Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio happy hour

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happy hourNon è solo un drink, è molto di più. Prendere un aperitivo è come andare ad un appuntamento, un incontro festoso, un meeting con amici nel quale si presenta anche l'opportunità per fare nuove conoscenze. Bere qualcosa, "mangiucchiare" in compagnia, magari ascoltare un po' di musica.
Un momento di rara libertà, quasi furtivo, tra il dopo lavoro e la cena, per farti stuzzicare l'appetito e, perché no, scaricare una bella dose di stress accumulato sul lavoro, dimenticare i rimbrotti del capo e spolverarsi dalle malignità dei colleghi.
Alle 19 circa i bar cambiano aspetto, quasi cambiano arredo. Da luogo di un veloce caffè di mezza mattinata o di un marocchino con brioche della colazione, (io preferisco la focaccia o in alternativa la "Luisona" di Stefano Benni, memoria dal suo romanzo "Bar sport" - Si tratta di un dolcetto di pasta arrotolata con uvetta) questi si trasformano in salotti d'incontro ove sul bancone puoi trovare piccole sfiziosità, che ingurgiti con il tuo drink, non solo più le patatine che da bambino compravi nei sacchetti del bar (cosa che invece il mio barista Beppe, del bar più scrauso della città continua a propinarmi nella pausa di mezzogiorno, mentre mi rinfresco con una birretta), sono patatine arricchite con gusti di tendenza (peperoni, pomodori, rosmarino o patatina rustica) o le squallide ma sempre golose noccioline americane (arachidi).
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Un paese di spaghetti, mandolini e sberleffi

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accise carburantiStamani il commercialista mi ha presentato il conto: il mio stato d'animo da una condizione di clima sereno si è trasformato improvvisamente in un cielo plumbeo, a carattere temporalesco e mi è parso di sentire goccioloni d'acqua correre lungo la schiena, però non era il temporale nato dalla mia immaginazione ma il sudore di uno stato di sgomento che improvvisamente mi ha scosso.
Sono tante le immagini e le domande che la mia mente ha iniziato a creare in un tornado di paure, dubbi e perplessità, tutte con un comune denominatore: l'incazzatura.
Ora è giusto che ognuno di noi paghi le tasse ed è altresì giusto che ognuno le paghi proporzionalmente a quello che possiede e che guadagna, ma non è giusto che sconti e agevolazioni diventino strumenti per i soliti furbetti.
Mi sento fiero di essere italiano e una condizione emotiva di gioia mi pervade ogni qualvolta sento l'inno nazionale; benché io sia stonato, è l'unico motivo che riesco a cantare, ma oggi mi sento schifato da uno stuolo di politicanti ridicoli e opportunisti che dicono di rappresentarmi.
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Siamo tutti Pinocchio

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pinocchioSeduto sul mio trono, spesso mi trovo a pensare a piccoli fatti della vita quotidiana che mi accadono o mi circondano. Amo spesso dire che sono trasparente e che non dico mai bugie, ma una frase di una poetessa milanese come Alda Merini che dice "chi è corto di bugie non può salvarsi", mi fa riflettere anche sulle mie affermazioni, rendendomi conto che anche quella è una bugia.
Spesso le bugie vengono dette per coprire situazioni che, se riferite, potrebbero esplodere in situazioni irrimediabili. Si dice che queste bugie sono dette a fin di bene, per evitare lunghe ed interminabili discussioni che potrebbero rompere affetti ed amicizie o perché certe verità potrebbero essere scomode.
Tutti noi abbiamo detto o diciamo bugie, magari piccole o infantili, e spesso le diciamo perché vi è il timore legato al confronto, al giudizio e al conflitto; cerchiamo, attraverso la bugia, di sfuggire alle difficoltà di rapporto e alle proprie responsabilità.
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All'ombra di Napoleone (XIII parte)

