Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Vidracco

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VidraccoOggi il mio girovagare per il Piemonte mi porta in Val di Chy, una valle situata nel territorio della provincia di Torino. Questa valle è nota per il suo paesaggio montuoso e per i piccoli borghi che la caratterizzano, ricchi di storia e tradizioni locali. È conosciuta come Valchiusella ed è attraversata da vari corsi d'acqua che confluiscono tutti nel torrente Chiusella. La valle presenta paesaggi suggestivi e luoghi ideali per periodi di relax. Essendo circondata da montagne la vallata offre molte opportunità per attività all'aperto soprattutto per escursioni e trekking. La Val di Chy ospita diversi borghi storici, ognuno con le proprie tradizioni e architetture tipiche del Piemonte.
Vidracco è situato nella parte bassa della vallata, sulla riva destra del torrente che da il nome alla valle. Il nome, di derivazione celtica, significa località vicino all'acqua; oppure, secondo altri indica un territorio appartenuto a Veturius, diffuso in epoca romana soprattutto nel novarese. Il primo documento che cita questa località risale al 1041 e attesta che Bitriacum apparteneva al vescovo di Ivrea. Fu poi feudo nel 1490 dei Conti di San Martino e nel 1560 di quelli del ramo di Loranzè.
Come tutta la valle partecipò alla fine del XIV secolo alla rivolta popolare detta "tuchinaggio" e, pare accertato, che gli insorti avessero trovato protezione in una fortificazione eretta sul Monte Cives a fianco alla Torre di San Silvestro. Il territorio presenta diversi minerali di particolare pregio, come la peridotite, materiale assai duro utilizzato in diverse lavorazioni e la pietra da calce. Nei dintorni del borgo vi sono imponenti cave di calcare tuttora sfruttate.
Vidracco fa parte della riserva naturale dei Monti Pelati, si tratta di un'area naturale protetta, più precisamente una riserva naturale a gestione provinciale. L'area della riserva naturale coincide con quella del sito di interesse comunitario e zona speciale di conservazione denominata Monti Pelati e Torre Cives. La riserva occupa una stretta fascia di brulle colline dette Monte Pelati o Monti Bruciati, che si estendono su una breve dorsale per circa tre km e culmina con i 585 metri slm del poggio sul quale sorge la Torre Cives o di San Silvestro.
Con la S.P. 61 di Issiglio arrivo agevolmente a Vidracco e parcheggio nei pressi del Palazzo Comunale. Dal belvedere del piazzale posso ammirare il lago Gurzia o anche lago di Vidracco, si tratta di un bacino lacustre artificiale originato dallo sbarramento della diga del torrente Chiusella poco a valle della confluenza con il suo principale affluente, il Savenca. La diga risale al 1922 ed è ad arco semplice alta 50 metri, data in concessione ad Enel per uso idroelettrico. Le acque di sfioramento del lago si gettano nella gola posta a valle dello stesso con un'alta cascata che diventa spettacolare nei periodi in cui il torrente è ricco d'acqua.
Il Palazzo comunale in stile razionalista fu un dono del vidracchese Martino Ceratto, nato nel 1880 e morto nel 1940. Costui fu costruttore ed impresario edile che ricostruì in Francia molti centri abitati tra cui la città di Epehy in Piccardia, distrutti durante la prima guerra mondiale, collaborò al risanamento delle paludi pontine e alla realizzazione di strade e ferrovia in Etiopia per la linea Gibuti-Addis Abeba. Unitamente alla costruzione del palazzo Municipale provvide al restauro degli edifici scolastici, alla sistemazione della facciata della chiesa e alla costruzione di nuove strade.
Nel 1950 il paese gli eresse un busto in suo onore, ora collocato sotto il porticato del palazzo municipale, sul suo monumento è indicato come "Titano del lavoro". Sempre sulle mura dell'edificio comunale oltre a ricordare con una lapide del 1940 il benefattore vi è una lapide che ricorda i militari e i partigiani caduti durante la seconda guerra mondiale e la guerra di liberazione. Un cartello turistico indica il percorso per raggiungere il Mulino, costruito nel 1882 lungo il corso del torrente Chiusella ed utilizzato fino al 1948.
