Blog di Dante Paolo Ferraris

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Ascoli Piceno : città di travertino (I parte)

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Ascoli PicenoL'occasione per visitare Ascoli Piceno me la offre un importante Associazione di cui sono Vice Presidente Nazionale e che ha deciso di organizzare il suo annuale meeting in questa cittadina del Centro Italia. Purtroppo per raggiungerla devo utilizzare l'autovettura in quanto con il treno è praticamente impossibile per via dell'eccessivo numero di cambi.
Conosco ben poco di Ascoli Piceno, se non reminiscenze scolastiche ed un brano di un libro recentemente letto. Della scuola ricordo la definizione di Ascoli Piceno come la Città delle cento torri o città di Travertino. La città si trova nella parte meridionale della regione Marche poco lontana dal mare Adriatico e il suo centro urbano sorge nella zona di confluenza tra il fiume Tronto e il torrente Castellano. L'antica città è circondato da lussureggianti montagne. Il libro che ho da poco letto è "Viaggio in Italia" del 1957 di Guido Piovene, che così descrive la città: «Ascoli Piceno è una tra le più belle piccole città d'Italia, e non ne vedo altra che le assomigli.
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Il mio Piemonte: Borghetto di Borbera

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Borghetto BorberaBasta un pizzico di vento per propagare il profumo dei tigli e il caldo sole per annunciare l'inizio dell'estate. Il viaggio verso Borghetto di Borbera è veloce, il traffico sembra ancora addormentato. La storia di Borghetto è assai antica e le prime attestazioni storiche la riportano come Burchetus e Burguetus, diminutivo di borgo (burgus). Con borgo dal germanico burgs, si indicava un "luogo fortificato, torre di guardia". Il suffisso Borbera indica lo stretto legame con l'omonimo torrente che attraversa il borgo. La carenza di riscontri documentari storici rende difficile stabilire a quale periodo risale la fondazione di Borghetto di Borbera, concretizzata con ogni probabilità dalla famiglia Americi di Pobbieto, già signori dei castelli di Ronco Scrivia, Lerma e Casaleggio Boiro.
Probabilmente a fine XIII secolo, fondarono un nucleo abitato che prese il nome di Burnus Aymericorom, mutato in Borghetto solo verso la metà del XV secolo. In quegli anni il territorio della val Borbera era diviso tra diverse famiglie, quella dei Rati Opizzoni, tortonesi e ghibellini, quella degli Americi, guelfi, e quella della famiglia Opizzoni Spinola. I primi erano signori di Precipiano e Vignole, i secondi controllavano, come già detto, Ronco Scrivia, Lerma, Casaleggio Boiro, Persi e Borghetto; gli Opizzoni Spinola possedevano, nella val Borbera, Serravalle e il castello di Cabella. Nell'ambito delle lotte tra i guelfi e i ghibellini, spesso alquanto cruenti, nel dicembre 1359 il podestà di Tortona, indicò Sorli e Borghetto come i confini oltre ai quali i Rati Opizzoni e, rispettivamente, gli Americi non potevano spingersi. Il Borgo si sviluppò come un quadrilatero cinto di muro e fossato.
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Il mio Piemonte: Spigno Monferrato

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Spigno MonferratoLa giornata si apre con uno splendido sole e un venticello primaverile che pare voler accompagnare la mia escursione sugli appennini alessandrini. Raggiungo così Spigno Monferrato il cui toponimo deriva da Spinetum-Spigum, che significa spino-spinoso. Nell'atto di fondazione dell'abbazia di San Quintino del 991 il borgo era denominato Spinio ma la sua storia è più antica.
Infatti nel territorio di Spigno dopo i Liguri Statielli si insediarono i Romani, lo attestano antiche rovine ritrovate lungo il percorso della via Emilia, costruita nel 109 a.C. per volere di Marco Emilio Scauro nel 109 a.C. Successivamente il territorio fu occupato dai Longobardi prima, e dai Franchi poi. Il territorio tra il 900 e il Mille fu poi oggetto di devastazioni e i saccheggi da parte dei saraceni. Entrò a far parte della marca aleramica, e nel 967 l'imperatore Ottone I concesse la signoria di Spigno ai discendenti di Aleramo, ai quali si deve la fondazione dell'abbazia di San Quintino.
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San Valentino: una ricorrenza per tutti

