Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Premosello Chiovenda

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Premosello ChiovendaLa giornata si annuncia calda, fortunatamente stamattina mi recherò sulle Alpi Lepontine nel parco della Val Grande. La levataccia era d'obbligo perché il viaggio è lungo. L'auto mangia il nastro d'asfalto chilometro dopo chilometro. Uscito dall'autostrada mi dirigo verso Premosello Chiovenda. Questo Comune fa parte della Valle Ossola, zona conosciuta per la bellezza del paesaggio montuoso e bellezza naturale. Premosello Chiovenda è circondata dalle Alpi nel vallone percorso dal fiume Toce.
Il primo borgo che raggiungo Cuzzago, ora frazione di Premosello Chiovenda ma Comune autonomo fino al 1928. Cuzzago è viene menzionato per la prima volta in un atto del 1015, con cui Pietro III, vescovo di Novara, dona ai canonici di Santa Maria e di San Gaudenzio di Novara tre peschiere poste lungo il fiume Toce, fra cui quella di Cauclago (Capo di lago, mutato poi in Cuzzago). La borgata che ha poco più di qualche centinaio d'abitanti ma che nella stagione estiva si moltiplicano è posto sotto il pizzo Proman e lo Scopello, tra il Rio dei Mulini e il Rio Meggiola. Cuzzago è abbellita dalla presenza di antiche case patrizie dei secoli XVII-XIX, a testimonianza di antiche ricchezze.
Sosto nei presi della chiesa parrocchiale, del XVII secolo, dedicata a San Martino. La prima chiesa fu costruita nel XIII secolo e corrisponde all'attuale sacrestia vecchia ed era affidata ai Canonici provenienti da Pieve Vergonte. L'attuale edificio risale al 1629 con il completamento successivo della navata centrale, le navate laterali e la nuova sacrestia. La facciata della chiesa è anticipata da un portico a protezione dell'ingresso principale, altri due porte d'accesso sono posti ai lati in corrispondenza delle navate. Il portico è sorretto da due esili ma robuste colonne in pietra.
Sopra la porta d'accesso con un portale in granito vi è una lunetta affrescata con san Martino che dona metà del suo mantello. Nella chiesa, nel 1809, viene costruita la Cappella "dei Martiri", conservante dal 1811 le spoglie dei Santi Martiri Fausto e Fortunato. Staccato dall'edificio a pochi metri dalla Chiesa, vi è il campanile con una cupola a forma di cipolla. Nel sagrato antistante la chiesa vi è un moderno monumento in ferro che ricordano i militari caduti nella prima e seconda guerra mondiale e con loro i partigiani. Ma il monumento che mi colpisce di più è quello posta al centro della piazza, dove su una colonna ottagonale in granito vi è la scultura di un cane, simbolo scherzoso del paese, infatti così sono denominati i cuzzanesi.
Poco distante c'è il Museo "Cà Vegia". In questo edificio si ricorda l'antica lavorazione del latte che fu una delle risorse più preziose ed importanti di sussistenza della realtà montana. Infatti a Cuzzago esisteva "un consorzio lattifero" o "latteria consorziata" che fu fondato verso la metà del 1800 dall'Abate Giovanni Battista Ravvicini. Il consorzio riuniva i possessori dei 147 capi di bestiame che portavano il latte due volte al giorno alla Latteria. La Latteria funzionò fino al 1968. Oggi lo stabile che ospita il museo è in fase di restauro, mi dicono nel bar vicino alla piazza, che l'edificio ospita anche la sede dei Volontari Antincendio Boschivi.
La piazza è intitolata al Municipio, a ricordo dell'autonomia del borgo. Inizio a girarmi per il borgo che presenta belle case con il tetto in lose. Alcune case sono veri e propri palazzi nobiliari. Lungo le strade trovo diverse cappellette votive con affreschi ben conservato. Mi ritrovo così all'inizio del sentiero che conduce alle fortificazioni del Sasso Grande. La fortificazione fa parte della linea Cadorna realizzata tra il 1914 e il 1916. Il Sasso Grande è alto 818 metri ed è uno sperone posto alle falde del Mot Gianin. Presenta un esteso reticolo di opere fortificate, comprese trincee per mitragliatrici, raggiungibili solo attraverso una mulattiera.
