Una breve fuga a Minorca
Sabato 11 Gennaio 2014 12:07
 Mentre cercavo come al mio solito un documento smarrito ritrovo, ingiallita e con l'immagine un po' sbiadita, una vecchia foto di qualche lustro fa che mi ritraeva durante un mio viaggio in Spagna. Non esistevano ancora le macchine digitali ma le vecchie macchine fotografiche a rullini Kodak, con le quali non ti potevi permettere di sbagliare una foto. Il rullino finiva dopo 12/24/36 scatti e lo sviluppo lo pagavi per foto belle ma anche per quelle sfuocate, scentrate ecc.
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L'inverno e il lettone
Lunedì 23 Dicembre 2013 12:52
 Nelle mattine d'inverno il lettone caldo ha qualcosa di magnetico che ti trattiene e non vorrebbe lasciarti andare, poi quando sei li che stai per cedere alle lusinghe delle sirene che hanno tessuto la tela delle lenzuola pensi che nessuna di queste ti renderà felice e ti darà di che cibarti, inizi a sentire freddo alla schiena, voci ed urla nelle orecchie dei creditori, scatti come una molla e scappi dalle tentazioni. Accendi la radio e speri che nella notte sia accaduta la rivoluzione e i poveri governino, poi ti rendi conto che è sempre la stessa merda ed un nuovo frustrante giorno è cominciato.
Dagli appennini verso il mare (II parte)
Lunedì 09 Dicembre 2013 12:15
 La stazione ferroviaria di Savona è profondamente cambiata da quando la frequentavo come militare di leva. Davvero irriconoscibile. Tutto molto moderno ma dispersivo, devi per forza far riferimento ai pannelli indicatori. Difficoltoso anche trovare un manifesto con gli orari dei treni per organizzarti il rientro.
Affronto la cittadina, dove mi sono organizzato un breve giro turistico per i principali monumenti del centro storico, una passeggiata nello "struscio savonese" e un pranzetto a base di pesce.
Non è facile comprendere da dove derivi il nome della città, pare che l'etimologia del nome "Savona" risulti molto incerta. La più accredita versione vuole che faccia riferimento al nome dalla dea celtica Souconna; un'altra ipotesi vuole addirittura che derivi proprio dal sapone. Si dice che il sapone fosse stato inventato nel II secolo d.C. dai Galli che lo utilizzavano come pomata. Invenzione successivamente rielaborata dai Liguri in un sapone duro che trovò tra Genova e Savona una fiorente produzione. Nella tradizione popolare ligure si vuole che a Savona la moglie di un pescatore abbia ottenuto in modo fortuito per la prima volta il sapone, facendo bollire assieme olio di oliva e lisciva di soda.
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Un'estemporanea in tre santuari torinesi
Lunedì 25 Novembre 2013 11:07
 La giornata si presenta serena, con il sole già alto in cielo e un leggero venticello che la rende meno afosa permettendoci una piccola ma interessante gita. Con Matteo mi reco alla stazione ferroviaria per prendere il primo treno utile per Torino.
Da tempo volevamo andare a visitare tre importanti santuari torinesi. Non siamo colti da misticismo, ma da senso di rispetto e curiosità e poi non in tutti i santuari si va a pregare.
A Matteo il viaggio in treno proprio non piace, il teletrasporto, se esistesse, sarebbe il suo mezzo di trasporto preferito.
La nostra prima meta, dopo poco più di un oretta di viaggio, si trova nel quartiere di Borgo Nuovo.
La chiesa, a ridosso dei Giardini Cavour e dell'aiuola Balbo, venne realizzata in gusto tardo-neoclassico fra il 1845 e il 1853 su sollecitazione degli abitanti del nuovo quartiere. Fu realizzata da Carlo Sada su disegno di Giuseppe Leoni.
