Blog di Dante Paolo Ferraris

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Apologia del radical-chic

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Radical chicOgni qualvolta accendo la televisione e vedo dei rappresentanti della generazione dei "diversamente giovani", rampanti ed intraprendenti, ultra trentenni, che vogliono rappresentare il nuovo e che filosofeggiano o parlano di politica, mi viene in mente una subcultura tutta italidiota, se poi osservo la prossemica, il modo di vestire ed i loro comportamenti ne ho la prova tangibile.
Infatti sono facilmente identificabili proprio per il loro abbigliamento e per la curata trasandatezza nel vestire, ma ovviamente tutto pseudo nazional-popolare.
Preferiscono gli abiti di H&M e le giacche di velluto a coste con la camicia e rigorosamente senza cravatta. Il loro comportamento è formalmente controcorrente, vogliono apparire avulsi o diametralmente opposti ai valori culturali e sociali del ceto di appartenenza, qualunque esso sia.
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Luci ed ombre a Torino (XXIV parte)

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Augustus RookwoodDopo l'incontro con Barty Crouch Jr., mentre attraverso la piazza al centro della quale si erge il bel monumento equestre al Principe Amedeo di Savoia di cui abbiamo già parlato, mi sovvengono alcuni passi della Bibbia. Quali particolari letture quest'incontro pur fugace mi ha rammentato. Secondo quanto riferisce la Bibbia nel cap. 18 della Genesi, Dio rivelò ad Abramo che stava per distruggere Sodoma e Gomorra perché "il loro peccato era molto grave" e "il grido che saliva dalle loro città era troppo grande". Abramo intercedette con Dio per le persone giuste della città ed ottenne che non l'avrebbe distrutta se vi avesse incontrato dieci persone giuste. Secondo il prosieguo nel cap. 19, ai versetti 1-38, due dei tre angeli di Dio che Abramo aveva incontrato entrarono a Sodoma.
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La città patavina di Antenore (IV parte)

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Tomba di AntenorePer raggiungere via San Francesco non posso non dare uno sguardo all'antico ponte romano sul Naviglio Interno, ora interrato ma visitabile.
Infatti Il Ponte di San Lorenzo è l'unico interamente conservato fra gli antichi cinque ponti della Padova romana; pare risalire al decennio 40 - 30 a.c., e conserva ancora l'iscrizione con i nomi dei magistrati che ne seguirono la realizzazione. Sotto questo ponte passava anticamente il naviglio interno, detto Flumesello.
Il Ponte fu ritrovato nel Settecento, ma è solo con gli scavi attuati nel 1938, per restaurare il Palazzo del Bo, venne totalmente alla luce, così da poterne ancora ammirare gli antichi resti.
Il Ponte deve il suo nome alla chiesa di San Lorenzo, oggi non più esistente perché fu soppressa nel 1809 per volontà napoleonica. A questa chiesa era anche addossata la Tomba di Antenore.
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Le mutande

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Quante volte sulle riviste patinate o sui cartelloni pubblicitari ci capita di vedere giovani ragazzi palestrati, fratelli minori di Adone. Se costui fu una delle figure più complesse nei tempi classici (facendosi amare da moltissime donne e dee come Afrodite e Persefone, e facendosi anche odiare da altre divinità come Apollo), i suoi novelli epigoni non possono che scimmiottare tanta bellezza e sublimazione. Si possono limitare ad utilizzare la carta patinata e i nuovi media per mettere in mostra i loro corpi scolpiti a suon di sacrifici culinari, il tutto per mettere in mostra la mutanda maschile da vendere.
Infatti, quando mi dedico all'acquisto di questo capo d'abbigliamento, mi devo sempre confrontare con tanti aitanti virgulti che proponendo i loro corpo, stampato sulle confezioni, pensano di convincermi a comprarne un modello piuttosto che un altro. Mutande così pregiate e costose, da doverla tener bene aderenti al corpo e nascoste sotto pantaloni-cassaforte.
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Luci ed ombre a Torino (XXII parte)

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Stanley PicchettoRaggiungo il Parco del Valentino dopo essere transitato davanti a Casa Lattes, sita in via Giuseppe Baretti 45, un edificio che mi attrae, in quanto presenta nel suo insieme una sobrietà stilistica di fine 800 senza pari, con finestre ad arco molto alte e leggere decorazioni a riccioli; elementi leziosi di un ambiente di gradevole impressione. Tra l'altro l'edificio è ricoperto quasi interamente da una enorme cascata di vite canadese.
Una volta giunto al Parco del Valentino cerco una panchina che mi permetta di ammirare lo scorrere placido delle acque del Po, dove si sente minimizzato il rumore delle auto che transitano in corso Massimo D'Azeglio e corso Vittorio Emanuele II. Lo sferragliare sicuro e lo scampanellio divertente dei tram rimane l'unico rumore a me gradevole, ma sopratutto provo il piacere di vedere passare davanti a me coppiette di giovani fidanzati, ma anche famigliole che spingono le carrozzine con i loro pargoli, e perché no, anche nonne che trascorrono le giornate con i loro nipoti.
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Chiaroscuri nella città eterna (III parte)

