Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Castelmagno

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CastelmagnoParto da casa che ancora la rugiada decora come diamanti l'erba dei prati, ma tra poco il calore dei raggi solari la farà scomparire. Il tragitto oggi non è breve, ma la voglia di scoprire un altro borgo piemontese rende il viaggio assai tranquillo.
La Valle Grana sulle Alpi Cozie, è una vallata meravigliosa e man mano che la strada, sempre più stretta sale, inerpicandosi fino ai 1761 m s.l.m. che è la mia meta iniziale, mi permette di ammirare paesaggi incredibili e una vegetazione rigogliosa.
Raggiungo così il Santuario di San Magno, dopo aver avuto un piccolo contrattempo con l'auto, per aver sbagliato la percorso, sono rimasto bloccato su una strada sterrata fintanto che con l'aiuto di due giovani ragazzi locali sono riuscito a raggiungere il mio primo obiettivo.
Il Santuario di San Magno, si trova a monte delle borgate ancora abitate del paese, isolato su un colle, circondato da splendidi prati fioriti. L'edificio costruito nella forma attuale tra il 1704 e il 1716, conserva al proprio interno documenti artistici precedenti di notevole interesse. Il Santuario dedicato al culto di San Magno martire, protettore del bestiame e dei pascoli, da sempre principale fonte di sostentamento della popolazioni locali. San Magno, secondo la tradizione, era uno dei compagni di San Dalmazzo appartenente alla Legione Tebea, morto nel 772, secondo altri era un monaco benedettino di San Gallo in Svizzera, il cui culto, attraverso il Tirolo, si diffuse nel nord Italia ed in Piemonte dall'XI secolo, favorito dalle strutture monastiche benedettine. Ma la tradizione locale lo vuole martire della Legione Teba insieme a San Maurizio, San Costanzo, San Ponzio, San Chiaffredo, San Dalmazzo, San Pancrazio.
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Il mio Piemonte: Ceresole Reale

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Ceresole RealeRaggiungo Ceresole Reale, dopo un lungo viaggio tra splendidi panorami e interessate borgate. Questo borgo occupa l'alta Valle Orco incuneata tra il massiccio del Gran Paradiso e le Levanne ed è posto a oltre 1500 metri s.l.m. La strada 460 di Ceresole è l'unica strada asfaltata che mi permette di raggiungere il bel Comune montano, il cui centro urbano principale costeggia l'omonimo lago. Sempre con questa strada voglio poi raggiungere il Colle del Nivolet, passando per i laghi artificiali Serrù e Agnel.
Mentre cerco di raggiungere il Grand Hotel in borgata Prese, mi sovvengono alcune frasi del poeta Giosuè Carducci che vi fu ospite nel 1890 e vi scrisse l'Ode "Piemonte":
"Su le dentate scintillanti vette/ salta il camoscio, tuona la valanga/ da' ghiacci immani rotolando per le/ selve croscianti:/ma da i silenzi de l'effuso azzurro/esce nel sole l'aquila, e distende
in tarde ruote digradanti il nero/ volo solenne./Salve, Piemonte! A te con melodia
mesta da lungi risonante, come /gli epici canti del tuo popol bravo,
scendono i fiumi. /Scendono pieni, rapidi, gagliardi, /come i tuoi cento/ battaglioni, e a valle/ cercan le deste a ragionar di gloria/ ville e cittadi."

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Bergamo (XIII parte)

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BergamoRaggiungo Piazza Pontida, il più antico luogo del commercio di Bergamo che portava un tempo il nome di piazza della Legna, perché ogni mattina arrivavano i contadini a vendere i propri prodotti: legna, verdure e frutta. Le abitazioni che la coronano hanno portici risalenti al XV secolo che sono posti su tre lati. Fu in questa piazza che durante l'occupazione napoleonica, venne posto al suo centro il Palo della Libertà.
E sempre su questa piazza, da balcone di Casa Engel che si affacciò Giuseppe Mazzini per convincere la popolazione cittadina a insorgere contro la dominazione austriaca ed andare in aiuto ai milanesi. Come riporta l'epigrafe posta su una targa a lui dedicata: «Su questa piazza il 3 agosto 1848 Giuseppe Mazzini, milite e alfiere della legione Garibaldi per la salvezza della Patria, il popolo a nuovi eroismi incitava». Lapide posta molto in alto, dove un turista poco attento ha difficoltà a vederla. Sotto i portici trovo un monumento con il mezzobusto Pietro Ruggeri. Costui aggiunse al suo nome la dicitura "da Stabello" in onore del piccolo paese della valle Brembana in cui nacque nel 1797, fu uno dei più grandi poeti dialettali che la bergamasca abbia conosciuto. Proseguo per via Broseta, ormai non più lastricata in porfido ma asfaltata per raggiungere la Chiesa san Rocco. Nei suoi pressi c'è l'antica trattoria i tre gobbi, che sarà oggetto di una mia gustosa sosta dopo la visita alla adiacente chiesa.
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Il mio Piemonte: Gabiano

