Blog di Dante Paolo Ferraris

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A Lisbona con Pessoa (XVII parte)

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LisbonaVeloce colazione per fare una rapida ed ultima visita alla città prima di partire per rientrare in Italia.
Lasciamo nella Pensione i bagagli che passeremo a recuperare prima di recarci in aeroporto. Paghiamo il disturbo e usciamo a goderci l'ultimo giorno lisbonetano.
"Nella mezza nebbia del mattino di mezza primavera la Baixa si sveglia intorpidita e si direbbe che il sole sorga lentamente. C'è un allegria tranquilla nell'aria semifredda, e la vita, al soffio leggero della brezza che non c'è ... I negozi, eccetto i caffè e le latterie, non sono ancora aperti; ma la quiete non è torpida come quella della domenica: è quiete soltanto. Una traccia bionda si preannuncia nell'aria che si apre e l'azzurro si colora pallidamente di rosso attraverso la bruma che scema. Il nascere del traffico rareggia per le strade, risalta la distanza fra i pedoni e nelle rare finestre aperte. I tram disegnano a mezz'aria la loro sagoma mobile gialla e numerata. E di minuto in minuto, in modo sensibile, le strade si popolano". Ovviamente non è primavera, ma Bernardo Soares (Pessoa), nel suo libro dell'inquietudine descrive con esattezza ciò che troviamo oltre la porta della Pensão Central.
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Luci ed ombre a Torino (XIV parte)

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Theodore NottRaggiungo la Chiesa di San Michele Arcangelo, eretta tra il 1784 e il 1788 su progetto di Pietro Bonvicino. La chiesa è annessa al complesso del convento dei Patri Trinitari Scalzi del Riscatto degli Schiavi, detti di San Michele, per i quali è stata edificata. Soppressi gli ordini monastici in seguito all'occupazione francese e seriamente bombardata durante la guerra, la chiesa, a forma esagonale, ha subito un attento restauro nel Novecento e oggi è adibita alla comunità di rito bizantino con una bella iconostasi per le nuove funzioni. L'edificio è un classico esempio di barocco piemontese la cui facciata ha delle belle colonne che sorreggono un ampio timpano. Numerose lesene danno alla chiesa una dolce forma ritmata. Di fronte all'ingresso della chiesa si sviluppa via delle Rosine. Un ragazzo non alto, dal passo veloce, viene verso di me inarcando un grande sorriso. Non mi sembra strano vederlo da queste parti, dal momento che in questa via vi è un noto locale, tra i più creativi e trasgressivi della città e con più di 40 anni di attività, un ritrovo di perdizione per lo più utilizzato dai mangiamorte il venerdì sera.
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A Lisbona con Pessoa (XVI parte)

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LisbonaLa cupola bianca come la porcellana della Basilica da Estrela, ufficialmente denominata basilica do Coração de Jesus, si vede da lontano e la si scorge chiaramente tra le fronde degli alberi del Jardim da Estrela. Fu completata nel 1790 per volere della regina Maria I (sepolta nella basilica) in segno di riconoscenza per aver avuto un figlio maschio.
La chiesa sfoggia esternamente forme neoclassiche ma purtroppo, vista ormai l'ora tarda non riusciamo a visitare la parte interna che dovrebbe essere barocca. Mi affido allora alla descrizione della nostra guida ed infatti Pessoa così la descrive: "Proprio davanti all'ingresso principale del parco si eleva la basilica da Estrela, un tempio maestoso costruito per volere della regina Maria I e dedicato al culto del Sacro cuore di Gesù. Fu costruita tra il 1779 e il 1790 sotto le direttive degli architetti Mateus Vicente e Reinaldo Manuel. La Basilica dell'Estrela - la cui facciata, con le sue figure nelle nicchie e le grandi statue, è molto bella - ha due torri campanarie di pregevole fattura con grandi orologi. Sul tetto della chiesa c'è una grande terrazza da cui si può godere un ampia veduta della città. Tuttavia la veduta veramente eccezionale non è questa, ma quella di cui si gode dalla sommità della cupola, che si erge dal fondo della terrazza e che si raggiunge salendo una scala di 212 gradini in pietra ...
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Luci ed ombre a Torino (XIII parte)

