Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Viverone

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La giornata è luminosa e un giro sul lago e sui colli su cui si erge Viverone si prospetta particolarmente interessante. La zona costiera del lago era abitata già ai tempi dell'età del bronzo.
Infatti insieme al ritrovamento di armi da caccia furono ritrovate intere palificazioni che sostenevano le capanne posizionate su palafitte poste sul lago. Furono ritrovate anche due imbarcazioni preistoriche ricavate da un unico tronco, denominate piroghe. Attualmente queste due imbarcazioni ritrovate nel lago di Bertignano sono conservate al museo d'antichità di Torino.
Il toponimo di Viverone non ha un significato certo. Una teoria lo fa derivare dalla coltivazione della vite, infatti due grappoli d'uva sono rappresentati sullo stemma comunale, intorno allo stemma vi è scritto "vitis viva" ma si presume che derivi da "vitis vivax" ossia "il vigore dalla vita".
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Il mio Piemonte : Piverone

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L'occasione per fare un breve tour sulla Serra morenica eporediese me lo offre Imma, sarà l'occasione per conoscere e visitare Piverone; questo paese è adagiato sopra un altipiano ma con una zona pianeggiante bagnata dal lago di Viverone.
La storia di questo territorio e dei suoi borghi si perde nella notte dei tempi; fu abitata, già da tempi preistorici e vi sono stati trovati resti di insediamenti a ridosso vicino al lago ma altri reperti dell'età del bronzo furono ritrovati nell'entroterra.
Curioso è il toponimo e anche la sua origine che non ha nulla a vedere con l'assonante comune limitrofo di Viverone. Però ci può introdurre all'epoca romana, quando il suo territorio faceva parte di una fattoria forse di proprietà di qualche personaggio dal carattere un po' particolare e quindi è possibile che fosse soprannominato "Pipero" da Pepe. Da questo fatto potrebbe risalire la denominazione territoriale "villa Piperonis" e da questa arrivare a Piverone il passo è breve, così almeno amano raccontare i piveronesi. Ma credo che l'ipotesi più probabile sia quella del nome di un prediale romano.
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Il mio Piemonte: Vogogna

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VogognaIl borgo di Vogogna si adagia lungo la sponda sinistra del fiume Toce, sotto lo sguardo severo dei monti del Parco della Val Grande che lo sovrastano. Era diverso tempo che volevo tornare in Ossola, in particolare a Vogogna, l'occasione per passare una giornata con il mio amico Stefano è giunta. Voglio ripercorrere ciò che ebbi modo di vedere frettolosamente qualche anno or sono e scoprire nuovi luoghi e bellezze artistiche.
Lasciamo l'auto in un parcheggio nei pressi del monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale, un angolo del borgo che con i suoi edifici sei-settecenteschi dimostra la sua leggiadria di vecchia signora delle montagne.
Tutto il borgo ha le strade selciate in pietra che lo rendono ancor più caratteristico. Imbocchiamo la vecchia via De Regibus per raggiungere lo slargo dove sorge la chiesa parrocchiale. La chiesa neogotica, dedicata al Sacro Cuore di Gesù fu edificata tra il 1894 e il 1904. Un tempo era affiancata dalla più antica chiesa cinquecentesca dedicata ai Santi Giacomo e Cristoforo che crollò col suo campanile nel 1975.
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Un weekend ad Heiden

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HeidenL'occasione per un viaggio sul lago di Costanza me lo offre una pedalata che alcuni amici hanno organizzato da Alessandria a Heiden.
Non percorrerò con loro tutto il lungo tratto di strada che divide le due città, ma con Marco, un mio amico di Valenza andrò ad attenderli all'arrivo.
La strada in auto benché sia lunga, certamente meno che in bicicletta, è sicuramente non meno panoramica che quella che quel pugno di amici ha deciso di percorrere sulle due ruote.
Le Alpi sono splendide in primavera, la luce che il sole dona le rende ancor più affascinanti, con le loro cime imbiancate e le vallate verdi e ricche di flora e fauna.
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Il trascorrere della vita

