Blog di Dante Paolo Ferraris

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Baghdad: una missione apparentemente impossibile (II parte)

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Missione BaghdadMi ritrovo a camminare per la via della mia città, appena risvegliata dall'inverno con un tiepido sole, con la gente che esce di casa a passeggio per goderselo tutto.
Ma io cosa conosco dell'Iraq? Sarò davvero in grado di svolgere tale compito? Non posso scontentarli e rendermi indisponibile. Devo prepararmi a dire di Si e a capire come muovermi in un ambiente che non conosco.
Passo le ore successive a studiare tutto il possibile sull'Iraq. Faccio approfondite ricerche antropologiche sulle popolazioni, e sull'aspetto geopolitico attuale, ripercorro tutta la storia e la tragedia della prima guerra del golfo.
Ora mi sento un poco più pronto, attendo la chiamata di M.S. per confermargli che va bene; non voglio starci a lungo in missione questa volta, sento la necessità di riposo.
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Poesia ed esistenza

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Vela SolutariaGeneralmente un poeta si ispira ai propri sentimenti e allo stato d'animo che vive in quel momento, cercando di raccontarlo in rima.
Io che poeta non sono, nonostane il nome che porto, cerco di trovare nelle rime altrui lo stato d'animo che mi rispecchia.
Una cara amica croata, nel raccontarci le rispettive vicessitudini della vita, mi ha recitato una splendida poesia del poeta russo Michail Jur'evič Lermontov.
Chiedo scusa agli esperti e ai traduttori ma faccio del mio meglio a scrivervela.

Una vela solitaria

Biancheggia una vela solitaria
nell'azzurra foschia del mare
che cosa cerca cosi lontano?
che cosa ha perso nel paese natio?

Giuocan le onde, il vento fischia
la prua di drizza e scricchiola
No, essa non cerca la fortuna
Ma non la sfugge neanche

Sotto di essa - l'azzurro del mare
Sopra di essa - dorarata la luce del sol!
Ma essa irrequieta cerca la tempesta
Come se nella tempesta ci fosse la PACE!

Lascio ad ognuno di Voi, ritrovare in queste parole un pezzo di se stessi, come io ho ritrovato me medesimo.
 

Cronaca di un tipico disastro italiano.

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Il Mattino: 25/11/1980In questi giorni ricorre il trentesimo anniversario del terremoto in Irpinia; era il 23 novembre di quell’ormai lontano 1980. La mia TV era ancora in bianco e nero, i TG delle poche reti RAI di allora davano poche e sparute notizie, più legate al bradisismo del napoletano che della tragedia che solo in piena notte darà' voce alla vera drammaticità.
Passano pochi giorni ed io, ancora minorenne, parto con degli amici a portare il mio contributo di solidarietà, solo le mie braccia saranno l’aiuto che potevo offrire.
Ho cercato tra i miei ricordi, tra le mie "scartoffie", ed ho ritrovato ingiallite fotografie di quei tragici giorni: ho ritrovato gli appunti nel mio diario, scritti con calligrafia e mano insicura, ma ancora traspirava il sentimento di un adolescente prono davanti a tanta sofferenza.
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Baghdad: una missione apparentemente impossibile (I parte)

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Missione BaghdadUna giornata di sole, si era presentata cosi già alle prime ore del mattino, si sentiva l’aria di primavera e la pasqua era ormai alle porte.
Come tutte le domeniche ero seduto alla mia scrivania in ufficio. Avevo da poco pranzato a casa dei miei genitori, insieme a mio nipote a mia sorella e suo marito.
Durante il pranzo guardavamo con apprensione le immagini che scorrevano sullo schermo della TV, dove a farla da padrone era il conflitto da poco iniziato in IRAQ tra gli uomini di SADDAM e la coalizione guidata dagli Stati Uniti d’America.
Stavo al solito controllando alcuni documenti, quando una telefonata sul cellulare, mi risveglia bruscamente da quel torpore primaverile, era il Commissario Straordinario, che con voce decisa mi stava dicendo che dovevo partire per una missione valutativa in Iraq, insieme ad una Delegazione del Ministero degli Esteri.
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Dietro le quinte di Cuba (I parte)

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Cuba (04/2010) Come arrivo all’aeroporto Jose Martì, mi adatto subito al ritmo lento lentissimo che ha la popolazione caraibica nel sangue.
Mi attendono all’ingresso dell’aeroporto Maria e Wilmer; cambio qualche soldo nella valuta dei turisti e con un taxi mi faccio accompagnare fuori dall’area dell’aeroporto, ove mi attende con la sua auto Maria e Wilmer che mi segue.
Difficile per un cubano dare un passaggio ad uno straniero senza essere fermato dalla Polizia.
La strada che mi porterà a destinazione è lunga, ormai è notte fonda e mentre percorriamo la Via Blanca, discutendo amabilmente con gli amici, assaporo i profumi dei caraibi.
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Solitudine moderna e specchietti per le allodole

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Di cosa ha bisogno l’uomo contemporaneo e soprattutto i nostri giovani?
La televisione ha creato la cultura delle celebrità, i nuovi network stanno creando quella della connettività, non uso volutamente il termine socializzazione.
Con la convergenza di queste tecnologie costruiamo una pulsione comune dove celebrità e connettività sono due modi di farsi riconoscere. Forse è questo che vogliamo noi oggi?
Per chi vuole essere conosciuto e allargare le sue conoscenze sociali basta collegarsi rendendosi visibile a una moltitudine di persone magari su Facebook o altri network.
È questa la condizione che conferma il nostro modo di essere oggi. Facendoci vedere dagli altri diventiamo veri per noi stessi.
L’essere nessuno, l’anonimato è la grande paura dei giorni nostri. Sono le nostre foto che parleranno di noi, creandoci quel profilo che abbiamo paura di dire o di scrivere.
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Dietro le quinte di Cuba (II parte)