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GabianoLa mia visita al comune di Gabiano inizia dal Monumento di Chioalengo, piccola frazione sulla cresta delle verdeggianti colline del basso Monferrato. Appena passo il cartello che mi indica che sono entrato nel comune di Gabiano, trovo dopo poche centinaia di metri, sulla mia destra il Cippo che ricorda il cantavennese Costantino Sbarato, ucciso dai nazi-fascisti il 1 novembre 1944, durante i drammatici fatti che ebbero come epilogo l'incendio di Cantavenna. Raggiungo così il Monumento che ricorda i fatti del novembre 1944, quando i partigiani monferrini della Divisione "Patria", nel primo giorno del mese, respinsero una colonna di automezzi tedeschi. Pochi giorni dopo i tedeschi tornarono per rastrellare la zona, accanendosi contro questa piccola borgata di Chioalengo e Cantavenna. Cinque furono gli abitanti uccisi durante l'incursione e altri quattro furono deportati in Germania nei campi di concentramento e non fecero più ritorno.
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Bergamo (XII parte)

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BergamoSul sagrato della basilica di Sant'Alessandro vi è la colonna detta del Crotacio, dal nome di un personaggio presente a Bergamo nel III secolo. La colonna è citata per la prima volta nel 1133 e dà il nome alla chiesa di Sant'Alessandro «in columna» quindi vicina alla colonna. La tradizione vuole che il 26 agosto 303 in questo luogo fosse stato decapitato sant'Alessandro, soldato della Legione Tebea. Una delle tradizioni popolari vuole che fosse stato il nonno di santa Grata, che raccolse il capo mozzato di sant'Alessandro. Il figlio Lupo, si vuole che fece costruire alla sua morte due colonne una sopra l'altra con capitello corinzio avente foglie d'acanto sul luogo del suplizio. Una altra versione vuole invece che il corpo o solo il capo di sant'Alessandro, secondo leggende diverse, fosse stato raccolto da santa Grata, figlia del Lupo, nonché nipote di Crotacio.
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Il mio Piemonte: Coggiola

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CoggiolaOggi mi inoltro per la bella e verdeggiante Val Sessera; sono partito molto presto per raggiungere l'abitato di Coggiola, un vecchio Borgo in cui l'industria del tessile ha fatto la fortuna degli abitanti, in quegli anni in cui il biellese era la capitale dei lanifici e i telai funzionavano con la forza delle acque dei torrenti che tumultuosi scendevano dalle prealpi.
Mentre percorro la strada ripasso mentalmente il significato del suo toponimo, che alcuni esperti fanno risalire all'adattamento di Cozola, da accostarsi al latino volgare Cotius, ossia "monticello sassoso". Ipotesi che potrebbe essere confermata vista la posizione del Borgo. Infatti la località era anticamente attestato come Cozola in un documento del 17 ottobre 1152 con il quale l'Imperatore Federico Barbarossa donava al Vescovo di Vercelli alcune località, tra cui appunto Coggiola. Nel 1243 il legato pontificio Gregorio di Montelongo cedette Coggiola al Comune di Vercelli, assieme ad altri borghi compresi tra il Cervo e la Sesia. Nel 1300 fu infeudata ai Meschiati di Biella.
Non ho trovato molto sulla storia di Coggiola se non il ricordo del disastroso passaggio dell'eretico fra Dolcino che nel 1306 saccheggiò e diede alle fiamme l'abitato. Fu successivamente infeudato alla nobile famiglia vercellese degli Alciati che contribuì alla sua ricostruzione.
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Il mio Piemonte: Alpette

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AlpetteIl sole si specchia sulle finestre delle case e crea strani giochi di luci colorate, quasi un arcobaleno che osservo in silenzio in questo fresco mattino. L'alba ha da tempo svegliato la natura e i fiori hanno già volto il capolino verso il sole. Mentre in strada mi godo gli ultimi momenti di silenzio prima che il fervore di coloro che dovranno recarsi al lavoro renda tutto più frenetico e chiassoso, sono già pronto per la mia nuova scoperta di viaggio.
Il viaggio benché lungo è accompagnato dalla piacevole note musicali dei miei musicisti preferiti.
Il Comune di Alpette Alpette è nel canavese ed è un grazioso Borgo posto all'inizio della Valle Orco ad un altitudine di circa 1000 metri s.l.m.
Dopo essermi lasciato alle spalle l'abitato di Cuorgnè mi inoltro su strade che si snodano su per la montagna, il mio ultimo tratto di percorso è accompagnato da macchie di betulle, verdeggianti prati, piccole borgate e fitti castagneti.
Raggiungo così Alpette e parcheggio in piazza Goglio proprio di fronte alla Chiesa Parrocchiale.
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Aquileia: 28 ottobre 1921 - 4 novembre 2021 (VI ed ultima parte)

