Blog di Dante Paolo Ferraris

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A zonzo con il calessino (XXXVIII parte)

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CalessinoAttraversiamo l'abitato di Pieve Albignola. Un piccolo Borgo della campagna pavese che si sviluppa prevalentemente lungo la strada che conduce a Pavia.
Il sole è alto e abbiamo premura di arrivare nel capoluogo pavese. Le case non sono alte e hanno le fattezze caratteristiche delle zone: cascine e case di campagna. Il Borgo noto come Plebs Albignole risale a prima dell'Anno Mille, ed era ubicato sull'argine del Po, ma fu poi travolto da una piena e ricostruito nel posto attuale. Certo è che nel 1181 i suoi capifamiglia pagavano le tasse del "giogatico" ai signori di Pavia.
Pieve Albignola seguì sempre le vicende storiche della Lomellina ed in particolare di Sannazzaro de' Burgondi e quindi nel feudo dei Malaspina di Sannazzaro, fino all'abolizione del feudalesimo nel 1797.
L'etimologia del nome "Pieve" indica l'antica presenza di una Pieve, una Chiesa con fonte battesimale ormai scomparsa. Invece"Albignola" deriva dal latino "alboneae", l'odierna Erbognetta, un corso d'acqua un tempo ricco di risorgive ormai ridotto a semplice roggia.
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Il mio Piemonte: Salasco

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SalascoL'auto corre tra le risaie, sono un continuo alternarsi di laghetti quadrati pieni d'acqua dove le piantine di riso sembrano galleggiare; qui e là ogni tanto una bianca garzetta o un airone cinerino sono in attesa della loro preda.
Il Borgo è tipicamente agricolo, poco distante da Vercelli. Il suo toponimo con il suo suffisso - asco richiama gli insediamenti delle tribù liguri, mentre Sala potrebbe essere di origine longobarda ad indicare un magazzino annesso ad un castello ove la popolazione ammassava i propri prodotti agricoli.
Prima di entrare a Salasco mi soffermo davanti ad un enorme cascina, una parte ancora fortificata. Infatti nella frazione Selve, anticamente sorgeva l'Abbazia fortificata dei Santi Pietro e Benedetto, fondata nel 1101 dal Vescovo di Vercelli. I monaci, che da prima furono chiamati ad abitare il monastero di Selve, furono i benedettini, ai quali nel 1253 succedettero i vallombrosani.
L'attuale chiesa, dedicata alla Santissima Vergine Assunta in Selve, risalente al XVIII secolo, nelle sue forme barocche è, insieme al quattrocentesco complesso del castello a pianta rettangolare con cortile interno, torre quadrata con porta carraia e pusterla, un tempo munita di ponte levatoio, parte di una grande azienda agricola.
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Il mio Piemonte: Castel Rocchero

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Castel RoccheroMentre le nuvole dormono e gli ombrelli sono stati chiusi da poco, con la mia auto sono in viaggio tra le splendide colline dell’Alto Monferrato. Il percorso è affascinante, tra filari di vigne che disegnano antiche architetture e verdi prati da foraggio, interrotti da piccoli corsi d’acqua in fondo valle con alti alberi di noci, roveri, roverelle e macchie arbustive. Dopo una curva, s’innalza davanti ai miei occhi la grande Torre Vinaria, simbolo di queste terre. Un inconfondibile richiamo al lavoro dell’uomo che da tempi immemori cura queste terre e trasforma i grappoli delle viti di Barbera Dolcetto, Moscato o Brachetto in splenditi vini. Questa Torre fu costruita nel 1956 su progetto dell’enotecnico Emilio Sernagiotto ed è una delle ultime tre Torri Vinarie ancora esistenti in Italia. La sua forma tonda e alta si riconosce anche da molto lontano ed ancora oggi assolve egregiamente la sua funzione di contenitore del nettare di bacco, con la sua capacità di 17.850 hl di vino.
Sono ormai una manciata i chilometri che mi separano da Castel Rocchero, giusto il tempo per ripercorrere la storia del luogo. Pare accertato che Castel Rocchero abbia la sua origine come presidio militare, posto a guardia e difesa della via di comunicazione che da Acqui conduce in Valle Belbo. Questa strada è da sempre importante perché unisce i maggiori centri collinari e della pianura, con il mare. Già percorsa in epoca romana non cadde mai in disuso, neppure durante le invasioni e scorribande barbariche. La strada era facilmente controllabile dal castello (castrum), che sorgeva sul punto più alto e scosceso della collina Un tempo il castello era interamente circondato da possenti mura, le cui ultime tracce scomparvero a metà Ottocento.
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Il mio Piemonte: Costa Vescovato

