Il mio Piemonte: Lerma
Domenica 25 Agosto 2019 10:05
Parcheggiando l'auto nell'antico borgo mi avvio a visitarlo, potrebbe apparire uno dei tanti Paesi dell'alto Monferrato Ovadese se non si conoscesse la sua storia che in alcuni tratti appare ancora misteriosa.
Nel 1166 Guglielmo V del Monferrato, detto "il vecchio" per la precoce canizia è già infeudato dall'Imperatore Barbarossa e signore di Castelletto, Rocca, Tagliolo, Casaleggio e di Rondinaria. Durante il tentativo di riconquistare il castello di Parodi, che i genovesi avevano occupato con l'inganno a Guglielmo Saraceno, signore del luogo e suo nipote, viene distrutta Rondinaria, mitico villaggio di origine "romana" ed abitata dai cercatori d'oro lungo la valle del torrente Piota. Gli scampati alla distruzione si rifugiano su uno scosceso rilievo che domina la valle ed iniziano a fortificarlo. Sono loro che danno origine a Erma o Elma, l'attuale Lerma. Da allora il borgo ha sempre nutrito una rilevante importanza su tutta la valle, sia per il suo castello, il suo ricetto, le sue torri e le sue chiese.
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Il mio Piemonte: Bergamasco
Venerdì 09 Agosto 2019 13:48
Oggi il cielo è plumbeo e pare borbottare, ma non mi voglio fare intimorire e la giornata sarà più splendente quando osserverò il sole che si infilerà tra gomitoli grigi delle nuvole, intanto oggi non mi allontano molto da casa e non temo di aspettare un po', ma la mia visita a Bergamasco sarà sicuramente interessante.
Raggiungo agevolmente il piccolo borgo dell'alessandrino che si pone a ridosso delle colline del Monferrato, sulla sponda sinistra del torrente Belbo. L'intero territorio di Bergamasco ha poco più di 700 abitanti ma una storia antica e molto interessante. La zona è a vocazione agricola, anticamente era una zona paludosa e ricoperta da boscaglie, fu abitata fin dalla preistoria, come dimostrano alcuni reperti neolitici ritrovati nella vicina Carentino. Il nome del borgo potrebbe derivare da un origine germanica, infatti il prefisso berg, significherebbe collina o altura, mentre "masco" potrebbe essere l'italianizzazione di maschen ossia corazza. Tutto ciò potrebbe far intendere altura fortificata, ma è solo una supposizione. Sempre un ipotesi è che derivi dalla gens Mascia o Matia, l'unico ritrovamento romano è quello di un antico sarcofago risalente al II secolo rinvenuto nel 1985 nella tenuta agricola di S. Cristoforo, utilizzato come abbeveratoio. In base all'iscrizione incisa, risulta appartenere a un liberto di nome Calventius, della tribù Papiria. Il reperto è ora conservato nell'atrio del municipio.
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Il mio Piemonte: Roccaverano
Giovedì 25 Luglio 2019 11:27
La mattinata promette bene, in cielo il sole sembra prendere per mano qualche bianca nuvola per una passeggiata nell'azzurro. La strade che oggi mi sono ripromesso di percorrere è lunga e tortuosa ma voglio raggiungere con la mia autovettura il più alto colle astigiano dove l'abitato di Roccaverano vi è adagiato.
In molti considerano Roccaverano come la capitale della Langa Astigiana. Posto sulla grande collina che divide le due valli Bormida di Spigno e la Bormida di Millesimo è famoso soprattutto per gli aspetti culinari. Si suppone che il paese esistesse già in età romana, di cui il nome deriverebbe dalla vicina presenza del torrente Ovrano, incassato nei calanchi verso Mombaldone e dalla sua posizione arroccata. Alcuni studiosi però fanno derivare il toponimo da Rupes e da Veprius o da Vibrius, gentilizi romani, altri dal dio delle tribù liguri Averanus, protettore delle alture. Qualunque sia l'etimologia giusta è attestato come Rochaevrano nel 1227 e Rocha Ovrani nel 1304, anche se nel X secolo un diploma dell'imperatore Ottone I, che concedeva il dominio del luogo ad Aleramo, riporta la dizione Ruspaverano, da cui si ottenne poi l'attuale Roccaverano.