La Linea Cadorna fu costruita durante la prima guerra mondiale per prevenire un eventuale attacco austro-tedesco attraverso la Svizzera, essa prese il nome dal Capo di Stato dell'Esercito Italiano dell'epoca Luigi Cadorna originario di Pallanza. Torno a prendere l'auto per andare a vedere due altri edifici particolari che Cuzzago offre ai visitatori. Raggiungo così la stazione ferroviaria di Cuzzago posta sulla linea internazionale del Sempione attivata nel 1905, benché la stazione entrò in servizio nel settembre 1888, con l'apertura della tratta ferroviaria da Gozzano a Domodossola parte della linea Domodossola-Novara. La particolarità della ottocentesca stazione sono i suoi giardini creati negli anni '80 del novecento dal capostazione Gabriele Carboni che abbellì le aiuole con delle artistiche architetture riproducendo il modellino della Torre di Pisa, e statue che richiamano la favola di Biancaneve e i sette nani, ecc...
Nel 1989 la stazione vinse il titolo di "stazione più bella d'Italia" nell'ambito di un concorso indetto tra i capistazione che curavano i rispettivi giardini. Raggiungo successivamente, lungo la strada per Domodossola il santuario della madonna dello Scopello. Per raggiungerla devo percorrere un breve tratto di mulattiera essendo il Santuario su un poggio prospiciente il Toce e la strada ferrata. Vicino alla chiesa vi è un albero monumentale; un Tasso o meglio un Taxus Baccata che si stima abbia centinaia anni e una circonferenza di 362 cm. Il luogo ove si erge il Tasso e la chiesetta era durante l'epidemia di peste del 1600 un lazzaretto.
La popolazione crede che in quel periodo sarebbe già stato presente l'esemplare di Tasso. I Cuzzaghesi celebrano ancora oggi la festa della Madonna delle Grazie, che pochi anni fa veniva chiamata Madonna dei "fichi"; poiché' le offerte che venivano poi messe all'asta erano i cestini di fichi. L'edificio presenta un bel sagrato in pietra, porfido e ciottoli di fiume. Un porticato corre tutta lungo la facciata. Il portale d'ingresso presenta un timpano spezzato con all'interno un affresco posto sopra l'architrave. Al lato della porta vi sono due rettangolari finestre con una bella cornice in pietra.
La chiesetta ha il tetto a capanna e sbirciando dalle finestre posso ammirare il suo interno a navata unica con pavimento in lastre di pietra. Un cancello metallico protegge nel presbiterio l'altare maggiore e 4 grandi quadri. Riprendo l'auto e proseguo per l'abitato di Premosello Chiovenda. Parcheggiato l'auto nei pressi del Municipio, vado subito nel piccolo giardino antistante la residenza municipale. L'edificio è una bella villetta liberty con un piccolo porticato antistante l'ingresso. Nel giardino vi sono diversi monumenti in granito, dove artisti hanno modellato la dura pietra con arte.
Tra questi vi è un monumento con il busto del Giurista Giuseppe Chiovenda che nacque a Premosello nel 1872 vi morì nel 1937. Costui insegnò nelle Università di Parma, Bologna, Napoli e Roma. Fu socio della Accademia dei Lincei e rettore del Regio Istituto Superiore di Studi Commerciali e Amministrativi dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Fondò insieme a Francesco Carnelutti nel 1924 la Rivista di diritto processuale civile e la diresse.