Oggi il mulino è sede dell'Ecomuseo dell'acqua e degli antichi mestieri e conserva tre macine di pietra per grano, mais, castagne e uno spazio per la lavorazione della fibra di canapa, oltre ad una mostra d'oggetti per lavorazioni agricole e d'uso quotidiano, tra i quali un impastatoio del XVIII secolo. Prima di avviarmi per il centro del borgo mi soffermo ad osservare una antica scritta dipinta sulla facciata di una vecchia costruzione che indica che un tempo vi era una trattoria, ciò suggerisce quanta vitalità vi fosse in questo borgo grazie anche al transito di viandanti e carovanieri.
Percorro dapprima Via Commendatore Ceratto poi Via Roma, Via Umberto I, per un breve tratto vago su Via Vistrorio e noto subito una bella vivacità delle attività artigianali nonché molte opere d'arte collocate sulle case del paese, sia affreschi, tele che altorilievi in terracotta e ceramiche. Raggiungo così Via Vittorio Emanuele, dove vi sono diverse scritte dipinte di antichi negozi, come Cantina dei passeggeri, Panetteria e Commestibili e all'angolo con piazza Einaudi vi è il monumento ai caduti di tutte le guerre con tanto di cannone come monumento.
Poco dopo vi è la chiesa parrocchiale intitolata a San Giorgio, eretta nel XVIII secolo e con una torre campanaria sulla quale è incisa la data del 1717. La facciata è semplice con tetto a capanna, suddivisa in due ordini da un aggettante marcapiano. I due ordini sono alternati da lesene. Nel secondo ordine centralmente vi è una finestra polilobata. Mentre nel primo ordine vi è l'unica porta d'accesso affiancata da due finestre rettangolari poste nelle ali. Sopra il portale un bell'altorilievo in cotto smaltato o in ceramica con San Giorgio a cavallo che uccide il drago.
All'interno è conservato un pregevole altare maggiore su cui troneggia una coeva tela ovale raffigurante San Giorgio a cavallo sullo sfondo della Torre Cives o di San Silvestro. La Parrocchiale conserva anche due opere dipinte dell'artista contemporaneo Tullio Alemanni, precisamente raffiguranti Gesù e Maria. Di fronte alla chiesa parrocchiale vi è l'edificio dell'ex scuola di Vidracco, ornata da affreschi, dipinti, murale ed altre opere d'arte che fanno di Vidracco un borgo d'arte. Vi è anche una lapide che ricorda i militari di Vidracco caduti nella prima guerra 1915 – 1918 e nella guerra di Libia.
Raggiungo l'edificio che ospita Damahur Crea e che un tempo era uno stabilimento di Olivetti dove si producevano le custodie per la famosa macchina da scrivere portatile "Lettera 32". All'interno di questo stabile vi sono molti esercizi commerciali, artigianali, di ristorazione ma anche strutture sanitarie e convegnistiche.
Lentamente scendo a prendere l'auto per recarmi a vedere la chiesa cimiteriale che si eleva sopra il borgo. Curva dopo curva, tra boschi e di campi fiori raggiungo il cimitero. Nei campi ho potuto vedere la coltivazione di una mela verde con striature rossastre, la "ferminel", un antico frutto fortunatamente recuperato.
Entro silenzioso nel piccolo camposanto per vedere la chiesa di San Marco oggi dedicata a San Giorgio. La chiesa è di probabile origine medievale e fu sede della primitiva Parrocchia. L'impianto della chiesa cimiteriale di San Giorgio sembra essere seicentesco ma ha subito comunque diversi rimaneggiamenti. La facciata è a capanna, porta centrale affiancata da finestre rettangolari munite di grate. Sopra la porta una modesta decorazione a lunetta tamponata e una finestra quadrata modanata. La navata unica è di gusto barocco. Purtroppo l'edificio fu oggetto di un furto di una antica tela databile tra il XVIII e XIX secolo, raffigurante San Giorgio, trafugata da ignoti nel novembre 1975, poi ritrovata a Moncalieri.