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Il mio Piemonte : Collobiano
Martedì 09 Luglio 2019 17:21
Colgo l'occasione di una visita al mio amico Stefano a Biella per fermarmi a visitare Collobiano, tante volte ho attraversato questo minuscolo paese immerso nelle risaie vercellesi mentre mi recavo a trovare amici e sempre mi sono ripromesso una sosta per vedere il castello, il ricetto e la sua parrocchiale.
Collobiano è situato fra il torrente Cervo e l'Elvo e il suo toponimo il cui significato sarebbe Colobianum ossia "fondo di proprietà di Colobio", risale al gentilizio latino Colubius.
Collobiano fu menzionato per la prima volta nel 1023, in un atto in cui Ottone del fu Gotescalco donò vari appezzamenti di terreno, tra cui Collobiano, alla Cappella di Sant'Emiliano costruita nella chiesa di Sant'Eusebio a Vercelli.
Con l'auto sosto proprio nella piazzetta dove di affaccia la bella parrocchiale dedicata a San Giorgio e il palazzo Municipale. Mi soffermo ad osservare l'immensa facciata di una chiesa molto grande per la minuta popolazione del borgo che ammonta a un centinaio di abitanti.
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Il mio Piemonte: Carentino
Martedì 25 Giugno 2019 07:31
Uscendo di casa decido che non devo curarmi troppo del cielo di oggi e devo farmi scivolare addosso questa giornata uggiosa per le nuvole grigie che nascondono il cielo. Da domani il sole spazzerà sicuramente via questa coda d'inverno e anche per il sottoscritto, devo comportami come diceva Čechov, "la gente non si accorge se è estate o inverno quando è felice". Oggi non devo fare tanta strada in auto per raggiungere il Paese di Carentino che sorge nella valle del fiume Belbo. Mentre in auto percorro la strada per raggiunger il piccolo borgo dell'alessandrino, faccio un rapido percorso storico nella mia mente per ricordarmi gli eventi più salienti accaduti a Carentino.
Anche se il circondario di Carentino era già abitato nell'età neolitica, come testimoniano alcuni oggetti, forse armi di pietra rinvenute durante la costruzione della linea ferroviaria Alessandria-Acqui (nella seconda metà del XIX secolo), la storia del borgo è molto più recente. A proposito Carentino aveva una fermata ferroviaria posta sulla linea Alessandria-Cavallermaggiore, purtroppo chiusa da quando è stata sospesa la tratta ferroviaria nel 2012.
I primi documenti scritti che citano Carentino risalgono alla seconda metà del XII secolo, ossia al tempo in cui il marchese Alberto d'Incisa, di ritorno dalla Puglia diede origine al suo piccolo Marchesato come «Carentinum», attestato dal 1180.
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Il mio Piemonte: Sacra di San Michele
Sabato 17 Agosto 2019 13:55
La bellezza della primavera sta nell'essere delicata, il fresco del mattino ti accarezza poi con il trascorrere del giorno il sole ti abbraccia morbidamente. Ed è in questo giorno, che pare presentarsi splendido, che già con Matteo sono in viaggio alla scoperta del Piemonte.
Ormai seguiamo la strada che stretta e tortuosa ci conduce verso l'Abbazia. La presenza di pullman e auto parcheggiate in una stretta e lunga spianata ci indica che è ora di proseguire a piedi. Parcheggiata l'auto, ci dirigiamo lungo la strada pedonale che attraversa il bosco e ci permette di raggiungere la vetta del Monte Pirchiriano. Già da lontano possiamo ammirare l'imponenza dell'Abbazia ed è facile comprendere perché questo luogo sia diventato così facilmente famoso.
Infatti l'Abbazia di San Michele della Chiusa o Abbazia della Chiusa è considerato uno dei più suggestivi monumenti del Piemonte; sorge sullo sperone di roccia del Monte Pirchiriano all'imbocco della Valle Susa in corrispondenza delle celebri Chiuse Longobarde.
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A zonzo con il calessino (XXIII parte)
Giovedì 01 Agosto 2019 07:31
All'interno della chiesa vi è la tomba della venerabile Caterina di Savoia; costei era la principessa Francesca Caterina di Savoia, nacque il 5 ottobre 1595, figlia del Duca Carlo Emanuele I e di Caterina d'Asburgo, nipote del re Filippo II di Spagna. Costei si fece terziaria francescana e fondò l'Istituto delle figlie di Maria a Oropa.