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Nonno e nipotiLe nuvole in questa domenica si ritireranno e il sole che ci gioca a nascondino potrà nuovamente ruggire.
Il mio paese d'origine è piccolo e nei giorni festivi assume un'aria gioiosa, soprattutto la mattina quando le campane chiamano a Messa.
Il pensiero corre sul tempo passato e su quanto visto e vissuto nel mio paese d'origine con i miei nonni: Se il mio mondo non è ancora collassato è perché esiste e resiste una forza misteriosa che sono i nonni.
Sul sagrato della chiesa di San Giorgio non è difficile vedere nonno e nipotino, mano nella mano mentre si dirigono in chiesa.
Nonno e nipotino, benché vestiti a festa; pantaloni con la piega appena stirati al nonno, jeans ultima moda al piccolo; entrambi camicia bianca, cravatta e panciotto, cappello a falde larghe e giacca il nonno, giubottino di gran marca e cappellino per il bimbo.
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Il mio Piemonte: Caresanablot

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CaresanablotA Caresanablot in auto sono sempre transitato ogni qualvolta mi recavo a Biella, ed ogni volta mi ponevo sempre tante domande su questo piccolo borgo, a partire dal suo toponimo, fintanto che un bel giorno decisi di fermarmi a scoprire quest'angolo di vercellese.
Il toponimo, sembra riprendere il significato della non lontana Caresana, rappresentando un luogo, forse una vasta proprietà fondiaria, denominata forse un tempo Praedia Carisiana, con riferimento al nome gentilizio latino Carisius. Qualche studioso lo spiega come un adattamento del nome personale Bellotto, ma molte e varie sono le supposizioni. Comunque è sicuramente che il toponimo Caresanablot derivi dalla necessità di distinguere questo borgo dall'altra Caresana che, pur facendo parte della medesima proprietà fondiaria erano abbastanza distanti tra loro. Benché il centro abitato sia piccolo, la sua storia è abbastanza importante. Quella che più mi piace è quella che vuole che Caresanablot sia nata dalla fusione con la località Albellione. Quest'ultimo insediamento era ubicato tra Caresana e Quinto, e compare sin dal 1439, come un centro indipendente. Con il suo declino è facile che fosse assimilato dai territori di Caresana e di Quinto. È probabile che si debba a tale fusione l'origine del nome Caresanablot, in quanto persasi la memoria di Albellione, si sarebbe imposto il nome di una famiglia ivi proprietaria di beni; Belotto. La comunità è infatti menzionata con la formula "Carezana e Belotto" nel 1710, il nome fu contratto poi nella forma Blot almeno dal 1744.
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A zonzo con il calessino (XXXII parte)

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CalessinoCon il Calessino ormai si corre in direzione del principato di Lucedio, nella campagna fra Trino e Vercelli. Attualmente il "Principato di Lucedio" è una grande azienda agricola che ingloba i resti dell'antica Abbazia: la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta, il Campanile, la Chiesa del Popolo, la Sala Capitolare, il Chiostro e il Refettorio. Anticamente aveva anche un mulino, ora scomparso.
Fu fondata nel 1123 dai monaci Cistercensi provenienti dalla Borgogna, che bonificarono il territorio che era in gran parte incolto a causa della persistenza di ampie zone paludose e di foreste, introducendo per primi in Italia la coltivazione del riso verso la metà del 1400.
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Pitigliano: un borgo da scoprire

