Benché il portale principale è molto sobrio, ad arco tutto sesto, incorniciato da grosse bugne di travertino, la particolarità è quello di presentare una facciata riccamente decorata e realizzata con la tecnica a graffito, eseguita nel 1880 da Domenico Ferri e Nazareno Orlandi. Palazzo Cataldi invece fu fatto costruire dall'omonima famiglia patrizia nella prima metà del XVIII secolo. Trova incorporato un'antica torre medievale del XIII/XIV secolo con un piccolo portale rettangolare, inoltre sopra l'architrave vi si trova un arco falcato con la lunetta forata.
L'edificio fu utilizzato per molti anni come sede della Banca d'Italia. La torre però un tempo faceva parte dell'adiacente Palazzo Imbriani. Questa dimora affacciata su corso Mazzini è posta di fronte al palazzo della Cassa di Risparmio ed ha forme irregolari, ciò fu il risultato dell'accorpamento di antichi nuclei medievali. L'aspetto attuale della facciata risale, probabilmente, al XVI secolo, quando si cercò di uniformarlo attraverso finestre rettangolari e cornicioni marcapiano.
Subito dopo vi è palazzo Parisiani, costruzione di più piani risalente ai primi decenni del Settecento, su progetto di Alcide Parisani. La facciata è particolare dai complicati andamenti obliqui e ricche decorazioni con frutti , conchiglie ecc... Molto suggestivo è il grande portale laterale, adornato da "telamoni", sculture di figure maschili impiegate come sostegno strutturale, e sormontato da una finestra con un piccolo balconcino rotondeggiante racchiuso da una ringhiera in ferro battuto. Segue Palazzo Lenti-Gallo, un altro pregevole esempio di residenza nobiliare che trae origine da nuclei abitativi di epoca medievale.
L'attuale aspetto dell'edificio risale però al XVII secolo in quanto la facciata venne completamente ristrutturata dall'architetto barocco Giuseppe Giosafatti. Segue Palazzo Carfarelli Seghett, un nobile edificio cinquecentesco ampliato nel XIX secolo. Di fronte a questo palazzo vi è appoggiata alla parete laterale della chiesa di San Cristoforo, la cosiddetta ottocentesca "Fontana dei cani". Nome improprio in quanto è caratterizzata da due leoni accovacciati. Si ritiene che le due sculture risalgano al XII secolo e che provengano dalla chiesa di Sant'Agostino.
La fontana è realizzata in travertino e poggia su una base semicircolare; l'acqua sgorga dalle bocche dei leoni e si raccoglie nella vasca sottostante. L'adiacente chiesa di San Cristoforo fu eretta nell'anno 1600 dalla Compagnia della Morte, forse su un edificio religioso preesistente. L'edificio fu poi ampliato e ristrutturato. L'esterno è molto semplice ed interamente intonacato ad esclusione del posteriore che è in pietra e laterizio. Il portale in facciata, è anch'esso molto semplice con elemento aggettante modanato riporta l'iscrizione DOMUS MEA DOMUS ORATIONIS EST.
Sopra al portale, collocata in epoca successiva una targa in travertino con l'iscrizione INDULGENTIA PLENARIA QUOTIDIANA PERPETUA PRO VIVIS ET DEFUNCTIS. Una targa ricorda che la chiesa è sede dell'ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme per la sezione Marche. Subito dopo vi è Palazzo Centini Piccolomini, i cui lavori di costruzione iniziarono nel XVI secolo , anch'esso fusione con edifici medievali.
Fu sempre l'architetto Lazzaro Giosafatti, che nel settecento diede l'attuale conformazione all'edificio ed in particolare alla facciata con il portale centrale ornato da due colonne doriche e sormontato da una finestra balconata. Ho appreso che al primo piano vi sono due sale principali ed un salone dipinto a tempera da un altro grande artista di Ascoli, Biagio Miniera, nella prima parte del XVIII secolo. Altro edificio interessante è Palazzo Malaspina, uno degli edifici più eleganti della città di Ascoli, costruito della seconda metà del Cinquecento.
Elegante costruzione della seconda metà del XVI, ottenuta con la fusione di edifici trecenteschi, le quali tracce di una torre gentilizia sono presenti su via dei Malaspina. la facciata presenta due portali a bugnato che riportano gli stemmi delle famiglie Malaspina e Guiderocchi, anticamente legate. L'edificio ha un triplice ordine di finestre, di cui quelle del piano nobile sono arricchite da un timpano triangolare, mentre l'ultimo piano è caratterizzato da un originale loggiato. Di fronte vi sono due bei palazzi tra cui Palazzo Angelis Corvi.
Quest'ultimo edificio è caratterizzato da un fronte con bugnato liscio al piano terra e doppio marcapiano a fasce ai piani primo e secondo; completa l'architettura del complesso un elegante torrino. Di fronte vi è la chiesa di Sant'Egidio le cui origini risalgono a prima del 1330, assunse l'aspetto attuale nel 1575. I suoi portali sono seicenteschi e presentano due bei timpani posti sugli architravi. L'edificio oggi è di proprietà privata. Di fianco vi è Palazzo Saladini Pilastri, altro bellissimo esempio di residenza nobiliare che si distingue per la sua poderosa facciata realizzata con bianchi blocchi di travertino.
