Blog di Dante Paolo Ferraris

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Pozzolengo

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PozzolengoLa giornata è splendida per fare un così lungo viaggio. Devo raggiungere il bresciano ed in particolare il basso Garda. È la seconda volta che mi reco a Pozzolengo dal mio amico Massimiliano. La prima volta fu in occasione di un campo scuola di Protezione Civile per giovani studenti e volontari. Fu una splendida occasione, sia per conoscere il Borgo, ma anche per veder nascere i cadetti del locale gruppo comunale dei volontari di protezione civile. Giovani ragazzi che, ancorché minorenni, si affacciavano al mondo del volontariato. Invece, oggi assisterò ad un esercitazione di Protezione Civile per testare il piano comunale di emergenza, avrò così modo di rivedere questi ragazzi che da cadetti ormai sono veterani maggiorenni. Ma per me è anche l'occasione di incorporare Massimiliano e visitare con maggiore cura il Borgo.
Massimiliano, che ha un cognome nobile ma non lo è solo nel titolo del casato ma lo è soprattutto nel carattere bonario ma determinato. Lo conobbi durante l'alluvione di Alessandria nel 1994, quando insieme ad altri volontari gardesani venne ad aiutare la popolazione della mia città. Lo ritrovai poi durante l'alluvione della Versilia del 1996 e ancora nel terremoto in Umbria del 1997 ed ancora in altre occasioni.
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Bergamo (XII parte)

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BergamoSul sagrato della basilica di Sant'Alessandro vi è la colonna detta del Crotacio, dal nome di un personaggio presente a Bergamo nel III secolo. La colonna è citata per la prima volta nel 1133 e dà il nome alla chiesa di Sant'Alessandro «in columna» quindi vicina alla colonna. La tradizione vuole che il 26 agosto 303 in questo luogo fosse stato decapitato sant'Alessandro, soldato della Legione Tebea. Una delle tradizioni popolari vuole che fosse stato il nonno di santa Grata, che raccolse il capo mozzato di sant'Alessandro. Il figlio Lupo, si vuole che fece costruire alla sua morte due colonne una sopra l'altra con capitello corinzio avente foglie d'acanto sul luogo del suplizio. Una altra versione vuole invece che il corpo o solo il capo di sant'Alessandro, secondo leggende diverse, fosse stato raccolto da santa Grata, figlia del Lupo, nonché nipote di Crotacio.
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Il mio Piemonte: Coggiola

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CoggiolaOggi mi inoltro per la bella e verdeggiante Val Sessera; sono partito molto presto per raggiungere l'abitato di Coggiola, un vecchio Borgo in cui l'industria del tessile ha fatto la fortuna degli abitanti, in quegli anni in cui il biellese era la capitale dei lanifici e i telai funzionavano con la forza delle acque dei torrenti che tumultuosi scendevano dalle prealpi.
Mentre percorro la strada ripasso mentalmente il significato del suo toponimo, che alcuni esperti fanno risalire all'adattamento di Cozola, da accostarsi al latino volgare Cotius, ossia "monticello sassoso". Ipotesi che potrebbe essere confermata vista la posizione del Borgo. Infatti la località era anticamente attestato come Cozola in un documento del 17 ottobre 1152 con il quale l'Imperatore Federico Barbarossa donava al Vescovo di Vercelli alcune località, tra cui appunto Coggiola. Nel 1243 il legato pontificio Gregorio di Montelongo cedette Coggiola al Comune di Vercelli, assieme ad altri borghi compresi tra il Cervo e la Sesia. Nel 1300 fu infeudata ai Meschiati di Biella.
Non ho trovato molto sulla storia di Coggiola se non il ricordo del disastroso passaggio dell'eretico fra Dolcino che nel 1306 saccheggiò e diede alle fiamme l'abitato. Fu successivamente infeudato alla nobile famiglia vercellese degli Alciati che contribuì alla sua ricostruzione.
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Bergamo (XI parte)

