Blog di Dante Paolo Ferraris

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San Valentino: una ricorrenza per tutti

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cuoreLa ricorrenza di San Valentino è passata da pochi giorni e da sempre questa festa mi ha incuriosito. Un motivo è la storia che lega questo Santo con gli innamorati, la seconda sono state da sempre le cartoline che un tempo gli innamorati si scambiavano, ma anche le tante storie che tanti narratori e poeti hanno da sempre immortalato, soprattutto in poesie. Infatti i poeti di tutti i tempi hanno sempre regalato versi d'amore, alcuni diventati celeberrimi, riportati su cartoline, bigliettini inviati insieme a fasci di rose rosse alle innamorate, ma ahimè anche scritte su incarti dei cioccolatini.
"Trois allumettes une à une allumées dans la nuit / La première pour voir ton visage tout entier/ La seconde pour voir tes yeux / La dernière pour voir ta bouche / Et l'obscurité tout entière pour me rappeler tout cela / En te serrant dans mes bras." ossia "Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte / Il primo per vederti tutto il viso/ Il secondo per vederti gli occhi / L'ultimo per vedere la tua bocca / E tutto il buio per ricordarmi queste cose / Mentre ti stringo fra le braccia", scriveva Jacques Prevert. Si tratta di una breve poesia d'amore, scritta in un linguaggio semplice ed immediato ma che cela in sé un simbolismo evocativo. Un parlare quotidiano che arriva a chiunque come un dialogo ambientato in una buia notte Parigina; città che non viene evocata né nominata ma la sua presenza aleggia come solo può svolazzare nella musicalità della romantica capitale francese.
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Il mio Piemonte: Casasco

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CasascoStamani non ho fatto molta strada per raggiungere il borgo, obiettivo del mio girovagare. Ho lasciato da poco la strada provinciale 100 della Val Curone per percorrere un breve tratto della provinciale 118 che unisce la Val Curone con la Val Grue, attraversando piccoli borghi, in su e giù dalle propaggini appenniniche. Raggiungo così il piccolo comune di Casasco che già da in lontananza sembra arricciato su un cucuzzolo. Il Comune di Casasco è situato su di un'altura che fa da spartiacque tra la Val Curone e la Val Grue, da dove l'occhio spazia sulle due valli.
Il borgo ha una storia assai antica, testimoniata da ritrovamenti di reperti attribuibili con verosimiglianza all'epoca romana. Compare in epoca longobarda fra i possedimenti dell'Abbazia di San Colombano di Bobbio assieme ad Avolasca. Ma le prime notizie certe risalgono a documenti del IX – X secolo, dove il paese risulta "domusculta" del Monastero di Bobbio. Nel Medioevo appartenne prima al comitato e poi all'episcopato di Tortona. Casasco entrato insieme a Magrassi, tra i possedimenti controllati dal vescovo di Tortona, ne affidò la giurisdizione ai tortonesi Opizzoni. Questi ultimi furono tra coloro che parteciparono alla difesa di Tortona, assediata nel 1155 da Federico Barbarossa.
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Il mio Piemonte: Fontanile