Il Comune di Premosello volle aggiungere nel 1959 il determinante Chiovenda al suo nome, proprio in memoria dell'importante concittadino. Invece il toponimo Premosello, già documentato nel 910 come Bromosello, ritenuto un diminutivo dell'aggettivo latino di bramosus connesso al bramire di alcuni tipici animali di montagna come gli ungulati e gli orsi. La storia di Premosello conosciuta comincia con lo scritto a Pavia il 13 giugno 908: "...Per quod sepe dicto Gariardo roboramus omnes res proprietarias quocumque modo legaliter ab eo adquisitas, tam curtes illas videlicet Caddo et Bramosello atque Longomese cum earum integritatibus...". Infatti con queste parole Berengario I, re d'Italia, su richiesta del genero Adalberto, marchese di Ivrea, e dell'imperatrice Ageltrude, concede a Gariardo, vicario di Adalberto, le "corti" di Caddo, Premosello e Lomese, oggi frazione di Montecrestese situate nel contado dell' Ossola.
Per secoli, i destini dei premosellesi, in prevalenza contadini e di Cuzzago furono strettamente legati allo sfruttamento dei pascoli e dei boschi della Val Grande. E come tutti i centri abitati della Vall'Ossola anche questi luoghi furono soggette a passaggi e spogliazioni delle diverse armate che superavano le Alpi. Sul muro di un abitazione nei pressi del municipio una lapide ricorda Canna Giuseppina uccisa dai nazifascisti il 29 agosto 1944 durante una rappresaglia. Costei nacque il 29/10/1878 a Galliate (No) ma residente a Premosello, partigiana (Divisione Valdossola), morì sotto macerie di una casa che fu fatta esplodere.
Attraversata la strada mi ritrovo subito nel grande sagrato, in ciottolato di fiume, della chiesa parrocchiale. Da subito incontro l'edificio del Battistero, che in realtà si tratta dell'antico ossario della comunità premosellese, costruito nel 1780. Si tratta di un piccolo edificio interamente intonacato in stile barocco. Un breve viale conduce alla Chiesa Parrocchiale di Maria Vergine Assunta. La chiesa come si presenta, risale alla fine del XVI secolo, ma una costruzione era presente già dal 1300, con facciata a capanna ed ingresso anticipato da un pronao tripartito da archi. Sulla sua destra vi è la robusta torre del campanile in blocchi di massiccia pietra squadrata.
Sotto il culmine del tetto in una mezzaluna vi è affrescata la Vergine Assunta. Sotto il pronao si aprono tre porte d'accesso con un timpano triangolare spezzato e statue in nicchia sopra queste. Al suo interno a tre navate sono conservate pregevoli arredi lignei in stile barocco e un frammento di affresco, databile ai primi anni del Cinquecento. Nella piazza antistante il sagrato della chiesa, suddivisa da un muretto vi è un grande e bel monumento ai caduti premosellesi delle due guerre mondiali. Si tratta della scultura, posta su blocchi di rocce di un militare che appoggiato sul suo fucile ed elmetto in testa a petto nudo offre il suo sacrificio alla patria.
Sempre sulla piazza si erge un ottocentesco palazzetto con porticato sulla cui facciata una targa ricorda che in questa luogo, grazie alla volontà del Regio Senato di Milano dal 1563 ha luogo il mercato ogni giovedì mattina. Inizio il mio girovagare percorrendo una bella strada in selciato che costeggia il Riale del Ponte, un corso d'acqua a carattere torrentizio lungo circa un chilometro che attraversa e divide Premosello Chiovenda prima di confluire nel Toce.
Presenti anche belle fontane realizzate nel granito dei monti Lepontini Lungo questa bella strada s'affacciano antiche case tra cui un piccolo edificio che pare essere un'autorimessa ma sopra alla saracinesca vi è una bella lunetta con un affresco raffigurante San Rocco, ciò ricorda che quest'edificio fu fino al XIX secolo l'oratorio di San Rocco, poi sconsacrato. Subito dopo, all'incrocio con via Don Giovanni del Boca vi è una bella edicola votiva affrescata.
