Blog di Dante Paolo Ferraris

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San Vito al Tagliamento

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San Vito al TagliamentoIl viaggio comincia in tarda mattinata, con Gian e Lele che ho raggiunto a Castelletto Cervo; siamo diretti a San Vito al Tagliamento. Per me è un felice ritorno in terre in cui qualche decennio fa svolsi il servizio di leva obbligatoria. Infatti ero accasermato nella vicina Casarsa della Delizia al 232° Btg Fadalto.
Il viaggio scorre veloce, il sole alto scalda la giornata e i suoi raggi illuminano la verdeggiante campagna che circonda l'autostrada. I cartelli stradali delle diverse uscita evocano ricordi e le letture di grandi autori che vi nacquero. Dopo qualche ora di viaggio lasciamo l'autostrada e ci immergiamo nella pianura veneto-friulana. Accanto a vaste estensioni di campi biondeggianti di granoturco, vi sono ampie distese di verdi coltivazioni sia di frutteti che vigne, nonché distese di prati da foraggio. Segno di un attività agricola tradizionale che ha saputo adattarsi alle attività industriali che hanno reso il pordenonese un centro manifatturiero di primaria importanza. Anche il suo fiume, il Tagliamento che scorre tra i biancheggianti ghiaieti ha favorito l'insediamento di centri abitati fin dai tempi più antichi. A San Vito al Tagliamento il territorio ha restituito testimonianze risalenti anche al Mesolitico ed al Neolitico.
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Bergamo (II parte)

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BergamoLa mattina si presenta calda e luminosa, dopo una buona colazione ricomincio la mia passeggiata dove l'ho abbandonata ieri sera; torno così in Piazza Vecchia da secoli il fulcro del potere politico di Bergamo e ancora oggi è il "salotto buono" dove ci si incontra nel tempo libero.
La Piazza fu realizzata ove un tempo sorgeva l'antico foro romano, divenendo già in epoca medioevale, punto nevralgico della città. La Piazza Vecchia come esiste oggi assume questa forma solo dopo l'innalzamento del Palazzo della Ragione, infatti prima si estendeva fino ad Duomo.
Al centro di Piazza Vecchia mi soffermo ad ammirare la fontana Contarini, donata alla città nel 1780 dal Podestà Alvise Contarini, voluta durante la dominazione veneziana, sia per ragioni di abbellimento del centro della città, sia per scopi pratici come fornire una fonte per dissetare i viandanti, bevendo dalle sue bocche che rappresentano delle sfingi. Curiosamente venne sostituita a fine del XIX secolo da una statua dedicata a Giuseppe Garibaldi, ma fu poi ripristinata nella sua forma originaria nel 1922.
Sulla Piazza si affacciano maestosi edifici tanto da far dire a Le Corbusier: "non si può più toccare neppure una pietra, sarebbe un delitto". Tra questi vi è il Palazzo della Ragione, che risale alla fine del XII secolo e rappresenta la più antica sede comunale esistente di tutta la Lombardia.
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Collegno

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CollegnoRaggiungo quindi Collegno, chiamata in origine denominata Collegium Ad Quintum perché posta a cinque miglia da Augusta Taurinorum lungo il tracciato della strada romana delle Gallie. Collegium Ad Quintum, poi Ad Quintum scomparve lasciando posto a Collegium che divenne infine Collegno; infatti la storiografia ufficiale fa risalire la nascita di Collegno a duemila anni fa quando, in epoca romana, costituiva una tappa mansio, cioè una stazione di fermata per i viaggiatori diretti verso la Gallia.
Il primo insediamento a cui risale l'attribuzione di Collegium sorse all'incirca nell'80 d.C forse ove oggi è situata la Chiesa di San Massimo. E sempre tra quest'area e Rivoli avrebbe avuto luogo la sanguinosa battaglia tra gli eserciti di Massenzio e Costantino nel 312 che vide la morte di 100.000 uomini.
Successivamente, sempre in questa zona, si insediò nel VI secolo una "fara" longobarda, ossia un villaggio. Nel 950 Collegno e il suo territorio passò sotto il controllo dei Marchesi di Susa e poi nel 1046 divenne feudo dei Savoia e da questo momento ne seguì le sorti.
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Bergamo (I parte)

