Blog di Dante Paolo Ferraris

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Acquasanta: una gita fuori-porta

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AcquasantaLa mattinata con un sole leggermente velato è l'ideale per un viaggio "fuori-porta". Mi avventuro verso gli Appennini liguri, ciò mi offre sempre un'esperienza unica; paesaggi mozzafiato, borghi incantevoli ricchi di storia culturale e bellissimi castelli. Partendo dalla pianura padana, procedo attraverso strade tortuose che s'inerpicano tra colline ricoperte da boschi di faggete, roveri e castagni. Infatti, non percorrerò l'autostrada ma la strada statale 456 "del Turchino".
Mentre percorro la tortuosa strada con valli profonde, solcate da torrenti cristallini come lo Stura, e panorami mozzafiato di affascinanti borghi come Rossiglione, Campo Ligure e medievali, come Masone, con le loro strette stradine e antiche chiese. Lungo la strada, le molte trattorie che incontro mi suggeriscono l'idea che non manca nemmeno l'opportunità per assaggiare i prelibati piatti della cucina ligure. Punti di sosta per assaporare la cucina locale, ricca di sapori genuini e tradizioni secolari.
Valicato il passo del Turchino, regala la soddisfazione di conquistare vette panoramiche e godere di viste spettacolari sulle valli circostanti. Procedo lungo tortuose strade panoramiche, costeggiando borghi medievali e campi coltivati. Per raggiungere Acquasanta devo lasciare la strada statale e percorrere la strada detta "delle Giutte", ancora più stretta è tortuosa, dove due auto che s'incrociano fanno fatica a passare. Comunque Acquasanta ha anche una Stazione ferroviaria posta lungo la ferrovia Genova-Acqui Terme, è servita da treni regionali.
In questo territorio, nelle sue strette e ventose vallate dei torrenti Leira, Cerusa e Acquasanta nell'Ottocento del secolo scorso lavoravano le più celebrate cartiere d'Italia e d'Europa. Acquasanta è una località dell'immediato entroterra del ponente genovese, sorge nella valle del torrente omonimo. Il suo territorio è amministrativamente diviso tra i comuni di Mele e Genova seguendo il corso del torrente Leira che lo attraversa.
Acquasanta già in epoca antica era conosciuta anche grazie ad una fonte di acqua solforosa, le cui supposte proprietà benefiche e la relativa notorietà portarono all'origine del nome Acqua Santa. La storia del paese è infatti legata alle salubri acque che vi sgorgano, utilizzate per la balneoterapia anche l'elevata concentrazione di zolfo ed il notevole pH delle acque di Acquasanta vengono sfruttate anche per la cosmesi all'interno del centro termale di Acquasanta.
Parcheggiata l'auto inizio la mia visita dal Santuario di Nostra Signora dell'Acquasanta. Il borgo è sorto intorno alla fonte e si sviluppò nel tempo grazie alla venerazione della Madonna dell'Acquasanta, a cui fu dedicato un santuario da sempre meta di pellegrinaggi. Il Santuario sorto intorno alla fonte si sviluppò nel tempo grazie al culto della Madonna dell'Acquasanta, sorto in seguito a un'apparizione mariana accompagnata da fenomeni miracolosi che sarebbero avvenuti a partire dalla metà del XV secolo.
Il santuario come lo vedo io oggi è stato costruito tra il 1683 e il 1718, su un progetto iniziale probabilmente opera dell'architetto lombardo Carlo Muttone. Secondo alcune fonti si narra che la chiesa sia sorta sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla dea delle acque Eja (da cui deriverebbe Leira). Altra leggenda racconta che la chiesa fu fondata da un eremita proveniente da oriente ai tempi delle crociate, che avrebbe portato la statuina della Madonna.
Ulteriore versione vuole che che la statua della Madonna sia stata trovata da pastori di notte, sorpresi da una gran luce alla sorgente dalle acque del torrente. Di certo c'è il primo documento che parla della chiesa è datato al 1465. La chiesa del Santuario di Nostra Signora dell'Acquasanta presenta una facciata il cui copro centrale è organizzato su tre ordini, scanditi da marcapiani, e serrato posti in posizione aggettante nei confronti dei due campanili posti lateralmente che si configurano come ali arretrate.