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BergamoLa mattinata si prospetta interessante, il sole la fa già da padrone, la colazione è stata abbondante e coccolato Zori, il bellissimo gatto bianco che mi ha ringraziato con le sue fusa, lascio la mia foresteria e intraprendo una giornata che sarà per me di sicure scoperte. Percorro tutta via di porta dipinta, raggiungo così Piazza mercato delle Scarpe che è già abbastanza trafficata. Non prenderò la funicolare per raggiungere Bergamo bassa, percorrerò via San Giacomo fino a raggiungere l'omonima Porta e scenderò lentamente per via sant'Alessandro. Però voglio fare una breve deviazione in via Donizetti per poter vedere la casa dell'Arciprete. Percorro questa strada e in un piccolo slargo trovo su una bella casa di civile abitazione una lapide che ricorda Giacomo Quarenghi che fu un architetto e pittore, eccellente rappresentante dell'architettura neoclassica che lavorò in Russia a San Pietroburgo, chiamato dalla imperatrice Caterina II.
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Il mio Piemonte: Brovello Carpugnino

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Brovello CarpugninoTorno sul Vergante, in provincia di Verbania per visitare il Comune di Brovello Carpugnino. Un Comune composto da quattro centri abitati: Brovello, Graglia Piana, Carpugnino e Stropino. Questi piccoli Borghi si trovano in posizione privilegiata, posti in aree soleggiate in una vallata percorsa dai torrenti Grisana, Scoccia e Erno Coloria, ricca di verdi boschi.
Brovello è la borgata principale, dove ha sede il Municipio ed è il nucleo abitato posto più a sud. Il toponimo è forse di origine celtica "breuil" che significa bosco. Anche se vi sono stati ritrovamenti archeologici dell'età del bronzo. La prima volta che il luogo viene citato in un documento è nel XII secolo come Broello. Questo era un centro fortificato con un suo castello, distrutto nel XV secolo. In epoca medioevale Brovello e Carpugnino fu parte del feudo del Vergante di Aimone, conte di Vercelli. Nel Quattrocento entrarono tra i possedimenti dei Borromeo.
L'attività più redditizia della zona era la coltivazione della frutta che vendevano o scambiavano con altri prodotti con gli abitanti della costa lacustre.
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Bergamo (X parte)

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BergamoLa Rocca di Bergamo si trova sul colle di Sant'Eufemia, da cui domina la città bassa e la pianura circostante e sguardo arriva fino alla corona delle Alpi Orobie. Questa fortificazione di origine trecentesca, ha ancora oggi un evidente funzione militare che la contraddistinse nel corso dei secoli. Le sue mura, il suo camminamento di ronda e il fabbricato dei bombardieri, raccontano i mutamenti della città, soprattutto le trasformazioni della città tra Ancien Regime e Unità d'Italia.
La costruzione della rocca iniziò nel 1331 per volere di Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia e proseguirono con i Visconti, furono ultimati nel 1336. In particolare Azzone Visconti volle creare opere di fortificazioni non solo a difesa di nemici esterni ma anche contro ogni velleità di ribellione bergamasca. Insomma funse sia come difesa ma anche come strumento di repressione e di controllo del territorio. Nel 1428 alla signoria viscontea successe la Repubblica di Venezia che portò a nuove opere di fortificazione. Al mastio della Rocca furono aggiunti i torrioni circolari, di cui uno ancora oggi lo caratterizza, al suo interno vi è un fabbricato che è la cosiddetta scuola dei Bombardieri ossia la caserma degli artiglieri.
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Aquileia: 28 ottobre 1921 - 4 novembre 2021 (V parte)

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AquileiaRaggiungo il Museo Archeologico Nazionale che si trova nella villa Cassis Faraone e comprende importanti collezioni, statue, suppellettili e ornamenti impreziositi da gemme e ambre. Fantastica anche la collezione di monete. Di grande rilievo è anche la galleria lapidaria, nonché la notevole quantità, tra l'altro di alta qualità dei mosaici pavimentali. All'ingresso trovo gentili ragazze che mi spiegano il percorso che devo fare e cosa troverò. Già l'accesso in questa bellissima villa è assai maestoso con tutte le statue che conserva. Anche nel bel giardino anteriore vi sono diversi reperti, tra cui alti cumuli a forma piramidale di urne funerarie.
Al piano terra del museo l'audio guida mi racconta della città di Aquileia e i reperti che vi sono raccolti rappresentano anche le fasi più antiche della città romana, dalla fondazione nel II secolo a.C, fino alla città in età imperiale. Un intera sala è dedicata all'archeologia funeraria, dove perdo tempo a scoprire le testimonianze del culto dei defunti, come urne cinerarie, gruppi scultorei, stele e ricchi corredi.
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Il mio Piemonte: Bozzole