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cuoreLa ricorrenza di San Valentino è passata da pochi giorni e da sempre questa festa mi ha incuriosito. Un motivo è la storia che lega questo Santo con gli innamorati, la seconda sono state da sempre le cartoline che un tempo gli innamorati si scambiavano, ma anche le tante storie che tanti narratori e poeti hanno da sempre immortalato, soprattutto in poesie. Infatti i poeti di tutti i tempi hanno sempre regalato versi d'amore, alcuni diventati celeberrimi, riportati su cartoline, bigliettini inviati insieme a fasci di rose rosse alle innamorate, ma ahimè anche scritte su incarti dei cioccolatini.
"Trois allumettes une à une allumées dans la nuit / La première pour voir ton visage tout entier/ La seconde pour voir tes yeux / La dernière pour voir ta bouche / Et l'obscurité tout entière pour me rappeler tout cela / En te serrant dans mes bras." ossia "Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte / Il primo per vederti tutto il viso/ Il secondo per vederti gli occhi / L'ultimo per vedere la tua bocca / E tutto il buio per ricordarmi queste cose / Mentre ti stringo fra le braccia", scriveva Jacques Prevert. Si tratta di una breve poesia d'amore, scritta in un linguaggio semplice ed immediato ma che cela in sé un simbolismo evocativo. Un parlare quotidiano che arriva a chiunque come un dialogo ambientato in una buia notte Parigina; città che non viene evocata né nominata ma la sua presenza aleggia come solo può svolazzare nella musicalità della romantica capitale francese.
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Il carnevale in Italia

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CarnevalePur essendo religiose le origini del Carnevale, quando ci pensiamo la nostra mente immagina subito momenti di divertimento e festa. Il Carnevale è una festa legata al mondo cattolico, le sue origini vanno ricercate in epoche lontane, quando la religione dominante era quella pagana. La festa infatti trae le proprie origini dai Saturnali della Roma antica o dalle feste dionisiache del periodo classico greco, poi con il cristianesimo fa propria la ricorrenza attraverso le varie forme di sincretismo. Ecco che la parola "carnevale" deriva dal latino carnem levare ovvero "eliminare la carne" poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di carnevale ossia il martedì grasso, prima del periodo di astinenza e digiuno dettato dalla Quaresima durante la quale. Lo stesso termine "maschera" deriva dal longobardo "maska" che significa "defunto", "creatura sotterranea e notturna".
Gli eventi principali si svolgono tra Gennaio e l'inizio di Marzo e le più note località per vivere questi giorni di festa e di allegria sono certamente Venezia e Viareggio. Eppure non tutti sanno che in Italia sono tantissime le città, ma anche località minori che si animano di carri, folclore e musica. Venezia è sicuramente una delle mete più ambite. Ho avuto il piacere ormai qualche lustro fa di parteciparvi e posso francamente affermare che è splendido passeggiare per le calli per vedere sfilare splendide maschere in stupendi costume. Fortunato è chi riesce a partecipare alle feste di ballo che si svolgono nei cortili e nelle belle residenze nobiliari di Venezia. Cosa dire poi di quei costumi settecenteschi che vedi trasportate da gondole che sembrano volare sul filo d'acqua dei canali.
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Il mio Piemonte: Baldissero Canavese

