Blog di Dante Paolo Ferraris

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Viaggio in una terra di mezzo (II parte)

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LampedusaPer fortuna in soccorso alla povera economia di Lampedusa è arrivato il turismo: ma anche per questo motivo i Lampedusani dovettero lottare e solo grazie alla loro forte protesta, manifestata con anni di astensione elettorale, a metà degli anni ‘60 venne costruito l'aeroporto. Ma il grande pubblico conoscerà l'isola e il suo magnifico mare purtroppo solo dopo l'attacco militare sferrato da Gheddafi il 15 Aprile del 1986 in risposta ai bombardamenti americani su Tripoli, che mandò su tutte le prime pagine dei mass media l'Isola, permettendole così di farsi conoscere al mondo intero. Ora le tristi pagine degli sbarchi di questi migranti in cerca di fortuna hanno riportato sull'isola decine di giornalisti provenienti da tutto il mondo e le parabole delle TV le trovi ovunque.
Ricordo come nel 1986 Lampedusa balza improvvisamente agli onori delle cronache mondiali, quando il 15 Aprile, verso le 17:30, una motovedetta libica, su ordine del colonnello Gheddafi, avrebbe lanciato due missili SCUD verso l'installazione radio americana LORAN sita a Capo Ponente. Vengono avvertite dalla popolazione due forti esplosioni e si diffonde la notizia che due missili abbiano mancato l'obiettivo e siano finiti in mare.
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Viaggio in una terra di mezzo (I parte)

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LampedusaGià all'aeroporto di Palermo si respirava un'aria diversa. Il volo da Milano era persino giunto in anticipo e il tempo di attesa del mio aereo per raggiungere l'isola più grande delle Pelagie era di circa due ore, tanto da permettermi di girare per i negozietti del terminal aeroportuale con tranquillità.
Dopo il check-in con il relativo imbarco dei bagagli sul volo n° IG1803 della Meridiana Fly mi metto tranquillamente seduto su una poltroncina a chattare dall'ipad con gli amici rimasti a lavorare.
Il sole trafigge le vetrate dell'aeroporto mentre mi imbarco sul piccolo ATR 42. Il volo Palermo Lampedusa del nostro turboelica è leggermente agitato e le raffiche di vento si fanno sentire soprattutto per me che sono seduto in coda. Dal finestrino l' isola mi appare subito brulla e le coste particolarmente alte e frastagliate ma fortunatamente l'atterraggio è tranquillo, sulla pista mi accoglie un vento africano dolce e caldo. Rapidamente ritiro il mio bagaglio e attendo fuori dal minuscolo aeroporto l'auto che l'albergo mi ha messo a disposizione.
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Dietro le quinte di Cuba (IX parte)

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Cuba (04/2010)Passo gli ultimi giorni a visitare Matanzas e le piccole cittadine vicine, tra le quali Càrdenas, località a est di Matanzas e a soli 20 Km dal centro di villeggiatura più rinomato di Varadero. Non a caso è chiamata la città delle biciclette, sono ovunque, tante e di tutte le forme, dalle tradizionali biciclette a due ruote ai tricicli a quelle a quattro ruote per gli scarsi turisti che abbandonano le bianche spiagge alla ricerca di una Cuba più autentica e meno stereotipata.
Càrdenas però merita sopratutto il titolo ufficiale di "Città della bandiera" in quanto fu la prima città dell'isola a vedere issata la bandiera cubana, già nel lontano 1850, quando l'avventuriero venezuelano Narciso LOPEZ insieme ad un gruppo di mercenari americani issò la bandiera dopo lo sbarco nell'inutile tentativo di liberare l'isola dall'occupazione spagnola.
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Dietro le quinte di Cuba (VIII parte)