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Costa VescovatoIl cielo oggi sembra un prato azzurro in cui le piccole nuvole, gonfie come la lana delle pecorelle, sembrano correre gioiose. L'occasione è ghiotta per recarmi sui colli tortonesi a visitare un altro ameno borgo del Piemonte.
In auto, percorro strette strade costeggiate su e giù da verdi e lussureggianti colli, attraverso piccoli corsi d'acqua, da ogni lato apprezzo vigne e prati in fiore fino a raggiungere Costa Vescovato.
Già il toponimo indica la posizione geografica del borgo, posto sul crinale spartiacque formato dal corso del torrente Ossona e del torrente Cornigliasca, ma anche la secolare appartenenza all'episcopato di Tortona.
Per raggiungere Costa Vescovato, devo passare da Montale Celli, dove sono obbligato a fermarmi ad osservare sia la piccola località, la sua chiesa, che le belle colline che la circondano, dove i vigneti sono carichi di uve bianche.
Montale Celli è un piccolo centro abitato afferente a Costa Vescovato, già citato nel 1247 come Monte di Cellore e ancor prima, forse, nel 1183 in un documento del comune di Tortona in cui si afferma che i luoghi di Celeri, Ceglie e Cornegliasca, quest'ultima oggi afferente al Comune di Carezzano, dovessero pagare il fodro. Il fodro in epoca medievale era un'esazione in natura, sotto forma di cibo e foraggio, che i privati cittadini o l'intera comunità erano tenuti a versare al feudatario o al Comune.
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Orsera

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OrseraRaggiungo Orsera in croato Vrsar nel mio girovagare è un comune dell'Istria croata. Avevo letto che è famosa per le sue spiagge e le coste frastagliate, ed è circondata da numerose isolette e subito mi accorgo che è anche meta di un turismo internazionale.
La sua storia è molto antica, addirittura risalente all'epoca del bronzo. Infatti vi sono stati ritrovamenti di tre Castellieri dell'Età del Bronzo Medio ed i primi secoli dell'Età del Ferro.
Il suo nome pare derivi da Ursaria che significa sorgente, infatti Vrsar è conosciuta per le fonti d'acqua. Abitata dagli Histri, gli antichi abitanti della penisola istriana, che furono sconfitti dai Romani nel I sec a.C.
Il suo territorio fu abitato in epoca romana e resti di ville, di un molo e di una basilica paleocristiana del IV secolo lo testimoniano. In quel periodo Orsera fu un importante centro commerciale in cui vivevano ricchi aristocratici romani e con la diffusione del cristianesimo nel IV secolo, Orsera divenne un importante centro del primo Cristianesimo. Infatti è stato recentemente scoperto un mosaico policromo pavimentale tardo-antico realizzato nella seconda metà del IV secolo. Le sue dimensioni sono di circa 70 m² di superficie, apparteneva ad un complesso residenziali rurale romano. Si tratta di un mosaico, con tessere di ceramica, di pietra e di pasta vitrea multicolore con raffigurazioni di animali domestici e selvatici, inseriti in un paesaggio di pascoli e boschi. Infatti, oggi come ieri il territorio attorno a Orsera è coltivate a vite ed olivo.
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Il mio Piemonte: Nizza Monferrato

