Blog di Dante Paolo Ferraris

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Disavventure sui binari

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treniMi piace viaggiare e amo particolarmente viaggiare in treno, purtroppo in Italia, ogni singolo viaggio è una avventura se non addirittura una disavventura.
Già devi augurarti che nel luogo che vuoi raggiungere ci siano ancora i binari, già perché da quando le ferrovie in Italia sono in mano a diversi attori che si spartiscono l'obbligata clientela che deve utilizzare il treno per recarsi a lavorare, tutto è diventato più difficile. Prima ci si lamentava, ma da Torino o Trieste, salivi su uno sgangherato treno e potevi raggiungere Palermo o il tavoliere delle Puglie senza fare cambi, ora devi cambiare spesso treno, tener conto delle coincidenze e pagare un salatissimo biglietto.
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Luci ed ombre a Torino (XXX parte)

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Evan RosierUna prima deviazione in via Rossini mi porta davanti al teatro Gobetti. A condurmi qui non è tanto il bel palazzo con facciata in stile neoclassico realizzato tra il 1840-42 per l'accademia filodrammatica (l'edificio è stato anche sede del liceo musicale nel 1860, e casa del soldato nel 1928), ma la lapide posta nel 1930 con l'immagine di Goffredo Mameli, per ricordare che nel teatro fu eseguita per la prima volta in una manifestazione pubblica l'Inno Fratelli d'Italia che poi, nel 1946, diverrà l'Inno nazionale Italiano, preferito al "Va Pensiero" di Giuseppe Verdi e alla "Leggenda del Piave" di Giovanni Ermete Gaeta, conosciuto con il nome d'arte E. A. Mario.
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La città patavina di Antenore (VIII ed ultima parte)

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Tomba di AntenorePeccato che si sia persa l'antica tradizione che vedeva i frati offrire i dolci del Santo ai viandanti e ai pellegrini. Flavio ed io, sulla via del ritorno, cerchiamo una pasticceria per assaggiarli, e trovarne una a Padova non è difficile. La pasticcera che gentilmente ci fa assaggiare una enorme varietà di dolci del santo, prontamente mi smentisce e afferma che ancora oggi è uso che i frati della Basilica di Sant'Antonio offrano ai poveri un pane che nel corso degli anni si è trasformato in questi dolci particolarmente apprezzati. Con dovizia di particolari mi spiega tipi e ricette dei dolci più famosi.
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Chiaroscuri nella città eterna (VI parte)

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RomaLa mia prossima tappa per il tour degli obelischi è piazza Navona, ma prima di raggiungerla voglio dare uno sguardo alla chiesa di sant'Eustachio. Raggiunta l'omonima piazza non puoi non alzare gli occhi e domandarti perché sul timpano della chiesa, al posto della tradizionale croce, trovi posto la testa di un cervo, con tanto di corna tra le quali è posta la croce.
Forse i turisti frettolosi non se ne accorgono e forse nemmeno i romani disattenti si ricordano che il cervo e le sue corna sono parte integrante della storia di sant'Eustachio.
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Questione di pelo

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Hairy LegsIl web e i social network sono da sempre strumenti per cavalcare nuove mode o pseudo-proteste non sempre accettabili. Ultima tendenza, proveniente dall'Inghilterra, ma che ha contaminato diversi altri paesi, tra i quali il Brasile, fortunatamente non ancora radicata in Italia ha di per sé un discutibile buon gusto.
Venduta come rivoluzione femminista, come voglia di naturalezza, o semplicemente per piacere a se stessi, è nata malauguratamente la moda del pelo lungo. Ossia la terrificante moda inglese che cancella dall'agenda degli appuntamenti delle ragazze e anche delle donne un po' più mature, l'appuntamento con l'estetista. Lo stereotipo "Donna baffuta sempre piaciuta", è più una presa in giro tra maschi che un fondamento di verità, almeno in occidente e nel XX secolo.
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Luci ed ombre a Torino (XXVII parte)

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Amycus CarrowGiungo finalmente davanti al Tempio della Gran Madre di Dio, una chiesa che incute rispetto già quando stai ai piedi della scalinata che conduce al portale d'ingresso. Il grande pronao colonnato decastilo (da lontano parrebbe esastilo ma è su due file) e la sua grandiosa scalinata che ti costringe a guardarla dal basso verso l'alto fanno apparire la Gran Madre gigantesca nonostante non sia così immensa.
La chiesa è posta in zona Borgo Po, dove si incontrano corso Moncalieri e corso Casale, ed è unita al centro città grazie al ponte Vittorio Emanuele I. Dalle vicinanze del tempio si diramano diverse vie, una delle quali porta alla Villa della Regina.
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Chiaroscuri nella città eterna (VII parte)