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Zacharias SmithMi sono lasciato alle spalle piazza Carlina, subito dopo la piccola lapide posta sulla facciata della caserma Bergia che ricorda il partigiano 21enne Mura Gianfranco, nato a Cornaredo (MI), sappista nella 2a brigata organizzata dalla Democrazia cristiana, morto per gli ideali di Libertà il 25 aprile del 1945. Con la coda dell'occhio a sinistra scorgo la facciata della bellissima chiesa di Santa Pelagia, in fondo a via Santa Croce dove si apre su via San Massimo. Questa chiesa è stata eretta tra il 1769 e 1772, sopra le rovine di una chiesa più antica, per volontà delle monache agostiniane, su disegno dell'architetto torinese Filippo Nicolis di Robilant (1723-1783). La chiesa fu consacrata il 21 settembre 1772 ma nel 1800 le autorità francesi soppressero l'ordine monastico affittandone i locali alla Regia Opera della Mendicità Istruita (ora Opera Munifica Istruzione) per adibirli a sede della "scuola di carità" per i poveri. Spesso ospita serate musicali con i Musici di Santa Pelagia, la cui "mission" è la riscoperta di composizioni e di autori del XVI, XVII e XVIII secolo per poi riproporli in chiave filologica secondo la prassi esecutiva dell'epoca. Ho avuto modo di conoscere la Presidente, una splendida donna, purtroppo mancata prematuramente.
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Voglia di vivere

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Voglia di vivereQuando avevi 20 anni, volevi correre a raggiungere i 30, per non essere più considerato un ragazzino. Guardavi tuo padre poco più che cinquantenne e ti appariva come un eroe vissuto tra tragedie e difficoltà, alla continua ricerca della felicità che poi era solo serenità.
Poi gli anni passano e ti accorgi che non sono più le decadi a farti raggiungere dei traguardi; quando arrivi ai trenta inizi a guardare con preoccupazione ai trentacinque e guardi con angoscia un futuro che vorresti prospero e pieno di successi. Quando poi li superi, speri che la sabbia nella clessidra del tempo non finisca mai. A quaranta inizi a cercare di fare tutto ciò che avresti voluto fare e non hai fatto in passato. A cinquanta cominci a contare i capelli bianchi, per chi ha ancora i capelli, e inizi a vivere a pieno la tua vita sapendo ormai che la discesa è inevitabile.
Rifletti e ti chiedi quali sono stati i tuoi stati d'animo, quando i ragazzini più piccoli di te hanno iniziato a darti del "lei", oppure quando i primi compagni di scuola si sono sposati ed hanno iniziato a girare con i pargoli nel passeggino. Ma soprattutto, quando realizzi che i tuoi genitori erano già genitori alla tua età.
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Nella città martire di Vukovar

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VukovarDue mesi, tre settimane e tre giorni, tanto durò l'assedio di Vukovar. Tutto accadde due mesi dopo la dichiarazione d'indipendenza della Croazia dalla Federazione Jugoslava. Allora Vukovar era una vivace cittadina, costellata nelle sue strette vie di bei palazzi barocchi e di numerose gallerie d'arte. Tra le città che sorgono sul corso del Danubio era tra le più graziose e importanti per il porto fluviale. Una piccola ma importante città cosmopolita, popolata non soltanto da croati e serbi ma anche da magiari, tedeschi, italiani ed altre etnie minori. Una città "mitteleuropea" e "borghese" nel senso stretto del termine, con un ceto culturale e mercantile radicato da tempo come testimoniano infatti le proprie origini risalenti al X secolo.
Nel 1991 Vukovar contava circa 44mila abitanti ed era esattamente il 25 agosto dello stesso anno quando l'esercito della Federazione Jugoslava, con l'appoggio di milizie paramilitari serbe, mise sotto assedio questa città croata della Slavonia dove viveva una nutrita minoranza serba.
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La stagione dei barbuti

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barbe e baffiUna giornata afosa, seduto su una panchina in attesa che le lancette dell'orologio facciano scattare l'orario di apertura della libreria.
La strada è semideserta, le poche persone che si aggirano sono gli anziani che cercano di camminare stando sempre all'ombra, trascinando anche i loro anni insieme alla sportina della spesa. I bambini giocano in un angolo della via, incuranti del solleone. Il suono di una sirena di una ambulanza sveglia i viandanti dal torpore della canicola pomeridiana.
Le persiane delle case sono tutte chiuse, come se all'interno gli abitanti vi avessero trovato rifugio per scappare dai raggi solari e dall'umidità che infastidisce. Due ragazzini con lo skate si divertono a saltare tra i gradini dei marciapiedi, godendo di un orario in cui anche le automobili che transitano sulla stretta via sono poche e solo il rumore delle rotelle degli skate che si allontanano sul dissestato marciapiede, realizzato con antiche pietre di lucerna, rende viva la strada.
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Hashtag

