Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Tronzano Vercellese

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TronzanoLa giornata si è presentata calda già dal mattino presto, un ottima occasione per fare un giro fuori porta e visitare Tronzano Vercellese un piccolo borgo immerso tra le risaie del vercellese. La strada non è molta ed il borgo è facile da raggiungere.
Le più antiche attestazioni del toponimo riportano Torenciano, Torentiano derivato probabilmente dal gentilizio latino Torrentius, Taurentius o Terentius. Probabilmente i primi abitanti di questi luoghi furono i liguri che poi si fusero con le popolazioni gallo-celtiche, denominate Vittimuli, verso il II secolo a.C. si insediarono in questi territori i romani.
Dopo il loro arrivo si ha notizia di due villaggi, Viculus e Alter Viculus, dipendenti dalla Mansio Viae Longae, ossia l'odierna Santhià. Con l'arrivo dei franchi i due villaggi furono inseriti nella contea di Santhià, mentre una tribù franca, i Salii, fondò il borgo di nucleo di Salomino, il cui toponimo significa appunto Homini Salii, attuale frazione di Tronzano Vercellese.
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Il mio Piemonte: Larizzate

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LarizzateQuante volte sono uscito dal casello di Vercelli Ovest e quante volte mi sono chiesto quel nucleo di case con il campanile della chiesa che pare gareggiare con le grandi costruzioni di una riseria ormai abbandonata, cosa fosse?.
Così la curiosità mi ha messo in auto per raggiungere Larizzate, più famoso per gli insediamenti produttivi (come Amazon, Novacoop, officine meccaniche Cerruti ecc...) che sorgono dall'altra parte della strada e hanno portato il nome del borgo in giro per l'Italia, che per la storia del nucleo abitato. Tutto così vicino, tutto così lontano.
Larizzate ora frazione di Vercelli dista veramente pochi chilometri dal centro città; la storia di Larizzate si può riassumere brevemente. Anticamente questo borgo era conosciuto come Calliniascum, e da quanto ho appreso da alcuni scritti era già Parrocchia nel secolo X ed fu menzionata con il toponimo Larizzate in un documento del 1031.
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A zonzo con il calessino (XXIX parte)

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CalessinoTransitiamo per Cavaglià, paese dove ha vissuto per anni Gian e dove per diverso tempo ha lavorato come autista in un locale sodalizio.
Il borgo è quasi totalmente pianeggiante. In tempi recenti vi sono stato ripetute volte a visitarlo per la sua storia. L'ipotesi principale sull'origine del nome di Cavaglià è Cabaliaca da Caballius poiché forse un tempo vi era una stazione di cambio cavalli. Altre varianti al nome possono essere Cabanaca o Cabaliate. Invece, secondo lo studioso Rondolino, l'etimologia del toponimo andrebbe cercata nella voce celtica caula, ossia "cavità naturali formate da colli isolati e da catene di colli a guisa di valli o convalli", in quanto il nome primitivo sarebbe stato anche Caulliaca, vale a dire luogo delle valli o convalli. Ma il suo stemma araldico è un cavallo rampante col motto "non medu sed vi" (non paura ma forza).
Cavaglià sorge in un'area popolata sin dall'epoca preistorica e sicuramente abitato da popolazioni celtiche che diedero nome a diverse regioni intorno all'abitato principale. Il primo documento scritto da cui si apprende l'esistenza del luogo, formato dall'unione di più case o cascinali, è una donazione del 961, quando il borgo era dominio del monastero di Santo Stefano di Vercelli, dal quale nel 963 passerà tra i possedimenti del conte di Cavaglià, Aimone.
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Le nuove tecnologie e le difficoltà di comunicare