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RomaRaggiungo con lunghi passi via della conciliazione, con l'intento di arrivare sotto l'obelisco vaticano.
Ho attraversato Ponte Sant'Angelo, quello che anticamente era denominato "ponte Elio", perché voluto dall'imperatore Publio Elio Adriano che lo fece costruire tra il 130 ed il 135 d.C. quale viale d'accesso al Mausoleo di Adriano. Successivamente, durante il Medioevo, il nome fu cambiato in "ponte S. Pietro" in quanto era l'unico accesso diretto per raggiungere la Basilica Vaticana dalla città. Invece il nome attuale si ricollega al folclore popolare che vuole che nel 590 d.C., Papa Gregorio Magno, durante una processione penitenziale, attraversando il ponte ebbe la visione dell'arcangelo Michele che dalla sommità della Mole Adriana riponeva nel fodero la spada, significando la fine della pestilenza che da tempo affliggeva la città di Roma.
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Luci ed ombre a Torino (XXIX parte)

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Thorfinn RowleIncamminiamoci per via Po, una delle vie principali che collega la centralissima piazza Castello a piazza Vittorio Veneto.
È caratterizzata dai caratteristici edifici con i portici che corrono per tutta la sua lunghezza sul lato destro, salendo verso piazza castello, interrotti solo per immissione di alcune strade sul lato sinistro. La differenza tra l'intera copertura di un lato e la parziale sull'altro è dovuto alla volontà di re Vittorio Emanuele I di Savoia che nella seconda metà dell'Ottocento desiderò percorrere indisturbato dal maltempo il tragitto che da Palazzo Reale giunge fino alla chiesa della Gran Madre situata oltre il ponte su Po, per il cui scopo furono aggiunti i terrazzi a copertura dei passaggi pedonali.
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Luci ed ombre a Torino (XXVIII parte)

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Madam RosmertaAppoggiato ai muraglioni dei Murazzi, con le spalle volte alla gran Madre, contemplo piazza Vittorio, come la chiamano semplicemente i torinesi.
Di fronte a me si trova un antico bar rimodernato che fa proprio angolo con lungo Po Diaz. Ero solito frequentare questo piccolo bar, dotato di un grande dehors proprio sulla piazza, in compagnia di uno dei peggiori mangiamorte torinesi, nel periodo in cui mi trovavo con maggiore assiduità in città. Fu proprio il peggiore di questi a farmi conoscere questo locale, in cui ci soffermavano appena possibile a bere un aperitivo o a fare colazione.
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La città patavina di Antenore (VII parte)

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Tomba di AntenoreFinalmente diamo uno sguardo alla facciata della Basilica di S. Antonio, chiamata dai padovani semplicemente "il Santo". Il piazzale antistante è gremito di fedeli accompagnati dai loro parroci, ma anche di turisti, sopratutto stranieri che guardano ammirati, come facciamo noi, la maestosità dell'edificio. Questo è un misto di stili architettonici, sicuramente romanica è la facciata, orientali i campanili e le cupole, ma sono molti comunque i richiami gotici come i contrafforti. La basilica, nata per custodire la tomba del santo, morto nella vicina Arcella il 13 giugno 1232 ma nato per l'esattezza a Lisbona nel 1195, fu iniziata nel 1232, l'anno della sua beatificazione. La nuova chiesa inglobò la preesistente chiesetta di Maria Mater Domini, dove il corpo era stato sepolto. Il santuario, secondo il progetto, avrebbe dovuto essere terminato nel 1310, ma continuò ad essere ampliato e spesse volte restaurato per i diversi incendi che la coinvolsero (1394,1567,1749) e per le devastazioni subite, come quella dovuta allo scoppio del Maglio nel 1617.
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Vicoforte

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VicoforteLa giornata è piovosa e fredda, l'ideale sarebbe passarla vicino ad un camino acceso, in pantofole sorseggiando un cognac e leggendo un bel libro; ma la primavera è ormai giunta da un bel pezzo e non devo farmi assuefare dal calore domestico, occorre necessariamente annusare l'aria di primavera e non temere la pioggia. Raggiunto da Matteo, decidiamo di andare alla scoperta del santuario di Vicoforte. In realtà vi ero stato qualche decennio fa appena presa la patente, nella foga del principiante di guidare alla scoperta di nuovi posti, e ne ero rimasto affascinato, tanto da voler tornare a rivisitarlo.
La pioggia è fine ed incessante, ci accompagna per tutto il viaggio, e tolto il dispiacere di non poter vedere i panorami del Monferrato e delle Langhe fioriti e di aver pagato un esoso pedaggio autostradale, è stato abbastanza scorrevole.
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