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Zagreb (II parte)
Lunedì 11 Novembre 2013 13:23
 Assolutamente imperdibile è il mercato della frutta e della verdura, se Trg Josip Jelačića è il cuore della città, Dolac è il suo ventre, dove i contadini portano i loro prodotti per essere venduti direttamente al pubblico. Qui ti accoglie, quasi a venirti incontro, la statua di "Kumica Barica", con la quale la città di Zagabria ha voluto rendere omaggio al duro lavoro delle contadine, che a piedi dalle campagne circostanti portavano al mercato i prodotti della loro terra, in un cesto posto sopra la testa. Barica è il diminutivo del nome Barbara, mentre kumiza era il nome con cui le "signore" di Zagabria identificavano le contadine, vestite in costumi nazionali, che portavano i viveri in città. Una tavolozza di colori e profumi inebrianti, difficile, se non quasi impossibile, raccontare l'enorme quantità dei prodotti agricoli, posti in composizioni ordinate, quasi disegnate da un architetto e dipinte dai migliori pittori rinascimentali. Vi sono anche piccoli produttori di formaggi e altri prodotti caseari con banchi che emanano profumi che stimolano la fame e che ti fanno assaggiare le loro gustose specialità e i delicati prodotti innaffiandoli con miele campestre.
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Luci ed ombre a Torino (XIX parte)
Mercoledì 01 Gennaio 2014 11:21
 La Piazza è intitolata al re di Sardegna Carlo Felice (Torino 1765-1831). È una piazza elegante, porticata su tre lati, realizzata nel 1861 dall'architetto francese Pierre Barillet-Deschampes, con al centro il giardino recintato Sambuy, ed è il biglietto da visita della città per chi arriva alla stazione ferroviaria di Porta Nuova. La piazza è un salotto all'aperto, frequentato da giovani coppie di innamorati, che trovi sedute sulle panchine, mentre sono prese nelle loro effusioni amorose, lontane dagli occhi indiscreti dei passanti, grazie alla folta vegetazione degli alberi. Il giardino è movimentato da leggere ondulazioni del terreno e da vialetti in porfido che lo attraversano diagonalmente offrendo vedute con diverse prospettive. È impreziosito da piante ad d'alto fusto, da un bel laghetto con tanto di alto zampillo, da una fontana e da un gazebo che ospita dalla primavera all'autunno concerti ed altre manifestazioni.
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Ode alla beata stupidità
Lunedì 16 Dicembre 2013 13:07
 Quando non sai, ma credi di sapere; quando la lingua vola come una farfalla chiusa in una buia scatola di scarpe; quando sali sul palco degli imputati e ti senti un re; quando dispensi i tuoi consigli credendo che siano universali; quando fai volontariato solo per indossare una divisa; quando ti senti appagato se gli altri ti guardano; quando fingi interessamento per dimostrare il tuo affetto, tutto ciò è ipocrisia, sublimazione della stupidità.
Sentirsi arrivati in cima alla piramide per quella spilla in più è come essere grandi e grossi come gli elefanti ma dotati del cervello di una pulce. Eppure sono tanti i pachidermi che girano per strada, che ricoprono incarichi delicati e che si muovono come dentro una cristalliera, per appagare il proprio ego bevono tutta l'acqua dello stagno lasciando morire gli altri di sete. Costoro pensano di entrare nelle pagine della storia, ma il tempo che da tempo è galantuomo, li relegherà nel libro dei peggiori guinness dei primati.
Nostro Signore benché benevolo non gli ha creato posto in paradiso, nonostante tutte le domeniche questi pachidermi si genuflettano in chiesa. Neanche il diavolo li vuole all'inferno perché creerebbero scompiglio. Ed allora rimangono nel purgatorio terrestre a ingannare gli onesti.
Sono felice di essere nato ignorante, non agogno di essere ricordato, felice di dover pagare per i miei sbagli e di dover dire grazie a tanti. Essere qualcuno non vuol dire apparire ma semplicemente saper vivere. Tecnica difficile questa che i nostri politici, dirigenti e di coloro che pensano di essere furbi, quantificano in denaro, passaggi televisivi e presenze sul palcoscenico. Vivi e lascia vivere è un'arte che non entra nei guinness ma che ti da la tranquillità e ti porta sulla tortuosa strada della felicità.
