Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Il mio Piemonte: Silvano d'Orba

E-mail Stampa PDF
Silvano d'OrbaLa mattinata estiva, calda e afosa mi invita a cercare il fresco; colgo l'occasione per andare nell'ovadese. Voglio visitare un interessante e storico luogo che fin da bambino mi ha attratto. Un grande castello si erge a dominare l'intero borgo quasi a gareggiare con il campanile della chiesa che come un dito alzato sembra fare il solletico alle nuvole. Il borgo pare incollato a delle lussureggianti colline e ai suoi piedi corre il torrente Orba che sposa ai piedi del paese il torrente Piota.
Silvano d'Orba è un comune con una storia ricca e antica, che affonda le sue radici nell'epoca romana e si sviluppa attraverso il Medioevo fino ai giorni nostri. Le origini di Silvano d'Orba risalgono all'epoca romana, anche se non ci sono molte testimonianze dirette di questo periodo. Il nome "Silvano" potrebbe derivare dal latino "Silvanus", il dio delle selve, suggerendo una zona ricca di boschi.
Si narra che ai piedi dell'attuale borgo esistesse la città di Rondinaria; siamo tra la storia e la leggenda, luogo famoso per la ricerca dell'oro nelle acque dei suoi torrenti. Con le prime invasioni barbariche, già a partire dai Visigoti nel 402 d.C e poi anche dei saraceni, gli abitanti iniziarono a costruire piccoli villaggi sulle creste dei colli e nelle vallette, come ad esempio oggi si trova la frazione Pieve. I torrazzi, costruiti nella piana tra Piota e Orba, costruzioni difensive forse romane o altri dicono bizantine, furono comunque poi utilizzati dai longobardi come sede temporanea sia per le loro battute di caccia che per il controllo del territorio.
Nel X secolo gli abitanti iniziarono a fortificare i colli ed iniziò il periodo di incastellamento. Il 5 ottobre 1164, con diploma Imperiale, Federico Barbarossa concesse a Guglielmo del Monferrato tra le numerose terre riconosciute, anche quella di Rondinaria. Il castello era posto sulla collina dei Merli che divenne in seguito la roccaforte della famiglia Zucca con il borgo collegato. Infatti Gugliemo VI del Monferrato aveva infeudato agli Zucca i castelli e l'abitato di Silvano. Per castelli forse s'intendevano i Torrazzi e il castello sul colle dei Merli. L'abitato di Silvano fu poi diviso in Inferiore e Superiore.
Nel XV secolo il Doge di Genova Raffaele Adorno ottenne dal Marchese del Monferrato l'investitura di Silvano Superiore o Villa Superiore ai suoi figli, Agostino e Giovanni che fecero abbattere il vecchio castello e costruirne uno nuovo sulla sommità del colle più alto, edificazione terminata nel 1492. Nel 1882, l'ultima Adorno, ricordo che questa famiglia diede i natali a diversi dogi a Genova, sposo il nobile pavese Luigi Botta. Il padre di costei, marchese Gerolamo Adorno conte di Silvano e Castelletto, acquistò nel 1609 dalla famiglia Zucca le porzioni feudali e diritti in Silvano inferiore o Villa Inferiore, divenendone Signore dei due borghi. L'unione delle due entità avvenne nel 1694 e prese il nome di Silvano Adorno.
Nel 1713 Silvano Adorno entrò nei possedimenti dei Savoia. Solo con la morte di Clementina Botta Adorno, estinguendosi la famiglia il borgo divenne definitivamente Silvano d'Orba. Da allora Silvano d'Orba seguirà la storia d'Italia. il paese è circondato da vigneti che producono ottimi vini D.O.C. quali il Dolcetto di Ovada e Barbera dell'Alto Monferrato. Entrato nel borgo, percorro via XX settembre tra due fila di vecchie case e nuove villette; sosto davanti al palazzo municipale in piazza Cesare Battisti ed inizio il mio girovagare. Il palazzo municipale è un edificio ottocentesco che fu sede dell'asilo infantile, gestito dalle Madre Pie di Ovada. Sulla piazza, in un edificio d'angolo con Contrada Poggi, vi è un monumento, composto da diverse lapidi che ricordano i caduti della Prima Guerra Mondiale, della guerra di Libia, e dei Partigiani caduti nella guerra di Liberazione.
Percorro contrada Poggi dove sul fondo all'angolo con via Sandro Pertini, vi è l'antico palazzo Zucca-Adorno eretto nel XIV secolo e la cui facciata si presenta austera. Proseguo per via crociera, tra antiche case dai muri sbrecciati, balconi fioriti e panni stesi al sole, fino ad arrivare in Piazza San Sebastiano. Sulla piazza si erge la chiesa intitolata a San Sebastiano, eretta nel XVIII secolo abbattendo il precedente oratorio che fu nei secoli precedenti sede della Confraternita dei Battuti.
