Zimone è un gioiellino incastonato tra le colline circondato da colline e vigne, precisamente fu costruito su un altopiano creatosi con lo scioglimento di un ghiacciaio formando una depressione tra due cordoni morenici. Il borgo non possiede delle frazioni o località decentrate tanto da permettermi un accurata passeggiata tra le sue strette strade. La storia del borgo è assai antica ed in epoca medioevale fece parte del comitato di Vercelli "Capitolo di Sant'Eusebio di Vercelli"; nel sec. XII venne infeudato dai Vescovi di Vercelli ai signori di Magnano che, che poi divennero gli Avogadro di Cerrione.
Zimone era un centro importante in quanto luogo passaggio della via Francisca (Francigena), che portava nelle Gallie e per questo la strada era presieduta da due castelli degli Avogadro, quello di Cerrione e quello di Mongiovetto e da due celle monastiche che accoglievano i viaggiatori, dando loro protezione ed ospitalità, quello San Michele di Dorvezio e quella di San Michele di Bellino. Gli Avogadro lo cedettero ai Dal Pozzo a partire dal XV secolo, che si assoggettarono al Ducato di Savoia.
Il piccolo borgo rimase pressoché esente dalle varie battaglie della storia. Nel 1798 anche a Zimone con l'arrivo dei Napoleonici finì il periodo feudale. Parcheggio nei pressi della chiesetta intitolata a San Rocco posta in via Roma, risalente al XVI secolo oggi sede dell'ecomuseo "Storie di carri e carradori". La chiesa forse è stata eretta a seguito di un voto per una delle pesti che nel secolo tra il XVI e XVII secolo colpirono anche questi luoghi. L'edificio mi si presenta con un elegante porticato sorretto da colonne in pietra, protetto da una cancellata.
Sotto il porticato vi è il portone d'accesso mentre invece sopra il porticato si evidenzia come la facciata sia convessa munita centralmente da una grande finestra rotondeggiante incorniciata da stucchi e coronata con un leggera mensola anch'essa semicircolare. I lati della facciata presentano due coppie di lesene che pare sorreggano un marcapiano, cui sopra vi è un timpano semicircolare con volute e l'edificio esternamente è interamente intonacata come lo è il piccolo campanile che si erge sopra il tetto. Al suo interno non vi più nulla della vecchia chiesa ormai sconsacrata ed adibita ad ecomuseo. Questo è un luogo di memoria per la tradizione artigianale e le tecniche costruttive dei carri agricoli in legno che venivano fabbricati a Zimone e che lo ha reso famoso.
Il museo rende visibile e palpabile il lavoro dei carradori che rappresentavano una delle principali attività artigianali. La costruzione carri agricoli rese famosa Zimone in tutto il Piemonte. I Carradori erano falegnami e fabbri, conoscevano l'uso dei diversi tipi di legno e la tecnica per lavorare i metalli. Nei pressi della chiesetta si erge una colonna votiva in pietra su cui è scolpita la data 1896. Percorro via Roma, tra belle antiche case in cotto in cui si nota ancora gli antichi portoni voltati, presente anche un antico pozzo con l'antica carrucola in legno, fino ad arrivare in piazza Vittorio Emanuele ove si erge un bell'edificio che ospita l'ufficio postale e che un tempo era adibito a Municipio.
Sulla sua facciata vi è affissa la targa dove sono incisi nel marmo i nomi dei partigiani e dei martiri uccisi nelle rappresaglie nazi-fasciste. Alzando gli occhi vedo che svetta sul crinale collinare la chiesa di San Grato. Mi avvio lungo un sentiero che s'arrampica sulla collina. Il sentiero è costellato di fiori primaverili, margheritine, muscari, tarassaco ecc.. Verso la cresta vi sono filari di vigne e un contadino sta diradando con un erpice le erbe tra i filari. Il sentiero è munito di segnavie e facilmente raggiungo il grande prato ove si erge al centro la chiesetta di San Grato del XVI secolo. La sua posizione strategica, durante la seconda guerra mondiale, persuase i partigiani impegnati nella lotta di liberazione nazionale, dislocati sulla Serra ed anche nel territorio di Zimone, ad utilizzare l'edificio come rifugio ,base logistica e punto di osservazione.
Ciò non passò inosservato ai nazifascisti che il 28 settembre 1944 la cannoneggiarono, creando notevoli danni e che solo grazie a recenti restauri ha iniziato a riprendere le originali forme. Si tratta di un edificio seicentesco assai semplice a navata unica, con facciata a capanna, porta centrale affiancata da due finestre protette da grate. Fu eretto per volontà popolare a protezione dalla grandine e dalle tempeste ed intitolato al Santo protettore. L'interno è vuoto, necessitante ancora opere di conservazione.
Qui ebbe luogo l'eccidio che prese il nome di San Grato di Zimone, dove vennero fucilati tra il 9 e il 10 febbraio 1945: Comotto Fiorino, nato il 15 agosto 1925, di Settimo Torinese (TO); Enellino Benedetto, nato 23 agosto 1922, di Settimo Rottaro (TO); Pistone Mario, nato il 3 agosto 1904, maresciallo dei carabinieri di stanza a Torino; Prevosto Franco, nato il 7 giugno 1925, di Settimo Rottaro (TO), civili e militari trucidati dai nazifascisti. Mi godo il panorama sul borgo di Zimone dal colle di San Grato e da dove osservo le diverse coltivazioni, dai vigneti di Erbaluce a vitigni di uve rosse per produrre il vino rosso della Serra. Il terreno è particolarmente adatto per la coltivazione anche della patata bianca, gialla e rossa. Vi sono anche coltivi di alberi da frutto, sempre intervallati da lunghi vigneti; esse conferiscono al paesaggio un aspetto campestre affascinante. Per scendere cambio il percorso, grazie al suggerimento di un contadino con cui ho cambiato convenevoli e dove ho assunto informazioni sul territorio.