La facciata è conclusa da frontone triangolare con una statua dì cristo con una croce sul suo culmine. Nel primo livello si apre il portale di accesso, contraddistinto da colonne e lesene con capitelli corinzi. Il portale è coronato da frontone triangolare spezzato. Al centro del secondo ordine si trova un riquadro decorato ad affresco raffigurante la Vergine Assunta, sempre affiancato da lesene binate con capitelli corinzi. L'ultimo ordine è contraddistinto da una finestrata rettangolare affiancata da lesene binate con capitelli, la finestra presenta un timpano semicircolare spezzato.
I due campanili, sono stati completati agli inizi del XX secolo e sono suddivisi in 4 piani e terminanti con un lanternino con cupoletta. Nei diversi piani sono presenti nicchie con statue tra cui quelle della venerabile Maria Cristina di Savoia e della venerabile Giovanna Maria Battista Solimani e dei santi Pietro e Paolo. Ai lati della facciata della chiesa si sviluppano due fabbricati a mattoni a vista, porticati realizzati tra il XVIII e XIX secolo, sotto i quali si aprono alcune attività di ristorazione.
Accedo al suo interno che è ad aula unica con transetto, con cappelle laterali mentre il presbiterio termina con abside semicircolare. L'interno baroccheggiante è stato affrescato a partire dal XVIII secolo. Presenti belle tele nei diversi altari come quella dell'Assunta, dipinta nel 1616 posta nella prima cappella; mentre in un altra cappella trova la tela settecentesca dei Santi Anna e Gioacchino e la Madonna giovinetta. Bello l'altare detto dei cartai, probabilmente offerto dai produttori di carta, con la pala dell'altare raffiguranti San Giuseppe col bambino Gesù, Santa Lucia, San Cipriano e San Gottardo.
L'altare maggiore è settecentesco realizzato con marmo bianco di Carrara e broccatello di Spagna. Sull'altare è posta in una bella nicchia dorata la statua della Madonna con bambino in marmo. L'altare è sfarzoso con belle statue di angioletti e colonne scanalate con capitelli corinzi. Ai lati delle colonne in due nicchie le statue marmoree ottocentesche di sant'Anna e San Gioacchino. Sono presenti in chiesa anche diverse statue, come quelle raffiguranti San Carlo Borromeo e Sant'Ambrogio.
Nel transetto è presente una cappella con la rappresentazione della pietà il cui crocifisso è attribuito ad Anton Maria Maragliano, mentre le sottostanti belle quattro statue in gesso sono dello scultore Antonio Brilla. Nella sagrestia vi è il bellissimo dipinto della Sacra Famiglia di Domenico Fiasella. Interessante anche la statua processionale di Nostra Signora dell'Acquasanta. Sui muri del santuario vi sono alcune lapidi, una ricorda il matrimonio, il 21 novembre 1832, di re Ferdinando II di Borbone con Maria Cristina di Savoia.
Un'altra la visita di Papa Benedetto XV, di origine genovese, quando era ancora arcivescovo di Bologna. Tornato sul bel sagrato, coronato da grandi e frondosi platani, immagino come questo luogo possa essere gremito di pellegrini fin dai secoli scorsi. Ancora oggi, mi hanno raccontato, sia uso che le confraternite arrivino all'Acquasanta in pellegrinaggio e percorrano la Scala Santa, portando in processione i "Cristi" le casse processionali.
Una volta giunti sul sagrato i portatori "fanno ballar" le casse processionali, alzandole e abbassandole ritmicamente in segno di saluto alla Madonna. Ormai sono sulla Scala Santa composta di trentatré gradini, copia di quella che si dice percorse Gesù Cristo per giungere da Pilato. Scendendo dalla Scala Santa che molti pellegrini percorrono salendo in ginocchio dopo aver pregato nella Cappella dell'Apparizione e raggiungendo l'edicola con l'Ecce Homo.
Arrivo davanti alla Cappella, edificata sul luogo ove sgorga la polla di acqua sulfurea. La cappella ha forma rotonda con un agile porticato ad archi tutto sesto e balaustre in pietra che la circondano. Questa fu costruita nel 1769. Il suo interno è decorata con marmi, stucchi e affreschi. Presenti anche due tele raffiguranti i miracoli attribuiti all'intercessione di Nostra Signora dell'Acquasanta. Sosto a riposarmi dopo aver visto e letto un curioso ma importante cartello che contiene l'immagine di un ranocchio e l'informazione di stare attenti che quel tratto di strada è soggetta alla migrazioni degli anfibi.