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ParigiLa pioggia si fa più intensa, fastidiosa e gli indumenti si sono fatti fradici, lo stesso cappellino che indosso ormai è inzuppato. Le goccioline d'acqua della pioggia cadute sugli occhiali mi impediscono di vedere limpidamente ciò che mi circonda e la stessa mappa del cimitero è bagnata e si sta sbriciolando da quanto è umida.
I vialetti del Père Lachaise non sono stati disegnati da Hassman, sono tortuosi e ben poco rettilinei e gli appezzamenti di terreno che accolgono le sepolture dell'800 sono piccoli e le stesse tombe sono addossati l'un l'altro, creando disordine e difficoltà nella ricerca del tuo obiettivo. Fra gli stessi monumenti sepolcrali devi cercare di leggere con attenzione le incisioni con i nomi dei sepolti, sia perché i graniti consumati dal tempo li ha parzialmente cancellati, sia per la scarsa manutenzione offerta a queste pietre sepolcrali, certamente i miei occhiali bagnati ed appannati non facilitano la ricerca e la lettura.
Il primo incontro che mi emoziona è certamente con André Masséna, in italiano Andrea Massena, duca di Rivoli, principe di Essling (Nizza, 6 maggio 1758 - Parigi, 4 aprile 1817), generale francese, Maresciallo dell'Impero con Napoleone Bonaparte e Pari di Francia. Fu anche definito "il figlio prediletto della vittoria" per la sua scaltrezza tattica e militare.
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All'ombra di Napoleone (XII parte)

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ParigiVirginia di Castiglione, spregiudicata amante di re e imperatori, sconvolse la moda e la morale dell'800 e divenne un importante personaggio storico per l'unità nazionale italiana. Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Verasis Asinari Oldoini nacque a Firenze il 23 marzo 1837. Suo padre, il marchese Filippo Oldoini, fu deputato al primo Parlamento italiano e ambasciatore a Lisbona. A 17 anni va a nozze vantaggiose con il conte Francesco Varasis Asinari di Costigliole d'Asti e Castiglione Tinella, imparentato con il conte Camillo Benso di Cavour, che la portò a corte a Torino. E' maggiormente conosciuta come la contessa di Castiglione. Nel 1855 Virginia diede al conte un figlio, Giorgio, che poi trascurò, per curare la relazione con Vittorio Emanuele II.
Innamorata di sé e di nessun altro, offrì il suo fascino al potere. Voleva essere "la più bella donna" del suo secolo e di lei scrive Henry d'Ideville, giovane diplomatico francese " E' la creatura più graziosa , più attraente che si possa immaginare, con i capelli biondi arricciati intorno alla fronte, le braccia e le spalle nude, gli occhioni dolci e stupiti".
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All'ombra di Napoleone (XI parte)

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ParigiUna pioggerellina fine e leggera batte sui vetri della finestra disegnando strane figure, il cielo di Parigi è bigio come l'ambiente che ci circonda mentre andiamo a prendere il metro. La folla che sempre riempie i viali e le strade pare essersi diradata e gli ombrelli colorati sono l'unica nota cromatica di una mattinata uggiosa.
Pare la giornata intonata al luogo che abbiamo deciso di andare a vedere, certamente strano per una visita turistica ma lo ritengo un doveroso omaggio a quanti personaggi storici ho avuto modo di studiare, conoscere ed apprezzare.
Prima di entrare a Père-Lachaise, ovviamente privi di ombrello, ci ripariamo in un bar dalla insistente anche se sottile pioggerellina gustandoci un espresso e pianifichiamo il nostro tour di visita al cimitero monumentale di Parigi.
Fu il primo dei cimiteri civili di Parigi, ed è anche il più grande, oltre ad essere uno dei più celebri del mondo.
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Un cubano in Mandrogna (VIII ed ultima parte)

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WilmerLa preparazione delle valigie è un momento di tristezza per tutti, mentre cerchiamo di far stare tutto in meno valige possibile e di stare dentro al peso previsto dalla compagnia aerea per quanto riguarda il bagaglio. Abbiamo già dovuto smontare la bicicletta ed impacchettarla secondo le istruzioni fornite dalla compagnia aerea.
Sono ore in cui da un lato c'è l'allegria per il rientro a casa con il desiderio di riabbracciare la mamma e la sorella, dall'altro la malinconia per l'allontanamento da un amico e il rientro alla dura vita quotidiana.
Riusciamo con non poche difficoltà a chiudere tutte le valigie, a pesarle sulla bilancia e constatare che tutto rientra nella norma.
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L’altalena della vita quotidiana