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Nizza MonferratoLa giornata, calda e soleggiata, mi vede di buon ora già in strada in viaggio per le colline del Monferrato. Voglio raggiungere e visitare con calma Nizza Monferrato.
Mentre salgo e scendo per i dolci panettoni che sono le colline monferrine con i suoi filari distesi, dove i grappoli di uve ancora acerbe si godono il sole tra pampini e viticci, che cercano di aggrapparsi ai loro stessi tralci, ripercorro brevemente la storia del borgo che vado a visitare.
Così come quella francese, anche la Nizza monferrina ha avuto probabilmente origine etimologica da una proprietaria di fondi chiamata Nice o Nicia, denominazione a sua volta derivata dalla dea greca Nike (Vittoria), anche se l'origine del nome è ancora incerta.
Dal XVI secolo Nizza e per tutto il periodo medioevale, il nome è stato caratterizzato dal determinante Palearum viene citata come Nicea Palearum o della Paglia, per via dei tetti delle case che anticamente venivano costruiti con paglia intrecciata con steli erbacei e cannucce essiccate, presenti negli allora terreni paludosi posti alla confluenza dei torrenti Nizza e Belbo, o forse solo per la presenza di queste erbe ed arbusti. Ancora oggi è popolarmente chiamata "Nissa dla Paja ". In alcune abitazioni antiche, come in molte zone della frascheta, luogo ove io abito e dove si possono ancora trovare case fatte in quel modo.
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Il mio Piemonte: Carbonara Scrivia

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Carboonara ScriviaLa giornata è calda e afosa, il sole con i suoi raggi sembra voglia bruciare tutto ciò che mi circonda, in cielo nessuna nuvola, l'aria sembra rarefatta e anche i passerotti hanno deciso di non uscire dal nido.
In auto mi avventuro tra i colli del tortonese in cerca di fresco. Raggiungo così Carbonara Scrivia, un piccolo Borgo a pochi chilometri da Tortona. Anche qui non trovo la frescura che cercavo, ma decido comunque di fare due passi per il suo centro.
La piccola piazza intitolata monsignor Clelio Goggi in cui parcheggio è già il centro storico del borgo. Su questa ci si affaccia l'austero e magnifico dongione, oltre al moderno edificio comunale, l'ufficio postale, la sede della pro loco e la chiesa parrocchiale di San Martino.
Si hanno poche notizie circa l'origine del toponimo, probabilmente deriva dal fatto che un tempo si producesse carbone, forse già in epoca romana. Più fantasiosa, ma piace di più ai carbonaresi, è l'ipotesi che Carbonara derivi dal francese cher, bon air - cara, buona aria – vicino alla forma dialettale. Il determinante Scrivia che si riferisce al fiume lungo il quale è adagiato il Paese venne assunta dopo l'unificazione italiana.
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A zonzo con il calessino (XXXVII parte)

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CalessinoI calessini corrono ormai verso Pavia e transitiamo attraverso diversi comuni come Ferrera Erbognone. Questo borgo è antichissimo e lo testimoniano alcuni reperti della tarda età del bronzo risalenti al 1300-1200 a.C lungo il corso del torrente Erbognone.
La nascita del borgo comunque si fa risalire all'epoca romana. Infatti il suo toponimo deriverebbe dal latino Ferraria, ossia miniera di ferro, dovute al ritrovamento di ferro presenti nel sottosuolo, almeno così pensano alcuni storici. Altri invece, sostengono che Ferrera derivi da Giove Feretrio, divinità del mondo romano che qui sarebbe stata adorata con particolare intensità. Molto spesso il paese è identificato anche come Ferrera Lomellina, come testimoniato ancora oggi dalla stazione ferroviaria della linea Pavia-Torre Beretti-Valenza-Alessandria, inaugurata nel 1862.
Il borgo si è sviluppato nella tarda età imperiale in quanto a nord dell'abitato correva la via di comunicazione che collegava Ticinum (Pavia) ad Augusta Taurinorum (Torino) nei secoli dell'Impero romano. In epoca longobarda Ferrera Erbognone seguì le sorti di Lomello.
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Il mio Piemonte: Bra