Questa chiesa fu eretta in parrocchia nel 1784. La chiesa presenta una facciata, in stile neoclassico, realizzata in laterizio, facciata a vista con marmi ed intonaci. Questa è suddivisa in due registri, delimitata da paraste che tripartiscono il registro inferiore e decorano quello superiore con due volute che raccordano le differenti quote delle navate laterali. Al lato delle volute vi sono due statue che si ergono d'angolo, mentre centralmente vi è un grande affresco con il martirio di San Sebastiano. Nel primo ordine vi sono tre porte d'accesso con la maggiore centrale con lunetta affrescata sull'architrave e due grandi finestroni quadrati sulle altre. Sul fianco sinistro si eleva il campanile a sezione quadra.
La Chiesa presenta schema planimetrico a tre navate con quella centrale con volta a botte, quelle laterali a vela. La pavimentazione è in marmo, a scacchiera. La chiesa di San Sebastiano ospita un dipinto secentesco, l'Apparizione della Vergine e della Trinità ai santi Cosma e Damiano di Giovanni Andrea Casella. Questa fu dapprima la parrocchia del borgo inferiore. Sul suo fianco, in un bel edificio in pietra, vi è la biblioteca civica che fu anche Asilo, tanto che ancora oggi è identificato come l'asilo vecchio. Se proseguissi la strada raggiungerei il castello e la chiesa parrocchiale ma preferisco fare l'ardua salita prossimamente in auto.
Percorro via IV novembre fino a raggiungere l'edificio della Scuola. L'immobile fu costruito nel periodo del regime fascista. Sull'edificio sono collocate diverse targhe. La prima ricorda Lidia Rolfi Beccaria che fu partigiana e deportata a Ravensbruck. Costei nacque a Mondovì nel 1925, divenne staffetta della 15ma Brigata dell'XI Divisione Garibaldi con il nome di battaglia "maestrina Rossana". Nel marzo del 1944 fu arrestata ed incarcerata a Saluzzo per un breve periodo per poi essere trasferita alle "Nuove" di Torino. Il 27 giugno venne deportata nel lager di Ravensbruck dove vi rimase fino alla liberazione il 26 aprile 1945. Costei è considerata, da sempre, Amica di Silvano d'Orba.
Un'altra lapide ricorda gli abitanti della vallata che sostennero i Combattenti contro il regime nazi-fascista, voluta dall'A.N.P.I. recita:
Alla gente di questa vallata
umile e sconosciuta
che sfidando le rappresaglie e la morte
apri' le proprie case e il proprio cuore
a sostenere e a proteggere quanti
con le armi in pugno combatterono
contro i nazisti e i fascisti
i sopravvissuti ne serbono eterna memoria
anche nel nome dei loro caduti

Sempre sulla scalinata delle Scuole vi è una lapide che ricorda, attraverso un bassorilievo, episodi relativi al secondo conflitto mondiale: una donna che si prende cura di un ferito, un uomo con due donne e con in pugno delle armi, il tutto sullo sfondo della vallata. Nei giardini antistanti piazza Alcide De Gasperi che si apre ai piedi della scuola vi è il monumento ai caduti: Il monumento è costituito da una parte centrale con tre bassorilievi rappresentanti scene di guerra, di vita contadina e di vittorie, ai lati due grandi lastre di marmo con scritte dedicatorie a ricordo dei Caduti nei due conflitti mondiali. Questi riportano l'elenco dei caduti: guerra libica 1912 – 1913; guerra 1915 – 1918; guerra 1940 – 1945; guerra di liberazione 1943 – 1945.
Sceso sulla strada provinciale che qui prende il nome di via Roma, trovo dapprima una piccola cappella dedicata alla Vergine Maria eretta intorno alla metà XIX secolo. Proseguendo per il centro, tra antichi edifici, per lo più in pietra e laterizio e vecchi negozi per lo più con le serrande ed imposte ormai definitivamente chiuse, trovo il bell'edificio della SOMS, Società Operaia di Mutuo Soccorso, fondata nel 1876. Questo edificio, comunemente chiamato "la Società" fu inaugurato nel 1906 e fu un importante istituzione che portò aiuto e soccorso alle famiglie più bisognose durante tutto il periodo della prima e della seconda guerra mondiale.
