Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Dietro la porta delle nostre case

E-mail Stampa PDF
povertàOggi mi sento particolarmente rattristato e conseguentemente molto arrabbiato per la consapevolezza della mia impotenza davanti allo "stato di fatto" che mi ha piegato nei miei pensieri.
In una giornata che si presentava serena per l'avvicinarsi della festa di compleanno di un amico, la spensieratezza trasmessa da questi avvenimenti ha dovuto scontrarsi con la durezza della realtà.
Durante la visita quotidiana ai miei genitori ho incontrato Sanaa, una ragazza marocchina che lavora per una cooperativa di servizio e si occupa di accompagnamento e assistenza agli anziani e alle fasce sociali più deboli. Una cara ragazza, con un vocione greve quanto la sua mole. Non è grassa o obesa, è solamente "tanta", una bella trentenne prosperosa, alta, dai capelli nero corvino quanto il colore degli occhi, che parla un italiano fluente e veste all'occidentale e alla moda.
Mi racconta, desolata, delle miserie che trova nelle case di anziani italiani, che senza figli e con la pensione minima, circa 450 euro al mese, fanno fatica ad arrivare a fine mese.
Il racconto di per sé pare la quotidiana lettura dei nostri giornali, ma sono i particolari che ti fanno rabbrividire. Cerco di immedesimarmi in quella persona anziana che ha lavorato tutta la vita e che ora deve contare i centesimi nel borsellino per fare la spesa quotidiana, mentre le bollette della luce ed i canoni dell'affitto drammaticamente lievitano, quella del telefono non c'è più perché non può più permetterselo e il canone radiotelevisivo sarà il prossimo a non essere più onorato, tanto che per onestà staccherà i contatti con l'informazione. La sua spesa ormai si è ridotta ad un pacco di pasta, del burro, zucchero, sale, del formaggio grattugiato da utilizzare con parsimonia, latte, caffè,verdura e frutta donata da qualche vicino compassionevole e fortunato. La carne è un mero ricordo e il pesto una volta ogni tanto per fare festa. Come si può sentire Sanaa, che già fuggita dalla miseria del suo paese è ripiombata nella miseria ovattata delle pubblicità televisive di prodotti di gran marca che fanno solo arrabbiare il suo anziano assistito.
Se Lei mi racconta affranta e con occhi lucidi ciò che quotidianamente vive, ponendosi tutte le domande che un italiano si può porre nel vedere lo scialacquio di denaro pubblico in festicciole, gare di bellezza, paté e crocchette per cani e gatti, senza parlare degli harem di taluni governanti, cosa può pensare, quale senso di rabbia e frustrazione avrà quell'anziano assistito da Sanaa.
Io esco di casa guardandomi intorno, in quel paese di "bengodi" che è l'Italia, dove la nuova schiavitù e la miseria sono nascoste da concorsi a premi, telenovele e dove i nostri figli che non appena imparano a conoscere i numeri vengono dotati di telefonino cellulare, il tutto a costi esorbitanti per la comunità che sempre di più si arricchisce di debiti verso le banche e verso le finanziarie. Vecchi e nuovi padroni della nostra vita mentre apponiamo la croce sulla scheda elettorale a chi continua a farci credere nel paese di "bengodi" e ci racconta che siamo una potenza industriale e che la povertà non esiste.
Chiedetelo a Sanaa e al suo anziano assistito dove sta di casa la povertà...