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BraLa giornata è splendida per avventurarsi per le antiche vie del centro storico di Bra, l'occasione mi offre una visita ad amico che da molto tempo non vedo.
Mentre cerco di raggiungere questa cittadina posta all'inizio dei primi rilievi collinari del Roero, faccio un ripassino di storia locale. Le origini e gli insediamenti umani nella zona di Bra sono antichissimi, tanto che la presenza antropica è accertata fin dall'era neolitica. Posta lungo la valle del Tanaro, la città romana di Pollentia l'attuale Pollenzo, che venne fondata alla fine del II secolo a.C., fu un importante centro di traffico commerciale tra i porti liguri e la pianura piemontese. Dopo la battaglia di Pollenzo del 402, quando le truppe romane comandate da Stilicone vinsero e misero in fuga i Goti di Alarico, iniziò la decadenza di Pollentia e i suoi abitanti furono costretti a spostarsi verso l'altopiano dell'odierna Bra, ritenuto più sicuro.
Il nuovo borgo iniziò a prendere consistenza dall'inizio del V secolo d.C. intorno agli edifici religiosi di Sant'Andrea "Vecchio" e di San Giovanni "Lontano".
Bra fu assoggettata ai Savoia nel XII secolo dove signoreggia la famiglia De Brayda che prende il nome dal borgo. Mentre il nome del borgo Brayda dovrebbe derivare dal longobardo che indica una masseria con annessi terreni.
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A zonzo con il calessino (XXXVI parte)

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CalessinoSchioppettanti entriamo in Lomello, piccolo e caratteristico borgo della Lomellina. Il borgo ha vecchie origini, infatti l'antica Laumellum fu un importante centro romano, forse preceduto da un insediamento preromano. Si racconta che Laumellum derivi da Laevum mellum, ossia dai Levi, antica tribu Ligure e fondatori di Pavia e ai Marici un popolo celtoligure stanziato nell'alessandrino. In epoca romana Laumellum fu noto soprattutto perché vi transitava la strada che da Piacenza, per Pavia, portava a Torino e ai valichi alpini alle Alpi Cozie. In epoca longobarda il luogo diviene importante perché vi avvenne, nel novembre del 590, il matrimonio tra la regina Teodolinda ed il duca di Torino Agilulfo. In epoca franca, nell'847, Lomello divenne sede di Comitato (contea) e i suoi conti, nel 1001, divennero conti palatini e poi anche conti di Pavia.
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Il mio Piemonte: Castellania Coppi

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CastellaniaLa giornata è uggiosa ma l'auto corre già verso i colli tortonesi, le strade su per la valle sono strette e tortuose e molti sono i ciclisti che la percorrono. Il percorso, benché accidentato, è reso molto suggestivo da una campagna verdeggiante e dagli splendidi panorami che solo queste valli sanno offrire. Sono certamente posti in cui, un tempo, era difficile sopravvivere e dove solo la campagna e il piccolo allevamento poteva offrire qualche sostentamento. Difficile immaginare queste strade a quei tempi, "bianche" e sterrate vie diventavano ardui percorsi da fare in bicicletta. Sicuramente tempravano lo spirito e formavano una buona muscolatura.
Non a caso questa terra ha dato i natali a dei campioni del ciclismo su strada e su pista come Fausto Coppi e suo fratello Serse.
Raggiungo così, lontano dal Borgo, posta isolata su un altura e in compagnia del cimitero, la Chiesa di San Biagio. La Chiesa Parrocchiale fu edificata nel corso del Cinquecento nelle vicinanze di una precedente costruzione intitolata a San Marziano. Castellania era già sede di parrocchia dal 1432 e della primitiva Chiesa rimangono alcuni tratti della costruzione nella Chiesa Parrocchiale e nelle sue immediate vicinanze.
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