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Nuove TecnologieMolte delle persone che incontro quotidianamente sono spaventate dai processi troppo rapidi di un'evoluzione tecnologica che esclude molti di loro, quelli che nel gergo sono out , ma direi forse che sono loro che si sentono esclusi e non è la tecnologia che gli allontana.
Sono convinto che nessuno di noi sia out, lo dimostra proprio il fenomeno mediatico del momento cioè Facebook creato nel 2004 da Mark Zuckerberg, laureando ad Harvard, con lo scopo di mettere in collegamento tra loro gli studenti americani: un fenomeno sviluppatosi quindi alcuni anni fa e diffusissimo anche in Italia. Un nuovo Neo Pemberton (colui che creò uno sciroppo per la tosse che poi divenne il marchio più famoso del mondo, la Coca Cola), che non immaginava avrebbe realizzato un sito dal valore milionario.
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A zonzo con il calessino (XXVIII parte)

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CalessinoSiamo ormai giunti a Biella, l'albergo in cui alloggerò è situato vicino alla stazione ferroviaria. Ad attenderci trovo Stefano e Veronica che ormai hanno finito la giornata lavorativa. Il tempo di prendere possesso della mia camera e raggiungo gli amici per una passeggiata, un aperitivo e una cenetta in un tipico ristorantino biellese.
Arriviamo così Piazza dei Martiri, che deve il suo nome alla barbara fucilazione fascista del 4 giugno 1944, in una Piazza che un tempo era intitolata a Quintino Sella. Una lapide ricorda i 21 partigiani catturati in diversi rastrellamenti e il tragico evento accaduto. Il più giovane partigiano aveva 17 anni, il più anziano 33 anni. Furono fucilati a gruppi di cinque per volta, affinché gli uni vedessero morire i loro compagni. Dopo che l'ultimo gruppo, composto questo da sei partigiani, fu fucilato dai militi fascisti del 115° battaglione "Montebello", un graduato fascista diede il cosiddetto "colpo di grazia" a tutti, scostando la testa dei morenti con un calcio del piede. I cadaveri furono lasciati per 24 ore sulla Piazza, piantonati da tre militi del battaglione fascista "Pontida". Biella e il Biellese è sempre stata terra di lotta contro l'ingiustizia, dal Medioevo alle gloriose tradizioni Risorgimentali, alle grandi lotte sociali.
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Il mio Piemonte: Voltaggio

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VoltaggioIn auto lo sguardo scivola lontano, mentre il sole sbarazzino gioca con qualche nuvola. La luce rimbalza sui tetti delle case che costeggiano la mia strada e pare che dietro gli alberi che corrono lungo il corso del torrente Lemme vogliano far esplodere la chioma.
Raggiungo così Voltaggio, dopo aver parcheggiato l'auto in piazza dedicata al benefattore Tommaso Gazzola, ripasso rapidamente la storia del luogo per comprenderlo meglio ciò che mi accingo a vedere, o meglio rivedere, visto che il piccolo paese della Val Lemme è stato luogo di refrigerio e riposo ogni qual volta ne sentivo le necessità.
Posto alle pendici e schiacciato tra il colle dove si ergeva la rocca e il torrente Lemme che si beve il Morsone, era già conosciuto ai romani per la sua fonte sulfurea, ma anche per la sua importanza strategica, infatti è posto alla confluenza delle antiche strade della Bocchetta e di Capanne di Marcarolo, che da Genova raggiunge l'oltre giogo e la pianura padana.
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Il mio Piemonte: Cassano Spinola

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Cassano SpinolaLa mattina si presenta soleggiata, l'auto corre già per le strade della mia provincia, non vado molto lontano ma la curiosità di conoscere Cassano Spinola è molta.
Lo raggiungo facilmente e parcheggiato vicino al palazzo comunale m'avvio alla scoperta di questo antico borgo. Con ogni probabilità i primi insediamenti sul territorio risalgono all'epoca della colonizzazione romana, almeno così sembrano testimoniare i resti, ancora oggi visibili, di un antico ponte romano in località San Bartolomeo, località che ho passato per raggiungere il centro abitato. Il ponte era inserito nel tracciato della via Postumia, realizzata da Spurio Postumo Albino nel 148 a.C; questa strada partiva da Genova per arrivare ad Aquileia ed era un importante asse viario per il Nord Italia. Il ponte consentiva il guado del fiume Scrivia; dei sui resti rimangono parti di due piloni posti al centro del corso fluviale dove sono ancora visibili la struttura a regolari conci lapidei legati con malta. Il ponte sicuramente crollò a seguito di una delle frequenti alluvioni del torrente Scrivia, all'epoca denominato Iria.
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Alla scoperta di Sovana