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BergamoIl viaggio in treno per raggiungere Bergamo dalla mia città è stato tutt'altro che comodo e veloce. Ho dovuto cambiare tre treni regionali e viaggiare su carrozze che forse sono più anziane del sottoscritto e con tutti gli acciacchi dell'età, della manutenzione in economia e della scarsa educazione dei viaggiatori, sono effettivamente fatiscenti.
La stazione di Bergamo mi accoglie con un bel sole e subito mi si presenta una città ordinata e decorosa.
Il mio alloggio per qualche giorno è nella Città Alta che dalla stazione ferroviaria non è vicinissima ma che comunque voglio percorrere a piedi per iniziare ad orientarmi e assaporare i profumi bergamaschi.
Raggiungo così la stazione della funicolare infatti Bergamo è conosciuta soprattutto per la particolarità dei suoi due nuclei urbani: la Città Alta, ossia il borgo antico circondato dalle mura venete che si trova sulla collina, e la Città Bassa, collocata ai piedi dell'altura, che rappresenta la parte moderna.
Queste due realtà sono collegate fin dal 1887 da una funicolare, inizialmente concepita per collegare la Città Alta con la città bassa e per fronteggiare lo spopolamento dovuto dalla crisi economica avvenuta dopo il trasferimento delle principali attività amministrative nella zona Bassa che era in continuo sviluppo. Furono numerosi i progetti presentati e dopo lunghi dibattiti, fu accettata l'idea dell'ingegnere Alessandro Ferretti di costruire una funicolare che collegava viale Vittorio Emanuele con piazza Mercato delle Scarpe.
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Il mio Piemonte: Caresana

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CaresanaLe mattine dopo piogge e temporali sfoggiano un cielo sempre più blu. Il fresco buongiorno e un giallo sole che presto scalderà la giornata mi accompagnerà nella giornata, mentre in auto mi dirigo a Caresana. La strada è scortata ai lati da distese di risaie allagate, ove presto cresceranno ogni tipo di riso, coltura tipica della zona.
Si intravedono le prime case di Caresana, che oggi una circonvallazione ne abbandona il percorso per il suo centro storico. Posso così solo tentare di riconoscere a debita distanza il tozzo campanile della Chiesa Parrocchiale di San Matteo apostolo, più difficile vedere il piccolo campanile della Chiesa di San Rocco e della Chiesa di Santa Maria Assunta, mentre la bella Chiesetta della Confraternita di San Giorgio, mi si prospetta innanzi.
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A zonzo con il calessino (XXXX ed ultima parte)

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CalessinoIl tempo di svegliarci, fare una rapida colazione, caricare i bagagli sui nostri calessini che sono in attesa di percorre l'ultima tappa, che già salutiamo Pavia e ci ritroviamo lungo la strada ex statale 35 in direzione di Milano. Un cartello stradale mi ricorda che transiteremo nei pressi della Certosa di Pavia. Basta un breve cenno a Gian e alle due ragazze che ci seguono sul loro potente mezzo gemello a tre ruote, che decidiamo di fare una breve sosta in questo antico e affascinante luogo. Vuol dire che attraverseremo rapidamente Milano per consegnare i due calessini entro l'ora prefissata.
Certosa di Pavia è un comune situato nei pressi del Naviglio Pavese, ed il Borgo prende il nome dal monastero certosino situato sul suo territorio. Il comune fu fondato nel 1929 dall'unione dei comuni di Torre del Mangano, Torriano e Borgarello, quest'ultimo si rese nuovamente autonomo nel 1958. La nascita d'importanti industrie nelle vicine città e paesi, assieme alla strada statale che attraversa il Borgo e unisce Milano a Pavia diedero un rapido sviluppo al comune di Certosa di Pavia.
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A zonzo per Novigrad

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NovigradForse non sarà splendente la mattinata, le nuvole che erano cariche di pioggia, ora sembrano creare un disegno bianco su un velo azzurro. Trovo un parcheggio vicino al porto. I pescherecci sono già tutti ormeggiati, al molo hanno scaricato il loro carico di pesce.
Il Borgo è invaso da turisti: chi si avventura nelle piccole spiagge, speranzoso che il sole faccia capolino, chi si addentra tra i vicoletti alla ricerca del piacere della scoperta.
Le strette stradine intorno al porto sono ricolme di persone che curiosano nei negozietti che si affacciano sulla via, qualcuno esce con gli acquisti, chi si limita a chiedere i prezzi. Sono tante le carrozzine con bimbi piccoli spinte dai genitori. Le strade principali, anch'esse assai strette, sono decorate con colorati ombrelli multicolore appesi su fili che attraversano la strada. Infatti ogni tanto incontri persone con il naso all'insù a scattare foto agli ombrelli aperti in cielo.
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Eremo Sant'Alberto di Butrio