In uno slargo della strada si ricorda con un installazione i burattini, infatti dal 1990 ha luogo a Silvano d'Orba il premio nazionale ai burattinai d'Italia. Durante il periodo estivo vengono organizzati diversi spettacoli di burattini che richiamano una moltitudine di persone e la gioia dei bambini. Inoltre corsi per bambini e percorsi formativi per burattinai vengo organizzati annualmente. Passeggiare per le strade del borgo mi ha permesso di ammirare l'architettura tradizionale e di respirare un'atmosfera autentica di un borgo antico. Silvano d'Orba ha conservato il suo fascino storico con edifici ben conservati e strade strette.
Riprendo l'auto e superata la chiesa di San Sebastiano iniziamo a salire a Silvano Superiore. Il percorso in salita è un susseguirsi di antiche case e cascinali ristrutturate e più moderne villette che s'integrano benissimo tra loro immersi nella florida vegetazione. Il panorama è semplicemente fantastico da dove si gode la visione di tutta la valle Orba e i borghi oltre fiume che s'innalzano sui colli ovadesi come presepi. Dopo aver passato un gruppo di case, mi ritrovo davanti alla chiesa di San Pietro.
Per raggiungere il suo sagrato devo salire una doppia scalinata. La chiesa edificata nel corso del XV secolo ed ampliata nel XVII secolo si presenta tripartita da leggere lesene e suddivisa in due registri. Nel primo ordine vi è centralmente il portone d'accesso con sopra un bell'affresco del Santo titolare. Al fianco della porta vi sono due finestre rettangolari con arco a tutto sesto. Nel secondo ordine centralmente vi è un alta cimasa con volute che scendono sulle ali. Cinque statue decorano il culmine del tetto.
Sul piazzale di questa chiesa il 6 maggio 1308 furono promulgati gli Statuti di Silvano, al suo interno conserva degli affreschi di Pietro Maria Ivaldi, detto il Muto, nella seconda metà del XIX secolo. Gli stessi marchesi Adorno la arricchirono di preziosi arredi. Il periodo storico più importante fu quando, tra la fine del XV secolo e il XVI secolo quando assunse tutte le prerogative della Pieve di Prelio e divenne la nuova sede dell'Arciprete.
Dal suo belvedere e poco distante dal suo lato nord, leggermente più in basso, si ergono i ruderi di quello che fu l'antica fortezza dei Marchesi del Bosco fatta abbattere da Agostino e Giovanni Adorno per costruire, più in alto, il loro nuovo castello. La Roccaforte degli Zucca, Casté Vègiu, in dialetto di cui osservo i resti faceva parte delle opere difensive dei Marchesi del Bosco e poi del Monferrato.
Invece il castello degli Adorno si erge e domina tutta Silvano e la confluenza del Torrente Orba e Piota, dirimpettaio del castello di Rocca Grimalda. Si tratta di un massiccio maniero dalle forme quadrangolari, costruito totalmente in solida pietra squadrata è coronata da una merlatura sporgente sulle pareti e delimitata da quattro torri massicce non perfettamente uguali. L'edificazione del castello, ebbe inizio, come da iscrizione sull'edificio, il 1446, anno in cui il borgo viene infeudato alla famiglia degli Adorno.
Proseguo il mio percorso, dapprima su una strada asfaltata, poi sterrata. Si tratta di un lungo percorso immerso nel verde dei boschi, poi proseguo lungo un tratturo e sentiero, tra alti alberi, farnie, roveri, robinie ecc e prati costellati da bellissimi fiori, come le tante orchidee selvatiche che mi sono fermato a fotografare.
Raggiungo così il Santuario di San Pancrazio. La chiesa di San Pancrazio, patrono del paese insieme a San Sebastiano e San Pietro si erge su un colle coronato da boschi e fu edificata probabilmente intorno al XII secolo, quando le reliquie del Santo giunsero da Roma. La chiese è stata ripetutamente rimaneggiata ed ingrandita, presenta una facciata intonacata con un portone anticipato da un portichetto affiancato da due finestrelle rettangolari. Sotto il frontone con tetto a capanna si apre una grande finestra quadrilobata. Un massiccio campanile con base in pietra squadrata si erge alla sua sinistra. L'interno conserva la pala d'altare raffigurante il Martirio di San Pancrazio e un reliquiario che custodisce alcuni frammenti di ossa del Santo, riconosciute autentiche nel 1576.
Torno sui miei passi e ripreso l'auto torno a Silvano Inferiore per raggiungere la borgata Casale Pieve. La strada, asfaltata, inizia dalla piazza dove si erge l'edificio scolastico. La strada corre lungo il torrente Piota ed è circondata da prati e piccoli boschetti. Dopo pochi chilometri raggiungo questa antica borgata ed ad attendermi c'è la chiesa intitolata alla Madonna della Neve e un antichissima Casa-forte.