Proseguendo lungo il corso del Riale trovo seminascosto dietro una persiana una lapide che ricorda l'uccisione da parte nazifascista del 29 agosto 1944 di Boretti Bartolomeo, figlio di Boretti Ambrogio, nato e residente a Premosello il 28/10/1879, partigiano (Divisione Valdossola), morto per colpo d'arma da fuoco. La rappresaglia avvenne in seguito all'uccisione di un tedesco e al ferimento di altri da parte dei partigiani a Premosello. La rappresaglia ebbe come conseguenza l'uccisione di 4 partigiani/civili e il saccheggio-distruzione del paese.
Nell'antico Rione di Vagna, mi soffermo ad ammirare la casa più vecchia del paese, ossia Cà d'Tamunin con la sua caratteristica architrave con incise una grande Croce centrale e a lati una Croce doppia e una insolita incudine sul lato opposto. Mi si racconta che l'incudine dovrebbe richiamare i Ferrari, appartenente alla fazione politica dei Ghibellini, nel periodo XIII-XIV secolo. Belle le case con i caratteristici balconi in legno. Superato il Ponte sul Riale, trovo un bel monumento dedicato all'alpigiano che vuole ricordare la fatica di uomini e donne ma anche di fanciulli che salivano negli alpeggi della Val Grande con il bestiame.
L'inalpamento anche se durava pochi mesi determinava, secondo l'andamento della stagione, il destino economico delle famiglie e la loro sopravvivenza. L'Attività casaro letteraria infatti era l'industria principale delle famiglie valligiane che tra l'altro non disponevano di molte vacche. Anche da questa parte del borgo vi sono belle case, come la chiesetta dedicata a Sant'Anna del XVI secolo. Quest'ultima è necessitante lavori di restauro, almeno in facciata. Questo Oratorio deve la sua costruzione a Pietro de Borri da Colloro. L'edificio si presenta con un prospetto assai alto, con tetto a capanna e il tutto è intonacato.
La piccola porta d'accesso è affiancata da due piccole finestre. Sopra la porta vi è un ovale con cornice in stucco al cui interno vi era un affresco ormai illeggibile. Sopra di esso vi è una finestra sempre in posizione centrale. Sulla facciata dell'Oratorio è riportata la data 1729, ma l'inizio della sua costruzione risale al 1528, poi consacrata nel 1596. La sacrestia della chiesetta fu modificata riducendone le dimensioni per poter allargare l'adiacente strada che sale a Colloro.
L'oratorio di Sant'Anna che dà il nome al cantone in corsa per il Palio degli Asini, ha un piccolo ma bel campanile a pianta quadrata. Il palio si svolge in occasione della festività dell'Assunta, il 15 agosto ed è una manifestazione ritenuta a carattere storico e culturale. In quell'occasione le strade di Premosello vengono vestite a festa con i colori delle diverse frazioni e rioni che partecipano al palio. Il tracciato del Palio è realizzato all'interno del centro storico cittadino preparato con copertura in terra. il paese è addobbato con i caratteristici colori che che identificano i diversi dieci Cantoni Copia, Crusèta, S. Anna, Centro, Gesa, Casascia/Arbocelli/Flecc, Vagna e Gabbio, incluse le frazioni di Colloro e Cuzzago.
Percorrendo via caduti per la Libertà, dopo la Farmacia vi sono le lapidi di altri due partigiani uccisi dai nazifascisti: Bruno Ballabio ammazzato l'8 giugno 1944 e Omar Galletti, ammazzato il 29 agosto 1944. Bruno Ballabio, nacque a Inverigo nel 1923, fu colpito da diversi colpi d'arma da fuoco e anche da diverse coltellate alla schiena, quando il partigiano, sceso dalla montagna per fare rifornimenti, fu circondato da tedeschi e repubblichini giunti a Premosello a bordo di due camionette. Invece Omar Galletti era nato a Sala Bolognese nel 1924, studente e partigiano fu decorato con medaglia d'Argento al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: Partigiano combattente con la formazione "Divisione Val d'Ossola", comandato a controllare l'avanzata del nemico al fine di permettere al grosso dei compagni di lotta di ripiegare su posizioni più sicure, sostenne un duro combattimento nell'abitato di un paese, rispettando fino in fondo la consegna ricevuta, prima di essere colpito a morte da un lanciafiamme nemico.