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Cuba (04/2010) Più passeggio per Matanzas più mi mi appare una cittadina tristemente dimenticata, un gigante di 120 mila abitanti, ricoperta dalla polvere del tempo, lontana dal suo antico splendore di metà ottocento.
Tanti gli artistici ponti su San Juan e sul rio Yamuri, le case in stile coloniale e le chiese in quello neoclassico, sono tutte scrostate, pare vogliano raccontarmi con tristezza la ricchezza dei tempi passati, ma gli fa da contraltare la gioiosità della gente, si salutano, si fermano in crocchi a parlare, anche i bambini con le madri che li tengono stretti per mano e fanno la coda al carretto del venditore di zucchero filato trasmettono giocosità e ordine
Della Atene cubana, Matanzas ha i teatri in perenne restauro, della vitalità culturale ha certamente gli artisti di strada che vendono le loro opere artigianali, la musica e soprattutto il ballo che la fa ancora da padrona.
Mi raggiunge seduto al bar in plaza della Vigia, una anziana signora che per una manciata di CUC (moneta turistica) mi vende i suoi versi scritti in forma di poesia “Quise las floras del mar y se fueron a lo profundo yo te dejare de amar cuando se acabe este mundo” e alta, magrissima, vestita con abiti consunti e senza cortesia di colore.
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Il corvo di casa

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Un giorno ho trovato sulla mia strada una corvo ferito, o almeno credevo fosse un corvo.
Lo portai a casa e con tanta tenerezza lo curai.
Si riprese, il suo piumaggio divenne presto bello e lucido, gli insegnai tante cose, anche a parlare, divenne uno di casa, entrava e usciva dalla finestra della cucina quando voleva, come se avesse le chiavi.
Il suo gracchiare e la sua presenza riempivano le mie giornate. Ero fiero di quel corvo.
Un giorno usci dalla finestra e non fece più ritorno.
Ci rimasi molto male, lo chiamai ripetutamente, quando finalmente lo ritrovai, mi guardo, si girò su se stesso e volo via senza voltarsi, senza gracchiare un timido saluto.
Il mio corvo era una cornacchia che ogni tanto mi fa trovare sul balcone qualche indesiderato regalo, lasciato da lui o da qualche suo simile.
Ho imparato la lezione: per tanto tu voglia fare per un animale selvatico, questo rimarrà tale fino alla fine dei suoi giorni.
 

Con il pensiero verso Haiti (I parte)

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Una croce nera, messa li da mano compassionevole, sta ad onorare e ricordare la tragica fine di tanta morte lì giunta. Questo è un luogo lacerato dalle disgrazie.
Medici, ma anche artisti di strada cercano di rendere meno crudo l'inferno dantesco che si presenta agli occhi di chiunque giunga in queste località.
Nei postimedici, la gente fa lunghe e interminabili file per ricevere qualche aiuto sanitario o farsi vaccinare contro difterite, tetano, rosolia, pertosse ecc...
La dottoressa Gladis Tapanes, ho letto qualche giorno fa su un giornale cubano, dichiarava che ad Haiti la salute è in ferie, come non dargli ragione. I centri medici volanti della brigata Medica Internazionalista Henry Reeve, fanno centinaia di prestazioni sanitarie al giorno.
In un accampamento vivono almeno 3000 persone con una percentuale di donne incinte altissima e quasi un decimo degli abitanti sono bambini. La donna si sposa giovanissima e inizia subito dopo l'adolescenza a fare figli spesso nell'immaturità più totale.
Quando il tempo è inclemente, soprattutto dopo una giornata assolatissima, la notte porta acqua in quei poveri pagliericci dei precari attendamenti e baraccopoli spontanee, rendendo l'atmosfera così più grigia.
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Due passi per Madrid

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madridDoveva essere un regalo di compleanno, ma inizia malissimo, un sms dell’Aliltalia mi raggiunge in piena notte, il volo è annullato.
Mi prende un attimo di sconforto, tanto da chiamare inutilmente l’Alitalia, l’ufficio informazioni dell’aeroporto mi dice che a loro non risulta annullato.
Avviso il mio compagno di viaggio, che sapevo fare le ore piccole, in quanto festeggiava il compleanno con gli amici in una discoteca.
Concordiamo che ci saremo visti in mattinata per andare in Agenzia di viaggio a e decidere il da farsi.
Torno nel mio letto, pensieroso, anzi lascio il divano ove dormivo per andare nel letto, in quanto il letto lo avevo lasciato a disposizione del mio compagno di viaggio che avrebbe dovuto raggiungere la mia abitazione in piena notte, se non vi fosse stato questo cambio di programma.
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Andar per mercati

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chatPer qualche tempo una conoscente, verso l’imbrunire, mi comunicava che doveva andare a raccogliere degli ortaggi nell’orto, e questo capitava tutte le sere, non mi azzardavo a chiedere quanto fosse grande questo orto e se fosse illuminato a giorno.
Credevo fosse diventata vegetariana o che commerciasse in ortofrutta dall'interesse con cui mi raccontava di zucchine, pomodori, ecc...
Io che abito in campagna, talvolta rimanevo meravigliato che potesse raccogliere anche delle primizie, ma pensavo che avesse una serra.
Ciò continuò per alcune settimane, finché un giovanissimo conoscente, di cui il dubbio sul suo pollice verde era a me forte, sparisce dal tavolo in cui eravamo convivialmente riuniti, affermando “devo andare a raccogliere i pomodori.” Qui qualcosa non funzionava più ! erano anche le nove di sera, un buio estivo ma sempre scuro era.
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