Luci ed ombre a Torino (XVIII parte)
Lunedì 02 Dicembre 2013 11:21
 Via Lagrange è il naturale proseguimento di via Accademia delle Scienze, anch'essa detta contrada dei Conciatori. Durante il periodo fascista venne nuovamente modificato il nome, quando non erano ammesse denominazioni che avevano origine straniera sopratutto francese e fu ribattezzata via Lagrangia, suscitando l'ilarità dei torinesi. Inizia da via Maria Vittoria e finisce in corso Vittorio Emanuele II attraversando la piazzetta omonima, dedicata al matematico/astronomo primo presidente onorario dell'Accademia delle Scienze. La via da sempre è dedicata allo shopping e molti sono i palazzi illustri affacciati ai suoi lati: al n°7 quello Gonteri (poi Doria e Ceriana-Mayneri), un prestigioso palazzo d'epoca (XIX sec), subito dopo Palazzo Cavour, al n°29 casa Castiglione dove nacque Lagrange (1736) e dove una lapide lo ricorda. All'angolo di via Andrea Doria, richiama l'attenzione un'ennesima casa Antonelli: quella priva di finestre ed esuberante di porte con balcone dove si trova il pastificio Defilippis. E poi ancora palazzo Bricherasio.
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Chiaroscuri nella città eterna (I parte)
Lunedì 18 Novembre 2013 09:45
 Un nuovo viaggio in treno, direzione Roma. Viaggio che avrei dovuto fare in simpatica compagnia e che invece, per motivi indipendenti dalla volontà del mio compagno d'avventura, realizzo in solitaria. Ciò mi porta ad adattare il programma turistico che avevamo organizzato, trasformandolo in un breve tour romano per vedere cose che non avevo mai visto oppure solo viste in forma fuggevole.
Mi fa sempre piacere tornare nella capitale d'Italia, la città non è solo uno scrigno di bellezze, ma anche di ricordi piacevoli e talvolta anche di memorie negative.
Il viaggio sul freccia bianca da Torino a Roma, è regolare e senza particolare problemi, ascolto curioso i discorsi dei viaggiatori che sono seduti sulle poltroncine poste di fianco alla mia, sono sempre discorsi ameni, spesso pettegolezzi e per ciò divertenti. La pletora di viaggiatori che compone la mia carrozza può essere tranquillamente trasferita in un atlante mondiale geografico-antropologico, gli abbigliamenti sono i più vari, i bagagli che si portano appresso sono tanto differenti quanto gli stessi proprietari. Se non ascolto i loro discorsi, leggo su internet diversi blog e notizie dei giornali online. Incredibile pensare che nel XXI secolo le gallerie ferroviarie italiane non siano ancora coperte da rete telefonica.
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Luci ed ombre a Torino (XVII parte)
Lunedì 04 Novembre 2013 10:21
 Raggiungo la chiesa della Madonna degli Angeli, una chiesa sita all'angolo delle vie Cavour e Carlo Alberto, a pochi passi dall'abitazione di uno dei più straordinari personaggi del Risorgimento Italiano.
La chiesa fu originariamente costruita sui resti di una chiesetta più piccola, su iniziativa dei frati minori Riformati che la gestivano. I lavori ebbero inizio il 2 maggio 1625 e si conclusero nel 1650.
Grazie al favore goduto dai frati presso l'aristocrazia torinese il convento, consacrato nel 1654, s'ingrandisce ma con l'occupazione napoleonica del 1802 ne viene demolita una parte. Nel 1834 la chiesa diventa sede di parrocchia ma la sua situazione economica non è florida. Solo nel 1873, con la vendita all'asta di parte dei numerosi beni del convento si ha qualche miglioramento, tanto che si inizia a pensare anche ad un restauro generale dell'edificio che venne poi affidato nel 1901 a Carlo Ceppi. Il restauro diventa un rifacimento che cancella quasi del tutto l'immobile originario seicentesco, realizzato su progetto di Amedeo di Castellamonte.
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