Figura di eroico combattente animato da ardente amor di patria. Sempre in via Caduti per la Libertà, all'angolo con piazza XXIX agosto vi è un altra lapide che ricorda il partigiano Pozzi Alfredo. Costui nacque il 21/01/1888 a Premosello ed era il proprietario della Trattoria del Ponte, partigiano della Divisione Valdossola, morì per colpo d'arma da fuoco. Sotto il portico del ristorante albergo Proman, trovo ancora una lapide relativa alla rappresaglia del 29/08/1944 dove trovò la morte anche la proprietaria Primatesta Ninì Emma; costei nacque il 16/07/1895 a Premosello ed era una partigiana della Divisione Valdossola. L'atroce morte avvenne per le pugnalate inferte.
Sulla piazzetta d'angolo, si erge una squadrata colonna in granito che funge con la sua vasca anche da fontana, sulla cui sommità vi è la scultura di tre maialini, vicino ad uno scudo con lo stemma di Premosello. Sono i Pӧrsc, nomignolo dato agli abitanti del borgo. E se a Premosello sono i Pӧrsc ed a Cuzzago i Cani a Colloro sono i Ghètt, ossia i Gatti. Un costume tipico della bassa valle Ossola utilizzare soprannomi paesani per identificare scherzosamente gli abitati dei diversi centri abitati; ne sono un esempio a Piedimulera i Taböi, i Lùù cioè i Lupi a Vogogna ecc... Nei pressi della piazza si erge Villa o Casa Fontana Rossi edificata nel 1875 per volonta' del Cav. Antonio Rossi, che emigrato in Francia al suo ritorno a Premosello, volle costruire la sua dimora.
In facciata l'edificio presenta quattro medaglioni a bassorilievo, in terracotta, raffiguranti Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso Conte di Cavour, Re Vittorio Emanuele II e Giuseppe Mazzini. Durante il secondo conflitto mondiale il medaglione del Re Vittorio Emanuele II fu danneggiato nei combattimenti e fu ricostruito in occasione del 150° anniversario dell'Unita' d'Italia. Nel giardino della villa, oggi aperta al pubblico è presente il monumento all'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro. Nel mio girovagare raggiungo il cimitero, dove quasi di fronte all'ingresso trovo il settecentesco Oratorio di Sant'Agostino.
L'edificio si presenta slanciato verso l'alto con un piccolo campanile che sembra indicare il cielo. Realizzato in stile barocco presenta un ampio portico anteriore sorretto da colonne binate realizzate in granito. La copertura del portico e del tetto della chiesa è realizzato in lose. Il tetto è a capanna con in frontone ampio e con un aggettante trabeazione che pare sorretta da lesene con capitelli corinzi. Le lesene binate poste ai lati hanno tra le stesse nicchie vuote. Al centro del secondo ordine vi è un ampia finestra incorniciata da ampie ed elaborate volute in gesso. Benché non posso accedervi, scopro che al suo interno sono conservate quadri sette/ottocenteschi rappresentanti San Bernardo, Sant'Agostino e Santa Monica e la Madonna.