Usciti dalla Basilica, faccio un giro intorno al grande cortile, mentre Lele deve lasciarci per tornare al lavoro in farmacia a Biella.
Nel chiostro intorno alla Basilica cogliamo l'occasione per visitare il museo del Tesoro, gli appartamenti reali, la galleria degli ex voto e l'archivio storico. Non conosco molto sull'usanza di donare ex voto al Santuario; di certo il più antico ex voto presente è quello dipinto da Bernardino Lanino, come tavoletta dipinta e donata dalla Città di Biella nel 1522. E' altresì vero che prima di allora era usanza donare qualcosa di personale, come un anello o una collana preziosa. Ma si possono comunque definire ex voto anonimi in quanto l'offerente non è evidente, mentre con la tavoletta dipinta oltre la propria vicenda esistenziale, il beneficiato si espone facendosi riconoscere come il graziato davanti a Dio e alla Madonna Bruna.
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Appunti di una passeggiata per Vigevano
Mercoledì 17 Luglio 2019 11:27
Il viaggio in treno è tranquillo, porto con me tra le mani la trilogia di Lucio Mastronardi, sono proprio le letture dei suoi racconti che mi hanno convinto ad andare a visitare Vigevano. Il più famoso è sicuramente "Il maestro di Vigevano" ma anche "Il calzolaio di Vigevano" e "Il meridionale di Vigevano". Raccontano storie dove Vigevano mostra i suoi vizi e le sue virtù, dove ad esempio nel "Il calzolaio di Vigevano", edito nel 1962, Padron Bertelli, padrone di due fabbriche va al lavoro in bicicletta con la moglie e i suoi figli appena sposati; invece Mario Sala, detto il Micca, la fabbrica non ce l'ha, ma vuole anche lui diventare padrone di un calzaturificio e per questo motivo lavora giorno e notte per mettere da parte i soldi necessari. Il Micca ci riesce mettendosi in società con il Lelo Pelagetta e come quest'ultimo vuole avere una bella casa con ricchi arredi. Anche quando il Micca deve partire per la guerra e la moglie gli cambia il socio in affari, con Netto di cui diviene l'amante, la voglia di sentirsi "padrone della fabbrica" continua ad essere il life motiv del romanzo.
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A zonzo con il calessino (XXII parte)
Lunedì 01 Luglio 2019 13:53
Accediamo nella prima corte con una imponente doppia fila di fabbricati che per tre lati incorniciano il cortile. I fabbricati sono ornati da archi e portici, sono stati concepiti con un senso pratico. I loggiati e gli ampi portici, consentono ai pellegrini, anche nelle giornate piovose, di porsi al riparo. Nel primo cortile, attraversata la cancellata, troviamo subito l'ufficio accoglienza del Santuario. Mentre Gian e Lele s'intrattengono amichevolmente con le due ragazze dell'ufficio, con Stefano mi aggiro attonito tra i negozi di souvenir, bar, ristoranti e l'ufficio postale.
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Il mio Piemonte: Canonica di Vezzolano
Lunedì 17 Giugno 2019 13:50
Ai piedi della collina di Albugnano, nel basso Monferrato, ai confini dei possedimenti del marchese del Monferrato ma soprattutto, all'epoca della sua fondazioni la Canonica di Vezzolano era nella diocesi di Vercelli posta a breve distanza da quella di Torino e Asti e non lontano da quella di Ivrea. Fu anche inclusa nella diocesi di Casale Monferrato quando questa fu istituita nel 1474, divenne parte della diocesi di Torino dal 1805 fino ad essere inclusa in quella di Asti nel 1817.
Il paesaggio in cui è immerso il complesso canonicale è fatto di verdi prati, ricchi di filari di vigneti e boscosi versanti collinari. Placide acque corrono lungo la valletta, dove è da un millennio che rinfrescano il grande complesso religioso.
La Canonica regolare è anche più nota come Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, uno dei più pregevoli monumenti religiosi medioevali del Piemonte. L'ecclesia di Vezzolano, sorge sul finire dell'XI secolo come Canonica dell'ordine regolare di Sant'Agostino, su una precedente chiesa. Secondo fonti leggendarie, mai provate e forse di fantasia, la fondazione della prima chiesa risalirebbe a Carlo Magno, quando nel 773 al tempo della sua prima discesa in Italia e durante una battuta di caccia, gli sarebbero apparsi tre scheletri, usciti da una tomba, provocandogli grande spavento.
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