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Baldissero CanaveseMi sveglio con un mattino che mi pare di essere in montagna, con il cielo imbronciato e il fresco che accende il verde del viale di gelsi sotto casa, ma il clima e il tempo ormai corrono verso l'estate anche se davanti ho ancora un muro di nuvole. Sono convinto che il sole tra poco accompagnerà i mio girovagare per il canavese.
Baldissero è situato all'inizio della Valchiusella e ai piedi del caratteristico gruppo di colline magnesiache dette, per il loro aspetto brullo e desolato, Monti pelati o bruciati. In questo territorio sono stati trovati numerosi reperti Romani, anche se l'origine del toponimo non è chiara. Secondo alcuni deriverebbe da Baloardus per indicare il baluardo, un'antica fortificazione che dominava l'abitato, altri, in riferimento all'antico nome del luogo, Baldisè, del 1094 lo accosta al nome germanico di persona Baldesid. Nel suo territorio furono trovati anche tre epigrafi sepolcrali databili intorno alla metà del I secolo d.C. Due sono state rinvenute in località Bettolino, la terza nei pressi della cappella della Vespiolla, il cui nome rivelerebbe una origine romana. Assodato che la sua fondazione possa datarsi prima dell'anno mille, nel 1127 sappiamo che il Vescovado d'Ivrea considerava Baldissero suo feudo minore.
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il mio Piemonte: Usseglio

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UsseglioL'alba deve ancora presentarsi, in auto mi dirigo verso le Alpi Graie, supero l'abitato di Lanzo per dirigermi verso Usseglio. Il borgo è situato in un pianoro che si apre al termine della valle di Viù, la più meridionale delle tre valli di Lanzo. Usseglio confina con la Francia ad ovest, la val d'Ala a nord e la valle di Susa a sud. Per raggiungere questo abitato devo percorrere l'unica strada di collegamento, la SP 32 che attraversa la Valle. Dopo alcune ore di viaggio raggiungo la borgata di Piazzette, la prima del Comune di Usseglio. Il panorama che mi accoglie è tipicamente alpino; tra le montagne che svettano scorgo il Rocciamelone (3538 m), ma sul territorio fanno bella mostra di se anche la Punta Lunella, monte Croce Rossa, ma soprattutto il monte Lera.
Attraverso la borgata di Piazzette con le sue belle case dai tetti in losa ma vi sono anche diversi condomini, segno importante della vocazione turistica del borgo. Mi soffermo qualche minuto per fare due passi e raggiungere la sua chiesetta. Questa è dedicata a San Vito e fu edificata nel XVIII secolo, probabilmente su una struttura preesistente. L'edificio è molto semplice e con tetto a capanna con due paraste che sorreggono il timpano triangolare. Sulla facciata, a fianco del portone d'ingresso, era collocata fino al 2015 un'Ara votiva dedicata a Giove da un militare romano al momento del proprio congedo dopo aver servito l'esercito per ventisei anni, come si deduce dall'iscrizione e con la quale scioglieva un voto. L'ara ora è conservata all'interno del Museo civico Tazzetti. La porta d'accesso è affiancata da due quadrate finestre e sormontata al centro del prospetto da una finestra quadrilobata.
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Pillole di storia: Il proibizionismo negli USA dal 1920 al 1933

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ProibizionismoLe società di temperanza, così erano chiamate furono in continua crescita nel XIX secolo, e l'organizzazione Anti-Saloon League era la più diffusa. Queste affermavano che il consumo di alcol stava danneggiando la società americana, distruggendo le famiglie e generando corruzione. Questa organizzazione rigorista di matrice religiosa guidata non solo da pastori protestanti ma anche da varie personalità politiche, svilupparono ed invocarono la sobrietà e la proibizione nei costumi, che non si limitava a chiedere un uso moderato delle bevande alcoliche bensì ne esigevano il totale divieto in tutti gli Stati Uniti.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Gli U.S.A. entrarono in conflitto nel 1917, Thomas Woodrow Wilson, 28° presidente degli Stati Uniti bloccò temporaneamente la produzione di alcol, con l'obiettivo di risparmiare frumento per l'azione di guerra.
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Il mio Piemonte: Casasco