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Cuba (04/2010)A Ciego de Avila decidiamo che è il momento di prenderci un po' di riposo in un parco vicino alla città con al centro un laghetto dove stradine colorate disegnano un percorso lungo tutto lo specchio d'acqua e piccoli chioschi di venditori di bevande e noleggiatori di barchette a remi fanno da cornice alla strada.
Ci soffermiamo a bere qualche cosa mentre mamà e Yanelis si gustano un fresco gelato. Io però rimango ammaliato più dalle auto parcheggiate, una sorta di vetrina di auto americane anni 50/60 dai colori sgargianti e dalle cromature un tempo luccicanti, ma che rappresentano comunque uno degli elementi più caratteristici di Cuba e mi sembra doveroso fotografarle per il mio blog.
Chiacchierando amabilmente rientriamo verso Jatibonico, visto che domani partiremo per Matanzas e dobbiamo preparare ancora tante cose.
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Un viaggio in Moldavia (Romania)

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RomaniaIl volo, a parte lo strillare dei bambini della fila che mi precede, è stato tranquillo. Già all'imbarco temevo che le poche ore di viaggio che uniscono Levaldigi a Bacau, fossero drammatiche per la quantità di rumeni che rientrano nelle città, che diedero loro i natali, visto l' ingente numero di persone trovate al gate dell'aeroporto.
Ho potuto conoscere meglio i miei compagni di viaggio durante il tragitto in pulmino tra Torino e il minuscolo aeroporto di Cuneo Levaldigi. Saremo ospiti per pochi giorni della città rumena di Bacau, capoluogo dell'omonimo distretto della Regione della Moldavia, una località molto antica situata ai piedi dei Carpazi, bagnata dal fiume Districa che si getta nel Siret, a circa otto km a sud della cittadina.
All'arrivo ci attendono i conoscenti rumeni con cui stringiamo subito amicizia. Ci portano alla loro sede sociale su un vecchio pulmino Fiat, dono di una associazione di Moncalieri che ha organizzato il viaggio per cementare il gemellaggio con la consorella rumena.
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La finestra

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finestraLa mia reggia è piccola, veramente piccola per potersi definire un maniero, ma è abbastanza grande per essere il castello dei miei sogni. Ogni angolo contiene uno scrigno di segreti, ogni parete sprigiona dai libri appoggiati su traballanti mensole, storie fantastiche e sogni.
Vi è in tutta la casa una sola finestra, non è grande, non si apre sul mare per farti godere il tramonto della vita quotidiana ma nemmeno sulle bianche montagne delle Alpi per farti ammirare l'alba della speranza che nasce dietro a quella vetta aguzza come una lucente lancia.
Si apre su una stradina piccola e sterrata, ove passano poche persone e poche auto.
La finestra è in legno di ciliegio, di quel colore rossiccio che ti mette serenità, con le dolci nervature del legno che sembrano disegnare antichi geroglifici. Una leggera tenda, sempre di color pastello, gialla o azzurrina la veste decorandola.
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Mondo in movimento ed ipocrisia del momento

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ipocrisiaBisogna saper sfuggire ai miti delle false ideologie, che sempre di più hanno il volto di suggestioni televisive, miraggi giornalistici e di imbonitori di piazze mediatiche.
La guerra in Libia scompare dalle prime pagine dei giornali e scivola in coda alle notizie dei telegiornali, lo spettacolo pirotecnico di una guerra umanitaria lampo è andato a monte ed è meglio non ricordare troppo come i bombardamenti chirurgici e umanitari fanno vittime civili.
Non fa nemmeno notizia la faida tra le tribù di Cirenaica e Tripolitania per il controllo del potere in Libia.
E mentre tutto ciò accade aldilà del mediterraneo, altri despoti, come in Siria, in Sudan e nello Yemen, continuano ad agire indisturbati nella repressione sui loro cittadini. Forse tutto ciò per un freddo calcolo politico delle cancellerie più importanti del mondo.
Anche le piazze d'Egitto hanno nuovamente un sussulto d'orgoglio, dopo la cacciata di un presidente/padrone si ritrovano a lottar contro gli eredi dello stesso.
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Viaggi pruriginosi (III parte)