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SovanaSono passati molti anni, ma il ritrovamento di tre fotografie ormai ingiallite mi ha fatto ripercorre mentalmente una delle più belle gite fatte in gioventù. Dopo che le ho osservate con la memoria che mi dona alcuni frammenti di quei ricordi, decido di sentire l'allora compagno di avventura che ci portò nella lontana terra patria degli Estruschi. Anche Igor ha piacere di ricordare quei momenti e così tra tutti e due, un po' di reminiscenza scolastica sui percorsi storici medioevali ed etruschi riusciamo a ricostruire quei bellissimi giorni.
Il viaggio non fu particolarmente periglioso, ci aiutò la bella stagione e una lussureggiante vegetazione che ci accolse rendendo quel viaggio tra natura e storia realmente indimenticabile.
L'alloggiamento prescelto fu in un piccolo ma lussuoso albergo nel centro di Sovana, una frazione di Sorano, nella provincia di Grosseto, in Toscana.
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Il mio Piemonte: Marmora

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MarmoraLa strada si fa stretta e tortuosa, il panorama dapprima si stringe in una stretta gola poi si apre all'improvviso.
Il corso del torrente Marmora corre vicino la strada e spesso piccoli ponti in pietra permettono di valicarlo. Gli alberi, man mano che si sale, sono sempre meno fitti e rari. Gruppi di betulle e castagni sono riuniti qua e là in boschetti. La felce è sempre più regina dei campi che si aprono lungo le coste della montagna.
Raggiungo così Marmora, o meglio Vernetti, in quanto si tratta di un Comune sparso in diverse frazioni e agglomerati urbani per un totale di una sessantina di abitanti nei periodi non turistici.
Il nome Marmora, come del corso d'acqua che scorre a valle degli abitati, pare derivi da "Marmor" con riferimento a cave di marmo.
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Acerenza: un borgo da scoprire

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AcerenzaL'occasione di visitare Acerenza, una delle più antiche città della Basilicata posta su un altopiano tra il fiume Bradano ed il suo affluente Fiumarella è un mio viaggio a trovare dei miei vecchi amici. Il viaggio per raggiungere è tra paesaggi veramente fantastici, infatti Acerenza possiede un patrimonio boschivo veramente invidiabile con boschi di Cerro di alto fusto e un lago artificiale della Diga posta a valle della cittadina che rende il paesaggio da libro di favole. L'economia del borgo si basa infatti su agricoltura, aziende di produzione di vino e olio nonché artigiane della lavorazione del legno, del ferro e del vetro.
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Il mio Piemonte: Boca

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BocaRaggiungo Boca dopo aver percorso strade onduleggianti tra verdi campi fioriti.
Il borgo di Boca è posto sulle rive del torrente Strona, si adagia dolcemente su colline non troppo elevate.
La storia del borgo si perde nella "notte dei tempi" ma poco o nulla si è conservato.
Di certo i primi abitanti della zona sono stati i liguri, poi arrivarono i celti che furono soggiogati dalle legioni romane del console Marco Claudio Marcello nel 222 a.C.
Vi passarono anche i Cimbri, popolazione barbarica di origine germanica. Vi transitarono tutte le orde barbariche che occuparono la pianura padana.
Se un periodo di pace arriva nell'Italia settentrionale con i Longobardi è anche vero che del periodo medioevale si sa ben poco di Boca. Probabilmente faceva parte del comitato di Pombia durante la signoria di Ildebrando di Lumellogno.
Entrato nei domini dell'Imperatore Enrico I, fu poi donato da Corrado I al Vescovo di Novara.
Boca era compresa nella comunità di Muzono, attualmente un piccolo borgo dipendente dal Comune di Maggiora, quando passò ai conti di Biandrate che nel 1217 la cedettero al Comune di Vercelli.
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