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CasascoStamani non ho fatto molta strada per raggiungere il borgo, obiettivo del mio girovagare. Ho lasciato da poco la strada provinciale 100 della Val Curone per percorrere un breve tratto della provinciale 118 che unisce la Val Curone con la Val Grue, attraversando piccoli borghi, in su e giù dalle propaggini appenniniche. Raggiungo così il piccolo comune di Casasco che già da in lontananza sembra arricciato su un cucuzzolo. Il Comune di Casasco è situato su di un'altura che fa da spartiacque tra la Val Curone e la Val Grue, da dove l'occhio spazia sulle due valli.
Il borgo ha una storia assai antica, testimoniata da ritrovamenti di reperti attribuibili con verosimiglianza all'epoca romana. Compare in epoca longobarda fra i possedimenti dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio assieme ad Avolasca. Ma le prime notizie certe risalgono a documenti del IX – X secolo, dove il paese risulta "domusculta" del Monastero di Bobbio. Nel Medioevo appartenne prima al comitato e poi all'episcopato di Tortona. Casasco entrato insieme a Magrassi, tra i possedimenti controllati dal vescovo di Tortona, ne affidò la giurisdizione ai tortonesi Opizzoni. Questi ultimi furono tra coloro che parteciparono alla difesa di Tortona, assediata nel 1155 da Federico Barbarossa.
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Il mio Piemonte: Fontanile

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FontanileIn auto stamattina percorro le dolci colline monferrine, tra verdeggianti filari e macchie di boschetti. Mi appare in lontananza la maestosa cupola della chiesa parrocchiale intitolata a San Giovanni Battista. Ma prima di entrare nel paese di Fontanile mi soffermo nei pressi del cimitero per scalare un irto colle ove sopra vi rimangono i ruderi della chiesa di San Martino risalente nel XIV secolo. I fontanellesi si rivolgevano a San Martino per chiedere protezione per i propri campi, vinge e armenti. Durante la peste del 1630 la chiesetta fu adibita a lazzaretto ed intorno ad esso trovarono sepoltura gli appestati. Oggi resistono le mura perimetrali e una croce ferrea che s'innalza sul colle. Dallo stesso si può ammirare uno splendido paesaggio con gli antichi borghi confinanti che vi si ergono. La vista corre anche sul paese che pare allungarsi ai miei piedi. Nel piazzale vicino al cimitero trovo il primo grande dipinto murario. Infatti il Comune promosse il progetto "I muri raccontano...", questa è un'importante opera di valorizzazione del paese realizzata dall'artista Luigi Amerio.
Oggi, su mura e le facciate delle case sono rappresentate la storia di Fontanile dal Medioevo ai giorni nostri. La prima rappresentazione dipinta che trovo, è sulla cabina elettrica di via Roma ove i suoi muri raccontano la "Storia dell'automobile", dalle prime auto fino alla FIAT 500. Prima di accedere al borgo ricordo brevemente la sua storia. Il suo toponimo deriva dal latino Fontinalis o Fontanilis, con il significato di "terra ricca di acque sorgive". Il luogo era già abitato tra il IV-V secolo d.C., quando le invasioni barbariche costrinsero le popolazioni del fondo valle a trasferirsi in luoghi più elevati e meglio difendibili. Il territorio fu soggetto alle scorribande dei Saraceni. L'antico borgo era cinto da due cinture murarie e il cui accesso avveniva attraverso due porte protette da solidi grate.
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Il mio Piemonte: Buronzo

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BuronzoLa giornata si presenta soleggiata benché l'aria frescolina si fa ancora sentire. Il viaggio benché non sia lungo voglio farlo con tranquillità, accompagnato da buona musica. Raggiungo così la Capitale della Baraggia, un importante centro agricolo e artigianale posto ai confini tra le province di Vercelli con Biella. Buronzo è un piccolo e affascinante borgo che custodisce un complesso beni beni monumentali tra cui una fortificazione unica nel suo genere; il consortile.
Il territorio di Buronzo fu abitato già nel paleolitico superiore in quanto vi furono rinvenimenti di alcuni reperti. Dopo la successiva presenza romana, in epoca medievale compaiono i primi accenni di accastellamento. Nel 1039 il possesso del castrum di Buronzo è confermato a Guala di Casalvolone, dall'imperatore Corrado II, esponente di una antica famiglia novarese, da cui avrà inizio una dinastia signorile che in età basso-medievale si dividerà in sette rami familiari (Delle Donne, Agacia, Gottofredo, Plebano, Berzetti, Bucino, Presbitero). Infatti nei pressi del l'odierno cortile interno del castello sono emersi infatti i resti di una poderosa torre quadrangolare risalente al XII secolo.
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