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AquileiaRaggiungo così il sepolcreto che si trova in via XXIV Maggio, posso così farmi un'idea delle usanze funerarie dei romani. Il sepolcreto si trova fuori dalle mura come prescrivevano le leggi romane che vietavano la sepoltura all'interno dei centri abitati. Quindi, ovviamente vi sono sicuramente altre necropoli lungo le altre arterie che uscivano dalla città, anche se sono state rinvenute solo lapidi ecc.. che ho avuto modo in parte di vedere al Museo Archeologico. Gli scavi qui eseguiti hanno portato alla luce cinque recinti funerari, appartenenti a diverse famiglie che si disponevano su una strada secondaria in uscita dalla città. Questi appartenevano a famiglie aquileiesi quali: Stazia, Giulia, Trebia, Cestia ed un altra non identificata. Ogni sepolcreto è delimitato da muretti in laterizio sormontati da una copertura a protezione dalle intemperie. Presentano eleganti pilastrini scolpiti a bassorilievo, anche le sulle are sono raffigurati calici per bere, con brocca, utensili usati durante i riti di commemorazione dei defunti in cui si banchettava con libagioni poste sulla tomba per augurare vita felice nell'aldilà al defunto. Le are conservano non solo le ceneri dei defunti capofamiglia. Ma anche di appartenenti ad altri membri della famiglia o comunque legati da vincoli affettivi o di amicizia. In un sepolcro trovo scolpiti dei delfini intrecciati al tridente di Nettuno, simbologia evidente del viaggio del defunto verso l'aldilà oltre le colonne d'Ercole.
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Pozzolengo

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PozzolengoLa giornata è splendida per fare un così lungo viaggio. Devo raggiungere il bresciano ed in particolare il basso Garda. È la seconda volta che mi reco a Pozzolengo dal mio amico Massimiliano. La prima volta fu in occasione di un campo scuola di Protezione Civile per giovani studenti e volontari. Fu una splendida occasione, sia per conoscere il Borgo, ma anche per veder nascere i cadetti del locale gruppo comunale dei volontari di protezione civile. Giovani ragazzi che, ancorché minorenni, si affacciavano al mondo del volontariato. Invece, oggi assisterò ad un esercitazione di Protezione Civile per testare il piano comunale di emergenza, avrò così modo di rivedere questi ragazzi che da cadetti ormai sono veterani maggiorenni. Ma per me è anche l'occasione di incorporare Massimiliano e visitare con maggiore cura il Borgo.
Massimiliano, che ha un cognome nobile ma non lo è solo nel titolo del casato ma lo è soprattutto nel carattere bonario ma determinato. Lo conobbi durante l'alluvione di Alessandria nel 1994, quando insieme ad altri volontari gardesani venne ad aiutare la popolazione della mia città. Lo ritrovai poi durante l'alluvione della Versilia del 1996 e ancora nel terremoto in Umbria del 1997 ed ancora in altre occasioni.
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Aquileia: 28 ottobre 1921 - 4 novembre 2021 (V parte)

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AquileiaRaggiungo il Museo Archeologico Nazionale che si trova nella villa Cassis Faraone e comprende importanti collezioni, statue, suppellettili e ornamenti impreziositi da gemme e ambre. Fantastica anche la collezione di monete. Di grande rilievo è anche la galleria lapidaria, nonché la notevole quantità, tra l'altro di alta qualità dei mosaici pavimentali. All'ingresso trovo gentili ragazze che mi spiegano il percorso che devo fare e cosa troverò. Già l'accesso in questa bellissima villa è assai maestoso con tutte le statue che conserva. Anche nel bel giardino anteriore vi sono diversi reperti, tra cui alti cumuli a forma piramidale di urne funerarie.
Al piano terra del museo l'audio guida mi racconta della città di Aquileia e i reperti che vi sono raccolti rappresentano anche le fasi più antiche della città romana, dalla fondazione nel II secolo a.C, fino alla città in età imperiale. Un intera sala è dedicata all'archeologia funeraria, dove perdo tempo a scoprire le testimonianze del culto dei defunti, come urne cinerarie, gruppi scultorei, stele e ricchi corredi.
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Il mio Piemonte: Bozzole

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BozzoleLa giornata non è ancora calda, il sole è alto ed illumina la strada che mi permetterà di raggiungere Bozzole. Il toponimo si presta a varie interpretazioni, dalla derivazione dal bosso, un arbusto perenne sempreverde delle Buxacee, oppure dalla derivazione dialettale piemontese boza, bosa con significato di piccola pozza o luogo allagato. Altri lo fanno derivare dalla voce bozolus, che significa rovo di macchia di rovo di siepe. Quest'abitato fu più volte ricostruito in zone diverse a causa delle continue inondazione del vicino fiume Po, che costrinsero gli abitanti a spostarsi. Ciò non toglie che il territorio fosse già abitato nel 1149 come traspare dai documenti dell'archivio capitolare di Vercelli. Presenze romane dapprima e longobarde poi, sono segnalate non molto distanti da Bozzole.
La storia di Bozzole risulta ovviamente legata al periodo feudale, tra i quali il Comitato di Lomello, poi alla famiglia dei Conti di Cavaglià, dai Marchesi di Monferrato e nel 1214 i del Carretto, stirpe aleramica, ne furono investiti con titolo signorile. Diverse altre casate si susseguirono nel corso dei secoli.
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