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PitiglianoIl meteo non prometteva niente di buono, ma per fortuna il sole era già alto ed ha scacciato le nubi. La strada è stata lunga ma si annunciano due giorni di scoperte. Risalendo la via che dalla litoranea si dirige verso l'area interna della Maremmana, già si notano le caratteristiche case che sporgono da un grande sperone di tufo, a strapiombo.
Pitigliano è posta sulla rupe ed è circondata su tre lati da altrettanti burroni, pieni di grotte scavate nel tufo; nel fondovalle scorrono le acque dei torrenti Lente, Meleta e Prochio.
Il territorio comunale si eleva a quote collinari che variano tra i 300 e i 663 metri s.l.m. al confine con il Lazio. Il promontorio tufaceo è di suggestiva bellezza, delimitato da valli verdissime.
Pitigliano era un luogo già abitato sin dai tempi degli etruschi, ma vi sono ritrovamenti di insediamenti della tarda età del Bronzo. Non si conosce il nome Etrusco di Pitigliano, forse era Statnes (o Staties) che in epoca romana divenne Prefettura e fu detta Statonia. Mentre il toponimo Pitigliano sembra derivare dalla gens Petilia, importante famiglia romana che dette il proprio nome a diverse località. Invece una leggenda vuole che la fondazione della città sia dovuta a due romani: Petilio e Celiano; dalla fusione dei loro nomi sarebbe derivato Pitigliano.
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A zonzo con il calessino (XXXI parte)

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CalessinoIl calessino ormai corre tra le risaie del vercellese, aironi, garzette e qualche anatide iniziano a frequentare i campi che stanno per essere allagati. La strada è stretta e si può quasi sentire lo scrosciare delle acque che corre lungo i canali e i fossi. Transitiamo vicino all'antico Borgo di Tronzano, anch'esso immerso tra le risaie del vercellese, una vecchia ruota da mulino ricorda la sua vocazione risicola.
Le più antiche attestazioni del toponimo riportano Torenciano, Torentiano derivato probabilmente dal gentilizio latino Torrentius, Taurentius o Terentius. Probabilmente i primi abitanti di questi luoghi furono i liguri che poi si fusero con le popolazioni gallo-celtiche, denominate Vittimuli; verso il II secolo a.C. si insediarono in questi territori i romani.
Non vi è tempo per una sosta ma occorre sapere che possiede diversi beni artistici che fanno di Tronzano un Borgo storico da visitare.
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Il mio Piemonte: Santhià

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SanthiaLa mattinata si presenta già dalle prime ore dopo l'alba abbastanza calda, un vento torrido e fastidioso mi accompagna in questa passeggiata fuori porta, tra le città più importanti del vercellese. Arrivo a Santhià e riesco facilmente a parcheggiare nei pressi del centro storico.
Questa zona è stata probabilmente abitata sin dall'Età del Bronzo, come dimostrano alcuni ritrovamenti preistorici. Certamente dai Liguri e dai Celti libici e ovviamente passò sotto il dominio romano alla fine del II secolo a.C..
Inizialmente pare si chiamasse Victumulus, dal nome del popolo degli Ictumuli che l'ha abitata; poi i Romani la chiamarono Vicus Viae Longae cioè "borgo posto sulla via lunga" ossia la strada che collegava, e collega ancora, Ivrea a Vercelli.
Durante la dominazione longobarda, grazie alla conversione della regina Teodolinda al cristianesimo, la città prese il nome di Oppidum Sanctae Agathae, ossia città di Sant'Agata, in onore della sua Santa protettrice. Con questa denominazione è menzionata in un documento dell'anno 999, per il quale Ottone III cedeva al Vescovo Leone di Vercelli, alcuni territori e beni, tra i quali tutto l'oro della contea di "Sancte Agathe". Da quest'ultimo nome, attraverso varie modificazioni, Santeagathe , Santiate, si è poi giunti all'attuale Santhià.
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A zonzo con il calessino (XXX parte)

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CalessinoRaggiungo cosi Viverone , anzi il borgo che si snoda intorno alle rive del lago omonimo.
La zona costiera del lago era abitata già ai tempi dell'età del bronzo. Infatti insieme al ritrovamento di armi da caccia furono ritrovate intere palificazioni che sostenevano le capanne posizionate su palafitte poste sul lago.
Il toponimo di Viverone non ha un significato certo. Una teoria lo fa derivare dalla coltivazione della vite, infatti due grappoli d'uva sono rappresentati sullo stemma comunale, intorno allo stemma vi è scritto "vitis viva" ma si presume che derivi da "vitis vivax" ossia "il vigore dalla vita".
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