Qui è dove sorse l'antica comunità e Pieve di Prelio, eretta secondo la tradizione nel corso VI secolo su un tempietto romano dedicato a una divinità agreste. La prima chiesa fu dedicata alla Madre di Dio e fu individuata come Pieve dal vescovo di Tortona con il nome di Santa Maria di Prelio ossia Plebs in praedio: Popolo (di Dio) nelle campagne – praedium, podere. L'attuale edificio si presenta con tetto a capanna tripartita da lesene suddivisa in due registri. L'edificio mi pare settecentesco su un impianto seicentesco. Nel primo registro c'è una porta a doppio battente con timpano triangolare posto sull'architrave.
Nel secondo, centralmente vi è una grande finestra rettangolare con bella cornice e timpano semicircolare, affiancata da due nicchie con statue. Presenta un bel frontone con timpano decorato ed intonacato come tutta la facciata. L'interno conserva tele che rappresentano scene di vita della Vergine, risalenti alla metà del XVIII secolo. Il campanile, dalle fattezze più moderne, soprattutto sopra la cella campanaria è posto sul lato destro del transetto.
La vecchia pieve aveva invece un campanile, torre dell'Albarola, posta sulla cresta della collina che suddivide i comuni di Castelletto d'Orba, Lerma e Silvano d'Orba ed è raggiungibile con una bella passeggiata, ora è nel Comune di Lerma. Risalente al IX secolo, la torre campanaria dell'Albarola, della Pieve di Prelio diventò successivamente anche torre di segnalazione per le comunicazioni difensive. Nel borgo si erge una Casa-forte medioevale della fine del XIII secolo che fu anche sede di una comunità benedettina e per questo motivo veniva popolarmente individuata come il Monastero. Si tratta di un bell'edificio in laterizio con costruzioni in pietra addossata. L'edificio andrebbe recuperato e valorizzato come testimonianza della storia del territorio.
Tornato nel borgo di Silvano, superato il ponte sul torrente Piota, mi reco in direzione del Cimitero, dove sull'antistante piazzale vi sono gli importanti ritrovamenti di ruderi tardo-romani di una massiccia cittadella, che alcuni storici hanno identificato come "Rondinaria", distrutta durante le guerre che avvennero tra il Marchese del Monferrato e la città di Alessandria. Le rovine delle Torrazze ancora presenti innanzi all'ingresso dell'attuale cimitero, testimoniano la presenza di un castrum forse della mitica città di Rondinaria (detta anche "città dell'oro"), fondata proprio alla confluenza del Piota e dell'Orba, ed in cui gli schiavi romani risalivano le rive dei due corsi d'acqua alla ricerca dell'oro presente nelle loro sabbie, come affermano le descrizioni turistiche dei pannelli apposti sul piazzale. Rondinaria è contemplata nella Tavola Peutingeriana. I Torrazzi sono ruderi di due grosse torri in pietra che appartenevano ad una fortificazione quadrangolare posta in posizione strategica sul terrazzo fluviale compreso tra il corso del torrente Orba e Piota.
A poca distanza, poche centinaia di metri individuo un edificio agricolo, posto in pessime condizioni ma che dalle sue fattezze sembra essere l'ex chiesa di San Giovanni alle Mogliette. Un edificio anche questo che racconta la storia del borgo che andrebbe recuperato.
Prima di lasciare Silvano d'Orba mi corre l'obbligo di acquistare una bottiglia di grappa in una delle diverse distillerie del borgo. Anche a Silvano, come del resto in tutta la zona, la maggior fonte di reddito proveniva dalla produzione vitivinicola, primo fra tutti il Dolcetto, vitigno di cui l'area e molto ricca e vocata. Oggi questa attività è integrata da quella industriale e artigianale collocate in località Caraffa. Silvano è famosa per le distillerie che producono grappa utilizzando l'antico metodo discontinuo dell'alambicco e vanta per questo, la definizione di Borgo della Grappa. Il comune oltre al centro storico ha molte frazioni sparse per il vasto territorio come i Bacchetti nota per la produzione artigianale di vini.
Silvano d'Orba è un tranquillo borgo che conserva le tracce di un passato glorioso, con il centro storico e i castelli, ivi compresi i ruderi che testimoniano secoli di storia. La mescolanza di storia, cultura, tradizioni e bellezze naturali, nonché la produzione vitivinicola rende Silvano d'Orba un luogo affascinante e che ha pienamente soddisfatto il mio girovagare.