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FontanileIn auto stamattina percorro le dolci colline monferrine, tra verdeggianti filari e macchie di boschetti. Mi appare in lontananza la maestosa cupola della chiesa parrocchiale intitolata a San Giovanni Battista. Ma prima di entrare nel paese di Fontanile mi soffermo nei pressi del cimitero per scalare un irto colle ove sopra vi rimangono i ruderi della chiesa di San Martino risalente nel XIV secolo. I fontanellesi si rivolgevano a San Martino per chiedere protezione per i propri campi, vinge e armenti. Durante la peste del 1630 la chiesetta fu adibita a lazzaretto ed intorno ad esso trovarono sepoltura gli appestati. Oggi resistono le mura perimetrali e una croce ferrea che s'innalza sul colle. Dallo stesso si può ammirare uno splendido paesaggio con gli antichi borghi confinanti che vi si ergono. La vista corre anche sul paese che pare allungarsi ai miei piedi. Nel piazzale vicino al cimitero trovo il primo grande dipinto murario. Infatti il Comune promosse il progetto "I muri raccontano...", questa è un'importante opera di valorizzazione del paese realizzata dall'artista Luigi Amerio.
Oggi, su mura e le facciate delle case sono rappresentate la storia di Fontanile dal Medioevo ai giorni nostri. La prima rappresentazione dipinta che trovo, è sulla cabina elettrica di via Roma ove i suoi muri raccontano la "Storia dell'automobile", dalle prime auto fino alla FIAT 500. Prima di accedere al borgo ricordo brevemente la sua storia. Il suo toponimo deriva dal latino Fontinalis o Fontanilis, con il significato di "terra ricca di acque sorgive". Il luogo era già abitato tra il IV-V secolo d.C., quando le invasioni barbariche costrinsero le popolazioni del fondo valle a trasferirsi in luoghi più elevati e meglio difendibili. Il territorio fu soggetto alle scorribande dei Saraceni. L'antico borgo era cinto da due cinture murarie e il cui accesso avveniva attraverso due porte protette da solidi grate.
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Il mio Piemonte: Buronzo

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BuronzoLa giornata si presenta soleggiata benché l'aria frescolina si fa ancora sentire. Il viaggio benché non sia lungo voglio farlo con tranquillità, accompagnato da buona musica. Raggiungo così la Capitale della Baraggia, un importante centro agricolo e artigianale posto ai confini tra le province di Vercelli con Biella. Buronzo è un piccolo e affascinante borgo che custodisce un complesso beni beni monumentali tra cui una fortificazione unica nel suo genere; il consortile.
Il territorio di Buronzo fu abitato già nel paleolitico superiore in quanto vi furono rinvenimenti di alcuni reperti. Dopo la successiva presenza romana, in epoca medievale compaiono i primi accenni di accastellamento. Nel 1039 il possesso del castrum di Buronzo è confermato a Guala di Casalvolone, dall'imperatore Corrado II, esponente di una antica famiglia novarese, da cui avrà inizio una dinastia signorile che in età basso-medievale si dividerà in sette rami familiari (Delle Donne, Agacia, Gottofredo, Plebano, Berzetti, Bucino, Presbitero). Infatti nei pressi del l'odierno cortile interno del castello sono emersi infatti i resti di una poderosa torre quadrangolare risalente al XII secolo.
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Pillole di storia: Giovanni Pian del Carpite e una storia sconosciuta

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Giovanni da Pian del CarpiniRileggendo un libro di storia, mi sono imbattuto in un personaggio a cui non avevo mai dato tanta importanza, ma che ritengo debba essere ricordato e magari anche valorizzato. Mi sono soffermato sull'Historia Mongalorum, anche se, in realtà il suo titolo originale e completo dell'opera è Historia Mongalorum quos nos Tartaros appellamus. o Iohannes de Plano Carpini, nacque a Pian del Carpine, oggi Magione in provincia di Perugia nel 1182 circa e morì ad Antivari il 1º agosto 1252. Costui fu un arcivescovo cattolico e missionario francescano. Ma la storia lo ricorda come il francescano alla corte del Gran Khan. Sembra che egli sia stato il primo viaggiatore europeo a visitare alcune corti asiatiche ancor prima del più famoso viaggiatore veneziano Marco Polo. Infatti questo frate francescano fu inviato da papa Innocenzo IV in missione diplomatica alla corte del Gran khan Guyana nel 1245, mentre Marco Polo vi giunse nel 1274, quando regnava Kublai Khan, il quinto e ultimo Gran khan dell'impero mongolo.
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Il mio Piemonte: Vistrorio