Nei pressi del sagrato vi è un bel monumento in granito che ricorda i fatti del 22 giugno 1944 quando all'Alpe Casarolo nove ragazzi disarmati vennero trucidati dai nazifascisti durante un rastrellamento. All'alba otto giovani ragazzi raggiungono l'alpe Casarolo dove si uniscono ad altri quattro partigiani sfuggiti al massacro di Portaiola. Vengono accolti e rifocillati dall'alpigiano di Colloro Enrico Andreolotti. Quest'ultimo postosi a guardia viene immobilizzato da un reparto tedesco che aveva raggiunto sull'alpeggio: i partigiani si arrendono con le mani alzate e i tedeschi li radunano e sparano nel mucchio uccidendone nove. Enrico Andreoletti, che fu un alpino che aveva combattuto nella guerra dei Balcani ed era riuscito a tornare a casa, viene catturato e condotto nella faggeta all'alpe In la Piana dove fu torturato e ucciso a randellate, mentre il fratello Giovanni venne catturato appena giunse all'alpeggio e fucilato accanto ai partigiani uccisi. Vengono trucidati: Alini Gelindo nato nel 1909 a Premosello, Fovanni Enrico, Iseni Abele nato nel 1924 a Boltiere (Bg), Rettagliati Carlo, Soldà Marino nato nel 1923 a Lovigo (Vi), Vigorelli Adolfo nato 1921 a Milano, Giuseppe Introini ed ancora altri non identificati. Invece, Sorta Romano, nato nel 1934 a Malesco (Vb) pastorello di soli 10 anni fu ucciso per fucilazione assieme a due partigiani all'alpe Straolgio, lo stesso giorno. Molti altri, spesso non identificati furono trucidati quel giorno e forse nei giorni successivi. Nello stesso monumento è ricordato il Comandante partigiano Dionigi Superti della Divisione Valdossola. Costui nacque a Napoli nel 1902 e morì a Madrid nel 1968, è sepolto nel cimitero di Premosello e fu tra i fondatori della Repubblica dell'Ossola.
Torno a prendere l'auto per salire a Colloro. Attraverso così in auto Premosello e salendo, tornante dopo tornante raggiungo Colloro. Parcheggiato l'auto inizio ad aggirarmi per la borgata. Anche a Colloro sono presenti della cappelle tutte ben conservate come su tutto il territorio comunale. Colloro è adagiato su un soleggiato ripiano della montagna che domina la Valle del Toce. Si tratta di un tipico villaggio con il nucleo abitato con le case aggrappate le uni alle altri ed è circondato da fitti boschi di castagno. Il Villaggio è situato a circa 500 m. di altitudine, il suo nome deriva dal latino Corylus, attraverso la variante volgare Colurum, che significa "nocciòlo", una pianta che nel Medioevo doveva essere molto diffusa.
Vi trovo alcune antiche costruzioni rustiche, con i loro balconi in legno e i fienili. In un abitazione privata è presente un antico Torchio della seconda metà del 1600 che venne utilizzato per la macinazione sia delle vinacce, che delle noci, che della segale, per ottenere rispettivamente il vino, l'olio come combustibile per le lampade e la farina per il pane. Infatti è di tradizione il giorno della festa patronale, San Gottardo, dopo la processione per le vie del paese, distribuire il pane di segale benedetto. Nei pressi della stazione dei Carabinieri forestali si erge la bella chiesa che trovo chiusa. Questo oratorio intitolato a San Gottardo, vescovo tedesco, è del XVI secolo, mentre il campanile venne edificato nella prima metà del 1800.
La chiesa si presenta con due navate una maggiore ed una minore e con l'altare nella maggiore in legno antico. L'ingresso dell'edificio è anticipato da un portico sorretto da quattro colonne ad archi ribassati sotto il quale si trova un affresco raffigurante San Gottardo e una piccola targa in marmo che ricorda don Carlo Tosi, cappellano partigiano. Nella sottostante piazzetta della chiesa, si erge una bella cappella votiva, recentemente restaurata edificata nel 1867 come ex voto. Interessante anche l'ex asilo infantile di Colloro che venne costruito nel 1932 grazie all'opera degli abitanti del paese e alle donazioni dei benefattori a cui l'edificio fu successivamente dedicato: il Cav. Antonio Piolini, Lana Giuseppina e il Capitano Giuseppe Borghini".