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Twitter hashtagsL'hashtag in francese è chiamato mot-dièse, letteralmente "parola diesis", proprio come il segno musicale usato sul pentagramma.
Lo sciovinismo dei cugini d'oltralpe, ci fa da un lato sorridere, ma dall'altro dimostra la strenua difesa della lingua nazionale di fronte al dilagare dell'anglicizzazione delle parole pronunciate quotidianamente. In Italia, paese narcisista per eccellenza, non solo favoriamo l'adozione di nuovi termini stranieri, ma amiamo molto tutti quei neologismi di origine angloamericana. Perciò esempio, non traduciamo letteralmente "MOUSE" con "TOPO", ma gli attribuiamo un significato diverso, facendolo diventare, di fatto, un neologismo.
Anche la parola computer è entrata a far parte del dizionario quotidiano, alla stregua "hardware" e "software", mentre i Francesi, come pure gli Spagnoli, hanno tradotto questi termini nella loro lingua natia e risulta perciò difficile leggere documenti e scritti pubblici che riportino terminologie angloamericane. Cosi il computer diventa "computadora" per gli spagnoli e "ordinateur" per i francesi, come mouse diventa "souris d'ordinateur" per i cugini d'oltralpe e "ratón de la computadora" per gli spagnoli, anche se in verità nel linguaggio popolare si usa mouse.
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A Lisbona con Pessoa (XV parte)

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LisbonaPercorrere un tratto di città seduto su uno dei tram di Lisbona è sempre piacevole, è come immergersi tra le persone in una città tutta da scoprire, dove voci, profumi, musica e costumi offrono al viandante come il sottoscritto un aroma tutto particolare, una forza adrenalinica di continua ricerca e di voglia di scoprire ed assimilare. Scendiamo al capolinea in Praça S. João Bosco, vicino al Cemeterio dos Pranzeres. L'enorme Cimitero dei piaceri, costruito nel 1833, è una città nella città. Sontuosi mausolei e povere sepolture sono posti l'uno accanto all'altra dove riposano anche molti personaggi illustri della storia portoghese. La sua realizzazione si deve alla necessità di dare sepoltura alla moltitudine di morti causata da una epidemia di colera che colpisce nel 1833 la città di Lisbona. Il termine "Pranzeres" deriva dal nome della vecchia fattoria che sorgeva dove attualmente c'è il cimitero. Purtroppo non abbiamo il tempo di farci una visita e comunque non credo che sarebbe apprezzata dal mio compagno di viaggio. Io invece sono attratto dalla possibilità di poter incontrare gli illustri personaggi portoghesi che vi sono sepolti, sopratutto attori, cantanti, scrittori e personaggi televisivi. Qui vi fu sepolta anche la fadista Amália Rodrigues, poi traslata al Panteão Nacional su forti pressioni dei suoi ammiratori che riuscirono a far modificare la legge che prevedeva di lasciare trascorrere almeno 4 anni prima di autorizzare la traslazione.
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A Lisbona con Pessoa (XIV parte)

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LisbonaPessoa, con l'eteronomo di Sores nel "Livro do Desassossego", così descrive un inizio di giornata nella Baixa: "Nella leggera nebbia del mattino di mezza primavera la Baixa si sveglia intorpidita e si direbbe che il sole sorga lentamente. C'è un'allegria tranquilla nell'aria semifredda, e la vita, al soffio leggero della brezza che non c'è, rabbrividisce vagamente per il freddo passato, più per il ricordo del freddo che per il freddo, per il confronto con l'estate prossima che per il tempo attuale. I negozi, eccetto i caffè e le latterie, non sono ancora aperti; ma la quiete non è torpida come quella della domenica: è quiete soltanto: una traccia bionda si preannuncia nell'aria che si apre è l'azzurro si colora pallidamente di rosso attraverso la bruma che scema. Il nascere del traffico rareggia per le strade, risalta la distanza fra pedoni e nelle rare finestre aperte, in alto, anche alcune figure cominciano a albeggiare. I tram disegnano a mezz'aria la loro sagoma mobile gialla e numerata. E di minuto in minuto, in modo sensibile, le strade si popolano". Anche noi ci alziamo presto per raggiungere il parco delle Nazioni e siccome non è la mezza primavera descritta da Soares, ma è autunno e la giornata si presenta piovosa, fredda e ventosa, prendiamo la metropolitana per raggiungere il nostro obiettivo.
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Luci ed ombre a Torino (XII parte)

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Vincent Tiger e Gregory GoyleRaggiungo così una delle piazze più famose di Torino, che da sempre è chiamata Piazza Carlina anziché utilizzare il suo vero nome di Piazza Carlo Emanuele II; credo che ormai i postini si siano adattati a questa doppia denominazione.
Il motivo di questa dicotomia sembra risiedere nella storia della monarchia sabauda. La reggente Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, moglie di Carlo Emanuele II, fece progettare la pianta della piazza da Amedeo di Castellamonte, che la ideò a forma ottagonale. La piazza venne creata nel 1673, in direzione del Po, pensata come spazio pubblico della città nuova. Carlo Emanuele II fu un personaggio molto particolare e attento alla vita di corte, ma contestato e attaccato dalle malelingue popolari per il suo essere troppo effeminato. Si sospettava infatti dei gusti sessuali del sovrano, causa anche il fatto di non essere stato in grado di avere un figlio dalla sua prima moglie Francesca Maddalena d'Orleans. Le maligne voci diedero così vita all'ormai riconosciuto toponimo Piazza Carlina.
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