La Baraggia è famosa per la sua particolare vegetazione, che include molte specie di piante e fiori selvatici. Tra cui le orchidee selvatiche, che fioriscono proprio in primavera colorando i prati con una varietà di sfumature e forme. Infatti la Baraggia è un luogo suggestivo, un oasi che offre l'esperienza della campagna sia coltivata che incolta, una vegetazione variegata e un importante rifugio per la fauna selvatica soprattutto per l'avifauna.
Parcheggio sulla piazza principale del paese su cui si affacciano moderni palazzi e diversi esercizi commerciali. Vado dapprima a visitare la chiesa parrocchiale intitolata a Santa Maria Assunta. Questa chiesa si trova al centro dell'abitato, lungo la strada principale che attraversa il paese. Il prospetto principale risulta asimmetrico in quanto il portico addossato alla facciata è composto da cinque campate che fungono da ingresso alla chiesa ed è più lungo del prospetto della facciata.
Sotto il portico diversi affreschi bisognosi di restauri. La facciata è interamente intonacata e la parte superiore della facciata è suddivisa in tre parti tramite quattro paraste intonacate; le due parti laterali ospitano statue di santi contenute all'interno di nicchie. La facciata si conclude con un timpano triangolare.
Anticamente la chiesa si trovava sulla collina, in una località denominata ancora “chiesa vecchia”, dove sono visibili alcuni resti; successivamente si spostò ai piedi della collina, dove tuttora si trova, ciò fu dovuto allo spostamento dei suoi abitanti. Ruderi che sicuramente andrò a vedere. La fondazione della attuale chiesa risale al secolo XVI. Alla facciata venne addossato l'ampio portico nel XVIII secolo quando venne ricostruito l'edificio.
L'interno è a navata unica a pianta rettangolare, presenta due cappelle laterali. L'altare maggiore, la balaustra sono realizzati in marmi policromi. Il campanile nella parte inferiore è in pietra ed ha origini antiche, mentre la parte superiore è in mattoni con due ordini di bifore sicuramente settecentesche. Una lapide in marmo con iscrizione e stemma gentilizio ricorda la sepoltura degli Avogadro feudatari del luogo.
In piazza del municipio vi è un bel dipinto murario raffigurante delle cicogne con sullo sfondo Massazza e la Baraggia e sta ad indicare come questi bellissimi uccelli amino nidificare in questo luogo. Invece sul muro delle scuole vi è un altorilievo che ricorda i militari caduti di Massazza nella Prima e Seconda Guerra Mondiale. Dal piazzale antistante si gode la visione del Castello, proprietà privata ed è pertanto interdetto l'accesso.
Del castello si fa menzione per la prima volta nei documenti dell'Archivio Civico di Vercelli, quando nel 1239 come parte del sistema difensivo dei manieri del casato degli Avogadro. Forse si tratta di un antico insediamento probabilmente Celto Ligure, poi passato ai Romani e successivamente fortificazione Longobarda ed incastellato intorno all'anno Mille.
Diventa così un tipico borgo difensivo Medioevale con annesso ricetto, ossia un deposito di derrate e prodotti agricoli ricovero delle greggi. Il castello è grandissimo ed è caratterizzato da un'alta torre e da una rocchetta viscontea con tipici merli Ghibellini. Dalla mia posizione riesco a notare la piccionaia e anche altre costruzioni difensive.
All'interno del castello vi è una Cappella dedicata a Sant'Antonino e Sant'Anna con interessante abside romanica e affreschi trecenteschi, così ebbi modo di leggere su un cartello turistico. L'abside della chiesetta pare ricavato da un antico torrione difensivo circolare. L'oratorio infatti, conserva oltre ad un altare seicentesco anche quello più antico che non fu demolito e nell'abside si possono così ammirare ancora resti degli antichi affreschi, ivi compresa la mensa del vecchio altare, raro esempio di altare in muratura del XV secolo.
Lentamente a piedi salgo verso i ruderi della vecchia parrocchiale dove trovo su un verdeggiante colle le sue mura ricoperte da un infestante edera. I ruderi risalgono al XIII secolo e la chiesa fu abbandonata nel XVI secolo. Dal colle si gode un bellissimo panorama, sia su castello che sul sottostante borgo, posso così percorrere brevemente la sua storia.
Nel X secolo d.C., Massazza fu feudo dei signori di Casalvolone, con un intervallo in cui fu inglobato tra i territori dei vescovi di Vercelli. Passò poi ai conti di Biandrate. L'epoca comunale vede Massazza nel 1475 avere il suo Comune, accanto alla giurisdizione feudale. Dopo vari passaggi il feudo fu affidato agli Avogadro ed elevato a contea nel 1404. L'elevazione a contea fu a favore di Bartolomeo Avogadro, la cui famiglia mantenne il controllo sul feudo sino al XIX secolo, quando la linea degli Avogadro di Massazza si estinse nel 1944 con la morte di Emiliano II.
Il castello dal 1978 è di proprietà della famiglia Cavallari che lo sta restaurando con l'intenzione di portare il maniero agli antichi splendori. Lascio il borgo per fare un breve giro per la Baraggia. Questa è un area pianeggiante caratterizzata da un terreno argilloso e sabbioso, ricoperto da un soffice manto erboso, la zona è tradizionalmente destinata alla coltivazione del riso, grazie alla presenza di terreni allagabili che favoriscono la coltivazione di questo cereale. Si tratta di un paesaggio suggestivo, habitat ideale per diverse specie di uccelli acquatici e altre forme di vita selvatica. Un territorio importante non solo dal punto di vista agricolo, ma anche per la sua ricchezza ambientale e naturalistica.
Torno verso casa, soddisfatto di aver potuto visitare un piccolo borgo ma ricco di storia.