Dietro le quinte di Cuba (VI parte)
Mercoledì 04 Maggio 2011 14:02
Passiamo la giornata con una visita con la famiglia di Wilmer a Sancti
Spiritus, la strada è un ampio viale bellissimo, bordato di
flamboyant, alberi dai fiori rossi, che generano una esplosione di
rosso e verde che si staglia su un cielo azzurro, sfrutterò questa
giornata per curiosare tra i negozietti della cittadina alla ricerca
di qualche regalino da portare a casa agli amici più stretti.
La giornata scorre tranquilla, impegnati a fare i veri turisti per
negozi e a far fotografie vicino alle statue di illustri personaggi
cubani. Yanelis si presta volentieri ha farmi da damigella in posa
per le mie fotografie.
I negozi vendono essenzialmente prodotti nazionali ma si può trovare anche
merce asiatica o sud americana.
Sono alla ricerca di una Guayabera che mi piacerebbe regalare al mio amico
Roberto che la vorrebbe aderente per mettere in evidenza il suo
fisico ma la Guayabera è una camicia
a manica lungha o corta, caratterizzata da pieghettature verticali
( alforzas)
e dotate di due o quattro tasche. E' molto popolare in America Latina
ed è anche utilizzata come camicia nuziale in Messico, sopratutto
diffusa per i matrimoni celebrati in spiaggia per la combinazione di
stile e comfort.
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Baghdad: una missione apparentemente impossibile (VI ed ultima parte)
Lunedì 02 Maggio 2011 09:48
Si può dire che la guerra sia ancora in corso, che già gli iracheni mettono in circolazione Dinari falsi e ciò ci spinge ad essere maggiormente attenti. Intanto che continuo a verificare i possibili fornitori per i generi alimentari, materiale elettrico, carpenteria, servizi di pulizia e interpretariato, i colleghi ottengono le necessarie autorizzazioni dal governo provvisorio e della I.R.C.S. (Iraq Crescent Society)
I direttori sanitari dei due ospedali si dimostrano particolarmente disponibili e felici del nostro arrivo mentre gli unici a mostrare una certa ostilità sono i ginevrini che temono invasioni di campo, ma per noi questo è un problema politico tra Roma e Ginevra
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Dietro le quinte di Cuba (V parte)
Venerdì 22 Aprile 2011 14:02
Entriamo a Jatibonico, piccola cittadina della Provincia di Sancti Spiritus che prende il nome dall'omonimo fiume. La strada centrale, che porta il maestoso nome di calle MACEO, è linda e non ci sono i soliti segni delle moderne città occidentali. Porta il nome di Antonio Maceo Grajales, generale e politico cubano, eroe della guerra di indipendenza dell'isola dalla Spagna combattuta a più riprese tra il 1868 e 1898. Maceo è considerato con Maximo Gomez il più importante condottiero militare della guerriglia condotta contro la potenza colonizzatrice che occupava l'isola dal 1492.
Si occupò delle attività del padre, commerciante di prodotti venezuelani e agricoltore ed in seguito aderì alla massoneria cubana che era influenzata dai principi della rivoluzione francese.
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Baghdad: una missione apparentemente impossibile (V parte)
Sabato 16 Aprile 2011 20:48
Tutta la delegazione incontra il generale Blaunt (U.S. Army) al
Palestine, Hotel nel centro Baghdad, diventato sede del comando
alleato.
Davanti all'albergo, circondato da filo spinato, carri armati e nidi
di mitragliatrici ovunque, una moltitudine di persone si accalca alla
ricerca di chissà quale permesso o favore da chiedere.
Ci avviciniamo, strappando ogni centimetro a questa moltitudine di
persone, tutti iracheni o quasi. Stringo forte i documenti e nel
tentativo di raggiungere l'ingresso mi sento sfilare dalla tasca
chiusa il portafoglio. Mi giro di scatto, fortemente irritato e
gesticolo con chi era vicino a me, ma tutti alzano le mani scuotendo
la testa dimostrando di aver compreso l'accaduto, ma non riesco a
recuperare il portafoglio. Una grande rabbia mi assale, intanto mi
sento impotente, i colleghi ormai sono avanti e non riesco a farmi
sentire da loro, ma poi anche se mi sentissero cosa possono fare?:
NULLA, NULLA, sono migliaia intorno a me, non esiste uno Stato, c'è
la guerra e non esiste una polizia, almeno come possiamo immaginarla
noi occidentali.
La rabbia non è per il furto dei soldi e dei documenti (cosa mi sono
portato da fare la carta di credito, in un paese in guerra!), ma
perché mi sono fatto fregare come un "pollo", io fiero del
mio essere mandrogno. Cerco con rassegnazione di raggiungere i
colleghi dentro il Palestine.
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Dietro le quinte di Cuba (IV parte)
Lunedì 11 Aprile 2011 14:02
Mi sveglio la mattina presto e preparo una sacca con un po' di
indumenti per cambiarmi nei prossimi giorni e carichiamo l'auto con
gli acquisti fatti da Wilmer per la madre e la sorella.
Sono proprio curioso di conoscere i suoi familiari. Probabilmente
incontrerò anche il padre (divorziato) che fa l'infermiere ma è
sempre in giro per il centro america con l'organizzazione ALBA.
Già per uscire da Matanzas con l'auto è un avventura, i cartelli
stradali sono pochi e le strade sono malmesse, ampi buchi
sull'asfalto ti costringono a fare degli slalom ed a procedere non
troppo velocemente.
Dobbiamo raggiungere l' autopista nacional, una specie di autostrada che
negli intendimenti doveva collegare Pinan del Rio a Santiago de Cuba
e Guantanamo ed invece termina a Jatibonico.