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Eremo Sant'Alberto di ButrioSono passati trent'anni dall'ultima volta che avevo percorso queste strette strade che si snodano tra le colline sulla sponda destra del torrente Staffora.
La strada è la stessa di allora, tortuosa e affascinante, il paesaggio intorno è lo stesso, verdi campi si alternano a boschetti e le case sembrano incollate ai dolci crinali delle colline.
Proprio qualche giorno fa, mi era tornata alla memoria questo posto e mia sorella mi aveva sollecitato a ritornarci, ricordandomi che proprio quell'ultima volta fu la data e il luogo del suo matrimonio. L'unica cosa che trovo cambiata è l'area adiacente all'Eremo di Sant'Alberto di Butrio, risistemata, più accogliente e scenografico, un luogo già di per sé magico.
Il grande cortile ospita una serie di tavoli e panche, poste all'ombra sotto frondosi alberi, dove pellegrini, devoti e turisti si riposano, rinfrescati da una leggera brezza che si è alzata.
Anch'io prima di accedere all'Eremo mi godo nel silenzio del luogo il panorama e ripercorro con la mente la storia dell'Eremo e del suo importante abitante: Sant'Alberto.
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Il mio Piemonte: Coniolo

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ConioloConiolo anticamente chiamato Ponte de Cuniolo, ha il suo territorio che si estende sulle due rive del fiume Po. Il territorio sulla sponda destra è collinare e sull'altra totalmente pianeggiante. Il centro abitato è tutto in zona collinare, compresa la frazione Bricco e Coniolo nuovo.
Fu feudo dei marchesi del Monferrato e ne seguì le sorti e le sue vicende storiche. Durante il periodo fascista il comune fu soppresso e incorporato da Pontestura, ma tornò indipendente nel 1848.
L'attuale centro del paese è edificato sulla costa del rilievo collinare, in posizione molto panoramica. Un tempo il capoluogo era invece posto su un rilievo più basso, più vicino al fiume Po su cui insisteva, oltre le case, la chiesa e il castello, tutto ormai scomparso. Del castello restano oggi alcuni ruderi della cinta fortificata.
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Il mio Piemonte: Massino Visconti

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Massimo ViscontiRaggiungo comodamente in auto l'antico di Borgo di Massino Visconti, di cui si ha la prima notizia storica nell'865, quando il Conte Ermenulfo prometteva a Angelberga, moglie dell'Imperatore Ludovico II, di cederle tutte le sue proprietà se egli avesse mediato per la conferma imperiale sul monastero di Massino.
Alla morte di Angelberga, la corte di Massino che gli era stata concessa in beneficio del marito Imperatore, fu per testamento legata al monastero di San Sisto di Piacenza con il vincolo di mantenere monaci o canonici nell'Abbazia.
L'Abbazia fu poi ceduta nel 883 al monastero svizzero di San Gallo.
Ma la sua storia è più antica, come forse lo testimonia il toponimo Massino, derivante dal diminutivo longobardo di Massa, ossia piccolo podere, mentre il determinante Visconti è stato aggiunto nel 1943 connesso alla nota famiglia milanese originaria di questo luogo.
Il Borgo, subì quindi la dominazione romana prima, longobarda poi, ed alla seconda la tradizione vuole che il Re Desiderio, volle purificare e riconsacrare al culto cristiano un tempio pagano che vi era stato costruito.
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Il mio Piemonte: Candia Canavese

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Candia CanaveseDicono che quando qualcuno si alza presto per fare qualcosa di utile, abbia l'ora in bocca. Io non rappresento di sicuro questa categorie di persone, anche se mi alzo sempre poco dopo l'alba. Stamattina in particolare, ho voluto essere mattiniero per raggiungere un Borgo piemontese, il cui nome deriva dal patrominico romano Candidus.
La strada è assai lunga anche se non particolarmente disagevole. Raggiungo così Candia Canavese che il sole già alto e scalda abbondantemente la giornata.
L'epoca di fondazione di Candia è romana, anche se preesistevano sulle sponde del suo lago insediamenti palafittici. Conferme dell'origine romana del luogo non deriverebbe solo dal toponimo, ma anche da alcuni reperti archeologici rinvenuti sul suo territorio.
In periodo Medioevale Candia fu al centro di aspre lotte, soprattutto durante i secoli XIII e XIV, quando il Vescovo Conte di Ivrea, il Marchese di Monferrato ed il Principe d'Acaia si contesero il controllo di questo lembo di terra canavese. Nella seconda metà del XIII secolo, Guglielmo VII del Monferrato cercò di sottomettere il Canavese, il Vescovo lo scomunicò insieme e ai suoi alleati che erano i signori di Candia e Castiglione. Qui i Marchesi del Monferrato vi consolidarono la loro Signoria durata fino alla pace di Cherasco del 1631 dove subentrarono i Savoia. Ciò non tolse che dal ‘XIV al XVIII secolo il Borgo di Candia subì continui assedi e distruzioni del territorio.
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