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VistrorioTornare in Valchiusella, vuol dire per il sottoscritto rimembrare tanti ricordi di gioventù. Raggiungo così Vistrorio dopo aver seguito il corso del torrente Chiusella. Il territorio si presenta tipicamente collinare con ampie zone coltivate ma con un richiamo montano. Vistrorio è situato nella Bassa Valchiusella, a circa 480 metri d'altezza e conta poche centinaia di abitanti.
Il toponimo Vistrorio deve la sua origine a "Vicus Subterior" che indicava fino al XIV secolo il paese distinguendolo da "Vicus Superior", l'attuale Vico Canavese. Le prime notizie storiche di insediamenti in questo territorio risalgono al V secolo a.C., quando nel Canavese si stabilì la tribù celtica dei Salassi, successivamente sconfitti dalle legioni romane. Le terre valchiusellesi, divennero in seguito facile preda di longobardi e poi dei Franchi.
Dopo un periodo di dominio di Arduino d'Ivrea le terre furono spartite e l'alta Valchiusella, o Valle di Brosso, passò sotto il dominio dei conti di San Martino, distintisi per essere dei tiranni e il borgo non passò indenne nemmeno dalla rivolta dei Tuchini contro i signori del tempo. La Valchiusella passò sotto il dominio sabaudo, dopo una lunga trattativa di pace conclusasi nel febbraio del 1387 firmata nella piazza di Vistrorio, alla presenza dell'intera popolazione.
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Il carnevale in Italia

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CarnevalePur essendo religiose le origini del Carnevale, quando ci pensiamo la nostra mente immagina subito momenti di divertimento e festa. Il Carnevale è una festa legata al mondo cattolico, le sue origini vanno ricercate in epoche lontane, quando la religione dominante era quella pagana. La festa infatti trae le proprie origini dai Saturnali della Roma antica o dalle feste dionisiache del periodo classico greco, poi con il cristianesimo fa propria la ricorrenza attraverso le varie forme di sincretismo. Ecco che la parola "carnevale" deriva dal latino carnem levare ovvero "eliminare la carne" poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di carnevale ossia il martedì grasso, prima del periodo di astinenza e digiuno dettato dalla Quaresima durante la quale. Lo stesso termine "maschera" deriva dal longobardo "maska" che significa "defunto", "creatura sotterranea e notturna".
Gli eventi principali si svolgono tra Gennaio e l'inizio di Marzo e le più note località per vivere questi giorni di festa e di allegria sono certamente Venezia e Viareggio. Eppure non tutti sanno che in Italia sono tantissime le città, ma anche località minori che si animano di carri, folclore e musica. Venezia è sicuramente una delle mete più ambite. Ho avuto il piacere ormai qualche lustro fa di parteciparvi e posso francamente affermare che è splendido passeggiare per le calli per vedere sfilare splendide maschere in stupendi costume. Fortunato è chi riesce a partecipare alle feste di ballo che si svolgono nei cortili e nelle belle residenze nobiliari di Venezia. Cosa dire poi di quei costumi settecenteschi che vedi trasportate da gondole che sembrano volare sul filo d'acqua dei canali.
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Il mio Piemonte: Baldissero Canavese

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Baldissero CanaveseMi sveglio con un mattino che mi pare di essere in montagna, con il cielo imbronciato e il fresco che accende il verde del viale di gelsi sotto casa, ma il clima e il tempo ormai corrono verso l'estate anche se davanti ho ancora un muro di nuvole. Sono convinto che il sole tra poco accompagnerà i mio girovagare per il canavese.
Baldissero è situato all'inizio della Valchiusella e ai piedi del caratteristico gruppo di colline magnesiache dette, per il loro aspetto brullo e desolato, Monti pelati o bruciati. In questo territorio sono stati trovati numerosi reperti Romani, anche se l'origine del toponimo non è chiara. Secondo alcuni deriverebbe da Baloardus per indicare il baluardo, un'antica fortificazione che dominava l'abitato, altri, in riferimento all'antico nome del luogo, Baldisè, del 1094 lo accosta al nome germanico di persona Baldesid. Nel suo territorio furono trovati anche tre epigrafi sepolcrali databili intorno alla metà del I secolo d.C. Due sono state rinvenute in località Bettolino, la terza nei pressi della cappella della Vespiolla, il cui nome rivelerebbe una origine romana. Assodato che la sua fondazione possa datarsi prima dell'anno mille, nel 1127 sappiamo che il Vescovado d'Ivrea considerava Baldissero suo feudo minore.
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Pillole di storia: la tradizione del Presepe e i suoi 800 anni