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RomaScendo lentamente verso Piazza di Montecitorio e percorro via della Dataria. Anticamente questa via era chiamata "strada o salita di Montecavallo" perché appunto conduce alla piazza del Quirinale che un tempo era denominata "Monte Cavallo", mentre ora questa denominazione è riservata alla scalinata. La via fu voluta da papa Paolo V e prende il nome dal palazzo della Dataria Apostolica, vale a dire del Tribunale dei benefici, chiamato "della Dataria" per l'apposizione della data sui documenti, ossia l'attuale Ufficio del registro. Questo edificio è di fine Cinquecento ed era di proprietà del cardinale Orazio Maffei. Dopo la sua morte fu affittato alla Camera Apostolica per la famiglia pontificia e successivamente venduto per diventare la sede della Dataria Apostolica. Il palazzo fu ristrutturato per questo scopo da Paolo V, come rivela il cartiglio con lo stemma del papa Borghese e la relativa iscrizione posta sulla facciata dell'edificio. Una pesante ristrutturazione del palazzo (1860) per volontà di Pio IX inglobò l'antico edificio ad una casa che si trovava sul retro: una lapide al di sopra del portone con lo stemma di papa Mastai Ferretti ricorda proprio questi lavori. Il palazzo rimase di proprietà della Santa Sede anche dopo l'unità d'Italia e fu poi venduto nel 1973 all'Ansa.
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Un giro per Leinì

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Parrocchia LeinìLa giornata è calda ma il sole non vuole fare capolino da dietro le nubi, un leggero vento mi infastidisce e mi fa rimpiangere di non aver portato con me la mia sdrucita sciarpetta.
Il viaggio non è eccessivamente lungo, ma ormai anche viaggi di un paio d'ore mi stancano abbastanza, sarà l'età, sarà che mi porto dietro stanchezza repressa ma ho deciso di andare trovare degli amici che abitano vicino a Torino; è una promessa che devo mantenere.
Entro nella cittadina, proprio da via Torino, un lungo viale alberato, le due file di alberi che gli fanno da cornice, presentano una cittadina che dovrebbe essere una piccola nicchia di storia e di cultura.
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Luci ed ombre a Torino (XXIII parte)

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Barty Crouch JrL'Orto Botanico fu fondato infatti nel 1729 per volere di Vittorio Amedeo II, come struttura mirata a coltivare e a far conoscere le piante ed in particolare la loro forma, i loro usi, la loro origine e le loro caratteristiche ecologiche. Da allora continua a svolgere la propria attività e, a mio parere, è una delle meraviglie torinesi, benché una orrenda rete metallica e un telo verde non permettano purtroppo di vedere al suo interno. Proseguo la mia passeggiata con Stanley Picchetto, che continua a chiacchierare dimostrano interessi su antiche vicende che ci hanno visti collaborare.
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La città patavina di Antenore (III parte)

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Tomba di AntenoreEntriamo nello storico Caffè Pedrocchi che grazie alla sua posizione centrale e alla vicinanza con la sede dell'Università divenne ben presto punto di riferimento della vita culturale della città e ritrovo di studenti, artisti e letterati quali Nievo, Fusinato e Stendhal che affermò: «C'est à Padoue que j'ai commencé à voir la vie à la vénitienne, les femmes dans les cafés. L'excellent restaurateur Pedrocchi, le meilleur d'Italie.», ossia: «È a Padova che ho cominciato a vedere la vita alla maniera veneziana, con le donne sedute nei caffè. L'eccellente ristoratore Pedrocchi, il migliore d'Italia ». Anche D'Annunzio, Eleonora Duse e il futurista Martinetti hanno frequentato in tempi diversi i tavolini dello storico caffè.
Conosciuto anche come il "Caffè senza porte" perché rimaneva aperto giorno e notte fino al 1916, l'edificio ha una forma strana a pianta approssimativamente triangolare. A realizzarla fu l'ingegnere e architetto veneziano Giuseppe Jappelli, esponente di spicco della borghesia cittadina che già frequentava la precedente "bottega del caffè" di proprietà della famiglia Pedrocchi. Jappelli progettò un edificio eclettico ma con un impianto in stile neoclassico, con una architettura luminosa e dai canoni innovativi, affermerei illuministi, creando quello che è uno degli edifici-simbolo della città di Padova.
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La città patavina di Antenore (II parte)

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Tomba di AntenoreProseguiamo rapidamente per via Roma, dove subito a destra si sviluppa un lungo porticato a fianco della chiesa di Santa Maria dei Servi. Non possiamo non attraversarlo, proprio per la storia di cui è permeato, infatti riutilizza dieci colonne ottagonali di marmo rosso, provenienti dal prospetto dalla trecentesca Cappella dell'Arco del Santo nella Basilica di Sant'Antonio da Padova quando questa fu ricostruita. Il porticato è detto del Campolongo, proprio perché fu Bartolomeo da Campolongo che lo costruì nel 1511.
La chiesa della Natività della Beata Vergine Maria dei Servi, conosciuta come Santa Maria dei Servi, è un edificio religioso trecentesco che si affaccia su via Roma , anticamente via Sant'Egidio.
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Luci ed ombre a Torino (XXI parte)

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Justin Finch-FletchleyCorso Marconi è un viale alberato che offre come prospettiva il castello del Valentino. Voluto dalla Madama reale, oggi la grande via di comunicazione divide in due il quartiere di San Salvario, del quale voglio fare un rapido giro per conoscere una Torino particolare e poco conosciuta dalle guide turistiche.
Il Borgo San Salvario viene ideato e pianificato tra il 1846 ed il 1854, ma già nella metà del '600, su progetto di Carlo e Amedeo di Castellamonte, vengono edificati la chiesa di San Salvatore, da cui prende il nome, e il castello del Valentino, residenza della Madama Reale Maria Cristina di Francia.
Tra gli edifici più antichi vi sono quelli edificati nel 1852 su disegno di Carlo Promis, all'incrocio tra il viale del Re (oggi corso Vittorio Emanuele II) e via Nizza. Questo primo ampliamento si estendeva fino al viale che portava dal castello del Valentino alla chiesa di San Salvario, oggi appunto corso Marconi.
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