Passato di fronte alla chiesa proseguo su un sentiero in leggera discesa percorrendo un facile tragitto nel bosco di castagni,faggi, aceri, querce e olmi, tra resti di antiche baite e massi erratici. Ornitogallo forse meglio conosciuti come"Stella di Betlemme", Lunaria, Tradescantia, felci e altri fiori ed arbusti accompagnano il mio passeggiare e lungo il percorso trovo una piccola lapide che ricorda il diciannovenne partigiano Zuppa Giorgio, qui forse ucciso il 2 gennaio del 1945. Proseguo fino a tornare nel piccolo centro abitato caratterizzato dalle strette stradine e dalle piccole piazzette del centro storico. Giunto davanti alla bella Chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio e risale al XVIII secolo edificata a seguito della demolizione del precedente edificio religioso.
La prima chiesa intitolata a San Giorgio a Zimone è già citata in documenti del 1225. La facciata della attuale chiesa fu conclusa nella seconda decade del XIX secolo. Questa è ricca di marmi, presenta due ali con nicchie complete di statue che risultano leggermente arretrati dal corpo di fabbrica centrale. Il corpo centrale è ornato da colonne, il portale è in pietra, ivi compreso il suo timpano semicircolare. Sempre nella parte centrale un alto marcapiano lo divide in due ordini, il secondo ha un ampia finestra rettangolare, posta centralmente con una bella cornice in pietra. Un frontone triangolare si eleva a conclusione della facciata. Al suo interno conserva un interessante altare in pietra e in sacrestia un mobile finemente scolpito risalente al XVII secolo come alcune sculture lignee.
Sul sagrato è presente un pilone votivo in pietra con la data 1874 incisa sulla colonna in pietra, con statua sul culmine. Poco distante, campeggia sopra ad un portone la scritta"Asilo Infantile Pietro Lucca 1863, un importante istituzione per il piccolo borgo. Raggiunto il moderno edificio comunale, trovo nei suoi pressi un ampio parcheggio con diversi monumenti tra cui quello dedicato agli alpini. Aldilà della strada vi è un grande monumento in ferro con un piccolo anfiteatro in cemento su cui sono collocate delle scritte che ricordano il sacrificio e il valore dei partigiani combattenti per la libertà nella guerra di liberazione. Un lungo elenco con i nominativi di costoro, suddivisi tra quelli afferenti alla brigata "Giustizia e Libertà" e la Brigata "Garibaldi" completa il memoriale.
La sosta obbligatoria alla trattoria locale per un gustoso pranzetto mi permette di assaporare la cucina piemontese con tanto di peperoni in bagna cauda, agnolotti al brasato e un eccezionale fritto misto alla piemontese, il tutto corroborato da un leggero quando prelibato vino rosso del canavese. Dopo questa piacevole sosta, in auto torno verso Piverone per raggiungere il cimitero di Zimone, dal cui parcheggio si gode un ampia e fantastica veduta verso la sottostante plaga eporediese e il lago di Viverone e dove posso vedere anche la coltivazioni di ulivo, favorita dalla posizione e dalla mitezza del clima.
Nei pressi del cimitero si erge il monumento ai militari caduti della prima e seconda guerra mondiale e della guerra di Spagna. Mi allontano da Zimone percorrendo la strada provinciale 400 del biellese in direzione Cerrione perché voglio passare nei pressi di quella che un tempo fu la Cella di San Michele di Bellino, risalente al XI-XII secolo. Recentemente restaurata è diventata parte di un complesso residenziale di proprietà privata. Questa Cella monastica offriva ospitalità ai viandanti in transito sulla via Francisca.
Non potrò vederla ma ebbi modo di leggere che la costruzione di modeste proporzioni, tipicamente romanica conserva nella chiesetta delle tavelle del soffitto dipinte e una pietra con scolpito il monogramma di Cristo. Cella sta ad indicare una piccola chiesa isolata, tenuta per le funzioni da monaci distaccati dal monastero principale. I monaci che la officiavano erano benedettini neri che la abbandonarono nel 1518 e passò ai canonici Lateranensi di Biella.
L'edificio conserva il campanile in pietra è a pianta quadrata con quattro piani alleggeriti da monofore e bifore sostenute da esili colonnine, costruito presumibilmente nel XI secolo. Ho potuto guardarla solo dalla strada ma sono contento della giornata trascorsa a Zimone dove ho avuto l'opportunità di esplorare la campagna circostante passeggiando tra vigneti, prati e boschi. Un borgo caratterizzato dalla bellezza rurale e dalla tranquillità. Ho conosciuto persone affabili, cortesi e disponibili e gustato il meglio della tradizione culinaria piemontese.
Zimone posso tranquillamente definirla non solo un esperienza incantevole ma una gemma nascosta del Piemonte.