Blog di Dante Paolo Ferraris

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Luci ed ombre a Torino (XL parte)

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KreacherLa storia della piazza è antica, collegata da sempre ai principali monumenti che vi si affacciano. La vicinanza delle Porte Palatine ha da sempre favorito l'area con i secoli il traffico delle merci, ed è qui che nei giorni festivi, si teneva il mercato, come fu teatro delle celebrazioni per la vittoria delle truppe sabaude contro gli assedianti francesi nel 1706. In quella occasione fu celebrato in duomo, un solenne Te Deum.
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La terra degli dei (II parte)

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greciaIl giorno dopo dedichiamo una visita all'Acrocorinto e grazie alla presenza di Carlo che ha svolto studi classici ci permettiamo il piccolo lusso di avere una guida personalizzata che non solo conosce la storia della Grecia antica ma che è in grado di interpretare correntemente il greco antico. L'Acrocorinto, traducibile come "Corinto alta", è l'acropoli dell'antica Corinto ed è posta su uno sperone roccioso che domina la città. L'Acrocorinto fu abitato in modo continuativo fin dal periodo arcaico fino ai primi anni del XIX secolo. La fortezza dell'Acrocorinto fu occupata poi dal principato di Acaia, conosciuto nel Medioevo anche con il nome di Morea, poi dai Veneziani e infine dagli Ottomani. Nella parte più alta vi era il tempio di Afrodite, che fu poi convertito in una chiesa ed in una moschea.
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Luci ed ombre a Torino (XXXIX parte)

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Argus GazzaGiunto ormai davanti a palazzo Chiablese che dal 1958 al 1985 è anche stata sede del Museo Nazionale del Cinema di Torino, mi soffermo a guardare la piccola piazzetta che è incorniciata da palazzo Chiablese, palazzo reale e dal duomo. Il palazzo Chiablese è una delle tante residenze dei Savoia ed è l'entrata principale in Piazza S. Giovanni.
Il palazzo fu fatto costruire dal duca di Savoia Emanuele Filiberto su abitazioni preesistenti.
Fu rimaneggiato nel 1753-54 dall'architetto Benedetto Alfieri. La prima proprietaria fu la marchesa Beatrice Langosco di Stroppiana, che lo ricevette in dono da Emanuele Filiberto forse suo amante.
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Chiaroscuri nella città eterna (XIV parte)

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RomaUscito dalla arcibasilica, costeggiando il palazzo del Laterano, il mio sguardo si volge su una grande abside decorata con mosaici, che si prospetta proprio di fronte alla piazza e che pochi i turisti si fermano ad ammirare ma tanti si chiedono cosa è o cosa fosse.
Triclinio Leonino (Triclinium Leoninum), conosciuto come il anche del Laterano, è situato accanto a San Salvatore della Scala Santa e costituisce l'ultimo resto dell'antico Patriarchio. È quanto rimane di una delle più grandi sale dell'antico palazzo, fatto erigere da papa Leone III come sala per i banchetti di Stato.
Il Liber Pontificalis (Libro dei Papi) lo descrive come come una sala di "ampiezza impressionante", dotato di "un'abside decorata a mosaico e altre 10 absidi posta ai suoi lati, dipinte con varie rappresentazioni degli Apostoli". Leone III vi fece sistemare nel triclinium diversi accubita (divani sui quali ci si stendeva per mangiare)
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Chiaroscuri nella città eterna (XIII parte)

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RomaIl metrò è sempre un luogo interessante, puoi fare nuove conoscenze o semplicemente osservare chi ti circonda e veder scorrere tra una fermata e l’altra i vari tipi di personaggi che abitano come in un alveare la città. Sono sempre entusiasta e divertito quando posso viaggiare in metrò, posso ascoltare lingue diverse, vedere etnie diverse, modi di vestire diversi e conoscere le nuove tribù giovanili che si avvicendano. Purtroppo il viaggio è sempre breve e devo scendere a Porta S. Giovanni . Questa Porta deve il suo nome alla vicina basilica di S. Giovanni in Laterano ed è come un grande arco aperto nelle Mura Aureliane per volere di papa Gregorio XIII (1572-85).
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Luci ed ombre a Torino (XXXVII parte)