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Presepe Vivente di GengaIl presepe mi ha sempre affascinato, ricordo con rimpianto quando in famiglia lo realizzavamo. Non era molto grande e nemmeno tante erano le statuine che ci potevamo permettere, ma vi erano le essenziali. Ricordo la ricerca del muschio e i tentativi ripetuti di creare le montagne con la carta da pacchi. L'esperienza del mio presepe finì con l'arrivo in casa di un bel gattone, che aveva fatto del presepio il suo gioco ideale.
Ancora oggi, ammiro con passione le realizzazioni presepiali e se trovo, nel mio girovagare, delle mostre e raccolte di Presepi vado a goderne la visione. Di queste ricordo con piacere la raccolta dei presepi provenienti da tutto il mondo esposti nella basilica superiore di Oropa o quello più piccolo ma meraviglioso esposto nei sotterranei dell'Oratorio e della Chiesa di San Silvestro, di Mornese e raccolto dalle figlie di Maria Ausiliatrice nelle loro missioni in tutto il globo. Tra l'altro il 2023 è stato l'anniversario degli Ottocento anni della prima rappresentazione della natività.
Il primo presepe, nel senso moderno del termine, risale a quello inscenato da San Francesco d'Assisi durante il giorno di Natale del 1223, nel piccolo paese di Greccio vicino Rieti. Anche se le prime testimonianze storiche del presepe risalgono al III-IV secolo, quando i cristiani raffiguravano nelle catacombe, le immagini di Maria con il piccolo Gesù in grembo. Certo non si trattava delle complesse scene presepiali di oggi, ma di semplici rappresentazioni simboliche.
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Il mio Piemonte: Bene Vagienna

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Bene VagiennaRaggiungo così Bene Vagienna il cui toponimo è derivato dall'antico, fa riferimento alla tribù ligure dei Bagienni, che a loro volta traevano il loro nome dal "fagus", il faggio sacro. Nel 1862 al precedente toponimo Bene venne aggiunto il determinante Vagienna (forma latinizzante del precedente Bagiennorum.
Infatti l'origine di Bene la si vuole risalente al periodo Augusteo ed era posta a circa due chilometri dall'attuale capoluogo, in località Roncaglia. Era denominata Augusta Bagiennorum, che insieme ad Augusta Taurinorum (attuale Torino) e Augusta Praetoria (Aosta) era una delle più importanti città romane della Gallia Cisalpina.
Vado subito a visitare i resti e gli scavi di questo importante centro romano che era provvisto di uffici e sontuosi palazzi. Città che venne distrutta, dopo la caduta dell'Impero romano dalle invasioni barbariche ed i sopravvissuti si spostarono in una zona più alta e facilmente difendibile.
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Il Decameròn una storia travagliata

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decameronIl Decameròn è uno di quei libri che ho poco amato studiare, non mi affascinava quella storia che mi sembrava banale, ma con il tempo mi sono appassionato ad esso. Una lettura sciolta, semplice, talvolta divertente. Una storia che benché collocata durante il tragico evento epidemico della peste del 1348, sembra attuale.
Forse, proprio la collocazione storica della narrazione ha poi appassionato la mia lettura. La peste nera si diffuse in fasi successive dall'altopiano della Mongolia, attraverso la Siria la Turchia e la Grecia. Nel 1347 arrivò in Sicilia e da lì a Genova. Nel 1348 aveva già infettato tutta la penisola italiana, allargandosi quindi al resto d'Europa. A partire dal 1353, i focolai della malattia si ridussero fino a scomparire.
Secondo studi moderni, la peste nera uccise almeno un terzo della popolazione del continente,verosimilmente quasi 20 milioni di vittime. Benché il batterio della Yersinia pestis, sia stato isolato solo nel 1894 è solo da allora la peste è diventata curabile; all'epoca era effettivamente considerato un flagello divino. L'infezione della peste ieri come oggi, si trasmette generalmente dai ratti agli uomini per mezzo delle pulci. La malattia si manifesta nella forma bubbonica, setticemica o polmonare.
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