L'edificio originario che doveva essere del XVI secolo, posto su un area precedentemente occupata da un monastero di suore benedettine. L'edificio fu oggetto di una drastica operazione di restauro nel corso del XIX secolo che in parte assunse un aspetto neoclassico. Sul suo fianco vi è l'enorme ex caserma Umberto I, oggi ancora segnata dall'ultimo terremoto con le impalcature che ne nascondono la facciata. La caserma durante la seconda guerra mondiale fu sede del 49° Rgt. Fanteria, poi divenne la sede del Distretto Militare.
Davanti alla caserma vi è una stele in marmo con un altorilievo in bronzo raffigurante a mezzo busto il colonnello Emidio Santanchè, medaglia d'argento al valor militar, che dopo l'armistizio mise in fuga, dopo uno scontro armato i militari tedeschi della Kriegsmarine, un'unità di servizi della Marina militare che tentarono di occupare la caserma. Davanti alla caserma vi è Palazzo Colucci un complesso risalente al XVI secolo che fu anche sede dell'educatorio provinciale “Ferruccio Squarcia” durante il periodo fascista. Segue palazzetto Capodacqua e Palazzo Turreri; quest'ultimo come molti altri edifici visti finora nel XVI secolo, accorpò delle strutture precedenti e uniti da una facciata che rappresenta il benessere dei proprietari.
La facciata ricalca lo stile dei palazzi rinascimentali tipici Ascolani; sull'architrave della porta vi è inciso il nome del proprietario, tale Iacobus Turreri, inframmezzato dal monogramma di Cristo. Ma ciò che mi colpisce è una casa con un edicola che definire incredibile quanto è bella è poco. L'immagine della vergine con il bambino Gesù è incorniciata da frammenti di altorilievi romanici; alla base sopra la porta d'accesso due cavalieri muniti di lancia si affrontano , ai lati dell'edicola, un uomo, forse un pellegrino, dall'altra forse tralci di vite o edera.
Sopra all'edicola, in una lunetta vi è scolpito un Centauro munito di arco che affronta un Leone. Alla fine di via Mazzini, dove si apre piazza Giacomo Matteotti, nelle immediate vicinanze del ponte Maggiore e del Forte Malatesta vi è la chiesa di Santa Maria del Carmine. Questo edificio in stile barocco fu fatto edificare assieme all'annesso convento dei Padri Carmelitani, a metà XVII. La facciata è composta in due ordini sovrapposti ed entrambe tripartite da lesene corinzi. Il portale con timpano a lunetta è anticipato da una doppia scalinata d'accesso.
Ai lati del portale vi sono due grandi nicchie, mentre al centro del secondo ordine vi è una grande finestra rettangolare con arco a tutto sesto incorniciata da una modanatura scolpita in travertino come tutta la chiesa. I due ordini hanno un bel ed imponente marcapiano, come tra il secondo ordine e il frontone. Non lontano vi è Ponte Maggiore che attraversando il torrente Castellano, collega il centro storico al quartiere di Porta Maggiore. Il ponte fa parte dell'antico percorso della Via Salaria, La sua prima costruzione risale al 1373, ma la storia del ponte, nel corso del tempo, ci racconta di interventi di conservazione, ampliamento e ricostruzione.
Durante la seconda guerra mondiale i guastatori tedeschi in ritirata lo fecero saltare e fu ricostruito 1946. Anch'esso è realizzato in blocchi squadrati di travertino, si eleva su tre alte arcate per una lunghezza di 105 metri. Raggiungo, percorrendo un breve tratto di strada, forte Malatesta, edificato su uno sperone di roccia a strapiombo sul torrente castellano nel 1349 da Galeotto Malatesta e ristrutturato da Antonio da Sangallo il Giovane, per volontà di Papa Paolo III nel 1540 che vi fece aggiungere il mastio ottagonale.
L'area su cui insiste la struttura ha ospitato come prima costruzione un impianto termale di epoca romana. Il forte inglobò la chiesa di Santa Maria del Lago nel mezzo della struttura del complesso di forte Malatesta durante le opere realizzate da Sangallo il giovane, nell'anno 1543. Il forte è ora un polo museale con composto dal museo dell'Alto Medioevo, dal lapidario. Percorro una stradina che corre fin sotto il forte e percorro il ponte di Cecco, così chiamato per la leggenda che lo vuole costruito in una notte da Cecco d'Ascoli con l'aiuto del diavolo.
Il ponte è a due archi ed è una costruzione romana dell'età repubblicana, sul quale passava la via consolare Salaria. Oggi percorribile solo a piedi, fu anch'esso pesantemente danneggiato dai tedeschi, durante la seconda guerra mondiale, e poi restaurato. Torno sui miei passi, passo davanti al monumento a Cecco d'Ascoli, posto nei giardini lungo corso Vittorio Emanuele nei pressi del campo dei giochi. La sua statua in bronzo è posta sul piedistallo di marmo, raffigurata in posa severa e solenne.