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altalenaLe ginocchia sbucciate da piccoli fanno male ma i coglioni rotti da grande sono decisamente peggio, mi verrebbe da urlare. Non uso quasi mai termini scurrili ma talvolta ci vuole. Fare un'analisi oggi della situazione sociale, lavorativa ed economica del mio bel Paese non è facile. Da bambino riuscivo a sognare, sognavo un raggiante futuro, di poter avere tutto ciò che desideravo, una bella casa, una grande famiglia, una bella auto, dei bei vestiti, dare grandi feste nella mia casa di campagna con piscina invitando gli amici più cari. Quando mi svegliavo mi ritrovavo nel mio letto, con la mamma che mi continuava a chiamare per far colazione e facevo poi tutto di corsa per non perdere il pullman che mi conduceva a scuola, ma ero certo che il sogno così bruscamente interrotto lo avrei ritrovato ad aspettarmi la notte successiva, magari arricchito di nuovi particolari. Se ti sbucciavi le ginocchia cadendo dalla bicicletta, trovavi la mamma a consolarti dopo aver nascosto due lacrimucce, ma alla fine tornavi in sella. Oggi non sogno più, vado a letto per dimenticare le rotture di coglioni della giornata, per incontrare Morfeo speranzoso che mi condurrà nel mondo dei sogni. Ma ciò non accade quasi mai, mi sveglio senza ricordare i sogni, riposato ma già stanco. Mi rimetto alla ricerca dei sogni perduti ma ad occhi aperti, ascolto il mio oroscopo alla radio, sapendo che intanto le prospettive buone che ti annunciano non si verificheranno mai. Ma sono un esasperato ottimista e so che quello che non trovo oggi lo troverò domani e che se i coglioni oggi sono rotti , so che una nuova rivoluzione mi aspetta e certamente sarò in prima fila.
 

Né micio né macho

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Non vi è mai capitato di acquistare o leggere una di quelle riviste patinate di qualche mensile italiano dedicato al benessere e alla cura del corpo maschile in cui vengono trattati temi come sessualità, salute, alimentazione, hobby, sport, gossip e argomenti pseudo culturali?
Sono letture che se prendi per il verso giusto e cioè divertendoti ti mettono ansia, con tutte quelle immagini di machismo di uomini con spalle larghe, alti, fianchi stretti, tartarughe addominali, contornate da splendide fanciulle, vestiti all'ultima moda, con auto di lusso e inseriti in ambienti glamour.
Ma l'esaltazione del modello Maschio come noi lo vediamo oggi ha avuto storicamente periodi diversi nella storia del mondo del fascino e del bello ad ogni costo.
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La vita è una strada fatta a scalini

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La strada della vitaQuando si imbocca una strada difficile non sempre si ha il coraggio di continuare. Le tentazioni di fermarsi, di lasciare tutto a metà, di non finire niente sono più di un raro episodio, come spesso il coraggio di "rompere" con il passato.
Lo vedi nella politica attuale, che è l'arte di non decidere mai, di rimandare all'infinito per non scontentare nessuno; lo sperimenti nella vita privata quando sei convinto di dover prendere alcune decisioni per mettere ordine nella tua vita, nei tuoi affetti, nelle tue amicizie che spesso debordano e rimandi continuamente.
Ad aiutarti ma anche ad ostacolarti in questi intendimenti spesso giocano un ruolo determinante i tuoi amici o anche i tuoi affetti famigliari.
Quante volte si afferma: "non ne voglio più sapere di questa cosa o persona", "questa persona è uscita dalla mia vita ed è morta" ecc... e speri non vi sia modo di ritornare sull'argomento o che qualcuno ti ricordi ciò che vuoi dimenticare.
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Fidel e il Papa: incontro tra antagonisti

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Fidel e il PapaLa strana coincidenza del Papa che va in visita a Cuba, anzi ci torna, visto che fu Giovanni Paolo II il primo papa della storia a recarsi in visita pastorale nella madre delle isole caraibiche, visita che cade proprio in occasione del cinquantesimo anniversario della decisione degli Stati Uniti di imporre l'embargo commerciale, economico e finanziario contro Cuba.
Era il 7 febbraio 1962, cioè un anno prima della mia nascita, che con il Proclama 3447 John F. Kennedy ampliò le restrizioni commerciali varate da Eisenhower nell'ottobre 1960.
Washington volle così dimostrare la volontà di dominio sulle isole del Mar dei Caraibi, reagendo così anche alla nazionalizzazione delle imprese statunitensi, presenti sull'isola, voluta da Fidel Castro.
È il più lungo blocco commerciale della storia, che però non è riuscito a piegare la popolazione cubana e soprattutto non ha avuto nessun effetto sulla democratizzazione dell'isola, anzi ha rafforzato, in un certo senso, il sistema di governo di Fidel.
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