In auto mi reco verso Torre Cives e parcheggio nei pressi della chiesetta intitolata San Rocco. Questo edificio è stato sicuramente a protezione delle pestilenze che hanno colpito il canavese come tutto il Piemonte nel XVI e XVII secolo. La cappella con tetto a capanna è ricoperto in lose, presenta una cella campanaria a vela. Un tempo la cappella, probabilmente doveva essere anticipato da un portico poi chiuso come potrebbero testimoniare gli archi a tutto sesto tamponati e a cui in un lato è stata aperta la porta d'accesso.
M'avvio a piedi verso la torre che si trova in posizione dominante su un colle dei Monti Pelati. Il luogo è apparentemente brullo ma tra la cespugliosa vegetazione e tra le macchie verdi di alberi di sempreverdi e betulle si nascondono Fringuelli, Capinere, il Codirosso e Cinciallegre ecc...
Raggiungo così la vetta dove a 585 metri slm si erge la Torre Cives o di San Silvestro, simbolo di Vidracco, tanto da essere rappresentato nello stemma comunale. Torre Cives, risalente al XII secolo secondo alcuni, altri affermano nel XIV secolo, fu edificata con ogni probabilità a difesa di tutta la valle. Nel secondo caso si afferma che la costruzione sia voluta da Amedeo VII, il Conte Rosso, in qualità di presidio e torre di avvistamento oltreché di segnalazione per controllare i suoi possedimenti. Si presenta come costruzione a pianta quadrata con un piccolo ingresso a mezzo metro dal suolo.
Su questo colle, narra Boggio, uno studioso del eporediese, che nel 1450 sulla torre o nei suoi pressi fossero state messe le forche per punire i rivoltosi più colpevoli affinché la popolazione potesse assistere ed essere ammonita a non seguire le orme dei delinquenti e o ribelli. La torre ha ospitato alla fine del XIV secolo gli insorti della rivolta popolare detta "tuchinaggio" che vi soppressero la piccola guarnigione.
Nel 1955, intorno a questo luogo, furono ritrovati resti archeologici quali monete di epoca bizantina, pietre per balestra e cocci in terracotta databili intorno al V secolo d.C. Poco distante dalla torre vi è un monumento ad Adriano Olivetti che recita una sua frase: "…il valligiano non desidera più emigrare, sente di dover vivere sui luoghi dove è nato, dove ha una casa, dove ha una famiglia. Portar le fabbriche più vicine all'uomo, nelle campagne, nelle valli..."
Per quanto riguarda lo spettacolo della natura che mi circonda, la vista sull'anfiteatro morenico canavesano si fa fatica a descriverlo per quanto è suggestivo. Ormai è ora di rientrare verso casa e nel farlo passo innanzi all'ingresso della sede della Federazione di Damanhur spesso detta semplicemente Damanhur, è una comunità fondata nel 1979 da Oberto Airaudi, conosciuto anche come Falco Tarassaco, comunità basata su una filosofia fondata sui valori della solidarietà, arte, cultura, amore reciproco e rispetto per la vita a cui aderiscono migliaia di persone provenienti dal mondo intero. Collettività che ebbi modo di conoscere e fare piacevoli conoscenze. Fa parte della Federazione di Damanhur, il Tempio dell'Uomo; costruzione sotterranea scavata a mano nella roccia dai membri delle comunità della Federazione di Damanhur, nota in tutto il mondo per la complessa architettura, per sue sale e per le svariate lavorazioni artistiche contenute.
La giornata si è conclusa con la scoperta di un altro piccolo ma caratteristico borgo piemontese.