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misexLa Vineria di Monica e Piercarla è da sempre uno dei punti di ritrovo per i pochi appuntamenti che offro agli amici. Questa volta mi ritrovo all’ora di pranzo nel giorno della festa del Borgo, con Pj e la sua gentile consorte.
Pj è un amico di vecchia data che si è trasferito per lavoro a Venezia e mi fa sempre piacere incontrarlo visto che è stato anche una buona spalla in alcuni difficili momenti.
Parliamo del blog e dei primi due post, insieme a Monica e Piercarla e ci vengono in mente molte idee e molte domande che raccolgo e alle quali vorrei provare a trovare una risposta.
Mentre attendo il mio calice di un buon dolcetto di Ovada, le domande che ci poniamo sono diverse. Quale è il motivo che spinge un uomo a diventare gigolò, ma la domanda si può porre anche nella versione femminile e poi ancora è davvero trasgressione tutto ciò? come lo è il rapporto omosessuale? Con queste domande mi bevo il mio vinello pronto a continuare la mia ricerca.
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La festa dell'ipocrisia

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pinocchioQuesta mattina come al solito prima di scendere dal letto, dopo essermi stiracchiato bene tra le lenzuola, arruffate per una notte accaldata, sfoglio i giornali dal mio iPad. Le notizie scorrono velocemente sui soliti scandali sportivi; la cronaca racconta delle indagini sui più famosi omicidi che hanno fatto tenere il naso schiacciato allo schermo televisivo alla maggioranza delle casalinghe italiane. Sono di veloce lettura anche le pagine sulla visita del Papa a Zagabria.
Salto le pagine economiche e calcistiche perché non ne ho né interesse né cultura. Mi soffermo sulle pagine della guerra in Libia, degli sbarchi dei migranti in Italia, sull'ipocrisia di un governo che continua a dire che va tutto bene e che la crisi è superata, sull'incapacità dell'opposizione parlamentare ad avere un leader e a capire cosa vuole esattamente la maggioranza degli italiani.
Sembra una giornata normale come tante altre, fuori piove, i vetri della camera da letto riportano i disegni del temporale notturno che ha lasciato le goccioline sui vetri, la speaker alla radio ripercorre le stesse notizie avanti lette senza aggiungerci né enfasi né tristitudine.
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La gramigna

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gramignaIl caldo di questi giorni è veramente soffocante anche nel fare due passi per la campagna. È come avventurarsi nei gironi dell'inferno dantesco, preferisco fare una camminata anziché una corsetta.
La campagna è comunque bellissima, i campi sono coltivati, il colore delle spighe del grano in maturazione rende fantastica la visione, dal giallo intenso ad un oro brillante trasformando quel campo in uno spettacolare mare che una leggera brezza muove soavemente.
Anche i campi incolti hanno colori fantastici, sembrano usciti dai dipinti espressionisti di Manet o Cėzanne.
Il bianco dei convolvoli è alternato al rosso vivace della moltitudine di papaveri che sembrano tanti soldatini dalle rosse giubbe. Il giallo della camomilla, il blu dei fiordalisi fanno di ogni terreno erboso un dipinto che ti attira a correrci dentro all'infinito.
Farfalle di ogni colore svolazzano di fiore in fiore, pare che annuncino l’arrivo della dea Cecere pronta alla festa dell’Ambarvalia.
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Dietro le quinte di Cuba (VII parte)

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Cuba (04/2010)La casa di Levian è nella periferia di Ciego de Avila, una piccola casetta in muratura dove vive con la moglie e la figlia, nata da pochissimi mesi.
Levian ci attende sulla strada con la sua stampella in pantaloncini corti con le infradito ai piedi. E' di carnagione più chiara di Wilmer con capelli ricci castano scuro e si presenta a torso nudo, con un fisico scolpito da far invidia ai nostri culturisti palestrati. In questo caso comprendo che è la danza che la fa da padrona con le sue quotidiane prove degli spettacoli che i ragazzi devono fare.
La moglie, coetanea di Levian, è in cortile impegnata a lavare in un mastello l'abbigliamento della loro bambina che diventa subito il giocattolo per tutti noi.
I capelli e gli occhi scuri sono quelli della mamma, ma la vivacità è sicuramente del padre.
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