Un'opera inconclusa in tante parti, non vi sono guardrail, segnaletica, reti
di protezione, incroci a raso ovunque, insomma 650 km circa di
asfalto disseminata di crateri che la rendono molto pericolosa.
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Bestemmia umanitaria
Lunedì 02 Maggio 2011 14:59
In questi giorni sentiamo di nuovo parlare di Guerra Umanitaria, come se ci fosse qualcosa di umano nella Guerra, forse si, ma il volto umano della guerra è la sofferenza, la morte, il dolore, lo strazio della perdita dei propri cari, la scomparsa di una civiltà a favore di un'altra, la recrudescenza di antichi dissapori ed in questo caso tribali, ma anche la fuga, il rifiuto, la dignità negata, questo è il volto di una guerra umanitaria.
Nell'epoca della globalizzazione dove tutto è immediato, dove la comunicazione diventa strumento di propaganda, sono ancora le armi a determinare il vincitore e non la Ragione.
Ma nel Nord Africa ciò che stato una rivolta di popolo è diventato rapidamente un conflitto internazionale, dove la volontà di cambiamento si è trasformato in nuove forme di egemonia, mascherando il nuovo colonialismo in intervento umanitario.
Tale propaganda, tali azioni militari in difesa di popolazioni inermi li troviamo oggi in Libia ma non in Siria, Nigeria o Sudan ecc… e tutto ciò avviene nella più totale indifferenza mediatica.
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Viaggi pruriginosi (I parte)
Giovedì 28 Aprile 2011 14:03
Non vorrei scandalizzare i miei lettori ma questa volta mi addentro in un argomento "scottante" o quantomeno che i benpensanti potrebbero considerare scandaloso, certamente è uno scritto leggero e forse frivolo.
Però ho ritenuto che questo breve racconto dovesse comunque essere scritto in virtù di alcune considerazioni: la prima sta nel mio non accettare più quel falso moralismo ormai imperante nella nostra società, la seconda sta nella ricerca di un‘etica in tutte le cose e per ultima ma non per questo meno importante nel voler affrontare una ricerca su un mondo fino ad oggi per me quasi sconosciuto.
Fatte queste considerazioni posso tranquillamente invitare il lettore che condivide i miei presupposti a proseguire nella lettura, gli altri a cambiare blog o a passare ad altro post.
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Esistono i fantasmi?
Martedì 19 Aprile 2011 13:50
É sorprendente, ma sembra che appaiano più fantasmi di persone vive che non di persone morte. Gli esperti chiamano questi fantasmi viventi "apparizioni critiche", perché molti appaiono quando la persona di cui sono il fantasma si trova in pericolo o quando la coscienza di chi ha la visione non è molto limpida.
Sinceramente sono un po' dispiaciuto, anche a me piacerebbe vedere un fantasma, questa entità astratta che veleggia, mi piace l'idea di un "fantasmino buono" come il celebre CASPER della Paramount. Certo che se vedere il fantasma di una persona vivente significa che questa è in pericolo, mi dispiacerebbe un po', ma non ho altre visioni.
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Con il pensiero verso Haiti (IV ed ultima parte)
Giovedì 14 Aprile 2011 20:31
Haiti è l'isola che non c'è, quella di Peter Pan, quella dei sogni infranti. Quella del bambino che non voleva mai crescere, eppure Haiti esiste, è reale, con tutta la sua storia, le sue tragedie, il suo continuare a lottare.
Un' isola dimenticata fino a quel disgraziato 12 gennaio ora è piena di volontari e militari in divisa, da sembrare in guerra da quanto è militarizzata.
Ma ci sono anche i volontari haitiani che vivono nei campi improvvisati e che devono sostenere loro stessi e contemporaneamente aiutare i loro connazionali. Sono orgogliosi di essere haitiani, lavorano e collaborano con le migliaia di operatori internazionali provenienti da tutto il mondo e nascondono le proprie difficoltà con la voglia di essere uguali ai soccorritori d'oltremare anche senza le scintillanti auto delle O.N.G. presenti, indossando, quando possono permettersela, una misera pettorina con il nome della loro organizzazione.
La preoccupazione di tutti è rivolta all'imminente inizio della stagione delle piogge, e mentre la maggior parte della popolazione è ancora sotto i teloni e le casette provvisorie sono pochissime, molte aree destinate al ricovero sono ancora in fase di progettazione.
I problemi più grossi si incontrano nel reperire gli spazi necessari visto che vi sono ovunque cumuli di macerie e che è molto difficile individuare i proprietari di aree idonee ad ospitare strutture, naturalmente scontrandosi con la burocrazia e le leggi locali.
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Humanity
Giovedì 07 Aprile 2011 11:37
L'idea della cooperazione internazionale nasce intorno al 1960 quando molti Stati, soprattutto quelli africani, raggiungono l'indipendenza rappresentando sostanzialmente la fine dell'epopea del colonialismo europeo.
Circa 400 anni di colonialismo lasciano nelle ex colonie un territorio sfruttato, dove spesso l'imposizione di norme e leggi dei paesi colonizzatori hanno profondamente leso l'impianto di tradizioni radicate da millenni nelle popolazioni locali.
Se aggiungiamo a tutto ciò la grande piaga della schiavitù e lo sfruttamento smodato delle risorse naturali nei secoli di dominazione abbiamo un quadro esaustivo della situazione attuale.
Sono ormai 50 anni che il mondo occidentale ha avviato progetti di aiuto per lo sviluppo ed è forse il momento di fermarsi e riflettere sui passi compiuti per valutarne l'efficienza e l'efficacia dei risultati. Un modo per sostenere o ripagare gli ex territori sottomessi o come io credo per sentirsi come Ponzio Pilato e così lavarsi la coscienza.
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