A causa dello spopolamento della frazione e del conseguente calo delle nascite l'asilo fu chiuso ai primi anni '80. Attualmente l'edificio viene utilizzato per incontri, feste e manifestazioni culturali. Gran parte delle abitazioni aveva un forno, ve ne sono diversi presenti fuori dalle case con la caratteristica bassa costruzione semicircolare. Sicuramente vi è anche qualche forno comunitario come in tutti i borghi montani. Da menzionare naturalmente la Società Cooperativa Elettrica Procolloro, costituita nel 1919 con lo scopo di fornire energia elettrica alla frazione, poi nel 1929, costruita la piccola centrale, iniziò la produzione di energia così anche a Premosello.
Interessante anche il Circolo Operaio Cooperativo di Colloro, ancora funzionante, la cui fondazione risale al 1903. A Colloro vi è la casa natale del venerabile Padre Generoso Maria Fontana, dove vi nacque nel 1729, era il settimo figlio di una numerosa famiglia, costui, in aria di vocazione, fu mandato a studiare ad Arona alla "Scolastica Maggiore" ed in seguito andò ad Assisi tra i novizi francescani, morì ad Amelia (Terni) nel 1804 in "fama di santità".
Da Colloro parte una carrareggia che conduce alla borgata di Capraga, oggi disabitata. Questa borgata è posta a circa 900 metri slm. La borgata di Capraga, che non posso raggiungere, era un tempo chiamata Cravaga e deve il suo nome alla principale attività che vi aveva luogo ossia l'allevamento di capre. Risulta essere molto antica perché già citata per la prima volta in un atto del 1389. Nel corso degli ultimi secoli, i capraghesi si trasferirono via via a Colloro e a Premosello capoluogo in quanto diventava sempre più difficile la vita nelle borgate montane più alte, sia per le condizioni di vita che per le scarse risorse economiche.
Oggi il borgo è utilizzato per per lo più come abitazioni estive. In questa borgata vi è l'Oratorio San Bernardo, già presente prima del 1500, mi si dice come ampliamento di una cappelletta costruita dopo il "flagello delle cavallette" del 1364. Infatti per proteggere i campi da questi insetti, vennero edificate diverse cappelle dedicate a San Bernardo di Aosta, il quale è conosciuto come protettore dalle infestazioni demoniache come quella che appariva quella delle cavallette divoratrici. Edificio è stato restaurato, benché alcuni arredi furono trasferiti nella chiesetta della Casa di Riposo in Premosello.
Tra gli ultimi interventi di restauri ci fu campanile, mentre la campana, che veniva suonata, anche per tener lontano il demonio, fu portata all'oratorio di Lut. Invece da dietro la chiesa di Colloro parte una stradina che conduce all'Alpe Lut a 786 metri slm. L'alpe Lüt, è un alpeggio assai antico, mi si narra che in una pergamena del 1014 fosse già citato. Dopo la prima guerra d'Indipendenza i reduci decisero di erigervi come ex voto per il loro ritorno in famiglia, una cappelletta campestre, dedicata all'Annunciazione che venne successivamente ampliata in varie fasi, al ritorno dalle varie guerre.
Nel secondo dopoguerra fu aggiunta in facciata della chiesetta un portichetto a tre arcate. Lascio Colloro solo dopo aver fatto una bella chiacchierata con una signora di mezz'età che da anni si è trasferita sulle Alpi Lepontine, lasciando il suo paese natale in nord Europa e dalla quale scopro molte belle caratteristiche sulla borgata di Colloro. E' tardi per andare fino in località Gaggiolo, dove lungo la strada è collocata una chiesetta del XIX secolo, mai consacrata ed oggi, mi raccontano, in stato di abbandono.
Mentre lascio anche Premosello Chiovenda mi sovviene un altro illustre premosellese. Piero Piolini è un pittore che nacque a Premosello-Chiovenda nel 1925 e morì nel 2009 a Verbania. Visse lungamente a Milano dove segui studi regolari presso l'Accademia di Brera. Premosello Chiovenda è un borgo da scoprire con calma, con le sue bellezze naturalistiche, le tante cappellette votive presenti nei borghi abitati e per la campagna, per le sue case affrescate con motivi mariani e per la sua storia legata alla fatica delle sue genti.