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Dolores UmbridgeIl viaggio in treno verso Torino, comincia quasi all'alba, sono deciso a proseguire il mio tour tra i chiaro scuri torinesi, ed oggi inoltre incontrerò due carissimi amici, recentemente sposi ed insieme andremo a pranzo.
Scendendo in stazione a Porta Nuova vengo investito da una torma di asiatici in gita turistica. L'immaginazione collettiva li vorrebbe con le teste semi-pelate, adorne di lunghe code per gli uomini e capelli lunghi raccolti in un chignon per le donne, visi quasi quadrati ma con gli zigomi sporgenti dalle tinte più o meno giallastre, abbigliati con lunghe kao-tz, ossia casacche di seta con disegni con grandi fiori a tinte vivaci o i lunghi hoal, cioè lunghe tuniche abbottonate sui fianchi, ai piedi le classicissime bu xie, babbucce di tela nera, invece sono vestiti all'occidentale, sbraitano all'occidentale, s'atteggiano e fanno confusione all'occidentale.
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Nostalgia e decadimento della Superba

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genovaGenova è bella quanto fragile. Povera Genova, ha una illuminata storia marinara che ne ha arricchito il patrimonio culturale e dato sostentamento a tante persone, ha reso forte i carattere delle sue genti, ha addomesticato popoli e li ha saputi integrare nella sua realtà. Tutta distesa lungo un mare azzurro, sul quale si specchiano le irti vette dei suoi monti. La verde e lussureggiante vegetazione trova l'enfasi della sua bellezza, grazie al caleidoscopio giochi di luci e colori delle sue case dipinte e i suoi coloratissimi giardini.
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Il mio disordine

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disordineQuante volte arrivo a casa, entro in camera da letto e getto disordinatamente i capi di abbigliamento indossati sulla sedia, senza parlare di scarpe e pantofole e calzini che ritrovo sempre spaiati e nei posti più disparati.
Eppure ho compiuto da un pezzo il mezzo secolo di vita e non ho ancora imparato a tenere in ordine le mie cose. Ancora mi sento nelle orecchie i rimbrotti di mia madre che urla "sei disordinato" o anche "metti a posto la cameretta". Sono convinto che la maggioranza di noi si porta appresso, nella nostra memoria, questi severi e giusti richiami. Il problema è che io ho passato da un pezzo l'adolescenza e anche la gioventù e non ho ancora imparato cosa sia l'ordine. Ma il richiamo di mia madre, tra l'altro sempre inappellabile e ripetuto con costante disperazione mi risuona come un anatema nelle orecchie.
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Luci ed ombre a Torino (XXXVIII parte)

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Madama BumbFinalmente raggiungo la piazzetta Reale.
E così mi trovo nel punto considerato magneticamente e spiritualmente più positivo di tutta la città: il varco che divide piazza Castello dalla piazzetta Reale. Qui un tempo si ergeva una costruzione in cui veniva esposta la Sindone per la venerazione popolare. La costruzione che divideva le due piazze era chiamata Padiglione, ed ancora oggi molti torinesi così chiamano la cancellata che ancora divide le due piazze. Si racconta che l'esposizione della Sindone procurasse guarigioni o alleviasse ogni tipo di problemi solo toccandola, e che la sua forza 'taumaturgica' durante le ostensioni ne donasse un influsso benefico agli astanti in preghiera, tanto che l'adorazione della popolazione avrebbe intriso il luogo dove veniva esposta di una carica magnetica positiva, ossia il Padiglione.
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Effetto fotografia anni 80

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Bob MarleyMi è recentemente capitato di ritrovare qualche vecchia foto degli anni 80, quando poco più che diciottenne, appena rientrato dal servizio militare obbligatorio mi sembrava di essere pronto alla conquista del mondo.
Mi accomodo sul divano con le fotografie in mano, accendo una vecchia radio, ancora dotata di riproduttore di cassette musicali e faccio partire la musica da una vecchia musicassetta contenente "Out there on my own".
Quanto tempo è passato da allora, quante cose sono cambiate, eppure mi sembra ieri. Come un film lascio correre la mia mente, i miei ricordi mentre sfoglio le fotografie stampate su carta Kodak.
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Il dirigibile in città

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dirigibileCalzati gli scarponcini, ancora sporchi di fango ormai seccato e verificato di aver preso la macchina fotografica, con Matteo mi avvio verso un appezzamento di terreno posto in città e abbandonato da anni, dove è nata una folta boscaglia spontanea.
Il cielo stamani ha colori strani, verso le colline del Monferrato è sclento, di quell’azzurro che pare essere lo scenario del paradiso: il sole con i suoi raggi lancia saette che lo rendono ancor più luminoso e a tratti pare biancheggiare, ma come volgo lo sguardo verso le montagne, il cielo si rabbuia, nuvole bianche nascondo l’azzurro cielo e il sole fa fatica ad attraversare quelle masse nuvolose che paiono a tratti disegnare alte torri e castelli mentre in altre sembrano coprire come un grande velo l’azzurro del cielo. La bianca tela delle nuvole qua e là pare squarciata e disordinata mentre il sole tenta d’infiltrarsi con i suoi luminosi raggi.
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