroe natio di Netro il 25 maggio 1895 e caduto il 29 ottobre 1926 in Somalia durante la rivolta di El Hagi. Venne decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare alla memoria, in quanto ucciso brutalmente da un gruppo di rivoltosi insieme ad altri militari indigeni impegnati a tradurre un importante capo tribù per essere interrogato.
Nei pressi del monumento vi sono anche i resti dell'antico acquedotto di Netro, con una bella vasca in pietra locale. Ciò mi permette di ricordare come l'acqua potabile è di buona qualità e ha come caratteristica principale la leggerezza. Con l'auto mi reco dapprima nella sottostante borgata di Bondasco, dove si erge l'Oratorio di Santa Maria delle Grazie. Questo edificio fu costruito nel XVII secolo sui resti di una costruzione del XV secolo.
Di questo edificio se ne parla già in un documento del 1507, nel 1633 e negli anni seguenti venne quasi rifatto in seguito al voto espresso durante la peste del 1630-1631. La chiesa presenta un ampio sagrato e un porticato con colonne in pietra che corre lungo tutta la facciata. Presenta un bel portone d'accesso in legno affiancato da due finestre rettangolari con grate. Sopra il portale vi è una bella e piccola immagine della Madonna da ricche ed elaborate volute. Il secondo ordine, tripartito da lesene, presenta al centro una finestra a serliana con belle decorazioni affiancato da due nicchie vuote. Il frontone triangolare presenta al centro del timpano una statua della Madonna.
All'interno è conservato un quadro in cui è raffigurata l'Assunta con San Grato e nella parte inferiore, tre bambini che rischiano di essere sbranati da un lupo. Questo particolare svela come la paura dei lupi fosse ancora nel 1754 piuttosto frequente. infatti in seguito ad una spaventosa invasione di questi animali, gli abitanti di Netro fecero voto di una processione annuale a questa chiesa.
In auto raggiungo la borgata Colla di Netro, supero il "punt d la pas" ponte della Pace su rio Ara, ricostruito dopo l'alluvione del 5 e 6 giugno 2002. Parcheggiato l'auto nella piazzetta antistante e vicino alla fontana in pietra vi è la chiesa del Cuore Immacolato di Maria Santissima o anche della SS. Annunziata. Quest'edificio si presenta alto e snello, come lo è il suo campanile, iniziato nel 1799 ed ultimato nel 1808, in sostituzione dell'altro più antico.
Recentemente restaurata si presenta con una facciata semplice, interamente intonacata suddivisa in due ordini e con tetto a capanna. Presenta un portone d'accesso affiancato da due lapidi e sulla porta si trova un affresco di Cristo dentro una lunetta affiancato da due nicchie vuote. Le due lapidi ricordano l'intitolazione della chiesa e il passaggio della Madonna d'Oropa. Nell'adiacente abitazione, sicuramente l'abitazione del parroco, anch'essa recentemente restaurata è decorata con due belle meridiane, su una si legge : "Italiano io sono e franco ancora che ad ogni passeggier indico l'ora".
Percorro la stretta via Maestra, su cui si affacciano le antiche case, molte ancora con scritte dipinte sulla facciata e con finestre e balconi colmi di vasi fioriti. Raggiungo una piccola piazzetta dove anche qui si erge una piccola cappellina intitolata a San Rocco e con la sua immagine affrescata sulla facciata, dentro ad un tondo. Dopo aver ripreso l'auto e aver fatto una rapida visita alla borgata Trivero -Renecco, con l'oratorio di San Carlo, superato nuovamente Netro mi dirigo a visitare la borgata di Castellazzo. La viabilità principale è su tranquille strade panoramiche ed ombreggiate.
Castellazzo è una grande borgata che però non ha perso le sue caratteristiche agricole e medioevali. Infatti vi trovo una bellissima ed antica fontana scolpita con un mascherone Netro e le sue borgate sono ricche di corsi d'acqua e di fontane sparse su tutto il territorio comunale. In questa borgata si erge l'Oratorio dei Santi Defendente e Germano con le loro statue nelle nicchie poste in facciata. Da Castellazzo proseguo per Cereia, una piccola borgata immersa nel verde di un paesaggio splendido e ricco di storia.
All'ingresso del borgo mi accoglie la bella chiesetta dell'Immacolata Concezione ma comunemente detta della Cerea. Questa presenta in facciata un portico con colonne in pietra e su un arco è dipinta la data 1766. La porta d'ingresso è affiancata da due finestre rettangolari e sotto il frontone vi è una piccola finestra. Il campanile che si erge sull'aperta campagna è in mattone a vista. A valle della frazione Cerea, lungo il corso del torrente Ingagna vi e il vecchio mulino ad acqua, recentemente ristrutturato e funzionante. Vi sono ancora le macine per produrre farine ricavate da granoturco coltivato biologicamente.
Non è difficile trovare nella Valle dell'Ingagna sia antiche officine o "boite" dove si producevano degli attrezzi in ferro per gli agricoltori o per i muratori. Tante sono le edicole votive che costellano anche le strade di campagna. Ormai sono sulla via del ritorno e mi sovviene una leggenda tipica di Netro. Si tratta della leggenda del popolo dai piedi palmati che la tradizione popolare vuole vissero a Netro tempi antichissimi: Tanto tempo fa i netresi videro del fumo provenire dalle montagne vicino a un luogo che si chiama Roc Delle Fate. Inizialmente pensarono si trattasse di viandanti che si erano fermati. Dopo un po' un netrese più curioso, raccolte nell'orto delle verdure, s'incamminò su per la montagna. Offrì agli stranieri le sue verdure, loro ringraziarono consegnandoli un sacchetto pieno d'oro.
La notizia dell'oro si sparse velocemente e ben presto si formò una fila di persone che volevano donare la loro verdura in cambio di un sacchetto d'oro. Gli stranieri promisero ai netresi che gli avrebbero svelato il segreto per trovare l'oro. Vi era una cosa che incuriosiva i netresi, ossia il motivo per cui quelle persone portavano sempre delle vesti molto lunghe. I netresi organizzarono un ballo, invitando gli stranieri per fare loro uno scherzo. Dopo che il ballo ebbe inizio tutti i tombini furono chiusi e l'acqua inondò la piazza dove si svolgeva la festa. Gli stranieri alzarono le vesti per non bagnarle e così tutti videro che avevano i piedi d'oca. I Pè D'Oca, così poi chiamati, arrabbiati se ne andarono, ma prima dissero "I Pè D'Oca se ne andranno, ma i netresi se ne pentiranno". Così i Netresi non scoprirono mai il segreto del loro oro.
Lascio la quiete di questi luoghi, dove i ritmi della vita sono dettati dai tempi della natura e dove un fantastico territorio con i suoi paesaggi ha veramente molto da offrire.