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BozzoleLa giornata non è ancora calda, il sole è alto ed illumina la strada che mi permetterà di raggiungere Bozzole. Il toponimo si presta a varie interpretazioni, dalla derivazione dal bosso, un arbusto perenne sempreverde delle Buxacee, oppure dalla derivazione dialettale piemontese boza, bosa con significato di piccola pozza o luogo allagato. Altri lo fanno derivare dalla voce bozolus, che significa rovo di macchia di rovo di siepe. Quest'abitato fu più volte ricostruito in zone diverse a causa delle continue inondazione del vicino fiume Po, che costrinsero gli abitanti a spostarsi. Ciò non toglie che il territorio fosse già abitato nel 1149 come traspare dai documenti dell'archivio capitolare di Vercelli. Presenze romane dapprima e longobarde poi, sono segnalate non molto distanti da Bozzole.
La storia di Bozzole risulta ovviamente legata al periodo feudale, tra i quali il Comitato di Lomello, poi alla famiglia dei Conti di Cavaglià, dai Marchesi di Monferrato e nel 1214 i del Carretto, stirpe aleramica, ne furono investiti con titolo signorile. Diverse altre casate si susseguirono nel corso dei secoli.
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Aquileia: 28 ottobre 1921 - 4 novembre 2021 (IV parte)

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AquileiaRaggiungo così l'ingresso del porto fluviale ed inizio a percorre la Via Sacra. Questo bellissimo viale alberato è una suggestiva passeggiata archeologica. Infatti questo bel percorso, assai frequentato, posta all'ombra dei cipressi collega il Porto Fluviale all'area della Basilica. La via fu realizzata negli anni Trenta del XX secolo e costeggia il porto fluviale romano di Aquileia.
Il porto sorgeva sull'antico corso del fiume Natisone-Torre, che in questo punto raggiungeva una larghezza di quasi cinquanta metri, mentre ora è un rigagnolo con acqua di risorgiva. Il porto di Aquileia era disposta lungo la sponda occidentale della confluenza del grande fiume che collegava con il mare aperto. Questo ruolo ebbe una grande importanza commerciale e la merce maggiormente che arrivava o partiva era olio, vino, granaglie, pelli e bestiame oltre a schiavi. Lo scavo estensivo del porto monumentale venne portato avanti tra il 1926 e 1931.
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Il mio Piemonte: Albera Ligure

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Albera LigureLa primavera è una delle stagioni che amo di più, lascia alle spalle il freddo inverno e non sei ancora costretto a trovare un luogo per goderti un po' di refrigerio. Nelle giornate primaverili quando ti permettono di goderti un po' di sole, puoi, dalla pianura alessandrini, volgere lo sguardo alle montagne che la circondano, dove trovi ancora la neve sulle Alpi e gli splendidi panorami degli Appennini.
In auto mi dirigo verso la Valle Borbera; risalgo la vallata lungo una strada provinciale che si snoda tortuosa tra fitti boschi e radi versanti sassosi. Raggiungo così Albera Ligure.
Diverse sono le ipotesi circa lo studio del toponimo. Infatti alcuni studiosi lo collegano ad "albero", mentre altri lo fanno derivare da Albaria o terra albaria, che potrebbe indica i luogo di ritrovo dei maggiorenti per trattare affari di comune interesse di tutta la valle, considerato che il Borgo si trova al centro della Valle Borbera. Un ultima ipotesi la fa derivare dal nome del torrente Albirola, un affluente del Borbera, che separa l'abitato principale in due.
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Riflessioni

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ViùSono davanti alla finestra dell'albergo in alta valle di Viù e aspetto che cadano i primi fiocchi di neve.
La neve ❄ non è il mio ambiente ideale ma comunque mi affascina sempre. E da dietro al vetro rifletto su molte cose, forse è l'ambiente solingo, caldo e tranquillo che mi porta a pensare liberamente.
Ormai sono 41 anni che mi occupo di protezione civile; iniziai con il terremoto in Irpinia nel 1980 e avrei voluto l'anno precedente partecipare alle attività di assistenza umanitaria per i boat people vietnamiti, ma ero minorenne e non me lo consentirono. Studiai anche quell'evento con attenzione, in un periodo in cui non esisteva internet e dovevi documentarti su libri e sui giornali.
Ho fatto di quella passione un lavoro. Dalle prime emergenze come volontario a quelle fatte come professionista per decine di pubbliche amministrazioni, MAE e DPC. Ho viaggiato per il mondo senza vederlo perché era sempre solo una calamità o una guerra a chiamarmi per portare soccorso, assistenza o solo consulenza umanitaria.
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