La realizzazione del monumento è dovuta alla forte volontà del conte Roberto Fiocca-Novi ascolano residente a New York, che fondò un comitato per raccogliere tra i conterranei emigrati i fondi necessari per realizzare l'opera. La statua, fu inaugurata il 28 giugno 1919 a New York dal generale Peppino Garibaldi e fu successivamente imbarcata su una nave per poi raggiungere ad Ascoli Piceno. L'opera dello scultore fiorentino Edoardo Camilli fu inaugurata solo nel 2019, malgrado reiterati tentativi e alterne vicende in quanto posizioni clericali integraliste ne impedirono l'inaugurazione.
La statua, fu collocata in piazza G. Matteotti al centro dell'esedra e coperta da un panno legato strettamente. Il tessuto fu tolto nella notte del 31 dicembre 1921 da cinque studenti liceali che armati di scala e coltelli, procedettero a scoprire il monumento. Lo stadio Ferruccio Corradino Squarcia o Campo dei Giochi è un impianto sportivo costruito nel 1925 per ospitare le partite della società calcistica Unione Sportiva Ascolana. Inizialmente era denominato "Comunale dei Giardini" e solo successivamente fu intitolato all'ascolano Ferruccio Corradino Squarcia, calciatore, giornalista e militare caduto nella guerra civile spagnola e decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Il campo dal 1955 ospita il torneo cavalleresco della Quintana. La Giostra della Quintana è una rievocazione storica di origine medievale con giostra equestre, vi partecipano i sei Sestieri della città: Piazzarola, Porta Maggiore, Porta Romana, Porta Solestà, Porta Tufilla, Sant'Emidio. Nei sui pressi vi è chiesa San Vittore le cui prime notizie si trovano in un documento del Vescovo Adamo nell'anno 966. Questa fu Pieve, ossia luogo di amministrazione del Sacramento del Battesimo sin dai tempi dell'Alto Medioevo. L'attuale aspetto architettonico risale alla metà del XIII secolo, ma furono diversi gli interventi conservativi che sono seguiti. Questa chiesa romanica, realizzata in travertino, ha una facciata con un semplice portale e rosone.
Raggiungo i giardini pubblici, ricco di monumenti ed essenze arboree. Nel secolo scorso, dopo l'Unità, tutta l'area di Porta Maggiore subì un profondo " restauro" dotando la città di uno spazio verde interno al centro storico. I Giardini Pubblici furono inaugurati nel 1873 e nel 1961 fu collocata al suo centro la statua di re Vittorio Emanuele II trasferita da piazza Arringo. Ma sono presenti nei giardini pubblici anche altri monumenti e sculture come: la "Porta della luce" e "Il picchio e l'aquila" realizzate in occasione del concorso nazionale per Opere di scultura in travertino ascolano; La Rosa del Progresso di Marco Lodola; il monumento ai bersaglieri; il monumento a Costantino Rozzi,imprenditore e Presidente dell'Ascoli Calcio.
Mi inoltro per corso Vittorio Emanuele II e noto che sull'edificio posto sul fianco della chiesa Santa Maria del Carmine, due lapidi: ricordano il giovane partigiano Adriano Cinelli, studente sedicenne del locale Istituto Tecnico per Geometri, morì il 12 Settembre 1943, a seguito degli scontri avvenuti presso l'allora Distretto Militare (Caserma Vecchi) contro i tedeschi, mentre sparava contro un automezzo di passaggio dei tedeschi, che a sua volta lo colpì con raffiche di mitra. È stato insignito della medaglia di bronzo al Valore Militare; l'altra lapide ricorda la ventitreenne Cafini Concetta che fu colpita da proiettile di rimbalzo sempre quel giorno durante gli scontri armati fra reparti tedeschi d'occupazione e la resistenza ascolana.
Lungo questa strada vi è Palazzo Salvini , un novecentesco palazzo signorile. Invece palazzo Odoardi de Scrilli è un maestoso edificio a cui si accede attraverso i giardini che si aprono su Corso Vittorio Emanuele, attraverso uno splendido portale barocco. Questo portale è ciò che rimane del ricco palazzo del canonico Candido Malaspina, un tempo collocato in piazza Arringo, che venne demolito interamente salvandone solo l'ingresso con il portale e il sovrastante balconcino.
Il corpo principale del palazzo si presenta con una lunga facciata che si eleva su tre piani. La facciata sui giardini nel tipico stile razionalista italiano, in voga durante l'epoca fascista. L'origine del palazzo, viene fatta risalire al XVI secolo, dalla famiglia Odoardi che si arricchì grazie al mestiere delle armi. Oggi è sede della Camera di Commercio di Ascoli Piceno. Superato il bel palazzo dell'ex Seminario vescovile, posto all'angolo con via Bonaparte, mi ritrovo in piazza dell'Arringo, posso così andare a cenare e prepararmi per l'ultima giornata del meeting.
Fine IV parte.