Ripercorro pertanto la storia dell'illustre matrimonio reale e della veneranda Maria Cristina di Savoia. Maria Cristina era la figlia minore di Vittorio Emanuele I di Sardegna e dell'arciduchessa Maria Teresa d'Asburgo-Este. Nacque a Cagliari il 14 novembre 1812, durante il periodo rivoluzionario e quando il Piemonte era occupato dalle truppe francesi. Tornata a Torino ancora giovanissima, venne educata a corte e dedicò fin da giovanissima la sua esistenza alla Vergine.
Nel 1830 l'aristocrazia torinese organizzò in suo onore una grande festa per il suo fidanzamento con Ferdinando II, re delle Due Sicilie. Il matrimonio ebbe luogo il 21 novembre 1832, divenendo regina consorte delle Due Sicilie; le nozze furono celebrate nel santuario di Nostra Signora dell'Acquasanta a Genova. Maria Cristina era di sentimenti religiosissimi ed estremamente devota e negli anni in cui fu regina riuscì a impedire l'esecuzione di tutte le condanne capitali, e si dedicò prevalentemente ad azioni filantropiche verso i poveri e i malati, tanto che veniva chiamata dai napoletani la "Reginella Santa".
Maria Cristina morì non ancora ventiquattrenne per i postumi del parto, nel dare alla luce l'unico figlio Francesco, che sarebbe salito al trono e che sarebbe stato l'ultimo re del regno delle Due Sicilie. Poco distante, sempre lungo il corso del torrente Leira vi è un rinomato centro termale. La realizzazione dello stabilimento termale fu voluto dall'Opera Pia Nostra Signora dell'Acquasanta di Voltri, per consentire l'utilizzo dell'acqua solforosa per le cure dei malati meno abbienti.
Le terme furono realizzate tra il 1830 ed il 1832 e tra gli anni '30 e '40 del XX secolo il primo piano viene adibito a scuola elementare mentre il piano terra rimase destinato a terme. Nel 1943 venne chiuso ed occupato dall'esercito tedesco che ne asportarono le vasche di marmo per utilizzarle come abbeveratoi per i cavalli, posizionandole nel giardino dove ancora oggi si trovano. L'ottocentesco edificio termale è un bell'esempio di architettura neoclassica con fattezze di grande villa.
Attualmente "Le Terme di Genova" funzionano a pieno regime. L'edificio di fianco alle Terme è una tipica cartiera del XVIII riconvertita a Museo della Carta e laboratorio di produzione di carta fatta a mano. Qui si riprende il mestiere del cartaio, oggi quasi scomparso. Si tratta di un luogo bellissimo e affascinante che ho già avuto modo di vedere per piccoli acquisti. Il Museo della Carta mi ha sempre offerto un viaggio nel mondo della produzione della carta, dalla sua antica origine ai moderni processi industriali.
Il museo espone antichi macchinari, ed un bellissimo mulino ad acqua che faceva girare con la forza idraulica i diversi macchinari. Un luogo ideale per portare i ragazzi per comprendere la storia della produzione della carta a partire dagli stracci alle fibre vegetali. Giunto il momento di assaporare i piatti della tradizione culinaria dell'entroterra ligure. Le trattorie dell'Appennino ligure offrono un'autentica esperienza culinaria, caratterizzata da piatti tradizionali preparati con ingredienti locali e stagionali.
Questa accogliente trattoria situata nel piccolo borgo di acquasanta è immersa nella natura e ricca della spiritualità che il luogo affida ai suoi avventori. Seduto al tavolo, imbandito con la sua tovaglia a grandi quadri rossi, esamino con attenzione il menù che mi pare semplice e gustoso. Tra le specialità culinarie della trattori ci sono piatti a base di funghi porcini, come la tagliatella con funghi che assaggerò ma anche il risotto ai porcini, che sfruttano la ricchezza del prodotti del sottobosco delle foreste circostanti.
Inoltre, non mancano piatti a base di selvaggina, come cinghiale o capriolo. Il locale propone anche una vasta selezione di formaggi locali, accompagnati da miele di castagno o confetture fatte in casa. Sicuramente concluderò il pasto in modo dolce, devo solo decidere tra la torta di noci o il pandolce, una sorta di panettone tipico del genovesato.
Dopo aver fatto un lauto pasto, dove la buona cucina, l'atmosfera accogliente e familiare, mi ha permesso gustare i sapori genuini della tradizione locale e immergermi in una atmosfera rilassata rientro soddisfatto verso casa.